II
LA PROPAGANDA1
In preparazione alla Pasqua, la liturgia ci ha fatto celebrare il Natale. Ora la liturgia ci prepara a celebrare il mistero della redenzione e della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Nell’Avvento abbiamo prima atteso la venuta, la venuta del Figliolo di Dio; nel Natale abbiamo celebrato la sua nascita; e nel terzo tempo abbiamo cercato di ricavare i frutti da quel mistero di amore che è il Natale. Ma il Natale è per la Pasqua, cioè il Figliolo di Dio si è incarnato, ha preso un corpo ed un’anima come abbiamo noi, per morire sulla croce, perché come Dio non poteva morire.
Quindi il ciclo natalizio ci prepara al ciclo pasquale, che pure ha tre parti: quelle che chiamiamo la preparazione, ed è il tempo di Settuagesima2, oggi è la terza domenica; poi vi è il tempo di Quaresima, quattro domeniche; infine vi sono le due domeniche di Passione: la domenica che chiamiamo propriamente di Passione e la domenica delle Palme. Quindi la domenica di Risurrezione. La Settimana Santa celebra, con grande solennità nella liturgia, la redenzione operata dal Figliuolo di Dio incarnato, mediante la sua passione e morte. Seguono le feste pasquali. Il Tempo Pasquale dura parecchi giorni, quindi ci troveremo di fronte al Tempo di Pentecoste: la Pentecoste con tutte le domeniche che la seguono, e sono circa metà dell’anno.
Ora celebriamo la preparazione alla Pasqua. Nel tempo di Quaresima, [curare] particolarmente le piccole mortificazioni,
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sempre obbligatorie, poi le mortificazioni di consiglio, quelle che noi siamo capaci di fare. Le mortificazioni obbligatorie sono quelle che riguardano i nostri doveri interni ed esterni. Vi sono poi mortificazioni di consiglio che si possono scegliere liberamente, ma prima far sempre posto alle mortificazioni obbligatorie.
La devozione di questo tempo qual è? Fino alla domenica di Passione la devozione principale è al Divino Maestro. Questo è il periodo che meglio ci presenta l’insegnamento, la predicazione di Gesù nella vita pubblica. Quindi le domeniche nel Vangelo ci presentano la dottrina, e nelle epistole la Chiesa ci fa considerare che cosa significa la vita cristiana. Nella predicazione di questo tempo, viene onorato di più il ministero pubblico di Gesù. D’altra parte, si è soliti celebrare, predicare nelle grandi chiese il quaresimale3, nelle parrocchie si fa il catechismo, dovunque ci sono Esercizi o tridui di preparazione alla Pasqua. Tutto questo serve a onorare, ricordare il magistero di Gesù, perciò specialmente adesso [seguire] la devozione al Divino Maestro. La predicazione è distribuita in tre anni e un po’ di più. Nel messalino, quando si tratta di una edizione un po’ più completa, si descrive quali sono stati i principali discorsi, le principali parabole, i principali miracoli nei tre anni della vita pubblica, finché arriviamo alla Pasqua: «Ecco che andiamo a Gerusalemme e il Figliolo dell’uomo sarà tradito, consegnato ai gentili, sarà sputacchiato, flagellato, condannato a morte e crocifisso4. Nello stesso tempo, però, si annunzia sempre ciò che conferma la redenzione, cioè la risurrezione di Gesù Cristo. Egli si è mostrato Dio: come uomo ha sofferto per noi e come Dio ha dato un valore infinito alle sue sofferenze.
Quindi, in questo periodo è utile dare uno sguardo a ciò che facciamo per onorare e imitare il Maestro Divino che predica. Noi diciamo: Per admirabilem praedicationem tuam, libera nos, Domine: Per la tua ammirabile predicazione... Ed è utile che nelle case più numerose alla sera, se vi è la Benedizione, si canti oppure si recitino le Litanie degli scrittori, o Invocazioni
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per gli scrittori5: sono suppliche indirizzate al Maestro Divino, affinché il nostro apostolato sia compiuto bene.
