Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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13. CREATE, AMATE E DESTINATE AL PARADISO1


Siamo usciti dalle mani creatrici di Dio

Si usa per la prima volta questo salone2 per il ritiro mensile, servirà anche di preghiera al Signore, perché tutto quello che si farà, quello che si sentirà in questo salone sia sempre ad edificazione, santificazione nostra e per la gloria di Dio.
Per gli argomenti delle tre meditazioni, le parole di Gesù: «Exivi a Patre, veni in mundum, iterum relinquo mundum et vado ad Patrem: Sono uscito dal Padre celeste e sono venuto in questo mondo; ora lascio il mondo e torno al Padre3. Così è sunteggiata da Gesù stesso la sua vita terrena e il prolungamento di questa vita nell’eternità.
Maria, uscita dalle mani creatrici di Dio, venne in questo mondo e compì la sua missione. Lasciò il mondo e oggi è glorificata in cielo. Esultano i beati, gli angeli, ed esulta tutta la Chiesa festeggiando il trionfo della Madre celeste. Così è anche la vita di ognuno, modellata con una certa determinazione sulla vita di Gesù, sulla vita di Maria: Siamo usciti dalle mani creatrici di Dio, siamo venuti in questo mondo e qui stiamo compiendo quello che il Signore vuole da noi. Lasceremo il mondo e torneremo al Padre dal quale siamo venuti.
Il primo argomento: Siamo usciti dalle mani creatrici di Dio. Questo ritiro ha anche il compito di riassumere i ritiri e gli Esercizi spirituali che in gran parte voi avete già fatto in quest’anno. Rivedere quindi un po’ tutto: come corre la vita nostra? Siamo usciti dalle mani di Dio è chiaro, però tenere sempre presente che siamo qui per compiere qualcosa che Dio
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vuole, e [che] stiamo facendo. Presto dovremo uscire e tornare a Dio, non più con le mani vuote, perché siamo entrati nel mondo solo e con tutti i benefici di Dio, e dovremo invece uscire dal mondo portando la messe, quanto abbiamo raccolto: «Venientes autem venient in exsultatione portantes manipulos suos: Ritorneremo a Dio portando i manipoli»4, il grano cioè che abbiamo raccolto, i meriti che abbiamo accumulato. Siamo usciti da Dio: per la misericordia di Dio ebbe origine il nostro corpo, per la creazione di Dio Padre ebbe origine la nostra anima che fu unita al corpo e così cominciò ad esistere la nostra persona. Nel Battesimo abbiamo ricevuto l’altra vita, la vita spirituale, la vita della grazia, la vita soprannaturale, quella che deve perdurare nella vita presente e deve prolungarsi in eterno in cielo. Credo la vita eterna!
Ecco: il nostro corpo, la nostra anima, la grazia di Dio in noi formano una cosa sola. Conosci te stesso5. Questo è l’apice della sapienza: conoscere noi stessi, meditare su noi stessi. Abbiamo un corpo che è composto di polvere. È uscita in questi giorni quella parte dell’Enciclopedia del cattolico di oggi6, che porta come titolo: L’uomo polvere vivente. Fa considerare a lungo come la nostra carne, le nostre ossa sono della stessa materia di cui si compongono i corpi degli uccelli, dei pesci e degli animali in genere. Dobbiamo tenerci molto umili! Dal fango: «Tu sei polvere, in polvere ritornerai7. Mi piace molto che aggiungiamo: E risorgerai, perché la nostra polvere, che sarà rimasta nel sepolcro, sarà chiamata a vita nuova nel giorno della risurrezione.
Il nostro corpo, al quale tante volte diamo cure eccessive, fatto di fango e degli elementi che compongono in generale gli altri corpi materiali, questo corpo che caratteristiche ha? Sì, le mani di Dio hanno formato questo corpo in maniera meravigliosa. Il corpo umano è oggetto di ammirazione da parte degli
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studiosi ma, guardando bene il nostro corpo e considerandolo nel suo aspetto morale, in quale condizione è attualmente? Siamo sempre tentati dal corpo specialmente da tre passioni. Il nostro corpo è ben organizzato dalle mani di Dio, ma dopo il peccato originale che cosa c’è stato? Tre passioni: la pigrizia, la sensualità e la golosità, non sono causa di molti mali? Pigrizia che può facilmente degenerare in tiepidezza, freddezza, languore. Golosità, che può far eccedere l’uomo nel nutrirsi e nel desiderare quello che è più gustoso, che meglio soddisfa il gusto. È vero: Ne uccide più la gola che la spada, diceva un proverbio antico, e purtroppo è vero ancora adesso. La sensualità che è causa di tante rovine e per la quale sempre dobbiamo vigilare, perché il corpo nell’ordine di Dio deve essere soggetto all’anima; il corpo è unito all’anima, perché l’aiuti a farsi dei meriti.
Adesso venite dal Vespro, e il corpo a cosa è servito? Avete cantato, siete state in ginocchio, avete ricevuto la benedizione, ecc., avete pregato. Il corpo deve essere servo dell’anima, non superiore, non comandare all’anima, no. Un figliolo buono che deve essere soggetto all’anima, e perciò trattarlo come buon figliolo così che non si ribelli all’anima, ma che la serva. Questo è il destino del corpo.
Ecco, dobbiamo considerare che dopo il peccato originale è subentrato in noi il disordine e la ribellione della parte inferiore alla parte superiore. Occorre la grazia di Dio perché possiamo rafforzare la volontà in modo da tenere a freno il corpo, che il corpo non trascini l’anima all’eterna dannazione, e non sia la causa per cui tante anime si fanno meno sante per pigrizia, per golosità, per sensualità. Dobbiamo santificare questo corpo facendolo obbedire, perché l’anima, che ha la ragione, deve provvedere a questo corpo, che pure è polvere, affinché un giorno esca glorioso dal sepolcro. La storia del corpo non finisce nel camposanto, ma si perpetua nell’eternità, perché l’eternità non ha la storia, non ha successioni.
Voler bene al corpo ma nel senso giusto, anche la medicina va usata per tenere il corpo in forza, ma per che cosa? Perché serva l’anima, perché il corpo serva l’apostolato, serva ad arricchire l’anima obbedendole. Il corpo è tanto meschino!
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Una volta ho fatto la meditazione su questo punto alle Figlie di San Paolo, quando avevano ancora qui la cappella: Le miserie del corpo, e dopo ho sentito i commenti: Quanto ci ha fatto bene! Questo discorso ci ha fatto passare l’ambizione! Ci ha fatto rientrare in noi e ci ha ricordato quale è la cura che dobbiamo al corpo santificato dal contatto delle acque battesimali specialmente, e dalla santa Comunione, dalla santa Ostia. Come dobbiamo santificare i vari sensi!.
Inoltre, in noi, la parte principale che forma l’uomo è l’anima creata per ognuno; l’anima che è la parte spirituale e che è immortale. Potevamo non essere creati, ma una volta creati, l’anima è immortale e non cesserà di vivere o felice in cielo o, insieme al corpo, disgraziata nell’eterno fuoco. In essa vi è la ragione, la volontà, essa è libera, deve dominare, guidare il corpo. Ma ripetiamo ciò che è avvenuto per il peccato originale: si sono stabilite nell’uomo come due leggi, una contraria all’altra. Vi è sempre nell’uomo quella lotta di cui parla S. Paolo: «La carne ha desideri contrari allo spirito, lo spirito ha desideri contrari alla carne8. Lo spirito, l’anima quando ha ben meditato, quando ha conosciuto bene il proprio fine, qual è il suo destino, che cosa l’aspetti al termine, alla conclusione della vita presente, vuole ciò che è bello, ciò che è buono, ciò che è santo, vuole ciò che è vero. Ma la lotta da parte del corpo tante volte offusca un po’ il pensiero e travolge i desideri dello spirito. La sentiamo in noi questa lotta? Certamente tutti la sentono, e S. Paolo la descrive con parole assai forti, vivaci9.
