Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Convegno catechistico paolino,
Ariccia 8-10 gennaio 1960


I
COME SEGUIRE GESÙ MAESTRO1


È stata ben scelta la data di questo Convegno catechistico, perché siamo nel corso della novena a Gesù Maestro2. Ne celebreremo la festa domenica prossima. D’altra parte trattare l’argomento catechistico ha un’importanza somma, perché è la parte fondamentale dell’apostolato. Anzitutto la Chiesa dà il catechismo: catechismo ai piccoli, catechismo a coloro che sono nel corso della loro giovinezza, catechismo agli adulti e catechismo agli anziani. Sempre il catechismo, è fondamentale! Il resto è di approfondimento, così come la Chiesa dà il catechismo e poi va a cercare nella Scrittura e nella Tradizione, che sono le due fonti per cui noi conosciamo la Rivelazione, l’insegnamento che ci è venuto da nostro Signore.
Questa mattina cominciamo a meditare l’argomento che considereremo anche nei due giorni seguenti, cioè come dobbiamo seguire Gesù Maestro Via, Verità e Vita nella nostra pietà, nella formazione religiosa paolina, nell’apostolato, e possiamo dire, farlo come il modo. Ho visto che si è stampato, nelle bozze che mi sono state mandate, il nostro metodo3.
La parola è giusta sotto un aspetto e non tanto esatta sotto un altro. Il nostro metodo, non è nostro soltanto, è come dire: «Mea doctrina non est mea, sed eius qui misit me: La mia dottrina
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non è mia4. Gesù dice che quello che predica è la sua dottrina, ma non è la sua dottrina, «mea doctrina non est mea». Non è un metodo, non è il nostro metodo riservato, ma è quello che nostro Signore ha insegnato con la sua predicazione, con la sua stessa vita. Noi dobbiamo portare tutto l’uomo a Dio: non possiamo farlo cristiano soltanto nella mente o solamente nei sentimenti o cristiano soltanto nella preghiera, o soltanto nelle opere. È necessario che l’uomo viva Gesù Cristo: viva Gesù Cristo nella sua mente, viva Gesù Cristo nella sua vita, nei suoi esempi, in quanto che egli è via con gli esempi, perché è la via per andare al Padre, per cui le nostre preghiere hanno efficacia. Ed è ancora la vita soprannaturale, la vita di grazia! La vita di grazia ci viene comunicata per mezzo del Battesimo, nutrita dagli altri sacramenti e alimentata quotidianamente da chi vive secondo la fede. Dobbiamo fare cristiano tutto l’uomo. Non possiamo far crescere soltanto un membro, per esempio una mano, bisogna che l’uomo cresca in proporzione: le due braccia, le due gambe e il cuore e i polmoni, altrimenti che cosa abbiamo? Un essere che è soggetto molto presto ad una morte anche repentina.
Vi sono persone che hanno una pietà non giusta, perché non è illuminata e fanno consistere la loro devozione, il loro cristianesimo, in alcune pratiche di pietà che tante volte non sono fondamentali, perché mancano di espressione. D’altra parte noi dobbiamo passare attraverso Gesù per arrivare al Signore. Questa è la via. Per arrivare al Signore, Gesù si è fatto mezzo, mediatore e si è presentato come Via e Verità e Vita5. Quindi dobbiamo onorarlo come nostro modello, e come strada obbligatoria, passaggio obbligatorio per arrivare a Dio. Il passaggio obbligatorio! E nello stesso tempo dobbiamo vivere la sua dottrina! Cioè pensare come lui: non è che si debba disgiungere la meditazione dal pensiero abituale della giornata; la meditazione accende il lume: «La lucerna è la tua parola, la lucerna per i miei passi6. Ma una volta acceso nella meditazione,
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quel pensiero dominante deve guidare la giornata in quello che si fa, in quello che si dice.
Terzo: in ogni passo vi è sempre bisogno della grazia attuale, e vi è bisogno di aumentare la grazia abituale. E questo secondo passo è stato spiegato molto bene da voi nell’ultimo numero di Via, Verità e Vita7. In sostanza dobbiamo portare tutto l’uomo a Dio e assorbire in noi la vita di Cristo in quanto è Via, Verità e Vita. Viverlo! Dobbiamo essere innestati in lui. Prima eravamo piante selvatiche, poi l’innesto, Gesù Cristo8. Nel Battesimo vi è questo innesto sempre più vivificato nella santa Comunione, in modo speciale nella Messa. L’innesto opera nella pianta in cui viene messo. Ed è ancora la pianta che produce i frutti, ma questi hanno il colore, il sapore, la quantità, la qualità che è comunicata dall’innesto, in modo che il cristiano è alter Christus, il cristiano vero è un altro Cristo.
Seguire questo, perché Gesù ci ha bene ammaestrati, ci ha dato bene l’esempio. Del resto noi sappiamo che la religione è insieme verità, dogma, morale e culto. Non teoricamente, come viene spiegato in qualche scuola, ma tutt’assieme, perché l’uomo è uno, non è fatto a cassetti, è tutta una vita che si compone, o meglio si nutre ed è vivificata precisamente da questo: l’unione di tutte le facoltà a servizio di Dio.