L’apostolato, come avete tante volte considerato, si compone di redazione, di tecnica e di propaganda. Certamente, l’apostolato comincia dalla redazione. La redazione ci dà, ad esempio, un articolo, un libro, ma poi si moltiplica per mezzo delle macchine, quindi la parte tecnica. Poi viene la diffusione, e questa è la parte che fa arrivare la parola di Dio alle anime. Perciò la propaganda ha tutto un valore particolarissimo. Certo, se redazione, tecnica e propaganda sono ben associate e fanno ciascuna bene la propria parte, certamente l’apostolato sarà più utile, sarà meglio accolto e porterà più serenità, più luce e incoraggiamento a tutti questi uomini che camminano verso l’eternità e sono, tante volte, disorientati da idee e da dottrine, ideologie false. Tante volte sono disorientati dalla violenza delle passioni, ma più ancora sono disorientati, perché mancano di preghiera. Se si pregasse: da Dio tutto, senza Dio nulla quanta salvezza! Saranno ottimi tecnici, ottimi insegnanti, saranno ottimi dottori, ecc., ma se manca la preghiera, la vita morale, la vita soprannaturale non può esserci.
La vita spirituale e soprannaturale dipende nel suo inizio dal Battesimo, e perché questa vita sia conservata e dia i suoi frutti e porti la vita presente a una buona conclusione, ci vuole la preghiera. È necessario pregare e non cessare mai6. Pregare ogni giorno, ogni settimana, ogni mese. Per quanto noi possiamo contribuire, cerchiamo di dare ciò che conferma la fede o istruisce nella fede; cerchiamo di dare quello che si deve fare per mezzo dell’osservanza dei comandamenti, della pratica delle virtù e cerchiamo di dare ciò che è per la liturgia nelle sue varie parti, e anche per la preghiera individuale, personale.
Ora, delle tre parti si può fare un paragone, quale sia più necessaria, quale produca maggior frutto. Paragoniamo questo al nutrimento spirituale. Dobbiamo portare il nutrimento spirituale alle anime per mezzo della verità e di tutto ciò che
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porta a professare la verità, a seguire i comandamenti di Dio. Ad esempio, il pane che viene preparato: prima, si prende la farina e si riduce in pasta, poi si cuoce e poi si distribuisce alle persone, affinché possano nutrirsene. Si può paragonare questo al lavoro dell’apostolato. Prima c’è la redazione che si può paragonare al mettere la farina perché essa venga ridotta in pasta e vi si metta dentro il lievito che la faccia fermentare. La tecnica poi si può paragonare alla cottura della pasta ridotta in piccole parti, in pani.
Quindi, la distribuzione si può paragonare alla propaganda. Se tutte e tre sono fatte bene, Deo gratias! Tuttavia il lavoro di propaganda finisce per diventare il migliore. E le propagandiste hanno la parte migliore! Poiché ci possono essere delle ottime scuole di teologia, ma quelle che studiano sono poche, bisogna che ci siano delle ottime catechiste. Ci possono essere molti e bravi redattori, e brave redattrici, ma chi porta poi il foglio o il libro alle persone, e lo fa arrivare, come ad esempio alla catechista, è la propagandista.
Sì, portarlo alle anime e proporzionarlo, perché noi dobbiamo considerare tre cose: quello che si deve dare; si deve dare ciò che ci ha già dato Gesù Cristo, ciò che ha insegnato lui. Il modo di darlo, e cioè darlo come lui l’ha dato con quella grazia, quella semplicità con cui egli ha parlato. E poi badare a chi si dà, cioè noi dobbiamo dare ai bambini, ai fanciulli; ai giovani, agli uomini che già stanno per sistemarsi nella vita; ai padri, alle madri di famiglia; ai professionisti vari, a tutti coloro i quali sono viatori. Viatori, vuol dire coloro che camminano, che fanno la via che conduce al cielo, verso l’eternità. Quindi il grande merito delle propagandiste!
Tuttavia occorre sempre che questo lavoro proceda da cuore buono, da intenzione retta e da zelo apostolico. Cuore buono, in grazia di Dio, quando l’anima è penetrata dalla grazia di Dio: intenzione retta. Non vi ho mandati per altro, ma: Da mihi animas, cetera tolle7.