Ora, bisogna che l’anima domini, deve sovrastare, tener a freno la fantasia, la memoria, gli occhi, la lingua, l’udito, il tatto e tutti i sensi. L’anima deve dettare al corpo le leggi della santità, deve stabilire un regolamento, un orario da dare a ciascuno di noi. L’anima deve avere un programma spirituale di lavoro interiore, di perfezionamento. È l’anima che sente la vocazione, che concepisce che cosa sia la vita nostra; il corpo in questo è cieco, deve esser l’anima a guidarlo. Quante persone
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si arrendono al corpo, cioè sottomettono lo spirito, l’anima ai desideri della carne. E invece quante persone, e sono i santi, dominano le tendenze del corpo, lo mortificano, lo guidano ed esigono dal corpo ciò che deve esigere: la santità.
Dominare il corpo costantemente. Questo è il vero amore che l’anima deve portare al corpo: procurargli la felicità eterna. Se noi potessimo ragionare così: Il corpo di un dannato quando sarà risuscitato e andrà con l’anima nell’inferno, questo corpo che cosa dirà all’anima? Tu che avevi la ragione, tu che sapevi il destino che ci aspettava, perché hai ceduto? Perché mi hai accontentato per portarmi qui a penare eternamente?. L’anima deve guidare il corpo costantemente.
In terzo luogo, noi siamo composti anche di grazia. Il cristiano risulta composto di corpo, di anima e di vita soprannaturale, cioè della grazia che è stata applicata a noi nel Battesimo e siamo diventati cristiani. Ora, che cosa è la grazia? La grazia è il dono ineffabile di Dio per cui acquistiamo la vita più bella, la vita soprannaturale, quando viene ad abitare in noi lo Spirito Santo e quando Gesù Cristo vive in noi: «Vivit vero in me Christus10. Dono ineffabile per cui possiamo amare Iddio, possiamo lavorare per l’eternità, possiamo guadagnare meriti, per questa grazia diventiamo figli di Dio e «come figli anche eredi e coeredi di Gesù Cristo11. Questa grazia come ci sublima! Dalla grazia nasce in noi la fede, necessaria per la salvezza, nasce la speranza, la carità, cioè nasce la vita teologale a cui poi si aggiunge la vita religiosa.
La vita teologale è necessaria per tutti per potersi salvare: ci conforma alla fede, alla speranza e alla carità cristiana. La grazia comunica forza all’anima perché guidi il corpo. La grazia illumina la mente, ci porta all’unione con Dio, è quella veste nuziale per cui l’anima è ammessa in cielo. La prima grazia, la grazia del Battesimo o la grazia di colui che si è confessato e si è liberato dal peccato mortale.
Vi è poi la grazia intensa, vivissima, splendente: contemplare Maria! Quale grazia! Dal momento dell’Immacolata
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Concezione al giorno del tramonto, quale aumento di grazia! Le anime che amano tanto Dio, come sono belle ai suoi occhi! Se noi avessimo un po’ più di fede! I nostri ragionamenti, i nostri sentimenti e i nostri desideri sarebbero molto diversi da quelli che molte volte minacciano di entrare nella nostra anima.
Crescere nella grazia! La nostra vita è sacra, non si può esporre al pericolo. La vita è sacra e non si può danneggiare la vita del prossimo, essendo noi obbligati a mortificare il corpo nelle sue voglie non giuste. La vita è sacra, ma tutto deve essere ordinato ai beni eterni, il corpo per i beni supremi: Dio, paradiso, visione di Dio, possesso di Dio, la gloria, il gaudio di Dio, Dio! Per i beni supremi deve essere ordinato tutto lo sforzo dell’anima: non si legga quel che si desidera per curiosità, non si guardi ciò che contenta solo la fantasia o qualche altro senso ancora. Tutto deve essere ordinato: ogni lettura, ogni discorso, ogni movimento, ogni respiro per i beni supremi, per la vita eterna, per la gloria di Dio. La stessa anima è ordinata ai beni supremi.
Quando vi è la vocazione, bisogna seguirla! Ma vi sono altri modi di vivere, altri hanno preso altre strade! Tutto va ordinato al bene supremo, Dio, sommo bene, eterna felicità. Quindi si lascia anche la vita semplicemente cristiana, che pure è buona, quando il Signore offre il meglio: si deve seguire la vocazione. Tutto ordinato a Dio, ai beni supremi, tutto, anche le cose più care, a volte anche il bene per un altro bene; a volte l’altro bene sembra a prima vista inferiore, ma davanti a Dio è superiore: allora tutto deve essere sacrificato al bene supremo, ossia la gloria di Dio e la santità nostra.
Ecco, conoscere noi stessi, com’è il nostro corpo e dove finisce il nostro corpo; vedere di amarlo cristianamente per procurargli la felicità, perché risorga e abbia quei doni di gloria che Maria, assunta al cielo, ha già in paradiso. La Madre ha preceduto i suoi figli, ci aspetta e ci offre la grazia perché teniamo la sua strada. Riflettere che cosa è la nostra anima e come il peccato originale abbia cambiato un po’ tutto l’uomo in condizione peggiore, in deterius commutatus, e quindi come dobbiamo sempre ricorrere alla grazia, alla preghiera e riflettere
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sulla preziosità della grazia e sull’aumento della grazia. Voi siete nella condizione più felice: la vita religiosa è per aumentare la grazia. Allora tutto ordinare all’eternità, perché la vita è un prologo, è un’introduzione alla vita vera, ma da questa breve vita dipende la vita eterna.
Questi pensieri ci dominano, ci guidano? Sono continuamente presenti nei nostri ragionamenti, nei nostri calcoli, nei nostri progetti? Ci sostengono, sono vivi questi pensieri nella nostra anima? Cosa siamo? Siamo in pericolo di andare perduti se si cede al corpo, se si cede al sentimento, alla passione, e siamo sulla strada, per misericordia di Dio, di elevarci verso il cielo, di camminare sulla strada che mette capo al paradiso, alla celeste Gerusalemme, e siamo nella via che è ardua, ma che è la più felice.
Pensiamo secondo la fede o ragioniamo troppe volte secondo il senso e secondo i discorsi umani? Per lo più è per la terra, per la vita presente! Voi state facendo un santo ritiro e pensate: Che cos’è per molti? Bastava leggere quello che ha scritto il card. Montini12 di Milano sui peccatacci che si commettono con la scusa delle vacanze, delle feste. Ma per la grazia di Dio voi avete ragionato bene e vi raccogliete davanti a Gesù per perfezionarvi, per aumentare la grazia.
Avanti, siamo nella lotta, ma Iddio non ci lascia soli, ci ha preparato la grazia: Gesù dal Tabernacolo, la madre nostra Maria, S. Paolo. Avanti! Continuiamo a pregare, la vittoria sarà nostra. E allora torneremo al Padre, ma torneremo bene, quando egli ci rivolgerà l’invito: «Perché sei stato fedele nel poco, ecco sarai costituito sopra molto. Entra nel gaudio del tuo Signore13. Dunque il ritiro mensile serve a dare uno sguardo generale all’annata, a ricordare i propositi fatti negli Esercizi, rivederli, e quindi ravvivarli in noi.
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II. In questa vita abbiamo una missione da compiere

