Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III
MARIA REGINA1


Questo è il giorno tanto bello, tanto santo, il giorno in cui la Chiesa considera e onora Maria Regina del mondo2. Il titolo comprende: Regina prophetarum, Regina apostolorum, Regina angelorum, Regina martyrum, Regina confessorum, Regina sanctorum omnium. Allora, essendo anche la chiusura del mese di maggio, offrire quel mazzo di fiori che siamo andati preparando lungo il corso dei trentun giorni. Insistere per quelle grazie che particolarmente abbiamo riconosciuto maggiormente necessarie per ognuno. Nello stesso tempo proporre di continuare nella devozione a Maria. Maggio è un mese, ma per i devoti di Maria non è soltanto maggio il mese mariano, ogni mese dell’anno è mariano.
Sempre con Maria, perché il Signore Gesù ha voluto condurre la sua vita terrena, dal momento dell’Incarnazione, al momento in cui: «Inclinato capite emisit spiritum3. Volle che Maria accompagnasse la sua salma anche al sepolcro. Questo perché Gesù è la Via. Egli ha insegnato a noi a percorrere la via, e cioè come ha voluto mettersi accanto a Maria, dipendere da Maria in tante cose: essere educato, accompagnato fino all’età matura da Maria, durante il ministero pubblico e nella stessa passione. Questo è Via, cioè fare, seguire quello che ha fatto Gesù che ha voluto essere accompagnato da Maria.
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E anche noi sempre con Maria, sempre da Maria, sempre in Maria, sempre per Maria. Sarà molto più facile la vita religiosa, molto più serena, e sarà maggiore il frutto dell’apostolato. La devozione a Maria Regina degli apostoli ha quattro parti: conoscerla, amarla, pregarla, zelarla. Zelare il culto, l’amore e la devozione a Maria. E speriamo tanto! Questi Esercizi si chiudono proprio mettendo tutti noi sotto il suo manto: Sub tuum praesidium confugimus. Ci mettiamo sotto la tua protezione, o Maria!
Quest’anno ricordiamo la venuta di S. Paolo a Roma. Egli è partito, secondo gli storici più accreditati, nel 60 dall’Oriente, ha fatto naufragio presso Malta. Svernato poi a Malta, nella primavera del 61 continuò il viaggio incatenato, fino a Roma. A Malta le celebrazioni di questo avvenimento sono già a buon punto e a Roma sono cominciate, ma specialmente devono venir ricordate e celebrate nella primavera del 1961.
Noi, per ricordare questo avvenimento, dobbiamo fare una cosa che resti come ricordo stabile: l’altare a S. Paolo nel santuario [Regina Apostolorum]. Siccome però non andrebbe bene, per chi entra in chiesa, vedere soltanto un altare a destra e non vederne uno a sinistra, e d’altra parte il discepolo richiede il Maestro, quindi oltre all’altare a S. Paolo, di fronte ci sarà l’altare al Divin Maestro. Per quanto riguarda la spesa, la dividiamo: la Pia Società San Paolo sostiene la spesa per l’altare a S. Paolo, e le Figlie hanno già accettato di sostenere la spesa per l’altare al Divino Maestro. Così il santuario, che è specialmente a vostro servizio va abbellendosi, completandosi poco per volta.
Ricordo che nei primi anni, dal 1915 in avanti, mi si domandava e mi si faceva osservare: Perché chiamare Maestra la superiora e Maestre persone che a volte non hanno studiato?. Sì, forse sanno meno di ciò che riguarda le scienze civili, ma hanno da sapere e da fare da Maestre in altre cose, prima di tutto nello spirito, cioè nel lavoro di perfezionamento, di santificazione. Precedere! La Maestra, se è completa, compie interamente le quattro parti: la parte spirituale, intellettuale, apostolica, la parte economica e umana. La Maestra, quando incomincia [il suo servizio], deve studiarsi bene l’ambiente, le
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persone con cui ella dovrà convivere e con le quali deve collaborare per la vita religiosa e per la vita apostolica. Poi, farsi bene l’idea, voglio dire, prendere conoscenza dell’ambiente esterno e dell’andamento, delle difficoltà e dei mezzi di apostolato, degli aiuti che si incontrano, dei risultati, ascoltando coloro che sono già un po’ più al corrente. Deve sapere che il suo primo compito è di [aiutare] le persone che ha con sé a santificarsi.
