Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

17. METODO PER LA LETTURA DELLA BIBBIA1


Penso che ognuna stamattina abbia già fatto l’offerta del mese al Signore: tutte le orazioni, le azioni e i patimenti di questo mese in unione al cuore di Maria, con le intenzioni con cui Gesù si immola sugli altari. Così le nostre intenzioni restano le più sante, le più numerose. Questo mese poi è anche seminato di festività della Madonna. Quindi ci introduciamo con pietà filiale verso Maria: Natività, il nome di Maria, l’Addolorata e Maria Madre della mercede per la redenzione degli schiavi2.
Venendo all’argomento, nel Salmo 118 vi sono tre versetti che fanno sempre impressione, e ci vuole fede a capirli. Dice il Salmo in tre versetti distinti: «Chi considera, medita la Scrittura, la Parola di Dio, diviene più sapiente dei vecchi, ancorché sia giovane»3; «Chi medita, legge la Parola di Dio, diviene più sapiente dei maestri, perché possiede la vera sapienza, quella che è necessaria e che è più utile per la persona in vita e nell’eternità»4; «colui che legge e medita la Parola di Dio, la Scrittura, diviene più sapiente dei nemici»5 e si libera da loro e trionfa di essi. Nemici sono: la carne, il mondo, il demonio, e ci possono anche essere dei nemici fra le persone che non hanno ancora la sapienza di Dio. Allora massima importanza alla lettura, alla meditazione della Bibbia.
Parlando del modo di leggere la Bibbia, ricordare queste tre parole o condizioni: leggere la Bibbia con fede, leggere la Bibbia in umiltà, leggere la Bibbia per un fine, cioè per uniformare la vita, per fare comunione di mente e di cuore con il Signore, come una comunione spirituale, ma profonda, che comprende tutto l’essere. La Bibbia non è un libro come gli
~
altri; certo, è stampato su carta, con inchiostro e viene fatta la brossura, la legatura; esteriormente vi sono gli stessi caratteri e vi è la medesima presentazione che può essere più bella o meno bella, ma è il contenuto che lo rende eccezionale e di immensa sopreminenza su tutta la produzione libraria del mondo anzi, su tutti i discorsi e gli insegnamenti della terra è primo, è il Libro di Dio. Perciò si tiene con riverenza, lo si custodisce, lo si diffonde e soprattutto vi si conforma la vita. Si può studiare il greco, ma non si pensa poi di parlare in greco; ma se si legge la Bibbia, bisogna pensare di vivere secondo la Bibbia. È libro di Dio, libro dell’uomo, perché lì il Signore ci invita al cielo, ci spiega e ci indica la strada per arrivarci. Quindi è il libro della vita.
Certo, si possono fare tante meditazioni, udire tante prediche varie, ma queste valgono in quanto la nostra anima e la nostra vita si conformano alla Bibbia, se ci danno almeno un po’ di Bibbia, un po’ di Parola di Dio. Certamente, non è un libro come gli altri, perché ha per autore il Signore, lo Spirito Santo, il quale ha mosso gli autori a scrivere sotto la sua ispirazione, ha illuminato, illustrato le menti a conoscere quello che dovevano scrivere e li ha assistiti perché scrivessero ciò che voleva il Signore e assolutamente non cadessero in errore.
Di quale libro mai si può dire così? E quale errore si compie quando si abbandona la lettura della Scrittura, specialmente del Vangelo! Una volta si è andati in un convento e si è domandato che ci portassero un Vangelo. E non l’avevano, proprio quello che è il Libro. Eppure in cappella nel banco c’erano una quantità di libri scelti con più o meno sapienza, dagli sfoghi del cuore fino alle rivelazioni che la Chiesa non ha ancora approvato. Il Libro! Lì vi è sempre una grazia speciale, perché la Bibbia è un sacramentale, una grazia speciale per capire e, nello stesso tempo, se l’anima è docile sente anche una mozione. In sostanza: più spiritualità, più spiritualità!
Molte volte le frasi, i detti, le massime del mondo si annegano in quella fonte di acqua pura che nasce dal tabernacolo, nasce da Dio: «Fons aquae salientis in vitam aeternam»6, con
~
fede! Nell’Oremus7 si dice che questo libro possiamo tenerlo in onore e attendere alla stampa e alla divulgazione della Scrittura, e che noi possiamo penetrarne il senso e rimetterci a Dio, secondo quel che è detto nella Teologia della perfezione [cristiana]: Il vostro primo direttore spirituale è Dio8. Gli altri devono solamente conoscere ciò che vuole da voi il Signore e poi indicare, aiutare, sostenere, richiamare, che si segua quello che vuole Iddio. Non bisogna mai farsi maestri, mettendo da parte Dio, ma conoscere quello che vuole Dio. Allora tutto diviene più spirituale, dalla Confessione ai discorsi di ricreazione, dallo studio all’apostolato, dalla tecnica alla vita quotidiana, un modo nuovo che è tutto ispirato alla sapienza eterna di Dio.
Leggerlo con umiltà, mettersi lì davanti al Maestro: Sono un ignorante, tu sei la stessa sapienza, la stessa verità. La tua sapienza non è come quella di un grande filosofo o di un grande teologo. Questi, se sanno qualche cosa, l’hanno appresa da Dio o dalla natura, perché la natura è il libro del Padre celeste e tutte le scienze naturali sono incluse nella creazione, in quello che Dio ha fatto e nelle leggi che ha infuso nella natura.