Quest’oggi nel rosario dobbiamo dare la preferenza ai misteri gloriosi, particolarmente ai due ultimi che ricordano l’assunzione di Maria al cielo e la sua immediata glorificazione. Mentre i primi due misteri gloriosi ci ricordano la risurrezione e l’ascensione di Gesù al cielo. Lassù, Gesù Cristo re di gloria e Maria incoronata regina del mondo, di tutti i santi e di tutti gli angeli. Maria partecipa alla gloria del Figlio come aveva partecipato alla sua missione sulla terra. Ella ha compiuto tutto quello che era il volere di Dio e compiuto perfettamente. Allora, il suo programma è sempre stato: «Fiat voluntas tua» o «Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum Verbum tuum»14, così l’ultima volontà di Dio fu che Maria sedesse regina, e non soltanto di gloria, ma: Salve, regina, mater misericordiae, regina delle misericordie, e per questo dispensiera delle grazie, mediatrice universale di grazia per noi15. Ricordare questo a Maria e dirle: Giacché hai la chiave dei tesori di Dio, approfittane per me, apri i tesori di Dio e discendano questi tesori abbondanti sull’anima mia, su tutto l’Istituto e sulla Famiglia Paolina intera. Si vedono sempre di più queste grazie discendere abbondanti: Maria spes nostra, madre nostra, speranza nostra.
Ieri sera abbiamo considerato qualcosa di come il Signore ci ha messi su questa terra con il nostro corpo, la nostra anima, la vita soprannaturale che è un dono assai superiore alla stessa vita naturale. «Sono uscito da Dio, dal Padre: Exivi a Patre16. Quando Gesù disse questo, stava per essere immolato sulla croce, erano gli ultimi giorni della sua vita terrena:
«Uscito dal Padre». Così Maria uscita dalle mani del Padre, e l’anima nostra uscita dalle mani del Padre! «Veni in mundum»:
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il Figlio di Dio venne a compiere una missione, la redenzione dell’umanità. Venne a compiere il suo ufficio di redentore dall’errore, dal vizio e dalla morte come Maestro, come Sacerdote e come Ostia.
Anche noi abbiamo una missione da compiere, come Maria. Ecco: «Veni in mundum», siamo nel mondo; secondo punto, ci troviamo nelle circostanze in cui oggi viviamo, cioè al punto in cui ognuno di noi si trova aspirante o novizia o professa e secondo i doni che ognuna ha. Con una missione da compiere per poter poi dire: «Vado ad Patrem17. Poter dire con fiducia sul letto di morte: Vado al Padre che mi aspetta, nella sua casa.
Maria fu preparata alla sua missione altissima, perché ella doveva a sua volta preparare all’umanità il Maestro, l’Ostia e il Sacerdote eterno. Il Signore prepara ogni anima alla propria missione. Maria per essere preparata fu concepita senza macchia originale: Ut dignum Filii tui habitaculum effici mereretur: Per essere il tabernacolo santo, purissimo del Figlio di Dio18, il quale abitava nel seno del Padre e doveva venire ad abitare fra di noi: «Et habitavit in nobis19. Maria fanciulla, giovinetta venne preparata al suo ministero, alla sua vocazione, tanto che il Signore, nella sua infinita provvidenza, dispose che si potessero conciliare assieme e la maternità più alta e la verginità più pura. Tuttavia, l’una e l’altra cosa furono tenute così nascoste e pubblicate poi in maniera opportuna affinché gli uomini non potessero avere occasione di accuse. Maria, docile alla volontà di Dio, si piegò al mistero che in lei si doveva compire e accettò la sua missione che compì perfettamente fino ad accompagnare la salma del Figlio al sepolcro e attendere il compimento della promessa: «Post tres dies resurgam20. Continuò la sua missione verso la Chiesa, portando sulle sue braccia la Chiesa come aveva portato il Figlio suo.
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La Chiesa è la società dei figli di Dio e ciascuno di noi fu preparato. Quando Iddio crea un’anima non la manda nel mondo comunque, senza più curarsi di lei, sarebbe un padre snaturato. Ma il Padre dei cieli: «Nemo bonus nisi Deus: Nessuno è buono se non Dio»21, il nostro Padre celeste, fornì l’anima di tutto quello che occorreva: i doni naturali, il corpo, l’intelligenza, le buone tendenze, le buone disposizioni, ecc. Fornì poi l’anima nostra nel Battesimo delle grazie soprannaturali, poiché quando si tratta di una missione come la vita religiosa, ci vogliono grazie speciali. Non basta dire: Voglio, mi piace…, ma ci vogliono grazie particolari che allora furono infuse nell’anima. Dio preparava, ti ha preparato, perché ti ha amato fin dall’eternità e ti ha preparato a quello che egli voleva: al compimento del suo divino volere.
E quelle grazie, quei talenti si sono poi sviluppati e fino a dar segno di possedere appunto le qualità necessarie per una vocazione. Attraverso tante circostanze di tempo, di luogo, di persone, ecc., eccovi arrivate alla vostra missione, sul campo del lavoro, il duplice lavoro: santificarsi, perché questo è il primo fine della vita religiosa e così dar gloria a Dio, e compiere un apostolato segnato con l’intelligenza e con le forze, con le circostanze, con i mezzi che il Signore ha disposto.
La volontà di Dio si manifesta. La volontà di Dio è questa sopra di voi, manifestata per mezzo dei talenti, delle qualità che avete mostrato, delle grazie ricevute e dell’appartenenza. Finire la preparazione per l’appartenenza alla Congregazione. È tutto un complesso con cui Dio manifesta la sua volontà. Come può manifestare la volontà sua per una persona che non ha salute e passa la sua vita tra le sofferenze? La volontà sua è che compia un ministero, un’opera di riparazione per l’umanità, un ministero che sta accanto al ministero di Gesù Cristo crocifisso per l’umanità. Così, con il consiglio del confessore, con l’ammissione da parte delle superiore, con il vostro sì generoso, eccovi nella missione paolina.
