Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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5. SAN GIUSEPPE1



Dopo la meditazione vi sarà la santa Messa, che celebrerò usando il calice offerto dai Discepoli. Tutti dobbiamo unirci nelle intenzioni del sacerdote, e principalmente a Gesù Cristo, che è il grande sacerdote. Particolarmente devono unirsi i Discepoli, i Discepolini, dal più giovane a colui che è stato tra di voi il primo nella professione, unirci a chiedere le grazie per tutti, particolarmente per i Discepoli, i quali celebrano oggi una loro grande solennità. Partecipare più vivamente possibile alla liturgia.
È magnifica la liturgia di oggi con cui si onora S. Giuseppe. Occorre: conoscerlo e imitarlo e pregarlo. Nella storia ecclesiastica è stato per qualche tempo come all’oscuro, poco se ne parlava. Questo è conforme ai grandi, imperscrutabili disegni di Dio, ma da qualche secolo, specialmente dal secolo XV2, la devozione a S. Giuseppe presso il popolo cristiano è andata penetrando nelle anime ed estendendosi a tutta la Chiesa.
Il suo nome oggi lo incontriamo spesso unito a quello di Maria, egli condivise la missione di Maria, in qualche maniera la servì e particolarmente vi collaborò. Nel Breviario abbiamo letto queste parole: «Profugum iustum deduxit sapientia per vias rectas: Il Signore condusse il giusto, la sapienza di Dio condusse il giusto per le vie rette3. Il Signore dispose che, molti anni prima che S. Giuseppe venisse a compiere la sua missione, era già prefigurato in Giuseppe che fu venduto dai fratelli e condotto in Egitto che fu fermissimo nell’osservanza della sua castità a costo del carcere. Fu fatto il provveditore degli Egiziani durante la carestia, e poté dire ai suoi fratelli:
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«Voi mi avete mandato qui, ma fu il Signore che ha condotto le cose»4, sono stato mandato qui per voi, cioè per la vostra vita, perché io potessi dare aiuto e soccorso a voi nell’indigenza.
La sapienza di Dio conduce le anime e se noi sappiamo abbandonarci a lei, dove veniamo condotti, dove veniamo guidati? Siamo guidati per le vie rette. Le vie rette per ogni anima si riducono ad una: la volontà di Dio su ciascuno. In generale, non dobbiamo noi farci un programma, ma dobbiamo prendere il programma che Dio ha su di noi. Dio su ognuno ha dei disegni, e chi compie i suoi disegni, arriverà anche al disegno ultimo di Dio cioè alla santificazione, alla salvezza eterna. Il disegno di Dio è: «… Vult omnes homines salvos fieri: … vuole che tutti gli uomini arrivino a salvezza5.
Dice ancora il Breviario: «Et ostendit illi regnum Dei», il Signore fa sempre brillare davanti a noi la sua luce, e nella sua luce il regno di Dio dentro di noi mentre siamo in questa vita, il regno di Dio nell’eternità: la felicità. Conoscere il fine per cui si è creati: Per che cosa sono qui oggi? Per che cosa spenderò la mia vita? «Ostendit illi regnum Dei», la vita eterna. Quando si oscura questa luce, le anime si disorientano come chi manca della luce in una notte oscura e può cadere in qualsiasi precipizio. La luce di Dio: «Ostendit illi regnum Dei», chiedere sempre la luce a Dio.
Poi il Breviario aggiunge che il Signore accompagna il giusto nelle sue fatiche e nei suoi sacrifici, e così accompagnò S. Giuseppe: «Honestavit illum in laboribus suis». Santificò con la sua grazia S. Giuseppe, le sue fatiche, i suoi sacrifici, le sue pene e così arrivò al premio: «Complevit labores illius6. Adesso S. Giuseppe è glorioso in cielo, perché compì perfettamente la sua missione sulla terra. Tante volte egli poteva ignorare i vari passi che doveva fare per compiere la sua missione, ma c’era sempre una luce: la volontà di Dio, la salvezza, la santità. Questa è la luce che guida il giusto.
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Quante volte ci crediamo sapienti e invece la sapienza non c’è. Sapiente è colui che prende la sapienza da Dio e cioè si lascia guidare da Dio. A volte noi domandiamo al Signore delle grazie che sono contro di noi: «Oportet sapere et sapere ad sobrietatem7. Ognuno si stimi, ma si stimi modestamente, per quello che è. Non chiediamo le grazie che sono contro di noi. Tuttavia, anche quando sbagliamo a chiedere le grazie, il Signore dirige le nostre preghiere a buon fine e a nostro vantaggio. Allora brilla di nuovo la luce di Dio sopra di noi.
Conoscere S. Giuseppe. Ora si sono pubblicati vari libri, anzi tanti, che ci fanno conoscere S. Giuseppe. Abbiamo stampato il migliore: La teologia di S. Giuseppe8, che, per quanto è possibile, è aggiornato. Ecco, [leggere] prima i libri più semplici, poi i libri sempre più alti al fine di penetrare la vita, i privilegi, le grazie, la santità, il potere di S. Giuseppe in cielo. Imitare S. Giuseppe. Nella coroncina9, per mezzo di S. Giuseppe si domanda al Signore questa grazia: fare il lavoro spirituale e vivere come lui che andava perfezionandosi giorno dopo giorno. Ogni giorno ci è dato perché facciamo meglio.
