30. RINGRAZIAMENTO, RIPARAZIONE, PREGHIERA1
Penso che tutte abbiate ascoltato la santa Messa e fatta la Comunione in suffragio delle due sorelle di cui abbiamo ricevuto ieri l’annuncio di morte per incidente2, come io ho detto la Messa per loro. Questi pensieri ci richiamano a una riflessione su di noi, e sarà utile che queste riflessioni siano tre.
Siamo al termine dell’anno 1960 e le riflessioni sono: primo, ringraziare il Signore di tutti i benefici e di tutte le grazie ricevute nell’anno; secondo, riparare le nostre mancanze per non portarne la responsabilità nell’anno seguente; terzo pregare il Signore perché conceda a noi, se piacerà alla sua divina Maestà, di farci pervenire al 1961, e che sia un anno santo e lieto nel Signore. Perciò il Te Deum3 in ringraziamento, il Magnificat4, che ognuna può recitare di tanto in tanto nel corso di questo mese. Secondo, il Miserere5 in riparazione. E terzo il Veni Creator Spiritus6 per i lumi e le grazie necessarie per incominciare bene l’anno seguente.
Primo: riconoscenza. Siamo abituati più a domandare grazie che non a ringraziare per quelle che già ci sono state concesse. Non ringraziamo mai abbastanza. Se noi conoscessimo che cosa significa la Comunione e poterla fare ogni giorno! Se conoscessimo la grazia che è la Bibbia e ne leggessimo tutti i giorni un po’; se conoscessimo il beneficio della vocazione, se conoscessimo il beneficio di essere membri della Chiesa cattolica, figli della Chiesa, troveremmo materia così grande per eccitare la riconoscenza nei nostri cuori, così che il Deo
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gratias suonerebbe sempre spontaneo dalla nostra bocca e nel nostro cuore.
Ecco, si sta per concludere l’anno, e per grazia di Dio siamo qui. La nostra presenza stessa dice che il Signore ci ha conservati. Avermi conservato nel giorno, cioè avermi conservato nell’anno finora, e non siamo ancora alla conclusione, e tutte le grazie intime che ognuno ha ricevuto per mezzo dei sacramenti della Comunione e Confessione; e le comunicazioni divine attraverso le Visite al SS.mo Sacramento. E poi il coraggio e la fortezza per compiere ogni giorno l’apostolato; la buona volontà di emendazione dei difetti e di conquista delle virtù; tanti buoni esempi che abbiamo attorno a noi, tante parole che abbiamo ascoltato, parole di saggezza che si possono dire parole di Dio. Poi tutti i meriti che giorno per giorno ognuna si è fatta con l’osservanza religiosa e degli orari, con la generosità e la dedizione ai propri uffici. Tutto è venuto da Dio: la luce dello Spirito Santo, la sapienza del Figlio, la fortezza del Padre celeste.
Sapessimo che cosa vuol dire ascoltare una Messa, che cosa significa trattenersi un’ora al giorno in intimità con Gesù presente nell’Eucaristia! Avremmo amato vedere Gesù, almeno una volta, anche di passaggio, per un instante, ma lo abbiamo tutto il giorno in mezzo a noi. Riconoscenza è dovere. Riconoscenza è anche un mezzo di pregare. Anzi le quattro specie di preghiera sono: primo, l’adorare, riconoscere il Signore come sommo Bene, eterna felicità; secondo ufficio della preghiera è ringraziare: «Grati estote: Siate riconoscenti7. Poi viene la propiziazione, la riparazione e la supplica.
Quindi questi giorni che rimangono ancora del mese, viverli tutti in ringraziamento e tutto quel che facciamo nella giornata sia fatto con diligenza, con amore, in ringraziamento. Ringraziamento, a volte anche delle grazie che quasi non vorremmo. Per esempio non vorremmo certe prove, certe tentazioni, certi disturbi interni, certe cose che succedono all’esterno, eppure sono occasioni disposte dalla divina bontà per la nostra santificazione. Ringraziare per le Costituzioni, la via
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della santità, la devozione alle Costituzioni. Chi le possiede ha un tesoro, perché conosce la sua strada, e ognuna deve dire: So quel che devo fare. E non vi è dubbio per raggiungere la santità.
