Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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10. IN OCCASIONE DELLA VESTIZIONE RELIGIOSA1



Nel Salmo cantato, o che si deve cantare, dopo la vestizione vi sono queste parole: «Beato l’uomo, beata la persona che ha con sé la grazia di Dio», persona che con la grazia di Dio incomincia il cammino sacro della sua vita. Coloro che oggi hanno fatto la vestizione, hanno incominciato il cammino, e quelle suore che hanno già fatta la professione a suo tempo, e oggi rinnovata, si trovano un po’ avanti nel cammino.
Il Salmo dice: «Sacra itinera: I sacri cammini, i sacri viaggi»2, il cammino della perfezione è sacro; il cammino apostolico è sacro. «Sacra itinera»! Dio sia benedetto che ha messo nel vostro cuore questo desiderio, questo proposito, di camminare nella santificazione e nel lavoro apostolico.
Felice il giorno, felice per voi, felice anche per i parenti i quali vi offrono al Signore, lieti che il Signore abbia scelto nella famiglia qualche bel fiore perché sia suo. Felici i parenti, e non solo, ma anche i parroci, le suore, le Maestre che vi hanno preparato a un giorno così lieto, così pieno di grazie.
Essere di Dio, che cosa significa? Appartenere totalmente a Dio. Lo si comprenda! La vocazione è veramente questo: il desiderio di essere interamente di Dio, consacrazione perpetua al Signore di tutte le forze, della mente, del cuore, della volontà, del corpo stesso. E si allieta la Congregazione che oggi aumenta il numero delle persone, delle sorelle che la compongono. E quante sorelle sparse nei continenti oggi hanno il cuore rivolto qui, il cuore lieto, e partecipano alla vostra festa insieme alla Prima Maestra e alle Maestre che vi hanno formate3.
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Oggi è la festa di S. Paolo e di S. Pietro. La Chiesa dice geminata laetitia, doppia festa, doppia letizia. Pietro, l’apostolo prescelto da Gesù per diventare il suo vicario in terra. A lui Gesù avrebbe comunicato i suoi poteri. Intanto, oggi leggiamo nel Vangelo, glieli ha promessi. Pietro si può dire che diede la prima definizione della fede quando Gesù rivolse agli apostoli la domanda: «Voi chi credete che io sia?». E Pietro si fece avanti con la definizione che è fondamentale fra tutte le definizioni della Chiesa: «Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente». E a questa professione di fede Gesù rispose degnamente: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Le porte dell’inferno non prevarranno e tu, rivolto ai tuoi fratelli, confermali. E ciò che legherai sulla terra verrà legato in cielo e ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto in cielo4.
Poteri sovrumani, divini! Pietro vive nei suoi successori, nei suoi duecentosessantadue successori, egli continua con Giovanni XXIII, Pastore universale, fornito di un cuore che rassomiglia tanto al cuore di S. Pietro: cuore generoso, cuore aperto a tutti i bisogni, cuore che racchiude in sé tutta l’umanità e tutta la cristianità in modo particolare. Questa sua prova di carità universale è data nell’adunare il Concilio Ecumenico5.
Pietro, il maestro di fede, il Papa, il maestro di morale, di santità, il maestro di preghiera. Maestro di fede: quando egli parla ex cathedra la sua parola vale per tutti, ed è infallibile. Non c’è altra parola sulla terra che la equivalga, perché è parola che esce dalle labbra di un uomo che rappresenta Pietro, e la sua parola è parola di Gesù Cristo. Credere allora alle parole del Papa in modo speciale quando parla ex cathedra6. È maestro di morale, cioè di santità, di virtù, anche in ciò che egli lega e scioglie, cioè in quello che proibisce che venga fatto e in quello che egli dice che si deve e che si può fare: ha la sua
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infallibilità. Non i pareri del mondo, non le coscienze che sono talvolta travolte dall’egoismo o dalla sensualità o dal sentire del mondo, no! Quella che egli indica è la stessa virtù praticata e insegnata da Gesù Cristo.
