Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II
SEGUIRE MARIA DISCEPOLA E MAESTRA1


Che cos’è la vita religiosa?, avevo domandato una volta da ragazzo al confessore ordinario che avevamo. Mi ha risposto: Vivere da cristiani, e meglio il cristianesimo. E cioè una fede più profonda, un amore più fervente e un’imitazione, una sequela di Gesù più completa. Essere cristiani significa conoscere Gesù, amare Gesù, imitare Gesù. Il religioso vuole conoscerlo più perfettamente, amarlo più perfettamente e seguirlo, imitarlo più perfettamente fino ad imitare la sua povertà, castità, obbedienza.
Un corso di Esercizi, un ritiro mensile o un altro qualsiasi ritiro come questo, tende a conoscere meglio Gesù, amarlo di più, seguirlo più perfettamente: «Se vuoi essere perfetto, vieni, lasciando tutto e seguimi2. Qui sono comprese due cose, cioè noi dobbiamo fare dei cristiani; l’apostolato nostro è per fare dei cristiani che conoscano Gesù, che amino Gesù, che seguano Gesù, perfetti cristiani nel loro genere, nella loro qualità. Se dobbiamo fare dei religiosi, delle religiose, insegnare a conoscere, amare, servire meglio Gesù, cioè imitarlo meglio. Se noi vogliamo essere maestre di cristianesimo, della vita cristiana, dobbiamo far conoscere fino a un certo punto Gesù, se si tratta di cristiani; se si tratta di persone ordinate che tendono alla vita religiosa, fare amare di più Gesù e farlo imitare meglio.
Troppe cose accidentali e meno l’essenziale! Dare l’essenza del cristianesimo! La vita paolina ha come scopo la santificazione, ed è questo: conoscere più perfettamente Gesù, e nello stesso tempo dare Gesù com’è alle anime con i mezzi
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moderni. Ma lo spirito è lì! Possiamo adoperare tutti i mezzi moderni, ma lo spirito è nel far conoscere, amare e seguire Gesù. Nel periodico Via, Verità e Vita, nei catechismi dare Gesù Via, Verità e Vita; nella produzione delle edizioni dare Gesù Via, Verità e Vita; nella formazione delle aspiranti dare Gesù Via, Verità e Vita. Quindi, [dare] il cristianesimo vissuto secondo lo spirito di Paolo, sotto la protezione di Maria, guidati da Maria, poiché: Conceptus est de Spiritu Sancto, natus ex Maria Virgine et homo factus est3. Il cristiano, il religioso, la religiosa, dallo Spirito Santo ex Maria Virgine, cristiano e religioso factus est.
Dobbiamo intendere bene: Maria è la Maestra che ci conduce al Maestro, Maria in qualità di discepola, Maria in qualità di Maestra. Il disegno di Dio è che andiamo a Gesù per mezzo di Maria. Il Padre celeste ci ha dato il Figlio suo per mezzo di Maria, la quale era stata discepola dell’Antico Testamento. E poi il suo impegno a imparare il Nuovo Testamento da Gesù nella sua vita privata, nella sua vita pubblica, nella predicazione. Poi dagli apostoli come l’hanno presentato dopo la venuta dello Spirito.
Ecco, se avete da fare un passo [avanti] in questo ritiro, sia questo: se voi imparate a conoscere, seguire e amare di più Gesù, e se volete dare completamente Gesù, bisogna darlo come egli è: Via, Verità e Vita. Diversamente potrete imparare tante cose a lato, come uno potrebbe imparare a comporre, stampare, brossurare, legare e vendere libri e fare degli abbonamenti, ma è lo spirito che dobbiamo dare, e lo spirito sta lì. Se non imparate questo, il ritiro varrebbe proprio poco. Sebbene impariate della tecnica, impariate delle cose esterne, bisogna che ci sia l’anima, lo spirito.
Allora dovete considerarvi come Maria: comprendere il disegno di Dio! Il disegno di Dio Maria lo compie perfettamente, perché è docile, perché è umile: «Ecce ancilla Domini4. Altrimenti noi impariamo da tanti, sappiamo parlare, sappiamo
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anche insegnare la strada agli altri, ma non farla noi la strada. I sacerdoti hanno detto a Erode dove doveva nascere il Bambino Gesù, ma non si sono mossi a cercarlo. Non andiamo solamente a dare e insegnare la strada agli altri, prima farla e dire agli altri: Venite, seguitemi. Maria ebbe questa missione. Quando i pastori andarono a Betlemme, trovarono Gesù nelle braccia a Maria5. Quando i Magi arrivarono a Betlemme, trovarono Gesù in braccio a Maria6. Maria lo mostrò, e lo mostrò poi al tempio, e Simeone lo riconobbe e Anna profetessa lo riconobbe7. Come pure i primi discepoli conobbero Gesù come il Messia, non soltanto come un uomo buono, ma come Messia, come colui che era il mandato da Dio per redimere l’uomo.