Seconda riflessione: rimediare, riparare alle deficienze dell’anno che sta concludendosi. Il Signore ha moltiplicato i nostri giorni. Nel libro di preghiere che avevamo quando ero chierico, da ragazzo, c’era questa espressione: Signore, che moltiplicando i miei giorni io non faccia che moltiplicare le mie ingratitudini, ecc. E quante ingratitudini dobbiamo riconoscere per l’anno 1960! Quand’è che cessiamo di peccare? Cessiamo almeno di acconsentire a certe imperfezioni. Cessiamo almeno di mancare di corrispondenza alla grazia del Signore. Che cosa facciamo nella vita se non ci santifichiamo? A che ci servono i giorni? All’amor proprio? A far vedere ciò che sappiamo? E quello che facciamo, possa essere considerato dagli uomini o dare soddisfazione a noi stessi? Dio, l’eternità!
Quando suona il campanello, un anno è finito, suona la campana e invita a cantare il Te Deum e noi dobbiamo pensare: Questo anno è già sulle porte dell’eternità e mi aspetta per il giudizio. Beato chi troverà alle porte dell’eternità, meriti, meriti. Che non ci sia del passivo! Se guardiamo sui libri di contabilità la colonna a destra, può esserci l’attivo. Se guardiamo la colonna di sinistra, ci può essere il passivo, il debito. La colonna dell’attivo, se non siamo cattivi, non la scancelliamo. Se ci gloriamo del bene fatto o ci invaniamo, ci compiacciamo di noi stessi, scancelliamo anche la colonna dell’attivo. Ma a parte questo, la colonna del passivo bisogna farla sparire, e mentre intendiamo conservare tutto l’attivo che c’è nella colonna di destra, pensiamo a far scomparire quello che è deficienza, il debito nella colonna di sinistra, e questo è facile per misericordia di Dio.
Una buona Confessione annuale, in cui non è necessario discendere a particolarità. Qualcosa di più umiliante si può dire, ma senza necessità, però intendere di domandare perdono di tutto quello che c’è stato di insufficienza, di miseria, di cadute. Anche soltanto di lasciare passare gli anni inutilmente e non progredire. Ogni anno porta con sé la sua responsabilità:
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Tu hai ricevuto un altro anno di grazie, quanto sei progredito nello spirito di fede, di speranza cristiana, nell’amore vero a Dio, nella carità verso il prossimo, nello zelo per la salute delle anime, nello spirito soprannaturale?
L’anno non deve accusarci, quindi ripariamo. Non deve essere portata davanti a Dio nessuna passività, allora ripariamo con questi giorni di fervore, di umiltà, con esami di coscienza diligenti, con Confessioni accompagnate da molto dolore, non da molte parole, ma da molto dolore, con il desiderio di non macchiare l’anno prossimo. Che grazia è questa: poter offrire al Signore i meriti di Gesù Cristo in riparazione delle nostre mancanze e scancellare il passivo: «Hanno lavato le loro anime nel sangue dell’Agnello»8, dice l’Apocalisse. Laviamo le nostre macchie nel sangue dell’Agnello e ricordiamo che siamo membra del corpo mistico e quindi possiamo godere dei frutti della passione di Gesù Cristo, dei meriti di Maria e dei santi. Prendiamo da lì tutto ciò che possiamo, giacché troviamo così pochi meriti nelle nostre giornate, nei nostri anni di vita. Perciò molte volte ripetere: Gesù mio misericordia! e almeno alcune parole del Miserere, se non c’è sempre il tempo per recitarlo intiero: «Amplius lava me ab iniquitate mea9.
Terzo pensiero di guida per questi ultimi giorni dell’anno: invocare le grazie per l’anno prossimo. La grazia di iniziarlo bene e di perseverare sempre con una vita di fervore, in quanto al Signore piacerà di darlo nel ’61. Disporci interiormente, con la buona volontà: Non voglio corrispondere al Signore con peccati, al Signore che mi dà i giorni e che mi dà le forze, la salute, le grazie nella Comunione, nella Messa, che mi ispira pensieri di fede. Allora dobbiamo supplicare il Signore: Ti chiedo almeno di non offenderti più, almeno questo! Ti chiedo di approfittare di tutte le occasioni che avrò per santificare l’anima mia, di tutto quello che disporrai, mi piaccia o non mi piaccia. Anche se a te piacesse chiamarmi nel corso del 1961, quel tempo che avrò passato, sia un tempo di preparazione, tutto ordinato verso l’eternità, verso il cielo.