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L’Istituto deve pure ricevere le offerte, perché se cessasse il pane quotidiano cesserebbe l’apostolato, come se cessassero le entrate al clero cesserebbe l’apostolato sacerdotale, non potrebbe continuare. Occorre sempre che il clero abbia il sostentamento per elemosine o per altre vie che si possono sempre paragonare alle elemosine, alle offerte. Ma l’intenzione è di dare quello che vuol dare l’Istituto: Gesù Cristo, Via, Verità e Vita. Per chi battezza, l’intenzione del Battesimo, perché valga, è di voler fare ciò che fa la Chiesa battezzando. Ci può essere qualche persona che questa intenzione un poco la dimentica, ma l’intenzione della librerista, della propagandista è quella di fare ciò che è il fine dell’Istituto, ciò che vuole l’Istituto: portare la verità alle anime, portare l’insegnamento di Gesù Cristo, anzi il Vangelo stesso di Gesù Cristo, che può essere dato nel suo testo e può essere dato in tante forme, in tanti commenti e in tanti libri di cultura religiosa, ecc. L’intenzione retta e quindi con zelo apostolico, poiché questa è la vocazione.
Il secondo fine per cui siete entrate nell’Istituto è portare la verità alle anime con i mezzi moderni. Altrimenti una poteva anche essere catechista e dare la verità per mezzo dell’insegnamento orale, anziché scritto, stampato. Anche questo apostolato deve essere industrioso! Il parroco deve sempre insistere che i genitori mandino i bambini al catechismo, che i giovani vengano alle conferenze per la loro età, che i padri e le madri partecipino alle conferenze, … per le varie categorie. Così noi dobbiamo sempre insistere che tutti prendano e leggano. Questa insistenza è ragionevole, entra nei doveri della Figlia di San Paolo. Ma essere industriose vuol dire anche trovare sempre nuovi mezzi. Certo, la libreria è un centro di irradiazione di verità; è certo che la propaganda capillare o individuale è una missione grande e faticosa; è certo che la propaganda collettiva in generale porta maggiori frutti e, forse, risparmia anche fatiche. Ma vi è un senso che ancora deve essere maggiormente penetrato e cioè il senso della cooperazione.
Occorre cercare cooperatori e cooperatrici. Quando si parla di cooperatori si pensa, generalmente, a offerte che si aspettano. Questa è la terza cosa, perché quando si deve fare una chiesa, supponiamo, ci vogliono le offerte. Adesso dovremmo
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fare per l’altare a S. Paolo e l’altare al Divino Maestro nella chiesa Regina Apostolorum8. Di fronte al discepolo ci deve essere l’altare del Maestro, che si guardino in faccia. Per quest’anno e per il prossimo anno, cercare le offerte. D’altra parte quest’anno si celebra il XIX centenario della venuta di S. Paolo a Roma. Oggi siamo nel 1960. Nella primavera del 61 S. Paolo è arrivato a Roma, questo detto tra parentesi.
Diventare industriosi nel farsi cooperatori e cooperatrici. In ogni parrocchia, in ogni paese dovrebbe esserci sempre una cooperatrice, un cooperatore in continuità, tutto l’anno, perché il cooperatore può cooperare in tre modi: la preghiera, l’opera, l’offerta. L’opera, cioè continuare, aiutare l’opera della suora. Si troveranno certamente delle difficoltà, e dov’è che non si trovano difficoltà? Il bene costa sempre fatica, perché se uno asseconda la corrente delle acque, è trascinato al mare, anzi va giù; ma se uno va contro la corrente, deve sforzarsi e lavorare con energia per spingere la barca. Studiare bene, metterci molta testa, più ancora che fatica fisica. Questo va studiato e deve essere preceduto dalla preghiera perché il Signore ci faccia scoprire persone di aiuto. Certo è un grande merito quando si chiama una giovane a farsi suora, quindi si coltiva la vocazione. Ma è anche grande merito, per coloro che non possono seguire la vita religiosa, che cooperino almeno all’apostolato. Cooperatori: per questo sono stati istituiti e sono arricchiti di indulgenze. Molto si è già fatto per la diffusione passando di parrocchia in parrocchia, forse avremmo dovuto mettere un po’ più l’accento su questo punto.