Maria fa conoscere Gesù secondo il tempo, la situazione o l’occasione, ad esempio fa conoscere Gesù con il miracolo del cambiamento dell’acqua in vino: «Et cognoverunt in eum discipuli eius»8, lo conobbero come taumaturgo, lo conobbero come il Messia e lo seguirono!
Ma gli apostoli, dopo che erano stati alla scuola di Gesù per tre anni, ne avevano capito poco: lo seguivano, ma avevano capito poco dello spirito. Tante volte si segue una strada, ma la si capisce poco, e avviene questo anche fra di noi. Ora, quando gli apostoli accompagnarono Gesù per l’ascensione al cielo, quell’ultima mattina che lo vedevano, dissero: «Ecco, adesso costituisci il regno d’Israele?9. Pensavano ormai che egli si mostrasse re e loro, i ministri come di un regno temporale, come sarebbe un governo ai nostri tempi. Avevano capito niente. Ma Maria si prende cura di loro: li raccoglie nel cenacolo e li fa pregare, invocare che venga lo Spirito Santo ad illuminarli, a far capire loro chi era Gesù: il Salvatore, il re delle anime, degli eletti. Egli, il capo di quel regno che un giorno presenterà al Padre quando sarà compiuto il numero degli eletti a gloria del Padre.
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Pregarono con la guida di Maria10, e venne lo Spirito Santo, rimasero illuminati11 e capirono chi era Gesù, lo conobbero. Mentre prima erano ignoranti, poi conobbero la natura del nuovo regno, cioè della Chiesa, la quale è precisamente spirituale e soprannaturale: fede, morale e culto, e cioè la vita di Gesù Cristo, dello Spirito Santo nelle anime. Conoscendo chi era Gesù e la missione che era affidata a loro, ecco Pietro che fa quella magnifica predica, la prima. Mentre prima aveva tanta paura e aveva detto: «Io non lo conosco quell’uomo»12, adesso non solo dimostra di conoscerlo, ma lo predica Figlio di Dio incarnato, risorto da morte e rinfaccia ai farisei, a coloro che lo avevano messo a morte, il delitto che avevano commesso13. Maria poi ci mostrerà Gesù in paradiso, ci farà conoscere Gesù. Ho ricevuto una lettera da una persona molto afflitta e ho risposto: Pensa a quelle parole, mostraci dopo questo esilio Gesù, che vuol dire il frutto benedetto del tuo seno. E quella persona mi rispose: Ma vorrei che me lo mostrasse anche un po’ sulla terra. E sta bene! Allora, conosci l’Eucaristia, conosci il Vangelo, conosci la missione nella sua essenza, la missione di Gesù, conosci il cristianesimo nella sua essenza.
Chi è che fa bene l’apostolato? Chi dà il cristianesimo nella sua essenza. C’è quel libro che lo dimostra abbastanza bene: Il sillabario del cristianesimo14, ma ce ne sono tanti altri. Il catechismo è fatto così. Il modo di darlo non è né dell’uno né dell’altro, è quello di Gesù che ha sempre associato il dogma, la morale e il culto. Le sue insistenze ultime furono sul culto, non solo perché morì sulla croce che nel suo sacrificio è l’essenza della redenzione, ma che cosa ebbe ancora da rimproverare agli apostoli e in che cosa dovette avvertirli? Andando al giardino degli Ulivi, al Getsemani, pregò, e arrivato là: «State qui e pregate». E poi li vide addormentati, quindi: «Alzatevi, svegliatevi e pregate15. Ci vuole sempre la preghiera, perché è
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inutile che noi diciamo: Questo è il dogma, questa è la morale del cristianesimo, se non c’è la grazia per viverlo, sia per credere, per amare il Signore e seguirlo.
Allora, la suora si faccia un’altra Maria, mostrare Gesù, sempre nel senso che abbiamo considerato ieri: «Non mi conoscete ancora? Io sono la Via, la Verità e la Vita16. In questa visione viene dato lo spirito giusto nella formazione dell’aspirante, e il catechismo è ben fatto. Se non è fatto così, è un catechismo che si riduce a un esercizio di memoria, di recitazione. Il concorso Veritas17 è completo quando c’è tutto, perché non è solamente veritas et via et vita: è la vita, è una vita. La vita dell’uomo per essere completa deve essere vita intellettuale, vita di sentimento retto e condotta buona, morigerata, santa.
Prendere questa strada! Prima essere la discepola Maria, poi la maestra Maria, la quale fa la maestra anche quando non parla, quando mostra Gesù, per esempio, nel presepio. I gradi del suo magistero sono prima a Betlemme, poi al Tempio, sono alle nozze di Cana, e infine nel Cenacolo, dove sono raccolti gli apostoli, e ora sono in cielo: Mostraci dopo questo esilio Gesù. Se noi passiamo per Maria, comprendiamo il cristianesimo, i disegni di Dio e la nostra missione essenziale. Se non fosse così, bisognerebbe disfare le case, portare via mattone per mattone, perché non avremmo fatto la vera paolina, l’apostola paolina!