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Vita religiosa in genere, poiché tutti i doveri della vita religiosa entrano anche nella vita paolina. Nelle Costituzioni l’86% degli articoli sono di Diritto canonico22, e c’è poco da disputare. Dobbiamo venire alla Chiesa nella sua volontà generale, nella sua legislazione canonica religiosa. Il rimanente degli articoli poi riguarda la condizione precisa della vita vostra, vita paolina, mandate su questa terra e in queste condizioni a fare questa missione, a compiere qualcosa. Il Padre celeste ci manda come ha mandato il Figlio a fare qualcosa, come ha mandato Maria a fare qualcosa. E allora, compiere quello che vuole Iddio, fare quel che vuole il Signore e trafficare i talenti che ha dato nella creazione e nel Battesimo e successivamente nei vari sacramenti ricevuti, e nella professione, preparata per mezzo di un aspirantato, di un bel noviziato, dopo maturo esame, dopo molta pietà e preghiera. Ecco allora la volontà di Dio! Ora il Signore che cosa paga? Paga ciò che si fa secondo la sua volontà, niente altro, fosse anche santissimo, vi metteste anche a fare prodigi o avere visioni, se fosse mai possibile. Che cosa è possibile contro la volontà di Dio? Niente. Solo, sempre il volere di Dio. Dio paga solo e sempre quello che egli ha disposto e vuole.
Ora, per poter alfine dire con serenità: «Relinquo mundum, vado ad Patrem»23, lascio questa vita, sono stanco, le forze vengono meno, gli anni segnati da Dio sono ormai compiuti, «relinquo mundum, vado ad Patrem», ho fatto la sua volontà. Adesso farò l’ultima volontà, l’accettazione della morte e l’invito del Padre: Veni, sponsa Christi24, vieni, sposa del mio figliuolo Gesù.
La volontà del Signore, come è espressa ora? La volontà del Signore è espressa nelle Costituzioni. Tutto secondo le Costituzioni, sempre secondo le Costituzioni. Tutto secondo le Costituzioni, sia in un grado più elevato, sia in un grado meno elevato, dove è ancora più facile farsi sante. Le Costituzioni
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sono la volontà di Dio sicura, allora non c’è bisogno di andare in cerca e di conoscerla; la volontà di Dio è espressa lì ed è sigillata dalla firma del Papa, il quale fa firmare il suo cardinale, ma è lui che dà la sanzione.
Ora, dobbiamo avere il culto per la volontà di Dio e dobbiamo sempre guardare se quello che facciamo o diciamo, quello che tralasciamo, ecc., è secondo il volere di Dio. Il culto della Regola25 o Costituzioni, Il culto dei voti26 sono due magnifici libri. Si potranno anche fare delle piccole osservazioni, perché ogni punto della dottrina cattolica non cambia, ma ha bisogno di essere penetrato meglio, e con il tempo ogni cosa viene meglio penetrata. Il progresso sta dalla parte nostra.
Il culto della Regola o delle Costituzioni che cosa vuol dire? Vuol dire portare ad esse un grande rispetto, avere come culto la volontà di Dio per ciascuno di noi, secondo che il Signore ha disposto e vuole. E il culto dei voti che servono per praticare la virtù, cioè per vivere meglio la vita di povertà, di castità e di obbedienza. La volontà di Dio quindi segnata dal Vicario di Gesù Cristo, nessun dubbio: niente da aggiungere, niente da togliere. Bisogna però che ognuna abbia questo culto, e il libro principale da tenere e leggere è proprio il libro delle Costituzioni che non è solamente da leggere, ma è da meditare e soprattutto da vivere, da praticare.
Mi hanno detto che, dando l’esame sulle Costituzioni, si è notato che si sapevano bene, si recitavano bene. Molto bene, ma è un primo passo. Bisogna ritenerle come il principale direttore spirituale, perché solo lì arricchite l’anima vostra, arricchiamo l’anima nostra di meriti, é solo questo ciò che il Signore pagherà a noi, perché il paradiso è anche mercede: «In reliquo reposita est mihi corona iustitiae»27. Allora meditarle e, se è prescritto, si leggano almeno una volta l’anno28. Questo è come il grido della Chiesa madre quando dice:
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Ricevere la Comunione almeno una volta l’anno29 ma la Chiesa vorrebbe, e lo propone a tutti coloro che sono veramente cristiani, di andare più spesso e, se è possibile, rendere la Comunione il pane quotidiano! Il pane della volontà di Dio, e non solamente il pane eucaristico, non solamente il pane della mente, dell’intelligenza, ma il pane dello spirito, il pane del volere di Dio. Lì non ci sono dubbi, non ci sono discussioni.
Secondo: nelle Costituzioni però certi punti sono generali, ad esempio l’obbedienza. Ma l’obbedienza poi viene fissata per molte cose da chi guida l’Istituto e accetta quell’ufficio. E non abbiamo bisogno di discutere se c’è stata questa ragione o quell’altra, se c’è stato questo trasferimento o quell’altro, ma con semplicità: «Ecce ancilla Domini»30. Potete fare una domanda: Mi potrò fare santa anche là?, come ha fatto Maria la domanda all’angelo: «Non conosco uomo!»31. E la risposta sarà che nel volere di Dio ognuna si fa santa e allora è designato l’ufficio, l’orario, designato anche il nuovo ordine, cioè la casa dove si va, i mezzi che si dovranno adoperare, l’apostolato che si dovrà fare in quella determinata maniera. E poi l’ordine degli studi, l’ordine della pietà, l’ordine che riguarda l’osservanza della povertà e dell’economia, l’ordine che riguarda la buona formazione umana e religiosa. Queste sono disposizioni particolari che discendono dai principi generali delle Costituzioni. Da una parte il principio generale sancito dal Papa, dall’altra parte la volontà di Dio che, nei casi particolari, viene manifestata da chi guida. È dubbio? Signore, faccio questo: «Fiat voluntas tua»32, eccomi sempre pronta, «…ancilla Domini», e sono certo, sono felice di sapere il tuo volere, di non doverlo andare a cercare, come fanno tante volte i cristiani, anche i migliori, per conoscerlo. Chiaro, suonato all’orecchio, e magari confermato con uno scritto, e questo sarà pagato!
