Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. MARIA LA GRANDE MADRE1


Tra gli ossequi a Maria c’è il Regina coeli, laetare2, ossia rallegrarsi con Maria, perché il Figlio che aveva veduto morire sulla croce, è risorto come aveva detto. Allora chiediamo la grazia di risorgere gloriosamente anche noi nel giorno finale, nel gran giorno, dies magna3. Risorgere con il corpo ornato di quelle doti di cui fu ornato il corpo sacratissimo di Gesù uscito dal sepolcro, ed è ornato il corpo santo di Maria assunta in cielo. Rallegrarsi con Maria, e contemporaneamente pensare al tempo che ella ha passato dopo la risurrezione di Gesù Cristo. Quando il Signore Gesù, morendo sulla croce, le ha detto: «Donna, ecco il tuo figlio»4, indicando Giovanni, Maria stava concludendo le cure che aveva usate per il Figlio, dal presepio fino a quel momento. Tutte le cure che ella aveva usate, per volontà di Dio, verso il figliolo suo Gesù si concludevano, terminavano.
Ma Gesù Cristo le confida altre cure, e cioè le affidò il corpo mistico, ossia le anime che appartengono alla Chiesa. Noi siamo le membra, Gesù è il capo. Questo è il mistero del Cristo vivente in noi: egli è il capo, noi le sue membra, e membra docili in quanto siamo membra sofferenti e membra obbedienti al volere di Gesù. Così Maria si trovò di nuovo davanti a un altro ufficio, un ufficio grande. Si può dire che Maria non è mai stata tanto madre come adesso. E così l’azione dello Spirito Santo, di cui ella è la sposa, quanto è attiva! Madre, e sono innumerevoli i suoi figli: tutti coloro che partecipano alla redenzione, che vivono in grazia sono suoi figli. E quelli che non lo sono ancora, ella li attende, perché si pentano dei loro peccati, ricevano la grazia del Signore; quelli che sono già in grazia, ascendano,
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giungano a poco a poco alla perfezione. Madre di tutti! Veramente è bello questo titolo: la grande Madre! Quanti figliuoli ha attorno a sé e quante premure ella ebbe ed ha per tutti!
In quei giorni, finita la presenza visibile del Figlio risorto, ella si occupò subito della Chiesa, cioè degli apostoli e dei seguaci di Gesù, i discepoli che rimasero fedeli, nonostante sapessero che Gesù era morto sulla croce. Quando Gesù apparve, essi rimasero confermati nella fede della risurrezione. Erano circa centoventi, dice il Libro sacro5, quando il Signore, nel giorno dell’Ascensione, andò egli ad invitarli e, camminando davanti, li condusse sul monte. Maria ebbe cura di queste anime, dei bisogni degli apostoli, dei discepoli. Altre premure di Maria, e se prima le sue premure erano quasi tutte rivolte a Gesù, dopo furono rivolte a quei centoventi discepoli.
Dopo che Gesù salì al cielo, la sua cura fu per radunarli, per pregare con loro; fare la novena allo Spirito Santo. Dice il Libro [degli Atti degli Apostoli]: si raccolsero nel Cenacolo Pietro, Giacomo, Giovanni, ecc., i Dodici, compreso il nuovo apostolo6 che aveva sostituito Giuda. I Dodici pregavano con i fratelli, cioè con i discepoli, con Maria e le pie donne. Maria guidava, aveva già preso cura della Chiesa che in quel tempo era costituita dal gruppo che poi andò aumentando il giorno della Pentecoste, quando furono battezzati tremila, cinquemila e poi anche, dice il Sacro Testo, una quantità di sacerdoti dell’antica legge «oboediebat fidei: che aveva aderito alla fede cristiana7. E man mano che la fede si dilatava, gli apostoli venivano perseguitati, ecc.
Ecco allora le premure di Maria nell’incoraggiarli, nel consolarli per le battiture che avevano ricevuto, perché predicavano. Particolarmente pregava per loro. Ecco le cure per ciascun discepolo, quindi, possiamo dire che Maria era più madre di prima. Rispetto a Gesù era madre naturale, ma quella era una parentela di adozione spirituale e così fu man mano che i figli della Chiesa crebbero e anche ora vanno crescendo, Maria è la gran madre.
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Non si riposa, non si dà riposo in cielo finché non vede che i figli suoi camminano rettamente e quelli che non sono ancora tra i seguaci di Gesù lo divengano, e tutti arrivino alla salvezza.
