Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

Esercizi spirituali,
18-19 giugno 1960


I
IL LAVORO SPIRITUALE1


Il Signore vi ha preparato un bel posto, una bella casa per gli Esercizi spirituali2. E voi avete preparato il cuore alla sua grazia? Certamente il Signore ha disposto tutto quello che vuole darvi in questi santi giorni di luce e di conforto: buona volontà, grazia, santità e letizia. A noi sta portare le disposizioni. Le disposizioni sono specialmente: l’umiltà, sapere che abbiamo bisogno di tutto; la fede nel Signore che può tutto e ha già dato a voi tante grazie nel passato. Oltre la creazione, dal Battesimo ad oggi quante grazie! Il Signore vi ha scelte per essere interamente sue! Il giorno della professione è il giorno grande. L’anima si incontra con Dio per possederlo tutto e per donarsi tutta a lui per tutta la vita, in morte, nell’eternità, sempre. Portare quindi le disposizioni di umiltà e di fede.
Ora, una prima considerazione sul lavoro principale che avete da disporre in questi giorni: il lavoro interiore. Nella Congregazione, sono due gli articoli fondamentali nelle Costituzioni, due articoli che riassumono tutti gli altri e ne sono applicazioni pratiche3. Il primo articolo riguarda il fine della Congregazione: la gloria di Dio e la santificazione nostra mediante l’osservanza dei santi voti nella vita comune, cioè uniformando la nostra vita alla Congregazione, alla comunità, alle Costituzioni. Così, nel giorno della professione voi scegliete la spiritualità. Non c’è più spiritualità soltanto cristiana, spiritualità francescana o domenicana o altra, la spiritualità vostra diventa quella descritta nelle Costituzioni. Se ci si allontana
~
da lì, si rinuncia alla santità; se si segue bene quello che c’è nelle Costituzioni, ecco si assicura la santità. Che grande cosa il libro delle Costituzioni ben meditato! Questo libro, tenuto a memoria4, è considerato come il nostro direttore spirituale. Quante cose si cercano e si chiedono in giro, mentre si hanno nel cassetto! Ma più di tutto si deve avere nel cuore lo spirito paolino descritto nelle Costituzioni. Il secondo articolo poi, riguarda l’altro lavoro che è l’apostolato; ma su questo parleremo dopo.
Il lavoro spirituale in che cosa consiste? Per le anime che hanno sincera volontà di farsi sante è semplice il lavoro spirituale ed è così: primo principio, io voglio la gloria di Dio e la mia santificazione, come dice il primo articolo delle Costituzioni. Secondo, la gloria di Dio e la mia santificazione che procuro compiendo la volontà di Dio. Allora due conseguenze: prima, accetterò sempre tutto quello che vuole il Signore, la volontà di Dio, con indifferenza, sia una cosa o un’altra, essere in una casa o in un’altra, in un ufficio o in un altro. Accetterò tutto, anche la malattia, anche se sarò tenuta in meno conto. E l’altra conseguenza: compirò il volere di Dio nel miglior modo.
Quindi per chi non si vuole creare dei problemi, non vuole andare a perdere tempo in molte letture varie e seguire tanti consigli, la santificazione è semplice: primo, gloria di Dio e santità personale; secondo, questo si ottiene mediante il compimento del volere di Dio; terzo, due conseguenze: accetterò tutto quello che vuole Iddio e farò tutto il meglio possibile, ossia farò quello che vorrà Dio da me. Qui sta tutto il lavoro spirituale. Quindi, il grande principio: io devo glorificare Dio, devo farmi santa. Poi, dovunque una sia, in qualunque ufficio, in qualunque condizione spirituale o fisica una si trovi, qualunque prova riceva e qualunque difficoltà si presenti, in qualunque ambiente lavori: il volere di Dio! Questo assicura la santificazione e la glorificazione di Dio. Qui sta il principio, e le applicazioni sono: accettazione della volontà di Dio e compiere la volontà di Dio.
~
