Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Esercizi spirituali,
Ariccia, 26 febbraio 1960


I
FIDUCIA NEL SIGNORE1



Questa sera una sola parola: avere fiducia, confidare nel Signore. Fede, fede nella grazia di Dio! Ogni giorno il Signore ci dà le grazie necessarie per la giornata, e occorre crederlo. Ognuno pensa e crede che nella giornata avrà il pane sufficiente per nutrirsi, avrà l’aria sufficiente per respirare e se il Signore provvede in questo modo al corpo, quanto più provvede per lo spirito. Il Signore provvede anche agli uccelli dell’aria e noi siamo qualcosa più degli uccelli dell’aria2.
Ora, vi sono otto giorni di Esercizi. In altri tempi si avevano le grazie necessarie per quei tempi, per quelle circostanze determinate in cui si viveva, in cui si passavano le giornate; ora sono necessarie le grazie che convengono per questi giorni. Non vi è da dubitare, poiché il Signore provvede a ognuna, a ogni anima provvede il Signore. A chi provvede comunicando maggior luce, a chi provvede maggior pentimento e dolore delle mancanze, a chi provvede maggior forza. Il Signore è un padre che proporziona il cibo, il nutrimento spirituale ad ognuna in particolare. La predica si fa a tutte, ma il Signore comunica, per mezzo dello Spirito Santo, le grazie necessarie per ogni stato, per ogni condizione dell’anima.
Nessuno può dubitare che gli Esercizi gli possano essere inutili, nessuno! Basta mettersi nella disposizione: «Parlate, o Signore, che il vostro servo vi ascolta3. Se noi vedessimo, e non possiamo vederle, ma le conosceremo nell’eternità, le delicatezze, le finezze, le premure del Signore per ciascun’anima,
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per la nostra anima in particolare, noi andremmo in grande giubilo. Oh, il Signore si abbassa e si occupa di me che sono una povera creatura uscita dalle sue mani e sono anche un povero peccatore! Quanto è buono il Signore!
In questi giorni considerare specialmente la sua bontà, quindi aver fiducia nelle grazie degli otto giorni. Basta allora che noi corrispondiamo a questa grazia, primo con la preghiera, con il disporre le giornate nel raccoglimento; poi nell’esercitarci negli esami di coscienza, nel pentimento e nei propositi e soprattutto entrando intimamente con Gesù. Stabilire il colloquio cuore a cuore. L’anima sia aperta nel comunicare, nel ricevere e nel sentire le grazie degli Esercizi.
Secondo: vi sono le grazie dello stato, cioè della vocazione. Le grazie della vocazione in primo luogo riguardano l’articolo delle Costituzioni che porta il numero uno, e cioè: L’Istituto mira alla gloria di Dio e alla santificazione dei membri dell’Istituto mediante l’osservanza dei santi voti nella vita comune. Questo, il primo fine.
Ora, quando il Signore dà una vocazione, dà sempre anche le grazie per corrispondere alla vocazione. Il Padre celeste ci ha messo su questa terra, ci ha segnato un cammino e ci attende alla fine del cammino per darci il premio meritato. Egli ci attende là, alla sua mensa celeste, dove effonderà ancora più largamente la sua bontà, la sua misericordia su noi. Il Signore, quindi, ha segnato un cammino come a ogni stella, come al sole, come alla terra, tanto più ad ogni uomo, che è animale ragionevole, un cammino, una strada da fare. Sul cammino, cioè su quella strada che dobbiamo fare, egli ha disposto le grazie che ci devono accompagnare fino al termine. Come un padre buono che manda la sua figliola a compiere un lungo viaggio e dispone nelle varie città, nei porti dove arriva che si trovino persone ad accoglierla, persone che forniscano denaro, cibo, tutto quanto occorre nel viaggio. Il Signore è infinitamente provvido!
Noi dobbiamo meditare bene che cosa significa: infinita bontà di Dio. L’infinita bontà di Dio vuol dire che non si esaurisce mai: Deus cuius misericordiae non est numerus et bonitatis
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infinitus est thesaurus4, il miglior padre è sempre il Signore. Diceva Gesù: «Se voi, o padri, sapete dare del bene ai vostri figliuoli, voi che pure non siete buoni, quanto più il Signore che è buono, che è provvido e ascolta le vostre domande5. Fede nella vocazione. Un anno c’è più bisogno di una grazia, un altro anno di un’altra grazia, poi ogni giorno c’è bisogno di qualche grazia particolare. Le circostanze varie, le difficoltà si moltiplicano e si incontrano cose, si hanno sorprese che non si attendevano per l’ostinarsi delle tentazioni e per le difficoltà di ambiente. Il Signore ha provvisto a tutto! Per lui non c’è sorpresa, perché tutto era previsto e per tutto ha provveduto! Se il Signore è arrivato a contare i capelli del nostro capo: «Vestri capilli capitis numerati sunt»6, e noi non ce lo siamo mai preso questo fastidio, il Signore sa quanti sono e nessuno cade senza che egli lo voglia, lo permetta. Quanto più allora quando si tratta di un’anima e di un’anima consacrata a Dio!