In casa non si parli soltanto di propaganda o di cose che non hanno vero interesse per noi, ma l’argomento principale sia sempre ciò che riguarda noi stessi, le nostre cose, i mezzi che abbiamo, come si svolge la parte spirituale e la parte apostolica; le meditazioni, i ritiri mensili, le pratiche quotidiane, quindi le Confessioni, cioè le pratiche settimanali e le pratiche annuali, oltre che le pratiche mensili. Sempre aiutare, incoraggiare, ascoltare. L’ultima parola sia sempre di incoraggiamento, anche quando si ha da correggere, sempre terminare con una parola che dà speranza, che dà fiducia, eccetto casi straordinari.
Quindi alimento abbondante. Ricordo che una volta, venendo un visitatore presso le Figlie di San Paolo e facendo il giro della casa, prendeva appunti e subito, quasi il primo appunto era: Pane spirituale abbondante. Notava che nella Casa generalizia a Roma si dava un pane spirituale abbondante: predicazioni, funzioni e tutto ciò che è alimento spirituale. Che nelle case il pane spirituale abbondi sempre!
Se c’è la prudenza, se c’è veramente lo spirito materno, la superiora, la Maestra non tarda a conquistare la fiducia. La fiducia però non si impone, bisogna guadagnarsela con la pazienza, dare buon esempio, sopportare, aiutare, con l’interessarsi, cominciando dalle cose che riguardano la salute e le difficoltà che si incontrano: cuore materno! Domandare il cuore materno di Maria, la quale quando hanno condannato a morte il suo Figliuolo, non stette ritirata in casa, raggiunse Gesù che portava la croce sulla via del Calvario e lo assistette nei momenti dolorosi. Cuore materno, sì. Domandare questa grazia a Maria: possedere un cuore materno, un cuore che si interessa delle anime di coloro che convivono, di coloro che le sono
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affidate. Che si interessi delle anime! Quando, ad esempio, ritornano dalla propaganda oppure quando si sente che hanno qualche scoraggiamento, specialmente le giovani. Quando fanno la professione oppure sono da poco vestite4, non è che siano definitivamente formate. La formazione è in corso. E quando finisce la formazione? Quando saremo in paradiso, cioè «conformes fieri imagini Filii sui5. E cioè: conformarsi, quindi formazione, finché siamo preparati per il cielo. Naturalmente per fare tutto questo, la Maestra ha bisogno di maggiore preghiera, se sta molto unita a Dio, trova lì le cose da dire.
Il can. Chiesa nella sua vita ha scritto trentotto libri e cinquantanove opuscoli, centouno in tutto. Quando gli si chiedeva un libro, un opuscolo, subito si metteva a riflettere, poi lo prometteva. Quindi per una giornata, una settimana, un mese, secondo l’importanza di ciò che doveva scrivere, l’adorazione era rivolta lì, per prendere da Gesù le ispirazioni, i lumi; poi si metteva all’opera. Sempre consigliarsi con Gesù! Non molte parole, ma l’amico nostro è Gesù che sta continuamente lì in casa e attende. Il Maestro vuole comunicare in primo luogo con la Maestra, che ha una posizione di privilegio, ma anche di maggiore responsabilità. Se la sua responsabilità viene sostenuta bene, maggior merito, premio più grande in paradiso. Tutto passi davanti a Gesù. Tutto, sia che si tratti delle persone, dell’apostolato, oppure delle relazioni, delle librerie, della diffusione, del cinema, ecc. Seguire le singole persone, particolarmente quelle che lavorano in posizioni un po’ difficili o con responsabilità delicate. Aiutare, aiutare!
Le cose esterne sono anche necessarie, ma quello che è in primo luogo da fare, è la cura dello spirito, dell’apostolato e la cura intellettuale, secondo quello che viene detto dalla Prima Maestra o da chi è incaricato da lei. Si spieghino le cose, le circolari, poi ciò che è indirizzo per l’apostolato, ad es. Il Raggio6, e si prendano queste cose come comunicazioni del volere di Dio, dette e volute dal Signore per una maggiore perfezione.