Adesso qualche applicazione, perché ieri non l’abbiamo fatta e oggi dovremmo fare il doppio. La meditazione è ordinata a conoscere, amare e servire di più Gesù. Per prendere nota, giacché si imparano più facilmente le cose esteriori anche delle cerimonie e del canto, ecc., potreste fare in questo modo: se la meditazione è di trenta minuti, dieci minuti per la mente e poi, come nella Visita, si fa un canto e si può fare una preghiera. Qui finisce il primo punto. Dopo, gli altri dieci minuti in cui
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ci impegniamo a conoscere se veramente serviamo Gesù, se lo seguiamo nella via più perfetta nell’osservanza anche dei consigli. Dopo i dieci minuti in cui si fa l’esame di coscienza, ci si eccita al pentimento, si fanno i propositi, e poi un’Ave Maria che ci immetta nella terza parte. Amare Gesù; cioè almeno dieci minunti di preghiera.
Quando facciamo la Visita al SS.mo Sacramento, mi pare che già fate meglio, e cioè dividete bene le parti dell’adorazione. Prima, in generale, si fa la parte che riguarda la santificazione della mente: «Io sono la Verità»; poi si passa alla santificazione della vita: «Io sono la Via»; quindi si passa all’unione con Dio, l’intera unione con Dio: «Io sono la Vita», la Vita che dobbiamo vivere. Come Gesù è la Verità che dobbiamo credere, Gesù è la Via che dobbiamo seguire, e Gesù è la Vita che dobbiamo vivere. Sentire non è più solamente esteriore, è l’intimità di tutto il nostro cuore. Tendere soltanto a Dio che è il fine, alla sua gloria che è la nostra eterna felicità: Vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, voi bene infinito, eterna felicità. Orientamento del cuore: bene l’unione del cuore con il cuore di Gesù.
Ugualmente nella Messa. Si sta ancora molto nella parte che riguarda la tecnica esteriore. Abbiamo passato diversi momenti storici, ma bisogna ancora dire che il giansenismo non è ancora del tutto finito. Vi sono proprio delle cose che non ci portano ancora all’essenza del cristianesimo e quindi all’essenza della vita religiosa che è il cristianesimo vissuto perfettamente. Vi sono ancora esteriorità. Voi avete una ricchezza in questo: Gesù Maestro Via, Verità e Vita che è insostituibile, è la vostra particolarità, è il vostro carattere. Che cosa si deve fare di ciò che si sente qua e là, del conferenziere tale e del tal altro conferenziere? Noi siamo sul binario [giusto], se si è ben inteso il Maestro divino e l’ufficio della Maestra celeste che ci immette nel Maestro Divino, in maniera da viverlo completamente, totalmente con la mente, con il cuore, con l’attività e con l’apostolato.
Dobbiamo avere le rotaie ben segnate. Tutte le altre cose non si accettano e non si accolgono come vengono esposte nella completezza, ma in ogni cosa dobbiamo imparare ciò
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che ci fa meglio dare Gesù Cristo Via, Verità e Vita, ciò che ci fa meglio vivere Gesù Cristo Via, Verità e Vita. Il resto sono istruzione, sono [cose] belle e buone quando ci portano lì, come quando uno ha il proposito sulla carità, sentirà tante prediche, ma deve poi ricavare una sola cosa: confermarsi nel lavoro sulla carità; tutte le altre cose, in quanto aiutano! Bisogna anche dire che c’è questa tendenza, questa tentazione: cercare il pane e la minestra del vicino18. C’è molto questo, fino al punto, a volte, che si allontana il treno dalle rotaie e allora... va attraverso i campi e può essere anche che succeda un disastro.
Se la suora invece segue così, è sempre contenta, deficienze ce ne saranno assai meno, qualche disgrazia succederà. Se non è così, non è felice perché non si sente totalmente di Dio. Dio è la felicità nostra, è la beatitudine in cielo e, per quanto è possibile, già sulla terra. Se c’è questo sentiamo la beatitudine, la gioia, la soddisfazione della vita paolina, diversamente non la sentiamo. Una delle consolazioni più belle è sempre quando si legge una lettera o si sentono proteste: Come sono felice nella mia vocazione!. Quale la ragione? Hai seguito Gesù Via, Verità e Vita com’è, cioè hai preso tutta l’istruzione e tutto l’indirizzo nella parte dello spirito; hai preso tutto l’indirizzo nella vita religiosa che si manifesta sia nella condotta interna dell’Istituto, sia nell’attività dell’apostolato. Quindi dobbiamo stimare tanto tutte le cose e tutti gli istituti, e vorrei anche dire più del nostro, ma amare il nostro più di tutti, perché è il dono di Dio, perché questa è la vostra ricchezza e sarà la vostra felicità, cioè la beatitudine quale si può ammettere sulla terra e poi in paradiso.