Non abbiamo studiato nel catechismo come prima cosa: Perché Dio ti ha creato?9. Ce l’hanno detto là, Via, Verità e Vita: conoscerlo è verità; amarlo è la grazia, è la tendenza dell’uomo al soprannaturale a Dio, che è l’unione con Dio; e poi servirlo, la volontà. Scappando di lì, noi scappiamo dal vero spirito cristiano e dal fine per cui siamo stati messi sulla
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terra. Per mezzo del conseguimento o della realizzazione di questo fine: conoscere, amare e servire il Signore, raggiungiamo il fine finale, cioè il fine ultimo, la salvezza eterna. Altro che dire: È il nostro metodo! È il metodo unico, è quello della Chiesa.
Dobbiamo poi considerare come questo modo di pensare, di operare e di vivere la vita paolina è obbligatorio in forza delle Costituzioni. Non si dice questo nelle Costituzioni? Tutta la pietà deve essere informata alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita? Tutta la formazione religiosa, la stessa vita religiosa non deve essere conformata alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita? E tutti gli studi che si fanno in Congregazione non devono essere conformati alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita? E tutto l’apostolato non deve essere conformato alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita?10 Tutto questo contiene lo spirito della Congregazione paolina. Non dobbiamo formarci uno spirito unilaterale. Nella vita paolina dobbiamo soltanto realizzare, e non è poco, anzi è tutto, la vita di Gesù Cristo in quanto ci è possibile, cioè nel modo più perfetto che possiamo. Non abbiamo delle particolarità, dobbiamo soltanto far vivere Gesù Cristo [in noi], e prima vivere Gesù Cristo com’è: Via, Verità e Vita. A volte si potrebbe quasi dire a qualche persona quello che rimproverava Gesù a Tommaso che gli aveva fatto una domanda certamente non molto sapiente: «Da tanto tempo sono con voi e non mi conoscete?11. Da tanto tempo sei paolina e non mi conosci ancora?.
Una vera istituzione religiosa è tanto perfetta in quanto porta a vivere al massimo Gesù Cristo. Viverlo anche nei consigli evangelici, cioè di povertà, castità e obbedienza come l’ha predicato Gesù: «Se vuoi essere perfetto, lascia tutto, vieni e seguimi12. Parole che comprendono i consigli evangelici. Del resto dobbiamo ricordare che tutto l’apostolato serve per la formazione dell’uomo cristiano. Papa Pio XI nell’enciclica,
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Illius Divini Magistri13, che è fondamentale, all’inizio aveva scritto queste parole: Illius Divini Magistri e parla dell’educazione della gioventù. Una fondamentalissima enciclica, di cui celebriamo la memoria in questo tempo. Egli ha detto: Dopo che il Padre celeste ci ha mandato il suo Figlio per la salvezza nostra, ci ha mandato il suo Figlio che è Via, Verità e Vita, non c’è altra educazione e formazione che quella cristiana14. Quel frazionamento di metodi, frazionamento delle potenze dell’uomo, volendo troppo analizzare, ci portano un po’ fuori, e d’altra parte se voi Paoline avete avuto la grazia di venir formate in questa maniera, non lasciatevi portar via da questo o da quel particolare, da questa o da quella particolare tendenza. Tutto è buono ciò che contribuisce a formare il cristiano e il religioso, tutto è buono, ma quello che avete in Congregazione è buonissimo. Le altre cose sono parti e contributi, ma questa è la sostanza. Tuttavia vi sono sempre tentazioni contro lo spirito religioso. Il diavolo è il nemico dei religiosi, nemico dei sacerdoti, nemico di tutti i cristiani e di tutte le anime che lusinga per rovinarle, per trascinarle nella perdizione.
Allora, perché noi possiamo meglio comprendere e meglio vivere questa dottrina, questo insegnamento di Gesù, nell’ultimo numero del San Paolo si è parlato di Maria discepola e maestra15, prima discepola, poi maestra. Suo Figlio è il Maestro ed è redentore, e siccome il suo Figlio è redentore, ella è la corredentrice. Sempre Maria merita questi titoli in dipendenza e con Gesù, in dipendenza e in collegamento con Gesù. Ora, se noi consideriamo Maria Discepola e Maestra e la preghiamo con fervore, che cosa avverrà? Che noi saremo condotti da lei a Gesù Maestro. La devozione a Maria, Maestra e Discepola nello stesso tempo, anzi prima Discepola e poi Maestra, ci fa penetrare la devozione al Maestro Divino, ce la fa intendere nel vero senso. Maria viene considerata come Maestra e Discepola, perché lei, Discepola dell’Antico
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Testamento si nutriva di Scrittura, e poi Discepola dello Spirito Santo, «dux eius fuit»16, fu il suo maestro lo Spirito Santo e imparò da Gesù tante cose.
