Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II
SANTIFICAZIONE DELLA MENTE, DEL CUORE E DELLA LINGUA1


Giovanni XXIII ha tenuto quattro prediche per la celebrazione del Sinodo diocesano romano2. Vi è una predica che più facilmente interessa noi, tuttavia ero indeciso su che cosa intrattenervi questa sera. Veramente pensavo: È più utile indicare i tre mezzi per il progresso spirituale cioè la meditazione, l’esame di coscienza e la Visita, oppure ripetere ciò che aveva detto il Santo Padre a noi sacerdoti? Che cosa è più interessante?
Certamente le parole del Papa sono parole del nostro massimo superiore, del nostro Padre che è sempre illuminato da Dio. D’altra parte, vi è anche tanto bisogno che ognuno di noi insista sempre sui tre grandi mezzi di santificazione: far bene la meditazione, l’esame di coscienza e la Visita.
La meditazione ci illumina e ci fortifica, l’esame di coscienza ci tiene nell’umiltà, la Visita ci incentra in Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Questa è la spiritualità paolina, poiché sempre e tutto dobbiamo cercare di conformare, anzi conformarci alla devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita: «Conformes fieri imagini Filii sui3. La mente unita con Gesù; il cuore unito con Gesù; la volontà unita con la volontà di Gesù. Lo studio, la pietà, l’apostolato e tutta la vita religiosa innestata in Gesù Maestro Via, Verità e Vita. E questo specialmente si sente e, anzi, si compie nella Visita al SS.mo Sacramento dove preghiamo con preghiere personali. Tuttavia, detto questo, veniamo a ciò che il Santo Padre ha indicato a noi. Ha detto: Per farci santi e per vivere bene bisogna che badiamo alla testa, al cuore e alla lingua.
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Primo: la testa. Santificare la nostra mente in maniera positiva e anche in maniera negativa. La maniera negativa è questa: allontanare dalla nostra mente i pensieri inutili che servono solo a distrarre. Anche perché, se si seguono letture inutili o dannose, si seguono notizie che non interessano e che servono solamente a distrarre, allora la mente non resta più tutta di Dio, e non si può dire che amiamo il Signore con tutta la mente. Se ci sono distrazioni volontarie, facilità a sentire discorsi e tenere relazioni inutili, magari anche un po’ dannose e che distraggono, se si assistono spettacoli di cinema, di televisione o trasmissioni di radio che servono a distrarre, ecco che la nostra mente non amerà totalmente il Signore. Occorre togliere ogni cosa inutile, perché abbiamo detto: «Amerai il Signore Dio con tutta la mente4. Non sottrarre una parte, non sottrarre dei momenti, dei quarti d’ora, dei periodi in cui ci occupiamo di cose che non riguardano né Dio, né il suo servizio, né le relazioni che dobbiamo tenere per il nostro apostolato e, in genere, le relazioni sociali che sono necessarie. Peggio poi sarebbe mantenere propositi contro la carità; propositi o pensieri di orgoglio contro l’obbedienza; tenere pensieri che sono contrari alla fede, alla fiducia in Dio, che portano al rilassamento, alla tiepidezza, e che sono contro le disposizioni date, contro quello che si deve fare nella giornata, ecc. Allora si comprende bene che non si ama il Signore con tutta la mente.
Ma vi è anche la maniera positiva per santificare la mente: leggere cose buone, particolarmente leggere la Bibbia! La Bibbia ha circa tremilatrecento capitoli fra il Vecchio e il Nuovo Testamento. Se una persona leggesse un capitolo al giorno, in quattro anni leggerebbe tutta la Bibbia e allora potrebbe dire: La lettera del Padre celeste io l’ho letta tutta. Allora i pensieri divengono più soprannaturali.
Oltre la lettura della Bibbia, poi, lo studio del catechismo e, in generale, lo studio della religione, così che la nostra mente si illumini sempre di più. Lo studio delle Costituzioni e l’impegno della mente ad attendere all’apostolato ed inventare nuove maniere, ad esempio: Se ci sarà un impegno a pregare
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per inventare nuovi modi, nuove vie, il Signore illuminerà e guiderà. Ad esempio, vi è tanto bisogno di formare varie specie di biblioteche delle quali si dovrebbe tenere in libreria dei campioni: biblioteche familiari, assistenziali, di cultura religiosa, psicologica, di cultura civile, scientifica, e anche di ciò che può essere di sollievo, che serva per i tempi liberi, e nello stesso tempo porti cognizioni che sostanzialmente sono utili. Su questo punto ho scritto già qualcosa e sono stati fatti degli esperimenti con buon risultato. Per questo nelle librerie bisognerebbe avere dei mobiletti dove è preparata una biblioteca che rimane lì come una vetrina, come una esposizione.
Poi, organizzare nei paesi o nelle parrocchie persone che collaborino con noi. Dopo tanto tempo che si visitano parrocchie, paesi, cittadine, qualche passo mi sembra che potrebbe già essere stato fatto. Occorrerà pensarci... L’impegno di pensare a questo è di volontà di Dio. L’apostolato, è impegno così santo, importante!