Si onora S. Giuseppe come lavoratore, e questo viene ricordato il 1° maggio, con un’altra festa ad onore del grande santo10. Ma bisogna che noi penetriamo il senso di questa festa: S. Giuseppe lavoratore. Un lavoro che era redentivo, un lavoro santificato, un lavoro che serviva per collaborare alla redenzione dell’umanità. Perciò non solo il lavoro di falegname, ma occorre il lavoro spirituale per penetrare meglio il senso della festa. Il lavoro spirituale, cioè il lavoro di correzione, emendazione, il lavoro di costruzione. Ogni giorno costruire un poco l’edificio, aggiungere qualche mattone all’edificio della santità, della perfezione. I piccoli al lavoro! Coloro che
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sono già arrivati sul campo dove devono esplicitamente compiere il lavoro del perfezionamento: al lavoro! La vita non ci è data per spenderla a nostra soddisfazione, ma per progredire, per prepararci per il cielo. È inutile aspirare al cielo se non ci prepariamo e, se vogliamo andare con i santi, quella è la via: la santificazione nostra, il lavoro interiore, l’esame di coscienza, la meditazione, la Visita. Vi sono poi le preghiere per domandare le grazie per conseguire i propositi dell’esame di coscienza, della meditazione, della Visita: il rosario, la Messa e particolarmente la Comunione.
Il lavoro interiore comincia dall’esame di coscienza. Perché? Perché il lavoro spirituale comincia dal detestare ciò che non è buono. Questo è l’inizio della via che conduce alla santità: la detestazione, il dolore di ciò che non è perfetto. Quando poi si è arrivati ai voti, si è scelto un lavoro per la vita e risulta dalle Costituzioni: la gloria di Dio e la santificazione, il perfezionamento mediante i voti e la vita comune. Segue il secondo articolo cioè l’apostolato. Lavorare per questo perfezionamento, come S. Giuseppe ha impiegato tutta la sua vita terrena in questo lavoro. S. Giuseppe lavoratore, ma prima il lavoro interiore, il lavoro spirituale.
Pregare S. Giuseppe. Sì, dobbiamo pregare S. Giuseppe per ciascuno di noi, e ciascuno sa la sua posizione. È sempre bello nelle feste solenni, e una delle feste solenni è questa di oggi, recitare il Salmo nelle ore minori: «Beati immaculati in via, qui ambulant in lege Domini: Beati quelli che camminano immacolati, senza macchia, nell’osservanza della legge di Dio11. Quel Salmo consta, ed è il più lungo, di circa centoventi versetti. In questi centoventi versetti circa, in ogni versetto si domanda la grazia di fare la volontà di Dio, di seguire i comandi di Dio, i voleri di Dio. L’espressione è, si può dire, in ogni versetto un po’ nuova, ma in fondo sempre si chiede questo. Vedete come noi dobbiamo, specialmente nelle feste solenni, domandare per circa centoventi volte come nel Breviario di compiere la volontà del Signore, dilettarsi della volontà del Signore, domandare perdono se ci siamo allontanati dalla volontà
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del Signore e poi contemplare il premio di chi fa la volontà del Signore, la volontà di Dio.
Domandare la grazia di compiere questa volontà di Dio! Vi sono gli indirizzi generali che si danno nelle prediche, ma vi sono poi gli avvisi particolari della Confessione, della direzione spirituale. Prendiamoli come detti a noi, come espressione del volere di Dio su di noi. Ma poi ci sono tante ispirazioni di Dio. Perché? Perché il Signore lavora l’anima nostra, noi dobbiamo assecondare il suo lavoro, la sua grazia, il Signore, che è nell’intimo dell’anima nostra quando si è in grazia di Dio, parla, non è muto, il Signore comunica con l’anima. Potessimo conoscere le finezze della divina Provvidenza per ciascuna anima! Non essere sempre dei superficiali, siamo troppo assetati di cose esteriori, specialmente delle notizie che non ci giovano. No! Abbiamo dentro di noi una storia intima che si sviluppa, è la storia della misericordia di Dio ed è la storia della nostra corrispondenza. Se la storia della nostra corrispondenza asseconda il volere di Dio, cioè la storia delle misericordie di Dio, allora la misericordia di Dio metterà la corona al nostro lavoro interiore: il paradiso, il premio proporzionato.