Così bisogna che sia fatta la scuola. Si dice profondità, e non si arriverà mai alla profondità completa. Che non si pianti solo un bastone in un punto, perché su un bastone non ci si sta, bisogna siano tre. E allora su tre pali di cemento che vengono uniti, lì sopra si innalza il pilastro che va su. È come un treppiedi, come un candeliere che sta su tre piedi, e lì si innalza la vita paolina, la vita di apostolato paolino.
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C’è da riformarci parecchio nella scuola, c’è da rivedere un poco il catechismo e la redazione; c’è poi da rivedere un po’ tutta la vita religiosa interna, giacché mi pare che qui siate un certo numero di coloro che devono formare le aspiranti. C’è da rivedere prima il nostro lavoro interiore! Vi sono persone che si fissano su un punto e nessuna cosa le smuove. È un grande orgoglio questo. Non prendono le cose [dell’Istituto] e quindi vanno a cercare ciò che non troveranno mai e abbandonano la mensa che ci ha preparato il Figlio di Dio incarnato e a cui ci invita Maria: «Venite, comedite: venite e nutritevi19.
Questo sforzo è sempre stato costante tra le Figlie di San Paolo e bisogna che dica che, pur nella sua semplicità, la Prima Maestra, tra le Figlie di San Paolo, è la più profonda nel conoscere Gesù. Ma come è la sua fede? E Gesù come è nostro nutrimento? La sua pietà, specialmente eucaristica, è come noi dobbiamo darla. Quella parola che la Prima Maestra dice: Questo fa del bene, Questo non fa del bene, comprende tutto! E non c’è niente di escluso ed è tutto compreso. Allora vi rappresenta bene colei che fu discepola e colei che intanto ora è Maestra. Quindi seguirla, ma con umiltà. Non fare un ceto: Noi siamo le intellettuali. Se foste solo intellettuali o se foste soprattutto le intellettuali, bisognerebbe dire che si comincia a diffidare… Tutte e tre le cose insieme: essere profonde nella conoscenza, profonde nell’amore e profonde nell’osservanza religiosa e nell’apostolato pratico! Che cosa facciamo con tanta carta, quintali e quintali, e occorrono i camion con grosso rimorchio per venircela a portare, se poi diamo della panna montata? I milioni se ne vanno giù per il Tevere portati al mare, e l’esaurimento delle forze è inutile. Siete nate per essere perfette cristiane, perfette religiose, perfette apostole, come vi ha volute il Signore.
Con questo, non vorrei che nessuna credesse che qui ci sia un rimprovero. C’è l’esortazione di uno che ama la vostra Congregazione e che desidera che sia tenuta sulle sue rotaie perché possa correre, perché il treno che è uscito dalle rotaie l’altro
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giorno ha fatto quindici morti e settanta feriti20. E così avviene dolorosamente nelle cose spirituali. Allora, particolarmente nella Visita domandiamo perdono e cerchiamo di riparare e ringraziare soprattutto degli immensi beni che il Signore vi ha dato e che voi avete accettato. La professione si accetta nello spirito, non solamente nell’avere le macchine che stampano, la penna che scrive, la legatoria che funziona. Sta là in quegli articoli di Via, Verità e Vita. Allora si è veramente paoline, ciò che volete essere, che avete sempre studiato di fare, che domandiamo che avvenga e si faccia sempre meglio, per intercessione di Maria.
Sono contento della vostra Congregazione, ma non bisogna che noi scartiamo niente dalle rotaie. Eh, ma dicono così, mi hanno insegnato così; ma il tale, ma... quello lì è vestito di violetto, quello là è vestito di rosso, questo qui è vestito di nero.... Una volta, quando il Maestro Giaccardo è venuto a Roma, proprio nei primissimi tempi che era a Roma, dopo un anno o due che era qui, mi ha scritto in una lettera: Non c’è veste violacea e non c’è veste rossa e non c’è veste nera che tenga. Noi siamo paolini e dobbiamo tenere la nostra strada. Raccogliere tutto il buono che viene da destra e da sinistra e utilizzarlo per camminare meglio, ma non lasciarci deviare né a destra né a sinistra.
Guardate che la Congregazione è bella, è bella! È tutta una ricchezza come è composta, è tutto un dono di Dio. Riconoscenza, allora, e amore sempre più vivo a Gesù che l’ha voluta, e a Maria che ci ha introdotti gradatamente in questa vita religiosa paolina.
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) il 9 gennaio 1960 in occasione del Convegno catechistico paolino. Trascrizione da nastro: A6/an 73a = ac 125b. Stampata in Convegno catechistico paolino, o.c., p. 32-37.