Che cosa significa essere consacrati a Dio? Significa aver rinunciato a tutto per mettersi nelle mani di Dio. Ora, se il Signore provvede a tutti i cristiani, quanto più alle anime che si sono messe nelle sue mani. Anime che vogliono servirlo nel modo migliore, anime che egli ha invitato alla perfezione: «Se vuoi essere perfetto, lascia tutto, vieni, seguimi7. Ed egli, il Signore, che cosa dispone per chi lo segue? «Centuplum accipietis: Riceverete il centuplo»8, cioè riceverete l’abbondanza della misericordia, delle grazie del Signore. Centuplo vuol dire cento volte tanto. Non analizziamo troppo le parole, ma questo è sicuro: le grazie saranno immensamente superiori nella vita religiosa rispetto alla vita cristiana. Fede quindi nella vocazione, oltre che nelle grazie particolari degli Esercizi.
Terzo: bisogna avere fiducia in Gesù. Gesù è qui in mezzo a noi, ci sta a sentire e ci parla, e si comunica alle anime dando luce e dolore dei peccati. Mette nell’anima un aumento di fede,
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di speranza e di carità: è qui! Quale bontà da parte di Gesù: vivere con noi e trattare con ogni anima, come se ogni anima fosse la sola a parlargli. Mi hanno detto che siete circa centonovanta, ma anche se parlano tutte, Gesù ascolta ognuna come se fosse la sola a parlare, Sì, egli è tutto per ognuna. Aver fiducia!
Le Figliuole di San Paolo hanno uno spirito e secondo questo spirito devono vivere. E qual è questo spirito? Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Queste parole comprendono lo spirito secondo l’interpretazione di S. Paolo e sotto la protezione della Regina Apostolorum, che è anche Madre e Maestra degli Apostoli. Le anime progrediranno tanto quanto seguiranno Gesù Via, Verità e Vita, quanto conformeranno a questa devozione il lavoro spirituale, l’apostolato, lo studio e tutta la vita religiosa. Anche le case progrediranno tanto quanto si conformeranno e comporranno la loro vita in questa devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita.
Questa devozione non è una devozione particolare, è il cristianesimo pienamente vissuto. Non si tratta di un metodo come un altro, ma è il metodo di vivere cristianamente. La vita religiosa è il cristianesimo pienamente vissuto, è vivere precisamente secondo quanto ci ha predicato Gesù, la sua Verità; quanto ci ha insegnato Gesù, i suoi esempi; quanto Gesù vuole comunicare alle anime nostre mediante la grazia! Questa viene a noi in tante maniere, particolarmente per mezzo dei sacramenti. E siccome la devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita va sempre più completandosi, perfezionandosi, così vi facilitate la via della santità. Il progresso dell’Istituto in generale e il progresso di ogni casa in particolare è a misura che si vivrà questa devozione.
Quindi, fiducia in Gesù, considerandolo come egli si è voluto definire: «Io sono la Via, la Verità e la Vita9. Le definizioni che egli si è dato sono molte, ma le altre, piuttosto parziali, riguardano una cosa particolare, supponiamo l’aspetto: «Io sono il buon Pastore10. Ma questa definizione: «Io sono la Via, la Verità e la Vita» è comprensiva ed è così larga che
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comprende tutto quello che Gesù ci ha voluto comunicare con la sua parola, con la sua grazia, con la sua santissima vita e con la sua morte di croce: comprende tutto. Allora, entrare in questo spirito: non una devozione, ma la devozione; non un metodo, ma il metodo. La vita religiosa è la vita cristiana pienamente vissuta nei comandamenti e nei consigli. E per che cosa? Per un maggior premio nell’altra vita. Assicurarci il maggior premio e quindi voler sempre vivere meglio la vita cristiana come ce l’ha fatta sentire Gesù Cristo, come ce l’ha insegnata, come ce ne ha dato l’esempio, come comunica la sua grazia.