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Allora determiniamo bene questo: culto delle Costituzioni o della Regola, culto dei voti. Perciò vedere come si sente questo culto nel cuore, come si amano, come si meditano le Costituzioni. Guardare non solamente a ciò che può essere lo spirito, ma anche alla lettera! Perché naturalmente la Regola non chiude, è fedeltà alla propria vocazione. Ogni tanto rileggo quel capitolo di S. Paolo della lettera ai Romani, dove Paolo dice: «Continuus dolor meus cordi meo: Il mio continuo dolore, la mia continua puntura al cuore»33. E quale? Per quelli che non sono fedeli, per i miei connazionali che hanno rifiutato Cristo. Questo è il continuo dolore di chi sta a capo dell’Istituto, di chi deve indirizzare verso la perfezione, verso l’apostolato: «Continuus dolor cordi meo». E specialmente anche per chi tradisce addirittura per incorrispondenza o per altri cattivi esempi o perché il diavolo tenta tutti, ma tenta in modo speciale quelli che si consacrano a Dio, che vorrebbe strappare dalle mani di Gesù. Vorrebbe strappare quelli!
Allora pregare e continuare ad amare; continuare ad amare e continuare a pregare, e tenerci attaccati alle Costituzioni. Quando si comincia con diversità di spirito, con un po’ di sbandamento intellettuale, morale, spirituale, economico o formativo, allora si aprono delle porte, forse solo uno spiraglio, ma: Aria di fessura è aria di sepoltura, dice un proverbio! Bisogna non aprire nessun spiraglio. Essere matti per la Regola, diciamo così, cioè non si ragiona lì sopra, si obbedisce. Prometterlo a Gesù con quella lingua con cui al mattino ha toccato le sue carni e prometterlo a Gesù con quel cuore dove Gesù entra, affinché ci sia un solo spirito.
Data poi questa affermazione e anche questa prova esteriore, che le Costituzioni paoline vengono date a modello per altri Istituti, anche da lì potete avere quasi un incoraggiamento. Qualche volta l’ultimo libro da leggere, e non si legge tutto, è il libro delle Costituzioni, ma a voi non capiterà questo, no? Dico questo perché può capitare e forse è capitato, ma non dubito per voi, sono anzi persuaso del vostro attaccamento. Dunque, venuti per compiere questa missione paolina: santificazione e apostolato!
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Santificazione con quei mezzi, con quell’orario, con quelle disposizioni, in quell’ufficio, con quella salute più o meno, con quelle difficoltà in cui si vive, con persone che magari hanno un altro carattere, e di apostolato che è un poco difficile, ecc. Tempo fa una persona mi diceva: Se c’era una cosa in cui sentivo ripugnanza in Congregazione, era la tale… e, proprio come a farlo apposta, mi hanno sempre messa lì e sono ancora lì. E ora? Ora lo faccio volentieri, sebbene mi sentirei tanto inclinata ad altro, ora è quello lì. E Dio sia benedetto, anche se mi lasciano fino all’ultimo momento, compirò questo dovere generosamente, meglio che saprò, perché so che è il volere di Dio e basta.
Tanti desideri di bene restano insoddisfatti. Gesù non era venuto per tutto il mondo? E si è limitato alla Palestina e lì purtroppo ha trovato un’incorrispondenza che quasi non si sa spiegare. Non si sa spiegare, eccetto se si ricorre a quella frase: «Voi siete sempre sordi di orecchi e duri di cuore»34. Oh, che entri bene nell’anima questa convinzione: Qui mi è chiara la via della mia santificazione e del mio apostolato, voglio percorrerla bene, né deviazioni, né storture, né arresti. E anche se cado per la strada, mi rialzo subito e continuo in questa via retta, di cui non ho dubbio, che mette capo alla celeste Gerusalemme, alla città beata.
Oggi alla Madonna fare questa promessa, perché la presenti a Gesù: Tutta, solo, sempre la volontà di Dio, è questa la mia vocazione. Custodirla a qualunque costo, difenderla da tutte le tentazioni interne ed esterne, perché quando ci si è impegnati, dopo anni di preghiere, dopo anni di prove, dopo il consiglio e dopo il benestare dell’autorità superiore, chi può dubitare? Allora non c’è più niente di incerto su questa terra! Tutti i mezzi che la Chiesa mette a disposizione per conoscere la volontà di Dio si sono esauriti, si sono adoperati. Il dubbio tante volte è già peccato, perché se ci si ferma volontariamente sul dubbio o
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su un pensiero disonesto è peccato35. E questo che rovinerebbe la vita, non è peccato? Non voglio creare scrupoli, ma voglio illuminare sulla realtà, sulla verità: «Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum».
Don Trosso36, prima di morire diceva, ed è stata l’ultima sua parola che mi ha detto: Ecco, il Signore ci manda sulla terra a fare qualche commissione, qualcosa, come un padre manda un figlio, supponiamo a fare la spesa, a comperare qualcosa. E dopo gli portiamo questa cosa che è fatta e lui ci dà il premio. Ecco, ci dà il premio. E se il ragazzo, il figlio, invece di fare la commissione andasse a giocare sulla piazza, a giocare anche con i soldi e sprecarli, che sentenza avrebbe dal padre?.
Dunque siete mandate per questo. Ognuno pensi a sé, alla fine del ritiro, durante la Messa solenne, all’elevazione e confermi sé sola: Io tutta mi dono, offro e consacro per la vita o secondo il tempo della professione, conformando la mia vita alle presenti Costituzioni. Voglio essere devota, avere un culto vero ai voti e alla Regola.