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Per ottenere questo, dobbiamo sempre pensare: Se vogliamo essere obbediti, dobbiamo obbedire. Questo è il modo per ottenerlo. Primo, perché quando uno obbedisce sa comandare; secondo, perché c’è la grazia che è premio di chi è obbediente. Come chi sa pregare, poi può inculcare la preghiera. Quando si prega, si ha la grazia che la parola di raccomandazione venga accettata. Soprattutto precede il buon esempio. Meno parole e molti fatti.
Il can. Chiesa, tra i ricordi che ha lasciato nel tavolino, e trovati dopo la sua morte, c’era questo: Non voglio che coloro che troveranno i miei scritti, che apriranno questo cassetto, trovino soltanto delle opere da fare in futuro o degli avvisi da dare agli altri, no. I miei pensieri devono risultare dai fatti: se vedo che una cosa è utile devo farla, non soltanto pensarla e neppure soltanto raccomandarla agli altri. Prima farla. Allora, se noi andiamo avanti bene con questo spirito, le case saranno serene, e nella serenità si sta anche meglio di salute.
Poi ricordo quello che è avvenuto nel 1917-1918. Allora la guerra era più che a metà, e sempre si chiamavano soldati sotto le armi. Per guidare i soldati avevano fatto dei corsi affrettati a dei giovanotti che prima erano studenti, ed erano diventati tenenti, capitani che sapevano poco. Allora un generale disse a questi tenenti e capitani: Chiedete ai vostri soldati, cioè Imparate dai vostri soldati. Ora, bisogna dire che qualche volta dobbiamo imparare dai giovani. Non avere vergogna, non imporsi, sentire, ascoltare. Perché? Perché la Congregazione, per grazia di Dio, assistita com’è dallo Spirito Santo, procede, e le giovani adesso vengono formate meglio, sempre meglio! Non ci rincresca di sentire i giovani, non vi rincresca di ascoltare le giovani, perché c’è da imparare da tutti.
D’altra parte, se venissero compresse e noi cominciassimo a dire: Questa gioventù che adesso vuole comandare, non ha più rispetto per i vecchi, sbaglieremmo! Bisogna che siamo disposti a sentire tutti e apprezzare le doti di tutti, specialmente quando si sa che in Casa madre si è insegnato qualcosa di necessario, di utile, allora, prenderlo, accettarlo, mai fermare. Ma prima non si faceva così!. Se si facesse male, bisognerebbe dire: Si torni a fare come si faceva prima, ma siccome
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molte volte è un progresso, stiamo umili e accettiamo quello che viene detto, l’indirizzo che è stato dato. Diversamente le giovani si scoraggiano e si accasciano. In principio cominciano a lagnarsi un poco e mostrano il loro scoraggiamento; poi magari si arriva anche a lasciar cadere un po’ la pietà e un po’ quell’entusiasmo giovanile che prima si aveva, e può essere che qualcuna arrivi anche a perdere la vocazione, perché qui non si trova.
Occorre che la nuova professa trovi come impegnare le forze e mettere in pratica quello che in Casa generalizia o in Casa madre è stato insegnato. Ciò che sostiene tanto la vita religiosa, oltre la preghiera che è la prima cosa, è proprio l’amore e l’entusiasmo per l’apostolato! Sbaglieranno qualcosa. Certo bisogna sempre seguire con occhio materno queste giovani, ma l’amore all’apostolato è una garanzia di perseveranza e anche di vita religiosa meglio vissuta.
Parlando adesso della propaganda, per ciò che riguarda l’Italia, voi sapete come molte volte, in un modo o in un altro, si è tentato di appoggiarsi ai parroci e il risultato è stato piuttosto scarso. Altre volte, e più volte ancora, come mezzo di propaganda abbiamo tentato di appoggiarci alle librerie non nostre. Qual è stato il risultato? Risultato buono è stato quello della propaganda collettiva che avete fatto, oltre la propaganda tanto meritoria che è quella capillare.