Questo richiede lavoro spirituale interno che si fa mediante la emendazione, la purificazione e mediante la conquista delle virtù e dello spirito paolino. Purificazione, emendazione dei difetti, cioè togliere ciò che è contrario al volere di Dio, ciò che è male: in primo luogo togliere il peccato. Quindi in questa prima parte degli Esercizi, esame di coscienza sul peccato, sui difetti, sulle abitudini non buone, sulla tiepidezza, sulla mancanza di spirito religioso, la mancanza di pietà, di docilità.
Togliere anche nel carattere ciò che dispiace a Dio. C’è chi ha un carattere sanguigno, chi ha un carattere collerico, chi ha un carattere più nervoso, e chi ha un carattere più flemmatico5. In ogni carattere c’è del buono e in ogni carattere ci sono anche pericoli. Togliere ciò che nel nostro carattere non va bene, specialmente se è contrario alla vita di comunità, contrario a ciò che il Signore chiede e vuole da noi in particolare. Togliere il male. Però questo lavoro si fa in modo speciale negli Esercizi e si compie poi nell’anno intiero. Sempre correggersi, sempre togliere un po’ alla volta il male. Mettere lì l’impegno.
Leggendo in questi giorni qualcosa del can. Chiesa, del quale si sta facendo il processo diocesano per la beatificazione, ho letto questo suo proposito: Se mi sfugge un atto di impazienza, metterò tutte le volte una lira in riparazione: una lira di più ai poveri o una lira di più in chiesa, per le riparazioni della chiesa. Una penitenza per chi ha buona volontà! Allora insistere sempre su quel difetto o su quei difetti che maggiormente impediscono la nostra santificazione. Certo, una suggerirebbe: Una lira è poco. Ma allora una lira era quasi il sostentamento per la giornata. A quei tempi la lira aveva un potere d’acquisto molto alto rispetto ad oggi.
Togliere il male, secondo mettere il bene. Mettere il bene significa volere vivere meglio il nostro spirito, cioè vivere in Gesù Cristo. Che Gesù Cristo viva in noi6, nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti, nella nostra volontà, nel nostro cuore. Volere solamente ciò che vuole lui, amare ciò che vuole lui, pensare ciò che piace a lui, mettere quindi ciò che è il bene,
~
tutto il bene: Gesù Cristo in noi, Dio in noi! E questo si fa poco per volta, per esempio imitare Gesù in una virtù, supponiamo l’umiltà nei pensieri, nei sentimenti, nei desideri, l’umiltà nell’azione, nel parlare. Supponiamo che sia la carità: la carità nei pensieri, nelle parole, nei desideri, la carità nelle azioni. Mettere quello che manca. Aumentare il bene un poco, giorno per giorno, con sforzo.
Allora, gli Esercizi vengono poi a concludersi con due propositi oppure un proposito e un programma. Il proposito riguarda la nostra vita individuale: lo spirito di fede o lo spirito di pietà, l’obbedienza o la pazienza, secondo la virtù che più ci è necessaria. E la seconda parte dei propositi, che si chiama anche programma: Come farò il mio ufficio? E allora, se una è studente, se una è in tipografia, se una va in una casa ed ha l’ufficio di propaganda, se una attende al cinema, ecc., vedere l’ufficio e le relazioni con le persone che sono in casa, quindi la vita comune. Perciò i propositi hanno due parti: una parte riguarda la persona stessa, poiché il Signore ci chiederà conto delle grazie ricevute che ci devono portare alla santità; e secondo, ci chiederà conto di quello che dovevamo fare nella nostra missione particolare. Allora, gli Esercizi si devono finire con quel proposito, con quel programma che sarà benedetto da Dio anche per mezzo del confessore. Quindi un aumento di grazia per osservarli.