La Scrittura è il libro dello Spirito Santo. Mettersi davanti alla Bibbia in santa umiltà: Sei la sapienza stessa, partecipami qualche raggio della tua sapienza eterna. Allora si invoca lo Spirito Santo perché possiamo leggere con devozione e possiamo capire quel che dice il Signore. «E chi può capirlo se nessuno lo spiega?»9, diceva a S. Filippo quel signore che leggeva la Bibbia e diceva: «Se nessuno me lo spiega, come faccio a capire?».
Allora occorre la luce dello Spirito Santo. Stare con umiltà, perché uno non parte dalla lezione della Bibbia secondo
~
l’intelligenza che ha, ma parte secondo che partecipa della sapienza celeste, cioè illuminato da Dio. E può essere che uno sappia appena leggere e impari più di un teologo o di un grande dottore studioso di Bibbia, della Scrittura. Con umiltà, con umiltà! Siamo degli ignoranti e ciò che è peggio, a volte, non abbiamo neppure la sete della sapienza celeste. Domandiamo di avere questa sete, come si chiede al Signore nel Salmo: «Sete della sapienza celeste10. Si ha sete di altre cose, a volte, di altre cose che sono curiosità, si ha sete di quello che estingue la sete materiale, ma ci vuole anche una sete spirituale. Con umiltà.
Il paragone che spiega tutto è questo: Prendere il libro della Bibbia, fare la preparazione e stare con la devozione con cui uno si prepara alla Comunione, la riceve e fa il ringraziamento alla Comunione. Nella Comunione, come egli ha detto, c’è Gesù Cristo, il pane di vita, e nella Bibbia c’è il «lumen vitae»11 che è la sapienza di Dio. Quindi, una Comunione, in maniera che uno termina con una visione migliore, soprannaturale della vita e delle cose. Quando parla Dio!
Qualche anima aspira ad avere delle visioni, lì nella Scrittura ci sono. È Dio che ha rivelato, non ci sono altre rivelazioni da considerare. Ci sono le rivelazioni e c’è la rivelazione, è questa che importa che penetriamo. Le altre cose in quanto aiutano a capire e seguire la rivelazione di Dio che illumini la mente, che riscaldi il cuore, che raddrizzi la volontà. Una comunione spirituale, profonda, di tutto l’essere, e se si vive la consacrazione a Dio, si ha molta più facilità a capire quando si vive la propria consacrazione a Dio, si hanno molte più ispirazioni nel cuore e, dopo la lettura, si ha forza, si sente una volontà nuova per condurre, santificare bene la nostra vita.
Allora ci chiediamo: Come consideriamo la Scrittura, come amiamo la Scrittura, come la meditiamo, come la diffondiamo? Naturalmente siamo sempre portati a vedere le cose un po’ con l’occhio soltanto umano. Occorre elevarsi, vedere le cose alla luce dello Spirito Santo. Quanti giudizi, quanti discorsi che sono del tutto umani, che fanno astrazione dai principi
~
soprannaturali! In parte si importano dal mondo e a volte nel tempo di aspirandato e anche nel noviziato non si forma ancora bene il modo di sentire, di pensare, di vivere, di considerare la vita religiosa, di considerare l’apostolato. Bisogna che ci sia molta luce, e nel tempo di aspirandato e del noviziato si penetrino i principi che reggono i principi di fede, di teologia che reggono la vita cristiana e specialmente la vita religiosa, e questi si ricavano dalla Bibbia.
Quindi quando si ha il direttore spirituale che è Dio e si ha l’adattamento del Vangelo a quello che è la nostra vita, pensando che le Costituzioni sono il Vangelo applicato, allora si è sulla strada della santificazione e nello stesso tempo dell’apostolato.
Ora dobbiamo eccitarci al dolore, al pentimento per non aver ancora considerato così come si doveva il Libro, la lettera del Padre celeste agli uomini, com’è chiamata la Scrittura. Si leggono le lettere dei genitori, si leggono persino i saluti e si cerca di interpretare quello che forse non è ben espresso nella lettera stessa, ma il Libro divino, la lettera di Dio noi non l’abbiamo considerata così come è, e come è secondo la Scrittura. S. Paolo a Timoteo fa la raccomandazione: «Come tu hai imparato le Scritture da piccolo, da giovinetto, continua così, perché la Scrittura è quella che ti serve per la tua santificazione e per l’apostolato12. Quando si legge bene la Scrittura, si medita bene la Scrittura, l’uomo resta istruito e preparato, come dice la Scrittura stessa, per ogni opera buona13, per tutta la vita religiosa e la vita dell’apostolato.
Adesso ognuna faccia il suo proposito, specialmente quello che può essere più riassuntivo. Mettersi con le mani giunte davanti al Libro divino o almeno in una posizione devota: Sto per fare la Comunione con Gesù Cristo, con Dio, e mi riconosco ignorante davanti a colui che è la scienza e dice: «Io sono la Verità»14; ringrazio il Signore che mi dona un lume, qualcosa della sua sapienza infinita.
~
Poi con devozione leggere più o meno finché si è un po’ colpiti e si ricava qualche pensiero, ma andando sempre adagio, fermarsi a godere quei lumi, quella sensazione spirituale che si desta nell’animo, diciamo per goderla, cioè penetrarla. Quando lo Spirito Santo investe l’anima, bisogna assecondare la sua azione, assecondarlo, lasciare che lavori lo Spirito Santo, perché egli dirige tutto nella volontà del Padre celeste, tutto. Quell’assecondamento alla luce, all’ispirazione, al sentimento soprannaturale, sia ritenuto bene. Vivere poi la giornata con Gesù nel cuore e con quei sentimenti che si sono acquistati nella lettura della Bibbia, specialmente nella meditazione. Allora ci saranno giornate sante che contano! Non è più volere vivere a lungo, ma volere vivere intensamente i nostri giorni e le nostre ore per Dio: summe Deo, sommamente per vivere Dio!
~