Riguardo alle librerie: ci sono circa settemila librerie in Italia; quelle che vengono servite dalle Figlie o dalla Società San Paolo, sono pochissime. In Italia dovremmo inondare tutte le case, arrivare a tutti, e invece ci troviamo ancora molto lontani dall’arrivare. Bisogna che troviamo una soluzione per le librerie, e questo importerà forse un’organizzazione in questi termini: tutte le librerie servite siano ricordate e su questo si continui a zelare per quanto potete. E non sia poi solo dare un libro una volta al mese o rarissimamente. Le librerie che vengono servite già dalla Società San Paolo, siano elencate. Le altre possono essere di due categorie: vi sono le librerie grandi, che sono già un po’ viziate quanto alla vendita dei libri, come essi chiedono. Ma più [seguire] le librerie che stanno alla periferia. Quindi curare non tanto le librerie grandi che
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generalmente non accolgono molto volentieri le edizioni sacre, eccetto alcune.
Dunque, come abbiamo fatto il passo con la propaganda collettiva, così credo che adesso sia utile fare un passo verso la propaganda attraverso le librerie. Però farlo in maniera che non sia disturbato il lavoro che già avete avviato, ma fare dell’altro che adesso non si fa. Dai conti che mi hanno dato, risultano in tutto trecento librerie servite dalle Figlie di San Paolo o dalla Società San Paolo, ma arrivare a settemila c’è ancora una bella distanza! Bisognerebbe arrivare dappertutto.
Si fanno libri che sono stupendi per redazione e per tecnica, e muoiono lì con duemila copie; libri che dovrebbero entrare in ogni casa, libri che dovrebbero arrivare a ogni parroco. Ci sono libri che dovrebbero istruire di più nella religione e far sentire come la religione ha qualcosa da dire alla società attuale. Il Vangelo non è morto, ma contiene la soluzione dei problemi di oggi, problemi sociali e morali. Coloro che sanno vivere e dare bene il cristianesimo, possono ben rispondere.
Che parole forti abbiamo letto in quella lettera dell’episcopato italiano7, di due o tre mesi or sono, firmata da tutti i cardinali, arcivescovi e vescovi d’Italia, sulla nuova eresia del laicismo sulla quale sono state rivolte alla Santa Sede già molte domande perché si condanni. Il laicismo a volte va fino all’estremo, e in quella lettera è distinto: laicismo ateo e laicismo che ammette Dio, ma che lo si ricordi solo quando si fa il segno di croce e basta. Dio non entri nella società, non governi i costumi pubblici, l’arte e i sollievi, cioè il cinema; non presieda e non entri nella formazione della gioventù, e in ciò che riguarda la legislazione, particolarmente su certi punti, e oggi è in discussione la scuola. I cattolici, a volte, non sentono questo problema.
I partiti in Italia sono, si può dire, tutti laici, meno la Democrazia Cristiana8, nella quale però ci sono parecchi che praticamente
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cadono in questo laicismo, condannato appunto da questa lettera dei vescovi. E come? Disgraziatamente proponendo alla Camera una legge sulla scuola: ad esempio il Governo dà cento alla scuola statale, mentre la scuola privata, compresa l’Università Cattolica, non riceve niente. E in questo sono compresi gli asili, le scuole private delle religiose e dei religiosi, dove suore faticano per avviare questi fanciulli alla vita e avviarli anche ad entrare nelle scuole elementari: a queste il 4%, e alle scuole statali 100. E ciò è proposto da un ministro democristiano9, gli altri hanno dato voto favorevole, e la legge ha avuto la maggioranza.
Siamo in un tempo di ignoranza gravissima, e sotto un titolo o sotto un altro, e anche sotto la bandiera della Democrazia cristiana, o scudo crociato, quanta ignoranza religiosa! Una sociologia senza Dio, senza Gesù Cristo! Si nega la parte vivificatrice della Chiesa, nella società, perciò è necessario che troviamo più vie per entrare! Qualche volta è il rispetto umano: non vogliono passare per gente che favorisce il prete, e altre volte per avere dei favori bisogna che andiamo dai comunisti! Perché anche le domande che sono più che giuste... stanno là ad aspettare.