Ora però al punto in cui siete, mi pare che una parte di voi entrerà in noviziato e un’altra parte sta per concludere il noviziato, è così? Allora, l’attenzione particolare va sull’osservanza. Per chi deve cominciare il noviziato, capire bene le Costituzioni. E il proposito principale è: Nel noviziato prenderò tutto ciò che mi daranno, sia che riguardi la scuola di ascetica o sui voti, sulla liturgia o sul catechismo, ma in particolare sulle Costituzioni; sia ciò che mi daranno come indirizzo, come correzione, e poi ciò che riguarda l’osservanza del silenzio e la pratica dell’obbedienza e della pietà, come stabilito per il noviziato. Mi farò aiutare, nella maniera che è possibile, da Dio, da Gesù, da Maria Regina, da S. Paolo, e anche da chi dirige e guida il noviziato, perché mi illumini, mi corregga, mi incoraggi, mi sostenga, perché, in sostanza,
~
mi porti a essere quel che devo essere, ossia essere una buona religiosa. Entrate in noviziato buone cristiane, dovete uscirne buone religiose.
E perché si riesca buone religiose, nel noviziato si devono praticare le stesse cose che si dovranno praticare quando si è poi suore. Quindi l’osservanza: povertà, castità, obbedienza e vita comune, non per voto, perché non c’è ancora, ma per virtù, provando così a vivere già la vita paolina. Alla fine potrete dire: Questa vita mi soddisfa, mi piace. Questo è il segno della vocazione: l’avete provata, vi piace. Il Signore vi benedica, e andate avanti, fate il passo decisivo. Se volete essere fedeli, e cioè se volete risolvere di prendere questo modo paolino di vivere, allora si fa il passo innanzi7.
Dunque, negli Esercizi si dispone il programma e si dispongono i propositi. Per chi invece deve fare la professione, certamente già si impegna, e allora ricordando l’istruzione avuta nel noviziato, negli Esercizi si riassumono queste istruzioni con il pensiero, si deduce quel che ci ha fatto più bene e quello che ci è sembrato più importante, e si fissa nello scritto. Quando avrete fatto la vostra professione, quello deve essere ciò che rileggerete almeno nel ritiro mensile, meglio ancora per la Confessione settimanale: Come ho vissuto la vita paolina, la vita che ho imparato durante il noviziato?
Questo, in generale, è il lavoro interiore, ma bisogna sempre che sia controllato, e che ci rendiamo conto se progrediamo o non progrediamo. Se uno deve andare, supponiamo da Roma ad Albano e sta fermo sulla strada, non ci va. Dovete andare alla perfezione, cioè tendere alla perfezione, lavorare per la perfezione, imitare Gesù e allora bisogna muoversi. Vedere se si progredisce in ogni Confessione e constatarlo: Ho progredito o non ho progredito; Ho osservato i miei propositi o non li ho osservati. Progredire vuol dire progressus, fare dei passi. Ma se uno non migliora, sta fermo, non fa dei passi, non arriva alla santificazione, secondo il primo articolo delle Costituzioni. Di conseguenza, rendersi sempre conto, non dimenticare la
~
nostra anima. Non dimenticare l’obbligo stretto che una persona, fatti i voti, ha di tendere alla perfezione.
Deve essere questo il pensiero predominante: Camminare! Rendersene conto ogni settimana e specialmente ogni mese. Dovrebbe essere la prima cosa che si dice in confessionale, come un rendiconto: Ho fatto qualche passo o non ho progredito; oppure ho progredito, forse mi manca ancora molto, perché il lavoro non fu fatto tutto bene. Allora, quando ritornerete tra un anno per i vostri Esercizi spirituali, considerando tutto l’insieme, si potrà dire una parola con maggior chiarezza: Grazie a Dio, ho progredito, ho osservato il primo articolo delle Costituzioni, ho sempre teso verso la santità, verso la perfezione; oppure ho fatto un po’ meno. E se poi uno avesse fatto niente? Notare sempre questo: il primo anno dopo i voti è molto decisivo, secondo il passo che uno prende. Se uno prende un passo lento, va lento, fa poca strada; se uno prende un passo svelto, va svelto e fa più strada. Se uno sta fermo, non fa strada, non cammina.