1 Meditazione tenuta a Roma, il 1° settembre 1960. Trascrizione da nastro: A6/ an 85b = ac 143b.

2 Le festività mariane del mese di settembre cadono nei giorni: 8, 12, 15 e 24.

3 Cf Sal 119,100.

4 Cf Sal 119,99.

5 Cf Sal 119,97-98.

6 Cf Gv 4,14: «Sorgente d’acqua viva che zampilla per la vita eterna».

7 Nella Colletta della memoria di S. Girolamo (30 settembre), Padre della Chiesa che ha posto al centro della sua vita la Bibbia, si dice: O Dio, che hai dato al sacerdote San Girolamo una conoscenza viva e penetrante della Sacra Scrittura, fa’ che il tuo popolo si nutra sempre più largamente della tua parola, e trovi in essa una sorgente di vita.

8 Cf Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2003, 11° edizione, n. 517.5.2, p. 979. Antonio Royo Marin (1913-2005), teologo domenicano, autore di varie opere di teologia, spiritualità e mistica cristiana. Nel testo citato Don Alberione ha trovato conferma e sostegno per il suo magistero negli anni ’60.

9 Cf At 8,31.

10 Cf Sal 63.

11 Cf Gv 8,12: «Luce della vita».

12 Cf 2Tm 3,14-15.

13 Cf 2Tm 3,16-17.

14 Cf Gv 14,6.