Renderemo conto della nostra vita

Se la lode di introduzione è Paradiso, l’ultima, la conclusione sarà Andrò a vederla un dì. Maria è là che ci aspetta, aspetta tutti i suoi figli, e mentre li aspetta, non sta inoperosa, prega per il nostro viaggio con la sua potenza presso il Signore, poiché quello che tu, o Signore, puoi per natura, Maria lo può per grazia, per intercessione e quindi è impegnata per noi.
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Ora, nell’Oremus della Messa e del Breviario c’è quest’espressione: Ad superna semper intenti37. Considerando Maria assunta: sempre con il cuore teso verso il paradiso! Non è inutile l’espressione: Sursum corda38 che diciamo nella Messa, a cui rispondete: Habemus ad Dominum39. Il prete invita: Alziamo i cuori a Dio, Intenti ad superna, là sono rivolti i desideri. E voi rispondete: Habemus ad Dominum, li abbiamo lassù. Li avete veramente consacrati al Signore i vostri cuori? Sì. Che stupenda, meravigliosa, pia e santificatrice azione si compie nella professione! Che bella cosa, che cosa preziosa essere tutto, interamente, senza riserve di Dio, senza eccezione, senza nostri programmi, progetti, suggerimenti diversi da quelli che non fossero conformi allo spirito della Congregazione.
Qualcuno può essere che sbagli nella consacrazione, cioè nella professione, e che consegni solo il corpo. Consegna lo spirito! Non consegnare soltanto il corpo! Si può fare il voto di castità anche nel secolo, nel mondo, in famiglia. Lo spirito: questo è paolino! Non so e non posso adesso discendere ai particolari, poiché già tante volte voi l’avete considerato, desiderato e con forza vi siete adattati. Bisogna consegnare in primo luogo lo spirito! Quante volte pensiamo che una cosa sia bene, ma è bene in generale! Perché sia bene in particolare e sia di merito è un’altra cosa, poiché è lo spirito che entra in primo luogo nell’obbedienza, e che si deve in primo luogo esaminare in una figliuola quando si ammette alla professione. Che sia capace a questo o a quello è tutt’altra cosa. Il distintivo, il segno decisivo per giudicare la vocazione è l’amore all’Istituto, cioè alle regole, allo spirito, all’apostolato, al modo di vivere, alle persone che ci sono, che guidano, che stanno accanto, alle aspiranti, oppure anche quelle che non sono ancora entrate. Al mattino io raccomando sempre questo agli angeli custodi: Voi angeli custodi che sapete quali sono le persone adatte per essere Figlie di San Paolo, guidatele affinché arrivino, si formino e
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corrispondano. Noi non conosciamo tutte quelle che il Padre celeste creandole ha destinato, ma gli angeli custodi lo sanno. Che le illuminino e le guidino.
Sempre ad superna intenti, sempre gli occhi lassù! Allora tutte le obiezioni cadono da sé, tante nostre aspirazioni non sono aspirazioni, sono piuttosto tentazioni che si scambiano per ispirazioni o per noi che ci illudiamo e inganniamo, o anche per altre che chiedono consigli ottimi e invece sono causa di diminuzione di spirito, causa di diminuzione di amore alla Congregazione; causa di rallentamento nell’azione di santificazione, nell’apprezzamento dello spirito paolino e anche nell’apostolato. Allora pensiamo che la vita vera comincia nell’aldilà, e qui c’è la preparazione.
Maria si è preparata alla vita dell’aldilà per continuare l’apostolato che aveva qui. Si era prima presa cura di Gesù, poi si prese cura, secondo la raccomandazione di Gesù, dei primi cristiani, degli apostoli e dei primi fedeli; e ora lassù ha cambiato posto, ma non ha cambiato apostolato. Anche voi continuerete a fare il vostro apostolato in cielo, non andando di casa in casa, ma facendo arrivare in ogni casa la parola di Dio. Continuerete a pregare per l’apostolato paolino nel suo complesso, anche in quello che oggi è tanto utile e che può arricchire le nostre librerie, e sostituire gli oggetti religiosi con i dischi che si sono stampati40. Cinque milioni di dischi diffusi in Francia in un mese, ripeto: cinque milioni di dischi diffusi in Francia in un mese. Non che siano tutti santi, ma quelli che ho ricevuto dal Brasile41 sono tutti santi, perché sono spiegazione del catechismo che può essere portato nelle famiglie e può essere udito in casa dai grandi e dai piccoli.
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Dopo questa vita renderemo conto della vocazione, dei talenti, della salute, della durata della vita più o meno lunga, ecc. Renderemo conto, innanzitutto del primo impegno: santificazione che è il primo dovere e, secondo, dell’altro impegno, cioè dell’apostolato.
Anche Maria ha reso conto, subì anche lei il giudizio? Certo, ma vi sono due giudizi: Iudicium ultionis e iudicium retributionis42. Il giudizio ultionis è quello del castigo, per un’anima che ha peccato gravemente e un poco anche per l’anima che va aldilà della vita presente, con ancora qualche debito con la divina giustizia. Ma vi è il giudizio di retribuzione che sta nel proporzionare il premio alla santità esercitata e raggiunta sulla terra. Maria subì questo giudizio: proporzionato il premio, la gloria, il potere, la corona in paradiso. Subiscono il iudicium retributionis, il giudizio della ricompensa, proporzionato, anche le anime più elette, totalmente in Dio, che escono dalla vita presente, dopo aver soddisfatto a tutti i debiti con Dio, dopo aver raccolto innumerevoli meriti. Il giudizio, tante volte, lo descriviamo in particolari quasi materializzati, ma il giudizio è un’illuminazione di Dio sull’anima, la quale vede se è degna o non degna di avere subito il paradiso; se è degna del purgatorio, se è degna dell’inferno. E l’anima da sé allora va in paradiso, perché è la forza dei suoi meriti che la innalzano; invece l’anima dannata precipita subito all’inferno, perché è la gravità, il peso del suo enorme peccato che la piomba, la trascina tra gli eterni supplizi.
Consideriamo che la morte è la porta per l’eternità. Affacciamoci qualche volta a ciò che è l’aldilà: i beati, e sentiamo gli echi dei loro canti felici; le anime gementi, i gemiti delle anime purganti; le grida disperate dell’inferno, che sono veramente senza speranza. Allora a che cosa dobbiamo pensare? Al paradiso, semper superna intenti, sempre volgere l’occhio al paradiso! Da una parte del libro verranno esaminati tutti i doni ricevuti, diciamo così per esprimerci materialmente, perché non abbiamo le parole che corrispondono del tutto. Ci sono
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anche i termini teologici che corrispondono, ma bisogna anche esprimerli in un modo che sia adatto a tutti. L’illuminazione quindi. Là sarà esaminato tutto quel complesso di grazie ricevute: la preparazione a diventare suore, consacrate a Dio con i voti perpetui. Adesso tutto questo complesso di grazie è per preparazione.
Ora è tempo di lavorare! Supponiamo che ci sia una maestra che fa tutti gli studi e li fa stupendamente bene, quando ha ricevuto tutti i suoi diplomi, ha la strada aperta, ma non fa scuola, non insegna, cosa dite? Tutte le grazie antecedenti vanno sprecate. Non sprechiamo le grazie della gioventù, non sprechiamo la vocazione! Utilizziamo al massimo le grazie ricevute fino alla professione perpetua, tutto quello che è stato dato nell’aspirandato, nel noviziato, tutto è grazia! Se cadesse? Allora eri novizia, ma adesso? Adesso vuoi prendere i tesori e buttarli dalla finestra? È adesso il tempo di utilizzarli! Ognuna avrà il premio se avrà corrisposto ai tesori di grazia ricevuti. Quanti doni hai ricevuto? Vi è chi ha più salute, chi magari ha una bella voce, chi ha un’intelligenza maggiore, e chi invece avrà un po’ meno; vi è chi ha più abilità nell’apostolato di diffusione, chi più nell’apostolato di redazione e chi più nell’apostolato tecnico. Ognuno deve utilizzare al massimo i suoi doni o in un ufficio o in un altro, perché piace a Dio e piace anche a me; perché piace a Dio che io utilizzi i tesori di grazia, io li voglio utilizzare. I talenti e le grazie di ognuna.