Aiutare Maria in questa sua premura, cioè aiutarla con la preghiera, come ella prega in cielo per tutta questa gente che non appartiene ancora al gregge di Gesù Cristo, e che Gesù vuole attirare nel suo ovile. «Vi sono ancora pecore che non appartengono a questo ovile, è necessario che io le attiri, le conduca a me, alla salvezza8. Pensare alle grandi premure che Maria ha per la Chiesa, cioè per tutti noi. La Chiesa è la società, è il complesso dei fedeli che vivono sotto la guida del Papa, credono alle verità che Gesù Cristo ha rivelato e prendono i mezzi di salvezza che Gesù Cristo ha istituiti: siamo noi. Quante premure ha per noi Maria! Ma non fa solamente come avviene supponiamo in un collegio dove la cuoca prepara una minestra comune, una pietanza comune o un pane comune.
Maria ha cura singolarmente di ognuno, conosce i bisogni di ognuno in particolare: lo stato dell’anima, le tentazioni, le prove dell’anima, i desideri e i propositi. Maria è delicatissima, conosce tutto, interviene per tutto, e mentre ha cura di uno si cura anche dell’altro, non è come la cuoca che dà la stessa minestra a ognuno. È come Gesù che, dopo la Comunione, mentre è tutto nella tua anima è anche tutto nell’anima della sorella. Un solo Gesù, in più luoghi, in più Ostie. Così Maria ha cura singolare di ognuno.
Noi avremmo bisogno di corrisponderle e dire tutte le cose nostre singolarmente, in modo pratico. Se fossimo capaci di esprimere totalmente lo stato dell’anima nostra. Siccome però non siamo del tutto capaci, diciamo: Maria, vedi tu come sono, tu mi conosci, tu sai quello che è mancato a me nella vita passata e quello che mi manca adesso per essere santo, e ciò che è nei miei desideri e nelle mie difficoltà. Avanti sempre, abbi cura di me. Noi questo lo esprimiamo con le parole fateci santi9, che
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comprende tutto, oppure prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte. Ecco, fiducia in questa Madre: Guardami, ascoltami, esaudiscimi, fiducia serena. Ecco tutto.
Non chiediamo che ci tolga tutte le prove della vita. La vita, secondo il volere di Dio, è una prova e quindi dobbiamo passare per le prove, ma Maria ci aiuta nelle prove, ci sostiene e ci offre le grazie perché le superiamo, vinciamo le difficoltà e ci santifichiamo in mezzo alle difficoltà che attraversano il cammino della vita. Fiducia estrema: Mater mea, fiducia mea. Guardami, ascoltami, esaudiscimi: Ricordatevi, o piissima Vergine, che non si è mai udito al mondo che alcuno sia ricorso a voi e sia stato abbandonato10. Maria non lo fa, non abbandona nessuno, e mentre ha cura di un peccatore perché si converta, ha cura tanto più di un’anima che si vuol dare tutta a Dio e che vuol vivere di amore per Dio.
La via della perfezione è più facile quando noi sappiamo esprimere le nostre necessità e confidare in Maria. Se si vuole amare Gesù, la via è Maria. Come Gesù è la via al Padre celeste, così Maria è la via a Gesù suo Figlio. E se vi sono dei propositi, dei desideri santi, affidarli a Maria: ella viene in aiuto. Non pensare che siamo lasciati soli e che tutto dipenda dalla nostra volontà, no. Maria è con noi, fiducia nella sua grazia: Mater mea, fiducia mea. Allora la vita sarà anche più serena, perché le tentazioni si vinceranno più facilmente, perché anche i dolori e le pene della vita si sopporteranno più facilmente. E quando ci avvicineremo alla morte, sappiamo che Maria è lì vicino: Adesso e nell’ora della nostra morte, vicino a noi. Mai scoraggiarsi! E come non si è mai udito al mondo che alcuno ricorrendo a Maria sia stato abbandonato, così neppure noi saremo abbandonati. No, Maria non sa abbandonare un figlio. Sono le madri crudeli, arrivate all’estremo della loro insensibilità, che abbandonano un bambino. Maria non abbandona nessuno. Quindi: Guardami, ascoltami, esaudiscimi.
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1 Meditazione tenuta ad Albano Laziale (RM) il 9 maggio 1960. Trascrizione da nastro: A6/an 77a = ac 131a.

2 L’Antifona Regina Caeli (Regina del cielo) è cantata o recitata nel tempo pasquale.

3 Cf Responsorio Libera me, Domine che si cantava presso il feretro del defunto al termine della Messa di Esequie.

4 Cf Gv 19,26.

5 Cf At 1,15ss.

6 Cf At 1,26: «Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli».

7 Cf At 6,7.

8 Cf Gv 10,16.

9 La coroncina Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi fu ereditata da Don Alberione da S. Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842), fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino. Il Primo Maestro ne propose la recita al mattino e alla sera alla Famiglia Paolina.

10 Preghiera mariana attribuita a S. Bernardo di Chiaravalle (1090–1153) abate cistercense, teologo e Dottore della Chiesa.