Quarto: confidenza in Maria, nella Vergine nostra Madre. Noi la onoriamo sotto i tre titoli che poi formano un solo titolo: Madre, Maestra, Regina. Sono tre aspetti, ma è sempre Maria. Considerare l’ufficio e la parte che Maria ebbe nel compimento della redenzione: la sua missione, la sua collaborazione al Figlio redentore dell’umanità, per cui ella è corredentrice. E ancora la collaborazione all’acquisto della grazia, acquisto operato da Gesù Cristo, il quale ci ha aperto così il cielo e la via della santità. Maria ha un ufficio nell’applicazione della redenzione e della grazia: è mediatrice universale di grazia. Da qui un movimento perché venga definita come dogma di fede la mediazione universale di Maria11. Ma che venga definita come dogma o non venga definita, noi lo crediamo e lo sappiamo.
Allora, fiducia in questa mediazione universale di grazia da parte di Maria. Maria ci ottiene la fede per conoscere Gesù che è Verità; Maria ci ottiene la speranza per seguire Gesù e arrivare al cielo mediante le buone opere che dobbiamo fare; Maria ci ottenga da Gesù l’amore a Gesù, la grazia di amare il Signore, la grazia di vivere uniti a lui sempre più strettamente finché questa unione sarà stabilita, sigillata per l’eternità in paradiso. Maria ci ottiene, quindi, che noi viviamo il Figlio suo Gesù Cristo come è: Via, Verità e Vita. Via si riferisce specialmente alla speranza; verità specialmente all’atto di fede; vita specialmente alla carità. Maria ci ottiene queste grazie! Quindi avvicinarsi a Maria se anche ci sentiamo un po’ indegni della sua grazia, della sua misericordia; avvicinarci a Maria perché
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ci presenti a Gesù, e aggiunga alle sue le nostre preghiere presso Gesù.
Confidenza, poi, nel nostro padre S. Paolo che è maestro, è l’esemplare, cioè esempio di imitazione nell’imitare Gesù Cristo. S. Paolo condusse una vita veramente santa, una vita santificata quanto a lui, alla sua persona, alla sua anima in particolare, e sia riguardo all’apostolato. Viveva di Gesù Cristo e Gesù Cristo viveva in lui: Cor Christi est cor Pauli12. Allora non vi chiamate inutilmente paoline, questo non è soltanto un bel titolo, no! Questo è un programma. Programma di conoscere Gesù come lui l’ha conosciuto; di seguirlo come egli l’ha seguito; zelare come egli ha zelato [per la salvezza delle anime] e nello stesso tempo procedere, camminare, perfezionarsi.
Anche nelle stesse quattordici lettere apostoliche egli ci ha lasciato un gran tesoro. In queste lettere compie l’apostolato della stampa. Nelle lettere, che hanno diversi tempi, diverse date, scritte quindi nel corso di vari anni, si vede un progresso, poiché le lettere riflettono la sua anima. Ognuno dice quello che sente e le lettere sono come le conversazioni: si dice ciò che si sente nel cuore. Le parole di S. Paolo, le sue delicatezze, l’intimità dell’amor di Dio, la forza della vita spirituale che era in lui, vanno crescendo fino alla perfezione, fino a che, a Roma, ha dato la testimonianza del suo amore e della sua fede a Gesù Cristo. S. Paolo, una notte dormiva, ed ecco una visione di Gesù: «Sta’ sereno, Paolo, perché come mi hai reso testimonianza a Gerusalemme, così mi renderai testimonianza a Roma13. Quindi S. Paolo viveva in questa speranza, e la testimonianza principale è stata proprio quella in cui accettò la morte per testimoniare il suo amore a Gesù Cristo. Aveva detto: «Né la morte, né la vita mi separeranno da Gesù»14 e la morte non lo ha separato.
Fede, quindi! In questi giorni, la prima delle grazie degli Esercizi, perché Gesù vi aspettava proprio per comunicarle ad
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ognuna, è la fede nelle grazie della vocazione. Specialmente fede nell’impegno della vocazione che è espresso nel primo articolo delle Costituzioni. Fede in Gesù, fede in Maria, fede in S. Paolo.
Bisogna poi dire ancora qualcosa che deve ispirarvi fede, qualcosa anche un po’ più a margine, quasi accessorio. Voi vi accorgete, anno dopo anno, quanto la Congregazione vostra progredisce di numero e di opere, voglio dire di persone e di opere. I noviziati sono abbondanti di persone e non soltanto in una nazione, ma in quante nazioni! E le opere si vanno moltiplicando, e queste richiedono sempre nuovo personale, e dappertutto ci chiedono persone. Ma si chiedono persone non per chiacchierare, ma perché ci sono opere da compiere. Il che significa il moltiplicarsi delle opere. Quindi, se la Congregazione è così benedetta dal Signore, avanti! È segno che Gesù è con voi, che S. Paolo è con voi, che la Regina è con voi. Avanti quindi, con fiducia!