Dunque, troviamo le vie per entrare più che possiamo! Adesso volevo dire: leggete Famiglia Cristiana10, mi pare che sia il terz’ultimo numero11, dove c’è il paginone che riassume l’enciclica dell’Episcopato italiano sopra il laicismo, e si comprenderà. È meglio che venga letta da tutte, si può leggere anche in refettorio. Lì c’è un riassunto ben fatto e chiaro. È tutto un insegnamento, a volte si ha anche vergogna di nominare Gesù Cristo, e la lettera insiste specialmente sull’eresia che non tiene conto del fattore cristiano, del fattore della grazia
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nella formazione della gioventù. Niente! Eresia pratica, e per alcuni è anche teorica, poiché in tutto quello che scrivono si mette sempre a parte Dio, la sua grazia e la direzione del sacerdote, che vogliono confinato in sacrestia, non esca dal pulpito o dall’altare a proclamare le leggi del Vangelo quando li toccano, quando queste leggi scottano.
Noi abbiamo un apostolato che dobbiamo valorizzare. Non vogliono ascoltare? L’apostolato nostro può entrare nelle case. Se non vanno in chiesa, e quanti sono che vanno in chiesa in quella parrocchia? Sentivo dire: Io ho due uomini che vengono abitualmente in chiesa, le altre sono buone donne. Allora, valorizzare il nostro apostolato! Quanta grazia abbiamo ricevuto nell’ispirazione che è venuta da Dio12 di valorizzare i mezzi che servono a comunicare il pensiero, la dottrina di Gesù Cristo, i mezzi che il progresso fornisce, cioè oggi specialmente la radio, il cinema, la televisione. In modo particolare la stampa con le cose accessorie: ci sono le filmine, i dischi e ci sono anche altri mezzi che il progresso man mano mette a disposizione dell’apostolo, ciò che è necessario per il suo ufficio.
Preghiamo e invochiamo S. Paolo, celebrando adesso l’Anno biblico. Sono tre le opere che specialmente devo seguire in questo tempo: l’Ut unum sint13, la catechesi e poi la Società Biblica14 affinché, innestati nel Concilio, in Italia o all’estero, nulla si abbia da eccepire circa le Edizioni Paoline, sapendo che la Santa Sede sorveglia tutto. In questo si è fatto un passo in avanti molto importante: inseriti nell’autorità suprema della Chiesa, anche la suora che non partecipa alla gerarchia, è
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incaricata di un apostolato e fa un apostolato che è autorizzato e voluto dalla Chiesa. Queste cose che vengono editate da voi e che vengono diffuse, sapete che vengono dalla Santa Sede, quindi unite alla Santa Sede, siete postine di Dio!
Consolare il Papa e consolare Gesù Cristo, di cui il Papa è vicario, cooperando all’opera della Chiesa sempre più, ogni giorno, in sapienza, in umiltà, in tenacia, come ha fatto S. Paolo fino all’ultimo. Qualche volta ci sono delusioni e anche contraddizioni, ci sono difficoltà che fermano. Ma anche quando fossimo malati gravi, ci rimane sempre qualcosa: offrire al Signore la nostra vita, offrire al Signore l’apostolato della sofferenza, che indica che in noi c’è un vero zelo. Quando si fa anche l’apostolato della sofferenza, oltre l’apostolato della preghiera e dell’azione, allora è segno che si ama Dio e che si amano le anime. Tenere presente le anime! Non si prenda l’apostolato di redazione o di tecnica o di diffusione in senso materiale. Ma questa buona volontà vedo che le Figlie di San Paolo ce l’hanno, hanno questo impegno, questo desiderio, hanno questo modo di ragionare e di vedere le cose. Continuate sempre, ma perfezionandovi e camminando ogni giorno in avanti. Gesù nel tabernacolo sia sempre vostra luce, e sempre vostro conforto la nostra Madre, Maestra e Regina Maria, e il nostro esempio S. Paolo.
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1 Istruzione tenuta ad Ariccia (RM) il 31 maggio 1960. Trascrizione da nastro: A6/an 79b = ac 134a. Stampata in Aiuti Fraterni, ottobre (1960), pp. 15-19.