L’altra cosa che volevo aggiungere è: dare grande importanza alle biblioteche parrocchiali e ancora di più alle biblioteche familiari. Notiamo che se la biblioteca è messa in casa, in certe ore libere o in certe ore di riposo è facile che si prenda un libro e si legga. È come una luce portata in casa: «Ut luceat omnibus qui in domo sunt: Affinché faccia luce a tutti quelli che stanno in quella casa9. Perciò ci vogliono sempre libri di religione, poi libri scientifici che riguardano diverse categorie
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di persone, il ceto di persone a cui ci rivolgiamo. Poi ci sarà la lettura amena e ci saranno anche libri sacri o di ascetica, oppure libri di preghiera, come il messalino, ecc.
Allora: «Luceat omnibus qui in domo sunt», perché vi sia là come una lampada accesa a far chiaro, ad illuminare le persone che sono in famiglia, nella casa, «in domo sunt». Bisognerà fare questo con molto criterio, con pazienza, senza abbandonare la biblioteca, ma si continuerà a corrispondere per mezzo di fogli per notificare le novità, i libri più utili, ecc. Così anche in altri modi, con la corrispondenza, per mezzo di lettera.
Se facciamo i calcoli, in Italia come stiamo riguardo la propaganda, bisogna dire che, come idea generale, anche quest’anno si è fatto un progresso buono sotto duplice aspetto: primo nel dare i nostri libri, e secondo darne di più. Dare i nostri, perché se noi fossimo libreriste, propagandiste che diffondessero in primo luogo i libri di case editrici varie, noi faremmo un bel negozio, ma non faremmo l’apostolato. Dare alcune cose è giusto e buono, perché vi sono delle necessità che i sacerdoti o i fedeli hanno, quindi è utile procurare quel minimo [di altre edizioni], ma dovunque si può sostituire [con le nostre]. Se noi comperiamo per vendere, siamo negozianti. Cosa farebbero gli ebrei? Comprano i crocifissi, i catechismi per venderli dove i catechismi sono cercati e i catechismi vengono comprati. Tenere sempre presente che questo fa parte veramente dello spirito. Il primo elogio che hanno fatto delle Costituzioni presentate nel 1926-2710: Avete provveduto a tutto, e cioè alla redazione! Se no come starebbe una Congregazione che compra e vende libri di produzione altrui?
Bisogna che ci mettiamo a posto riguardo gli oggetti religiosi. Poco per volta bisogna che la maggior parte o sia di propria produzione o che si riduca a quella misura per cui facciamo un servizio limitato alle persone, al clero, ai fedeli che ne hanno bisogno.
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Ma la seconda cosa che volevo dire riguardo a questo è che ci facciamo dei meriti, che amiamo davvero il Signore, che vogliamo proprio dare Gesù. Certamente vi sono anche dei libri di lettura amena, ma vanno proporzionati e dati in quella misura che serve ad evitare peccati, non in misura che, qualche volta possano procurare nube in un’anima.
Se guardiamo il resoconto dell’anno precedente, non il ‘59, ma il ‘58, perché non ho ancora il ‘59 sott’occhio, si erano visitate all’incirca seimila parrocchie, il che vuol dire un quinto delle parrocchie d’Italia. Un quinto! E nelle parrocchie visitate, coloro che formano la parte più distinta, che hanno più influenza nella società, sono maestri, medici, avvocati, persone in generale qualificate, persone distinte, ma è lì che si diffonde il meno. Quindi ora come ci troviamo se noi arriviamo a un quinto dell’Italia? Vuol dire che, nonostante che in Italia lavoriamo in tante persone, sia da parte maschile e sia da parte femminile, non abbiamo ancora conseguito che arrivi una parola buona a ognuno, a tutte le famiglie, a tutti gli uomini, specialmente i padri di famiglia e a quelli che hanno più bisogno.