Bisogna anche dire che si vedono, anno dopo anno, aumentare i frutti del vostro apostolato. Se tra voi vi fosse una, o anche più, che scrivessero gli episodi che incontrate nel corso dell’anno durante il vostro apostolato, si vedrebbe, come si vede, che il Signore prepara le anime che si avvicinano a voi, che accolgono volentieri le vostre parole, le vostre esortazioni sante. Questo mostra che l’apostolato è secondo il volere di Dio, che l’apostolato vostro è quello che oggi piace al Signore, che corrisponde ai bisogni che ha la Chiesa. In ogni tempo per la Chiesa di Dio vi sono stati dei bisogni particolari; il Signore oggi ha dato, ha messo a disposizione dei mezzi speciali: la stampa, il cinema, la radio e la televisione, e ha assegnato a voi un ufficio, un compito particolare in questi apostolati. Allora si sa di essere sulla buona via, si sa che le autorità altissime della Chiesa approvano e incoraggiano il vostro apostolato. Questi sono altrettanti motivi di aver fiducia.
D’altra parte, ognuna ha la sua storia. In questi giorni siete riandate un po’ alla vostra storia spirituale, intima delle anime vostre e avrete notato quante volte il Signore è stato largo [di grazia]. Se si pensa a ciò che è stato per ciascuna di voi dall’uso di ragione a questo momento, non c’è che da benedire il
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Signore, perché vi ha dato la luce, perché vi ha ricevute nella Chiesa di Dio mediante il Battesimo; perché siete cresciute in un ambiente cristiano e avete sentito per tempo la chiamata di Dio; perché, successivamente, nelle difficoltà si è sentita la forza che il Signore dava secondo i bisogni. È tutta una storia delle misericordie di Dio che dobbiamo leggere in noi nella vita passata, come si guarderebbe una pellicola che si svolge davanti ai nostri sguardi. Tutta una storia delle divine misericordie! Ciascuna ha la sua storia; in cielo, la storia di ogni anima si leggerà.
Ora, che cosa significa questa storia? Le misericordie di Dio da una parte e la nostra corrispondenza dall’altra. Sì, però con il beneficio che se qualche volta abbiamo mancato e la corrispondenza non è stata piena, il Signore, che tiene nelle sue mani i meriti che abbiamo fatto, è ancora colui che con un colpo di spugna scancella le nostre mancanze mediante la Confessione. Toglie il male, perché Gesù Cristo ha già pagato in anticipo, perché si è addossato tutte le nostre miserie, e se noi abbiamo fiducia nella sua passione, quelle nostre mancanze sono cancellate. Rimane il bene, perché Gesù nascendo è venuto per prendere tutti i nostri mali e portare a noi tutti i suoi beni.
È così di ogni anima. Con una buona Confessione, e con l’indulgenza plenaria, vengono saldati tutti i debiti contratti con il Signore, e resta soltanto la colonna dell’attivo, e quindi la cifra dei meriti che ognuno si è fatto lungo il corso dell’anno, lungo il corso della vita. Sia benedetto il Signore, com’è buono! Gli uomini non farebbero così. Ricordano in generale più il male che il bene, ma il Signore è la stessa bontà. S. Paolo, nella lettera agli Efesini, insiste tanto su questo pensiero: La gloria di Dio è proprio qui, avere usato con noi la bontà dandoci il suo Figlio, e il Figlio dandoci il suo sangue, la redenzione15.
Perciò fiducia nel Signore! Avanti, in serenità! Concludete bene i vostri Esercizi. Apritevi in tutti i bisogni che avete riguardo allo spirito e riguardo alla vita esterna, alla vita religiosa, alla vita quotidiana, così partirete in letizia e comincerete con nuovo vigore il cammino che resta da percorrere.
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) il 26 febbraio 1960. Trascrizione da nastro: A6/an 76a ac 129b.

2 Cf Mt 6,26.

3 Cf 1Sam 3,10.

4 Cf Orazione dopo l’inno Te Deum: La tua misericordia, o Dio, non conosce limiti e infinito è il tesoro della tua bontà...

5 Cf Mt 7,11.

6 Cf Mt 10,30.

7 Cf Mt 19,21.

8 Cf Mt 19,29.

9 Cf Gv 14,6.

10 Cf Gv 10,11.

11 Cf med. 13, nota 15.

12 “Cor Pauli, cor Christi erat: Il cuore di Paolo era il cuore di Cristo”. Affermazione attribuita a S. Giovanni Crisostomo (347-407) vescovo di Costantinopoli, Dottore della Chiesa, interprete delle lettere di S. Paolo.

13 Cf At 23,11.

14 Cf Rm 8,38.

15 Cf Ef 1,7.