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Ognuna poi ha i suoi bisogni e sa quale lavoro spirituale deve fare e che si è deciso nel corso degli Esercizi. Nell’anno ‘61 piacendo al Signore si faranno altri Esercizi, e allora dovremo fare i conti, cioè se l’anno di spiritualità ha avuto frutto. Perciò ognuna confermi i propositi fatti negli Esercizi spirituali, adoperando tutti i mezzi, una dovizia di mezzi che la divina Provvidenza offre per santificare le anime nostre. Che tutte insieme, che tutta la Congregazione si santifichi, non solo una per una! Certo dalla santificazione di ognuna dipende la santificazione dell’Istituto, pensando che l’Istituto ha un solo fine principale: la santificazione, e a questo fine si subordina e si ordina anche l’altro fine, l’apostolato.
Chiamate alla santità! Corrispondiamo a questa vocazione così bella, di privilegio? Gesù non ha voluto che il nostro cuore si perdesse in cose del mondo, perché lo voleva tutto per sé, quindi ne è geloso, non vuole che il cuore si perda in affetti che sono alieni da lui. Quando non c’è la povertà, [c’è] attaccamento alle cose, e voglia di libertà, curiosità che appaghino gli occhi, il sentimento, letture, …. E poi ciò che riguarda l’obbedienza. La volontà nostra data a Dio, perciò adorare la volontà di Dio e accoglierla, qualunque essa sia. Sia che venga manifestata per mezzo di chi guida o venga a manifestarsi direttamente dal Signore, quando il Signore permette, ad esempio un male, una tentazione. La volontà di Dio sia accettata e corrisposta secondo le circostanze. La volontà del Signore sempre, la delicatezza di coscienza, la delicatezza con Gesù.
La festa dell’Immacolata ci ha ricordato che Maria fu preservata dalla colpa per essere degno abitacolo, tabernacolo del Figlio di Dio che si sarebbe incarnato in lei. Questi sono i giorni in cui Maria compie il suo apostolato di Regina Apostolorum, di dare Gesù al mondo e lo presenta nel presepio ai pastori, ai Magi e poi lo presenterà al tempio di Dio, ecc. Allora in questo mese ricordarsi più spesso di Maria Regina Apostolorum, prendere coraggio per seguirla, e compiere il nostro apostolato.
Certo, la preparazione più bella è ricevere il Bambino Gesù come si presenta: Egli è la via, la verità e la vita fin dal presepio. Ma si è fatto bambino. Facciamoci bambini, la santa
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piccolezza è segreto di santità. Così passerà bene l’anno, se piacerà al Signore di darcelo, e intanto si concluderà quest’anno che sta per finire. L’orgoglio, l’amor proprio, fuori! «Se non vi farete come questo bambino non entrerete nel regno dei cieli10. Ora, perché capissimo questo, Gesù, il Figlio di Dio incarnandosi, si è fatto bambino: «Sempre prima ha fatto, poi ha insegnato11.
Allora concludiamo: Vi è in noi la riconoscenza? Cioè, questo dovere verso Dio, lo compiamo bene? Il Te Deum, e può essere più facile che ognuno dica il Magnificat, l’inno di ringraziamento della Madonna. Secondo, che ci ricordiamo del Miserere umilmente, nel segreto del nostro cuore o anche esteriormente, quando viene l’occasione, il Miserere. Terzo, il Veni Creator Spiritus, che lo Spirito Santo ci infonda tutti i suoi doni e prima ancora le virtù teologali, le virtù cardinali, poi le virtù morali, affinché noi non siamo sempre ciechi, non ragioniamo sempre all’umana, non consideriamo sempre solo il presente. Che viviamo un po’ con il pensiero al di là, poiché in realtà, per questo ci siamo consacrati a Dio.
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1 Meditazione tenuta a Roma il 14 dicembre 1960. Trascrizione da nastro: A6/ an 88b = ac 149b. Stampata in ottavo.
2 Si riferisce alle Figlie di San Paolo: Rotta sr Maria Romana (1936-1960) e Ghislandi sr Celeste (1928-1960), morte in un incidente stradale a Salvador (Brasile), l’11 dicembre 1960.
3 Noi ti lodiamo, Dio. Inno liturgico.
4 Cf Lc 1,46-55: «L’anima mia magnifica il Signore…».
5 Cf Sal 51: «Pietà di me, o Dio».
6 Cf med. 3, nota 8.
7 Cf Col 3,15.
8 Cf Ap 7,14.
9 Cf Sal 51,4: «Lavami tutto dalla mia colpa».
10 Cf Mt 18,3.
11 Cf At 1,1.