Vi sono anime che hanno inviti a salire. Questo mi sta più a cuore di dire: Vi sono anime tra voi che hanno più inviti a salire nell’unione più perfetta con Dio, quasi in quella fusione di cuori, di volontà e di mente con Gesù. Fusione: gli affetti di Gesù [sono] i miei affetti, i voleri di Gesù i miei voleri, i pensieri di Gesù i miei pensieri. Anzi piuttosto Gesù è che vive nella mente: io gli presto il cervello per pensare, ma è lui che pensa in me; io gli presto il cuore perché lui ami con me il Padre celeste e le anime; gli presto la volontà perché io voglia quello che egli vuole in me. Gli presto la volontà, e non solo gli presto, ma se sono docile, se sono abbandonata in Dio, vive lui, pensa lui in me, ama lui in me, vuole lui in me, opera lui in me,
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fa l’apostolato lui in me: questa comunicazione è con Gesù43. Tabernacoli viventi, suore che vanno di casa in casa portando nel loro cuore, che è un tabernacolo, Gesù; e poi quella preghiera che è stata messa nell’orazione al Divin Maestro: che la mia presenza sia sempre santificatrice44.
Vi sono cose che sono più forti del libro [che date] e più forti di quello che potete dire, la presenza di una suora degna è santificatrice, desta pensieri di fede, fa riflettere e porta ad un esame di coscienza: Altri pensano all’eternità, io a che cosa penso? Oh, il bell’apostolato! Paolo che correva, quante strade ha battuto! Queste anime che battono tante strade e che portano i pensieri di Dio, portano un piccolo raggio di cielo. Sono da invidiarsi da chi sta sempre in casa. Ma poi ognuno deve fare la sua parte. Si capisce che in ogni casa, come dice l’Apostolo, vi sono dei vasi d’oro e d’argento, e preziosi e di legno45, ecc. Tutti però, se compiono la loro parte, avranno la gloria, perché a chi Gesù ha dato cinque talenti: «Poiché sei stato fedele, hai amministrato bene i cinque, vieni nel gaudio del tuo Signore»; e colui che ne ha ricevuto due ebbe la stessa sentenza: «Poiché sei stato fedele ad amministrare i due, vieni nel gaudio del tuo Signore»46.
Nessun orgoglio e nessuna umiliazione umana, nessuno è più grande di chi compie il volere di Dio in sincerità, stia sopra o stia sotto, nessuno è più grande e più caro a Dio e avrà maggior premio di chi compie fedelmente il volere di Dio. Pensate a Maria quando andava ai campi; quando al mattino macinava il grano e preparava il pane per la giornata; pensatela al bucato, pensatela nelle conversazioni con Gesù mentre attendeva nello stesso tempo ai lavori domestici, a filare, ecc. Ma è quello che fa la grandezza di un’anima! È la volontà di Dio nella corrispondenza alla vocazione di Dio! Se sei un mattone messo al fondo nelle fondazioni, reggile. E quanti mattoni posti nelle
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fondazioni sostengono le congregazioni e hanno maggior merito! Il Signore penserà lui a mettere su i capitelli, al vertice delle colonne e magari sulla cupola di quel tempio di Dio, là dove sta Maria: «Signum magnum apparuit in coelo, mulier amicta sole»47, canterete nell’Introito della Messa.
Ragioniamo con fede. I giudizi, le parole umane, le conversazioni e i discorsi non coprano mai lo spirito, perché si può coprire lo spirito e rendere più faticosa la via della santificazione ad altri. Se invece i discorsi e i fatti, gli esempi che si vedono sono tutti ispirati al buon spirito, allora si facilita e si vive in serenità e si cammina verso ... «Poiché sei stata fedele nel poco ti costituirò sul molto, entra nel gaudio del tuo Signore»48.
Allora bisogna andare al termine, no? Perché sono già stato lungo l’altra volta: doppio premio! In qualunque ufficio, ci si senta inserite nell’apostolato docente della Chiesa, anche se si prepara il caffè e si scopa il corridoio. Inserite, poiché si forma un corpo solo. Apprezzare la vostra dignità associata allo zelo sacerdotale, associata al ministero del docente: «Docete omnes gentes»49.
Vi penso numerose! Lo sarete in proporzione dell’umiltà, e ricordiamo tutti che noi contribuiamo all’Istituto nella misura dell’umiltà. Non vale niente essere adesso io qui o essere voi a sentire; come non vale niente essere la maestra in cattedra o la scolara nel banco se tutte e due hanno lo stesso amore che le guida, contribuiscono tutte e due ugualmente all’Istituto.
Allora, siccome ho detto che deve essere anche un ritiro che riassume, ecco le conclusioni: esame di coscienza su tutto l’anno, dall’ultimo ritiro mensile, anzi dall’ultimo corso di Esercizi ad oggi. Tirar fuori il libretto, quel libretto che conta poi, che sia portato: «Iudicium sedit, libri aperti sunt: Sedette il giudice e furono aperti i libri»50. I libretti: da una parte le grazie ricevute, dall’altra la corrispondenza. Esame, dolore, ringraziamento per quello che si è fatto di bene: Se qualche bene
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ho compiuto accettatelo51. Proposito: Confessione a Gesù, una confessione spirituale come ho già insegnato molte volte, che in sostanza è l’esame di coscienza completo.
Confessarsi a Gesù che è nel tabernacolo, a Gesù che sente tutto. Non si finisce mai di dire tutto al confessore, no? Il can. Chiesa diceva: Moltissime cose ditele a Gesù, ditele a Maria. Filialmente ditele a Maria, come anime che amano la madre. E l’esempio che egli portava: Vedete il quadro della Madonna del Buon Consiglio52? In seminario53 ci inculcavano la devozione alla Madonna del Buon Consiglio. La Madonna del Buon Consiglio tiene sul braccio il Bambino dalla parte sinistra, e il Bambino posa l’orecchio sul cuore della mamma per sentire i consigli. E la mamma poi, la Madonna, gli prende il piede per incamminarlo a seguire i consigli [del suo cuore]. Così ci spiegavano sempre il quadro quando eravamo chierici, e quando si faceva la novena del Buon Consiglio predicata parecchi anni fa.
Confidarsi con Maria, confessione spirituale anche a Maria, allora con Maria si osa di più. Si osa di più e dite tutto. E sentire, siccome è sempre difficile acquiescere consiliis eius: «Fili, acquisce consiliis meis»54, allora prendimi un po’ il piedino, aiutami a camminare. Così l’esame sia completo: pensieri santi, sentimenti santi, parole sante, azioni sante, apostolato santo, spirito paolino vissuto. In particolare il compimento della volontà di Dio su di te. E se stanotte hai proprio mal di denti, quella proprio è la volontà di Dio in particolare per te. Non solo in generale, ma nei particolari, quale risulta in generale dai comandamenti e dai consigli evangelici; in particolare con l’autorità della Chiesa nelle Costituzioni
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e nei casi specialissimi personali e individuali, dalle disposizioni che vengono date.
Adesso la benedizione sopra le menti, le teste, sui cuori, sulle volontà e sui corpi, che siano santi e che tutte le forze si consumino nel volere di Dio, fino all’estremo, quando faremo come ha fatto quel santo Corrado da Parsa55, per quarantacinque anni portinaio, portò le chiavi al superiore: Stavolta non ne posso proprio più, non posso reggere più le chiavi. Allora è andato a letto. Dopo è andato in paradiso. Fino all’ultimo!
Non siamo così facili a scusarci, facili a metterci da parte, facili a dire: Adesso ho la mia età!, appunto perché siamo più vicini al paradiso, Ho la mia età. Allora più zelo, come quel martire che diceva, avvicinandosi alla catasta di legno che era già accesa: Su, piedi, camminate svelti!. Era vecchio, e buttò via anche il bastoncino e si sforzò di camminare svelto.
Quindi fino all’ultimo tutte le forze [a Dio]. Poi? Il riposo eterno. Raccomandatevi anche alle sorelle più fervorose che sono già passate all’eternità. Io mi raccomando sempre e raccomando sempre la vostra Congregazione. Esse sono già lassù al sicuro, che porgano la mano a noi che siamo ancora un po’ nella tempesta del mare burrascoso. Parlare a loro, sono vicine, ci hanno lasciato i loro esempi e presso Dio hanno potere d’intercessione.
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1 Meditazioni tenute a Roma nei giorni 14-15 agosto 1960 in occasione del ritiro mensile. Trascrizione da nastri: A6/an 83b = ac 140b; A6/an 84a = ac 141a; A6/an 84b = ac 141b. Stampate in trentaduesimo pp. 3-32.