Fu poi Maestra, noi lo sappiamo, in quanto ella, come è spiegato nel San Paolo e come vi è pure stato comunicato, secondo l’enciclica di Leone XIII il quale dice: Bisogna che consideriamo Maria come Madre della Chiesa, Maestra e Regina degli apostoli17, Maestra! Perciò le nostre iscrizioni sono intonate così: Mater, Magistra, Regina, Madre di misericordia, Madre! Mater divinae gratiae18. La nostra vita soprannaturale viene da lei, cioè attraverso lei, perché è Madre del Salvatore Gesù, il quale ha conquistato la grazia e lei ne fu ripiena: Mater, gratia plena. Poi, come dice Leone XIII: la saggezza dei suoi consigli. Per questo, bisognerebbe meditare le parole che ella disse le sette volte in cui parlò, e particolarmente l’inno Magnificat19. Dobbiamo poi considerarla come Maestra di virtù, come esempio. Leone XIII mette quattro motivi che servono a spiegare il concetto di Maria Maestra. È maestra dopo che è stata discepola. Rivolgerci spesso a Maria, per quello che noi dobbiamo apprendere come discepoli e per ciò che dobbiamo dare come Maestri, come Maestre.
Il titolo di Maestre alle Figlie di San Paolo è stato dato per questo20. Non cambiamo le cose, è stato dato per questo, non perché in molte di voi, nella maggior parte, ci sia una grande istruzione, ma perché unite alla Chiesa, dando il catechismo, dando il Vangelo, diventate Maestre. Se voi non apprezzate questo, non apprezzerete la vostra vocazione. E per apprezzare la vostra vocazione, bisogna immettersi nella
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Chiesa, attraverso la Chiesa in Gesù Cristo Maestro. Allora la vostra vocazione diventa nobile. Altrimenti che cosa diventa? La vostra vocazione, stando sulla vostra via, è apostolato, cioè è per l’apostolato, dopo che è per la vostra perfezione. Ma andando fuori dalla linea si rischia di diventare commercianti. Gesù Cristo faceva il falegname, e ci sono tanti che fanno il falegname, fanno un mestiere, ma Gesù Cristo ha fatto il redentore, e tanto redimeva il mondo quando piallava sul banco di falegname, come quando era sulla croce. Bisogna rendere il lavoro apostolico, redentivo, e così mantenersi nel vero spirito, non degradarsi. A volte, vi sono delle tentazioni: per fare il meglio si perde ciò che è essenziale, si perde la sostanza.
Adesso dovrei fare l’applicazione, prima alla pietà. È passato già il tempo, ma vi invito a leggere quello che sta come introduzione alle diverse pratiche di pietà nel nostro Libro delle preghiere: come fare la meditazione, l’esame di coscienza, la Comunione, come sentire la Messa, come fare l’adorazione21, ecc.
Vi sono anche Confessioni che non costruiscono mai. Ci si ferma sulle mancanze esteriori, ma quelle sono i frutti, e hanno una radice che sono i pensieri. Se una pianta dà frutti cattivi, la ragione è perché la pianta non è buona, la radice non è buona: dai frutti si conosce la pianta22. Quindi l’esame prima sui pensieri, ce l’hanno insegnato anche da bambini. Non si può solamente considerare l’uomo in qualche parte, no! Bisogna sempre scendere a ciò che è: il pensiero, cosa pensiamo; secondo, verranno le parole e le opere e sono tutte azioni; e poi verrà la parte che riguarda la pietà.
In sostanza, c’è buona volontà? Sì? Ma c’è sufficiente preghiera? E la mia preghiera ha le debite condizioni? Allora, noi prima meditiamo e ci esaminiamo sui pensieri, sulle istruzioni, sulle convinzioni che abbiamo, poi veniamo a considerare le azioni che sono le parole e le opere. E poi veniamo a vedere se noi ci nutriamo interiormente, spiritualmente, cioè se
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preghiamo sufficientemente e se preghiamo bene. Perché per progredire ci vogliono sempre due cose: la grazia del Signore e lo sforzo della volontà. Veri esami di coscienza, vere Confessioni, vere Messe, vere adorazioni, e così tutte le altre parti che costituiscono la pietà paolina.
Il Signore ci illumini! In questi giorni certamente lo Spirito Santo sarà largo delle sue grazie e, con i buoni oratori che avete invitato, potrete anche meglio approfondire tutto. Che [questo Convegno] non serva solamente per l’apostolato: prima per noi e in secondo luogo per gli altri. Bisogna vivere per dare efficacemente: quello che vogliamo che siano gli altri, prima dobbiamo sempre esserlo noi. Anche se uno volesse esteriormente dire le stesse cose che dice un’altra che ha spirito profondo, non avrebbe lo stesso effetto. Chi sente le cose, chi le vive, prima ha la grazia di Dio per darle e, secondo, ha anche un modo di parlare, delle convinzioni che persuadono. Allora il frutto dell’apostolato sarà tanto più largo.
Abbiate molte grazie in questi giorni, e nello stesso tempo che si pensa a dare e si pensi prima a prendere. Maria fu prima Discepola, poi divenne Maestra.
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) l’8 gennaio 1960 in occasione del Convegno catechistico Paolino. Trascrizione da nastro: A6/an 72b = ac 125a. Stampata in Convegno catechistico. Figlie di San Paolo, Roma 1960, p. 4-6. Il Convegno catechistico paolino si svolse presso la Casa Divin Maestro ad Ariccia nei giorni 7-10 gennaio 1960. Don Alberione tenne tre meditazioni.