2 Cf Mt 19,21.

3 Fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria vergine. Cf Credo o Simbolo degli apostoli.

4 Cf Lc 1,38: «Ecco la serva del Signore».

5 Cf Lc 2,15-16.

6 Cf Mt 2,9-11.

7 Cf Lc 2,25-38.

8 Cf Gv 2,11.

9 Cf At 1,6.

10 Cf At 1,14.

11 Cf At 2,1-4.

12 Cf Mt 26,72.

13 Cf At 2,14-36.

14 Cf Francesco Olgiati, Il sillabario del cristianesimo, Editrice Vita e Pensiero, Milano 1930.

15 Cf Mt 26,40-41.

16 Cf Gv 14,9.6.

17 Gli annuali concorsi “Veritas” o “gare di cultura religiosa” erano promossi dall’Azione Cattolica Italiana già dal 1933. Consistevano in una serie di gare per classi di studenti sulla dottrina cristiana e sulla cultura religiosa in genere. Una volta svolte le fasi diocesane e regionali, ai vincitori veniva offerto un viaggio a Roma dove venivano riuniti per un’altra gara nazionale e poi per l’udienza con il Papa che premiava i migliori con il gagliardetto di “apostoli della verità”.

18 Modo di dire popolare.

19 Cf Pr 9,5.

20 Riferimento al deragliamento di un treno nei pressi di un sottopasso di Monza (MI), accaduto il 5 gennaio 1960.