In questo tempo, gennaio, febbraio e anche marzo, particolarmente ieri, mi sono stati presentati i conti che riguardano l’amministrazione, che riguardano i libri che si sono fatti; il numero di copie di periodici stampati e il numero delle copie diffuse, le giornate, per esempio che si sono fatte per il Vangelo, per il catechismo. Un elenco di cifre consolantissime, e una parte di questa consolazione viene proprio da voi che siete qui presenti. Dicono che le cifre non sono poesia, ma dietro alla cifra arida ci sta veramente la poesia, e cioè ci sta una cifra che gli uomini non hanno l’aritmetica per contare, è una aritmetica riservata a Dio, e questa poesia e questa aritmetica è quella che rappresenta i meriti. Chi li conta? Coloro che riempiono la giornata di meriti, non si stanchino! Vi è il Signore che non sbaglia nella sua aritmetica, non gli sfugge neppure il minimo sospiro di bene, il minimo desiderio, perché c’è pure l’apostolato dei santi desideri. Chiedere per intercessione di S. Giuseppe di far rendere la vita al massimo. Sono così solleciti i negozianti per far rendere il loro negozio! Ora, il negozio
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unico e più grande si può intendere sotto due aspetti: il negozio dell’eterna salute e far rendere la vita.
Poi pregare S. Giuseppe per la Chiesa. Teniamo presenti i bisogni di tutta la società, possiamo dire tutti i bisogni della Famiglia Paolina, ma allarghiamo anche il nostro cuore, comprendiamo tutte le necessità della Chiesa, che vuol dire le necessità dei fratelli. Siamo diventati figli di Dio per il Battesimo e siamo tutti fratelli. Pregare per il Papa, particolarmente mettendo le intenzioni che egli ha riguardo al Concilio ecumenico; pregare per l’episcopato, per i religiosi, per i sacerdoti, per tutti i cristiani, estendere la preghiera ai cristiani che sono un po’ dell’altra sponda. E poi estendere le nostre intenzioni a tutta l’umanità.
Pio IX12 ha dichiarato S. Giuseppe protettore della Chiesa universale13 e noi assecondiamo l’intenzione di questo grande Papa: tutta la Chiesa sotto la cura, la protezione di S. Giuseppe, affinché come egli ha salvato la minacciata vita di Gesù fanciullo, anzi bambino, così salvi la Chiesa dalle ostili insidie. E non solo questo, ma che infonda nella cristianità, cioè nella Chiesa, un cuore sempre più aperto, ed in ogni anima uno zelo missionario, che vuol dire compiere la nostra missione. Particolarmente ricordare coloro che lavorano in quelle regioni che sono chiamate terre di missione.
Pregare perché tutte le pubblicazioni riflettano il pensiero di Gesù Cristo che è la Verità, lo riflettano sempre meglio, più profondamente e più popolarmente, perché tutti i nostri libri e così i periodici e tutta l’attività rifletta la morale cristiana, gli esempi che Gesù ci ha lasciati, rifletta quello che intendiamo dire e si penetri sempre di più Gesù Cristo mediatore, Via, Verità e Vita.
Pregare perché la sacra liturgia sia ben penetrata e sia sempre più conformata a quello che è lo spirito della Chiesa. Che
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consideriamo sempre le due preghiere: la preghiera personale e la preghiera liturgica, e che sappiamo associarle. L’una, la liturgica, è maestra della preghiera personale, privata. Ma noi diamo l’importanza che ognuna delle due preghiere merita, affinché siamo completi e l’insegnamento liturgico entri praticamente nelle nostre anime, si conosca sempre meglio Gesù Cristo Via, Verità e Vita, e lo si segua, e lo si ami come l’ha amato S. Giuseppe, il quale godeva già su questa terra qualcosa che non è riservato a noi.
Egli aveva intimità con Gesù, visse tanti anni con Gesù, fu il nutrizio14 di Gesù. E mentre egli era padre putativo, e cioè aveva dei diritti legali e morali su di lui, per la sua missione, egli era anche discepolo di Gesù. Lo ammirava, lo sentiva e lo imitava. Appunto perché Gesù si era fatto suo figliuolo putativo, egli restò meravigliato di vedere nel Figlio di Dio incarnato tanta umiltà da ubbidirgli. Il modo di dare le sue disposizioni, i suoi comandi, era un modo delicatissimo. Da una parte il dovere di guidare la Sacra Famiglia e dall’altra parte la sua umiltà che gli mostrava come egli non fosse degno di una così alta missione.
Conoscere dunque sempre meglio S. Giuseppe, imitarlo nel lavoro di perfezionamento e pregarlo per tutti, per ognuno di noi. Ciascuno ha qualche cosa da domandare. Particolarmente rivolgiamo le nostre preghiere a S. Giuseppe per i Discepoli. Mi hanno detto che la coroncina a S. Giuseppe è un po’ lunga. Un altro mi ha detto: Quelli che dicono che la coroncina a S. Giuseppe è un po’ lunga, dimostrano una pietà corta. Ma nessuno di voi ha la pietà corta. Abbondanza sempre di preghiera, particolarmente oggi.
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1 Meditazione tenuta alla Famiglia Paolina a Roma il 19 marzo 1960. Trascrizione da nastro: A6/an 77a = ac 130b.