È decisivo il primo anno, si prende un po’ la piega. È decisivo in quanto avrà influenza su tutto il corso della vita. Guai a lasciarsi un po’ andare nel primo anno! Si sa già che la vita riuscirà più difficile. È vero che si potrà sempre ritornare a posto, riprendere la strada e dire: Voglio guadagnare il tempo perduto, riguadagnarlo con più fede, con più amore a Dio, ma sarà una difficoltà molto forte allora. Se invece si conserva e si aumenta il fervore del noviziato, allora il cammino sarà tutto buono, come uno che parte con una macchina buona, ben fornita di benzina, di olio, di gomme e di tutto quello che nella macchina è necessario. Guai a lasciarsi cadere nel primo anno! Se in qualche momento sentiste un po’ di rimorso e sentiste un po’ diminuire il fervore con cui siete andate all’altare a fare la professione, ricordatevi di tenervi in relazione con la Maestra del noviziato. Vi sarà di grande aiuto avvertire il primo pericolo e subito notificarlo, subito dare l’allarme a voi stesse, in sostanza: Vigilo? «Vigilate et orate»8 è il precetto, è l’ammaestramento di Gesù Maestro.
~
Questo è il lavoro principale: il lavoro interiore, sì. Come si deve fare? Poche parole. Ci vogliono due cose: la preghiera e la buona volontà. L’andamento sarà in proporzione della preghiera; le difficoltà si superano mediante la preghiera; la via si facilita e si abbrevia anche mediante la preghiera. Ma non da soli: «Non ego autem, sì io, ma non da solo: Gratia Dei mecum: La grazia di Dio con me9. Perciò la volontà e la preghiera insieme, la preghiera che ottiene la grazia, l’aiuto di Dio. Mai lasciar cadere la preghiera. Il giorno in cui si lasciasse un po’ cadere la preghiera sarebbe un principio del quale non si vede la fine, cioè non vediamo dove ci conduce.
Può anche essere che ci sia più spinta all’apostolato, al fare. La suora ha diritto al tempo di pregare, e pregare come è scritto nelle Costituzioni, però ha anche l’impegno di mettere la buona volontà e pregare davvero! C’è un modo diverso di fare la pietà in chi è fervoroso e in chi è tiepido. Vi è chi utilizza al massimo il tempo della Visita, e chi invece va vagando con la mente e la Visita poi non la fa del tutto bene. Oppure perde un po’ di tempo, e la Visita magari, perché si è vagato con la mente e con il cuore, e volontariamente, allora si è perduto del tempo e la Visita si ridurrà di quel tempo che è stato perduto.
Le due condizioni per il progresso sono: la preghiera e la buona volontà. La buona volontà sempre. E quando ci accorgiamo che subentra un po’ di tiepidezza, ordinare subito questo: una Visita al SS.mo Sacramento per riprendere il fervore o fare una Confessione con più attenzione, con maggior dolore, e ricorrere a chi può aiutarvi. Non restare lì incerti e fermi.
Ecco, questo può essere un buon principio per i vostri Esercizi. Seguite quanto vi è già stato detto ieri nell’introduzione, e certamente questi giorni vi porteranno tanta letizia, tanta buona volontà.
~

1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) il 18 giugno 1960 in occasione di un corso di Esercizi spirituali alle novizie in preparazione alla professione religiosa e alle candidate al noviziato. Trascrizione da nastro: A6/an 81b = ac 137a. Stampata in un trentaduesimo.

2 Cf ES, 24 gennaio 1960, II, nota 2.

3 Cf Cost’53, artt. 1 e 2.

4 Gli articoli delle Cost’53 da ritenere a memoria furono pubblicati in un estratto, formato cm 8x6, dal titolo: Alcuni articoli delle Costituzioni da sapersi a memoria, Tipografia Figlie di San Paolo, Roma [s. d.], pp. 70.

5 Cf med. 21, nota 5.

6 Cf Gal 2,20.

7 “Se intendete perseverare nella vostra decisione, in nome di Dio, fate un passo avanti”. Cf Rituale della professione della Pia Società Figlie di San Paolo, Figlie di San Paolo, Roma 1945, p. 42.

8 Cf Mc 14,38: «Vegliate e pregate».

9 Cf 1Cor 15,10.