2 Cf med. 1, nota 11.

3 Il “metodo paolino” è un modo di procedere che coinvolge tutta la persona, tutte le pratiche di pietà, tutto l’apostolato, per una adesione totale di mente, volontà e cuore al Cristo totale. Cf C. A. Martini, o. c., pp. 206-207; cf anche Manuel Galavitz, Il carro paolino, Società San Paolo, Roma 1993, pp. 173ss.

4 Cf Gv 7,16: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato».

5 Cf Gv 14,6.

6 Cf Sal 119, 105.

7 Cf Via, Verità e Vita, edizione per la famiglia, gennaio 1960, pp. 16-19. Via, Verità e Vita è una rivista catechistica mensile, iniziata a Roma nell’ottobre 1952, dalle Figlie di San Paolo, per la conoscenza e l’insegnamento della dottrina cristiana, secondo il metodo Via, Verità e Vita, indicato dallo stesso Fondatore. Dal 1953 la rivista, nata in Italia, è editata anche all’estero. Dal 1960 al 1966 Via, Verità e Vita esce mensilmente in due edizioni: “per la famiglia” e “per la parrocchia e per la scuola”. Via, Verità e Vita ha cessato le pubblicazioni nel 2010.

8 Cf Rm 11,24.

9 Cf Catechismo della dottrina cristiana, Edizioni Paoline, Figlie di San Paolo, Roma 1949, domanda 13.

10 Le Costituzioni a cui il Primo Maestro fa riferimento sono quelle della Pia
Società San Paolo, edizione 1950, artt. 154, 177, 224.

11 Cf Gv 14,9.

12 Cf Mt 19,21.

13 Cf Pio XI, Divini Illius Magistri sulla educazione della gioventù, enciclica promulgata il 31 dicembre 1929, AAS 22 (1930).

14 Ibid., in Enchiridion delle encicliche, vol V., EDB, Bologna 1999, n. 333.

15 Cf San Paolo, novembre, dicembre 1959, in CISP, pp. 1331-1351.

16 Cf Dt 32,12: «Lui solo l’ha guidato».

17 L’espressione “Madre della Chiesa, Maestra e Regina degli Apostoli”, desunta dall’enciclica di Papa Leone XIII Adiutricem populi christiani (5 settembre 1895), costituì per Don Alberione l’orientamento per la devozione mariana della Famiglia Paolina. Cf FSP58, pp. 81ss. e 104ss.; UPS, p. 502.

18 Madre della divina grazia. Cf Litanie lauretane.

19 Cf Annunciazione Lc 1,34.38; Visitazione Lc 1,40.46-55; Ritrovamento di
Gesù al tempio Lc 2,48; Cana Gv 2,3.5.

20 Cf UCBS 15 febbraio 1928, p. 32: “... [Le Superiore] vengono chiamate col nome di Maestre, in ossequio al Maestro Divino che spese la sua vita insegnando con l’esempio e con la parola”. Questo titolo cadde in disuso dopo il Capitolo speciale del 1969-1971.

21 Cf Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 2011: Invito, pp. 5-11; La meditazione, p. 65; L’esame di coscienza, p. 71; Messa, p. 35-38; Adorazione eucaristica, pp. 67-68; La Confessione, pp. 107-108.

22 Cf Mt 7,16-20.