2 Con l’elezione di Papa Sisto IV nel 1479, fu introdotta nella Chiesa di Roma la solennità di S. Giuseppe da celebrare il 19 marzo. Nel secolo seguente fu estesa alla Chiesa universale.

3 Cf Sap 10,10.

4 Cf Gen 45,5.

5 Cf 1Tm 2,4.

6 Cf Sap 10,10: «Per diritti sentieri ella guidò il giusto in fuga dall’ira del fratello, gli mostrò il regno di Dio e gli diede la conoscenza delle cose sante; lo fece prosperare nelle fatiche e rese fecondo il suo lavoro».

7 Cf Rm 12,3: «Non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo
saggio».

8 Llamera Bonifacio, Teologia di San Giuseppe, Edizioni Paoline, Alba 1958.

9 Cf Coroncina a S. Giuseppe, in Le preghiere della Famiglia paolina, Ed. 2011, pp. 129-133.

10 Pio XII (1876-1958) il 1° maggio 1955 istituì la memoria liturgica di S. Giuseppe lavoratore da celebrare il 1° maggio, per dare una dimensione cristiana all’attività dell’uomo.

11 Cf Sal 119,1.

12 Beato Pio IX, Giovanni Maria Mastai Ferretti (1792-1878). Nei suoi trentun anni di pontificato, tra l’altro, diede slancio all’attività missionaria in Asia e in Africa. Definì il dogma dell’Immacolata Concezione (1854). Celebrò il Concilio Vaticano I (1868-1870), che definì il dogma dell’infallibilità del Papa quando parla ex cathedra.

13 Con il Breve Neminem fugit dell’8 dicembre 1870, Pio IX proclamò S. Giuseppe patrono della Chiesa universale.

14 Nutrizio, padre putativo, custode: indicano le funzioni che S. Giuseppe ebbe nei confronti di Gesù.