2 Salone per conferenze e riunioni di tutta la comunità Figlie di San Paolo di
via Antonino Pio.

3 Cf Gv 16,28.

4 Cf Sal 126,6: «Nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni».

5 In latino: “Nosce teipsum”, massima attribuita ai Sette Sapienti e incisa sul frontone del tempio di Apollo in Delfi.

6 Si tratta dell’Enciclopedia cattolica dell’uomo d’oggi. Cf Il Raggio, 3 (1960), pp. 62-70.

7 Cf Gen 3,19.

8 Cf Gal 5,17.

9 Cf Rm 7,14-25.

10 Cf Gal 2,20.

11 Cf Rm 8,17.

12 Giovanni Battista Montini (1897-1978), cardinale arcivescovo di Milano dal 1954, eletto Papa il 21 giugno 1963 con il nome di Paolo VI, portò a termine il Concilio Vaticano II (1965). Beatificato da Papa Francesco il 19 ottobre 2014.

13 Cf Mt 25,23.

14 Cf Lc 1,38: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

15 Titolo di Maria caro a Don Alberione che lo promosse negli scritti e nella predicazione. Cf ad esempio Giacomo Alberione, Abundantes divitae gratiae suae, Società San Paolo, Roma 1998, n. 201. Notevole è la proposta che egli presentò al Concilio Vaticano II per l’approvazione del dogma. Cf A. Damino, Don Alberione al Concilio Vaticano II, Ed. Archivio Storico Generale della FP (EAS), Roma 1994, pp. 19ss.

16 Cf Gv 16,28.

17 Cf Gv 16,28: «Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di
nuovo il mondo e vado al Padre».

18 Omnipotens sempiterne Deus, qui gloriosae Virginis Matris Mariae corpus et animam, ut dignum Filii tui habitaculum effici mereretur… Dall’Oremus della Messa della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine.

19 Cf Gv 1,14.

20 Cf Mt 27,63: «Dopo tre giorni risorgerò».

21 Cf Mc 10,18.

22 Cf Codice di Diritto Canonico promulgato nel 1917 da Papa Benedetto XV, Giacomo della Chiesa (1854-1922).

23 Cf Gv 16,28: «Lascio il mondo e vado al Padre».

24 Vieni, sposa di Cristo. Cf Antifona al Magnificat, Comune delle Vergini, II Vespri.

25 Cf Ludovico Colin, Culto della Regola: Natura Nemici Sorgenti – Prerogative, Marietti/Padri Redentoristi, Roma 1950.

26 Cf Ludovico Colin, Culto dei voti, Marietti/Padri Redentoristi, Roma 1958.

27 Cf 2Tm 4,8: «Ora mi resta soltanto la corona di giustizia».

28 Cf Cost’53, art. 202.

29 Cf Precetti generali della Chiesa.

30 Cf Lc 1,38: «Ecco la serva del Signore».

31 Cf Lc 1,34.

32 Cf Mt 6,10: «Sia fatta la tua volontà».

33 Cf Rm 9,2: «… ho nel mio cuore un grande dolore, una sofferenza continua».

34 Cf Lc 24,25. La frase testuale è: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti».

35 Questa frase è stata riformulata per renderla comprensibile. Riportiamo in calce le parole testuali della trascrizione da nastro: “Il dubbio, guardate che tante volte è già peccato, e tante volte è già peccato, perché è come dire, se ci sta volentieri su questo dubbio, un pensiero disonesto; ma se si segue volontariamente non dite che è peccato?”.

36 Don Sebastiano Benedetto Trosso (1894-1952), sacerdote paolino. Durante la prima guerra mondiale fu capitano di esercito. Dopo un tempo di formazione nel Seminario di Alba (cf AD 108), entra a far parte della “Scuola Tipografica”. Il 5 ottobre 1921 fece professione e fu uno dei primi sacerdoti della Società San Paolo. Il 6 agosto 1931 parte da Genova per fondare la prima casa SSP in Argentina. In seguito si recò in Brasile per continuare la missione iniziata da don Saverio Boano (19041990). L’ascetica di Don Trosso era semplice, si fondava su tre principi: Il Signore ci ha creati, dobbiamo salvarci, sopra la terra siamo per farci dei meriti per il paradiso. Cf Giuseppe Barbero, o.c., p. 674.

37 Sempre rivolti ai beni eterni… Cf Oremus della Messa dell’Assunzione di Maria.

38 In alto i nostri cuori.

39 Sono rivolti al Signore.

40 Dal 1953 le FSP iniziano a Roma le edizioni audiovisive. I primi dischi vengono prodotti come supporto ai filmini catechistici (cf RA, Gennaio 1953, p. 4), che allora non avevano il sonoro. Il primo catalogo della produzione audiovisiva delle Figlie di San Paolo è datato 1954 con il titolo “Filmine Sampaolo”. La produzione si concentra su titoli biblici, catechistici, agiografici e ricreativi. Nel 1959, a cura del Centro Ut Unum Sint, si realizzano dischi con brani scelti del Vangelo e delle Lettere di San Paolo. Cf Il Raggio, novembre 1959, n. 4, p. 104.

41 Dal 1960 in Brasile, su invito della Prima Maestra Tecla Merlo, le sorelle iniziarono con coraggio ed entusiasmo l’apostolato audiovisivo con la produzione di dischi 45 giri con tematica catechistica e biblica.

42 Giudizio della condanna e giudizio della ricompensa. Cf orazioni della Messa delle Esequie.

43 Cf Giacomo Alberione, Ut perfectus sit homo Dei, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1998, p. 101.

44 Che la mia presenza porti ovunque grazia e consolazione. Cf LP, ed. 2011, p. 196.

45 Cf 2Tm 2,20.

46 Cf Mt 25,14-23.

47 Cf Ap 12,1: «Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole».

48 Cf Mt 25,21: «… fate discepoli tutti i popoli».

49 Cf Mt 28,19.

50 Cf Dn 7,10.

51 Cf Ti adoro, mio Dio, Cf LP, ed. 2011, p, 30.

52 Madre del Buon Consiglio, Mater Boni Consilii, è uno dei titoli con cui viene invocata Maria, madre di Gesù. Divenne particolarmente popolare dopo il ritrovamento di un’immagine poi conservata nel santuario agostiniano di Genazzano (RM). Nel 1903 Papa Leone XIII aggiunse nelle litanie lauretane l’invocazione: Mater Boni Consilii.

53 La Cappella del Seminario di Alba è dedicata alla Madonna del Buon Consiglio. La costruzione, consacrata il 19 giugno 1906 da Mons. Francesco Re, fu progettata dall’architetto Giuseppe Gallo (1860-1927) e l’iconografia fu elaborata su un’idea del can. Francesco Chiesa.

54 Cf Gen 27,8: «Ora, figlio mio, da’ retta a quel che ti dico».

55 S. Corrado da Pahrzam (1818-1894), frate cappuccino bavarese.