Pietro è in primo luogo maestro di preghiera liturgica, quella preghiera che si usa nella Messa, nella amministrazione dei sacramenti, nelle funzioni sacre, solenni, preghiera contenuta nel Messale, nel rituale, nel breviario, nel pontificale. Maestro di preghiera individuale, quindi secondo la legge del diritto canonico che stabilisce per le religiose, per i religiosi la meditazione, la Visita, il rosario, l’esame di coscienza; quindi maestro di preghiera che deve esser seguito da tutta la cristianità. Al Papa onore, per il Papa preghiera, con il Papa collaborare di cuore e al Papa la nostra sottomissione di figli devoti.
Accanto a Pietro, il nome di Paolo che viene celebrato specialmente domani, ma la Chiesa li unisce, perché questi due santi apostoli, pastori di anime sono stati uniti nel lavoro e nel martirio, nella virtù, nella santità, nello zelo. Tutti e due hanno testimoniato con il loro sangue la fede e l’amore a Gesù Cristo. Paolo, colui che ha corso attraverso il mondo, portando ovunque la luce di Gesù Cristo; Paolo, che ardeva di amore per Gesù, e racchiudeva nel suo cuore tutte le anime e avrebbe voluto arrivare a tutti. Paolo, oltre i suoi esempi, ci ha lasciato il suo insegnamento scritto; egli è padre e nostro protettore, il nostro esemplare, sia nella vita di perfezione, sia nella vita apostolica. Dopo che ha dato tutte le sue forze che cosa gli rimaneva? Gli rimaneva di dare anche la vita e quindi piegò la testa sotto la spada del carnefice che è stata la chiave che gli ha aperto la felicità eterna.
Dunque, unire le due figure fondamentali della Chiesa: Pietro e Paolo. I due apostoli che hanno portato Gesù Cristo a Roma, per cui Roma più che tutte le altre cose che la rendono onorata, è gloriosa per la presenza di Gesù Cristo, e più gloriosa, perché è stata l’abitazione ed è stata evangelizzata dai due apostoli.
Ora noi, mentre ringraziamo il Signore per le grandi grazie concesse alla Congregazione delle Figlie di San Paolo, pensiamo a seguire sempre Pietro e Paolo, il Papa e chi lo rappresenta.
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Seguire la voce del Papa, che è inclusa nelle Costituzioni, e compiere l’apostolato che Paolo ha esercitato.
La benedizione adesso discenda abbondante su chi ha rinnovato la professione e su chi ha vestito l’abito religioso; discenda sui genitori, sui parenti tutti, sui parroci, sulle Maestre che vi hanno preparato a questo giorno così santo; sulla Congregazione, su tutte le case della Congregazione e su tutte le forme di apostolato che le Figlie di San Paolo hanno abbracciato. Congregazione singolarmente unita al Papa per mezzo del voto di uniformità e di obbedienza al Papa7, quanto all’apostolato. Congregazione che ha evidenti benedizioni quotidiane; Congregazione che per la grazia di Dio, come è ben diretta, così viene seguita con generosità e ha fra le sorelle una gara di santità, di perfezione, di procedere e d’emularsi santamente nell’apostolato.
Dunque la benedizione di Dio, di Gesù, e la mia benedizione di cuore su tutte le persone che ho ricordato e che oggi sono unite a voi con sentimenti di letizia e di fede, con sentimenti che sono anche espressi in altre maniere, per esempio con la preghiera per voi.

Iesu Magister, Via et Veritas et Vita...
Regina Apostolorum..

Sancte Paule Apostole.
Benedictio Dei omnipotentis...
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1 Meditazione tenuta a Roma il 29 giugno 1960. Trascrizione da nastro: A6/ an 82b = ac 139a.

2 Cf Sal 84,6. Salmo che si cantava anche nella cerimonia della vestizione. Cf Rituale della Pia Società Figlie di San Paolo, Vestizione, Roma 1958, p. 28.

3 Fra queste, Maestra Nazarena Morando (1904-1984) Figlia di San Paolo nata a Benevello (CN), per più di trent’anni Maestra delle novizie.

4 Cf Mt 16,15-19.

5 Il Concilio Ecumenico Vaticano II indetto da Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959, da lui iniziato l’11 ottobre 1962 e concluso da Paolo VI l’8 dicembre 1965.

6 Letteralmente “dalla cattedra”. Vengono così denominate le decisioni del Papa, quando definisce una dottrina riguardante la fede o i costumi e la canonizzazione dei santi.

7 Il voto di “fedeltà al Romano Pontefice” fu professato dal 1929 fino al 1943. In seguito si tralasciò il voto esplicito, perché tale volontà è inclusa nel voto di obbedienza.