2 La memoria obbligatoria della Beata Vergine Maria Regina del mondo fu istituita da Pio XII nel 1955 da celebrare il 31 maggio. Il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II trasferisce questa memoria al 22 agosto, ottava della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

3 Cf Gv 19,30: «Chinato il capo, consegnò lo spirito».

4 Hanno da poco vestito l’abito religioso.

5 Cf Rm 8,29: «… essere conformi all’immagine del Figlio suo».

6 Cf ES, 24 gennaio 1960, nota 12.

7 Cf Il laicismo: sapete cos’è? in Famiglia Cristiana, n. 21 del 22 maggio 1960, pp. 22-23.

8 Partito politico fondato negli anni 1946-48. Il primo segretario della Democrazia Cristiana (DC) fu Alcide De Gasperi (1881-1954). Nelle elezioni politiche del 1958 la DC ebbe una larga maggioranza.

9 Onorevole Giuseppe Medici (1907-2000), democristiano, Ministro dell’Istruzione dal 15 febbraio 1959 al 26 luglio 1960.

10 Settimanale per le famiglie, fondato nel 1931 da Don Alberione. Inizialmente affidato alla direzione delle Figlie di San Paolo, passato nel 1937 alla Società San Paolo. Nel 1960 il periodico raggiunse una tiratura di più di 900.000 copie ed era diffuso principalmente ad opera della propaganda delle Figlie di San Paolo con abbonamenti fatti a domicilio presso famiglie, fabbriche, uffici…, nelle parrocchie e tramite la rete delle librerie Paoline.

11 Vedi nota 7.

12 Cf AD 15.

13 Nella seconda metà degli anni ’50 iniziò a Roma presso le Figlie di San Paolo il centro Ut unum sint con la pubblicazione di volantini e libri per contrastare l’attività dei protestanti. In seguito diventò un’attività per l’ecumenismo soprattutto attraverso corsi biblici per corrispondenza e convegni. Cf Martini C. A., Le Figlie di San Paolo…, o.c., p. 300.

14 La Società Biblica è stata una delle prime iniziative del beato Giacomo Alberione nel settore biblico. Egli diede vita nel 1924 alla Società Biblica, approvata dal vescovo di Alba, nella quale coinvolse in primo luogo i Cooperatori. In seguito il Fondatore costituì la “Lega per la lettura quotidiana del Vangelo”; nel 1960, realizzò la Società Biblica Cattolica Internazionale (SO.BI.CA.IN), allo scopo di promuovere la formazione biblica attraverso corsi, settimane di studio, convegni. Tale Società fu approvata da Papa Giovanni XXIII il 14 ottobre 1960.