Allora siamo stati costretti, a malincuore, a prendere dei laici, ma bisogna che arriviamo [a tutti]. Altrimenti se non si fanno i cooperatori e le cooperatrici propagandiste, se non si possono visitare tutte le famiglie e non si ha influenza su certe persone, perché non è dignitoso che la suora a volte faccia certe insistenze. Allora dobbiamo sederci e dire: Lasciamo che l’acqua vada per la sua china? D’altra parte è chiaro, altrimenti sarebbe una deficienza grave per la nostra missione e per la nostra tranquillità in punto di morte. Voi siete giovani, ma io che sono più vecchio ormai devo pensarci, devo presentarmi al tribunale di Dio, e quindi richiamare [l’apostolato] sulla [giusta] via. Almeno in Italia si arrivi a tutti! Poiché le altre nazioni hanno un gruppetto di suore più o meno numeroso. Si capisce, in qualche luogo è già più numeroso, come Giappone, Argentina, Brasile, Stati Uniti e altre regioni con cui non è il caso che io faccia il paragone adesso. Ma almeno in Italia, con
tante persone...
Allora piangere sempre del bene che non viene fatto e non del bene che viene fatto da qualcuno o da qualcun’altro!
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Tuttavia, direte: Ci sono degli inconvenienti. Certamente, e quindi non si è fatto questo passo finché non si è veduto che era proprio necessario, ma gli inconvenienti cerchiamo di ridurli al minimo e di portare al massimo il nostro lavoro. Ora vedo che per sovrastarci, proprio gli editori che hanno più libri che sono contro la morale cristiana, contro la fede cristiana, contro la pietà, la virtù cristiana, stanno lavorando con altissime somme che spendono per preparare Bibbie. Entriamo dovunque e passiamo per primi, per quanto è possibile alla nostra povera fragilità.
In questo tempo di Quaresima, fino alla domenica di Passione, quando si comincerà a meditare soprattutto la passione, i dolori del Salvatore, la sua condanna, il suo viaggio al Calvario, la sua crocifissione e morte, in questo tempo onoriamo il Maestro Gesù, primo con la preghiera, secondo con la meditazione dei Vangeli e delle Epistole delle Messe, in Quaresima ci sono anche le messe proprie delle ferie, meditarle; e poi con l’apostolato sempre più fruttuoso, più santificato, più largo possibile.
Creare delle industrie. Non si può andare in propaganda pensando ad altro, ma si va con la mente fissa su ciò che si ha da fare: Questo è amor di Dio! Quando la vostra mente si impegna a cercare nuove industrie per arrivare a tutti, allora la nostra mente si trova veramente unita a Dio, perché l’unione con Dio non è solamente di mente o di cuore o di volontà, ma deve essere unione di tutto. Se noi pensiamo e ci muoviamo per compiere l’apostolato, la mente, noi medesimi e tutto il nostro essere è unito a Dio, perché l’unione con Dio riguarda Dio direttamente o quello che è la sua volontà, cioè le opere che sono di sua volontà. Siccome tanto fate e tanto pregate per compiere bene la vostra missione, meritate molta grazia in questi giorni e credo che ne abbiate ricevuta tanta. Vi do la benedizione, che possiate portarla anche alle vostre sorelle dovunque andrete dopo gli Esercizi.
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) il 26 febbraio 1960. Trascrizione da nastro: A6/an 76b ac 130a.
2 Prima della riforma liturgica del Vaticano II, dopo le feste del Santo Natale, nel Rito Romano c’erano le domeniche di preparazione alla Quaresima: Settuagesima, Sessagesima, e Quinquagesima. La settimana seguente alla Quinquagesima terminava con il Mercoledì delle Ceneri, inizio del tempo di Quaresima.
3 Serie di prediche, tenute una o più volte la settimana da un sacerdote nel tempo di Quaresima.
4 Cf Mc 10,33.
5 Cf Litanie per la formazione dei promotori della comunicazione sociale, LP, ed. 2011, pp. 227-230.
6 Cf Lc 18,1.
7 Cf Gen 14,21: «Dammi le persone e togli il resto». Questo versetto richiama il motto usato da S. Giovanni Bosco (1815-1888) per indicare la mistica del suo apostolato.
8 Cf med. 4, nota 5 e 6.
9 Cf Mt 5,15.
10 Il 30 luglio 1926 per diretto intervento di Pio XI viene autorizzato l’inizio del ramo maschile della Famiglia Paolina in Congregazione religiosa di diritto diocesano. Mons. Francesco Re, Vescovo di Alba, concede l’approvazione del primo testo delle Costituzioni della Pia Società San Paolo il 12 marzo 1927. Cf A. C. Martini, o. c., pp. 154-158.