Santificare la mente. Le meditazioni siano profonde e lascino pensieri santi. Le letture spirituali siano fatte fedelmente e lascino pensieri santi. Ascoltare tutto ciò che è buono, non solamente nella predicazione, ma ancora tutto quello che viene insegnato di buono, di utile. Sì, tenere questi pensieri. La nostra mente serve per ricordare le cose buone, non per ricordare le cose non buone o che sono inutili. Santificazione della mente! Il Papa ha detto: santificazione della testa. Certo, per completare, egli avrebbe ancor voluto poter dire: la santificazione della testa non è solamente conoscere ciò che è bene e ritenere pensieri buoni, ma ancora nell’obbedire, piegare la testa.
Secondo: il Santo Padre si è fermato a parlare del cuore, cioè di tutta la sentimentalità. Il nostro cuore è stato consacrato a Dio nella sacra professione. Fu consacrato a Dio, e che cosa vuol dire? Amare Iddio e amare ciò che piace a Dio. Amare Dio e amare il prossimo. Il nostro cuore sia conformato al cuore sacratissimo di Gesù. Il cuore di Gesù è tutto indirizzato al Padre celeste e tutto fa per le anime che stanno a cuore al Padre celeste, le anime per cui egli è disceso dal cielo, venendo sulla terra per redimerle, per salvarle, per portarle in cielo. È venuto dal cielo per prenderci e portarci al cielo. Che sia santificato
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il cuore, che ami proprio Gesù eucaristico, che ami la santa Madonna, che ami S. Paolo, che ami la Congregazione, che ami le sorelle!
Che ami le anime a cui si va e per cui si lavora; che si ami l’apostolato in libreria, in propaganda e l’apostolato che si compie in casa. Amarlo. Amare gli orari che vengono disposti; amare le Costituzioni che ci guidano; amare tutti i mezzi che ci sono per santificarci. Amare con il cuore! Che il cuore cerchi Dio, non la stima degli uomini; cerchi Dio e il suo paradiso, non la soddisfazione nostra; cerchi Dio, il paradiso, non ciò che è terreno, vano, passeggero. Santificare il cuore!
Il Papa diceva: Notiamo però che il nostro cuore e la nostra carne devono fare insieme il viaggio sulla terra. Quanto pericolo c’è che questi due viaggiatori che si accompagnano si lascino influenzare, e che il cuore discenda a sensibilità e, magari, sensualità pericolose. Bisogna salvare il cuore, bisogna aiutarlo, cioè evitare ogni pericolo, perché con facilità la fiamma cattiva della sensualità divampa con pericolo. Non lasciare che il cuore sia trascinato dalla carne. Tutto soprannaturale! Non ci siano simpatie e antipatie. Ci siano tutte le precauzioni e tutto il riguardo a noi stessi, perché è certo che, mentre da una parte siamo elevati ad una dignità grandissima: figli di Dio, eredi del paradiso, mentre in noi c’è una vita soprannaturale, tutta di fede, di speranza, di grazia, tuttavia c’è sempre con noi, finché siamo su questa terra, c’è sempre la carne. E allora: gli occhi siano frenati, l’udito sia custodito, il tatto abbia quella vigilanza che è necessaria, e la fantasia non faccia correre dietro a immagini, a rappresentazioni, a cose pericolose e la memoria non si fermi su quello che si è visto o sentito e può indurre al male. Nei progetti non si vada a mescolare Dio, i pensieri che riguardano Dio con ciò che è mondano, sensuale. Distaccati come siamo dal mondo, dobbiamo conservare il cuore per Dio, amare il Signore con tutto il cuore.
Terzo: il Santo Padre si è fermato sulla lingua. La lingua è un grande dono per il dono della parola. Quando si trova un muto, ci fa pena! A noi il Signore ha dato questa grazia, però qualunque nostro senso può servire al bene e può servire al male. Quindi la lingua porta tanto bene, con la lingua si fa
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tanto bene, ecco. Le preghiere che fate, le glorie e le Messe che cantate, poi tutte le preghiere che si dicono nel corso della giornata con la lingua: ecco il santo uso della lingua! Con la lingua si fa scuola, con la lingua voi potete praticare il vostro apostolato per trattare con le persone nelle librerie e nella propaganda. La lingua può essere usata a predicare, oltre che a far scuola, consigliare e far conferenze, e può servirci nelle relazioni sociali che dobbiamo mantenere.
Vi sono persone che si industriano a fare tanti discorsi buoni, edificanti, quindi santi, e vi sono persone che, disgraziatamente, abusano del dono della lingua. Tuttavia, ho detto che la lingua mentre serve a tante cose buone, può servire a tante cose cattive.
«In omnem terram exivit sonus eorum et in fines orbis terrae verba eorum»5, cioè in tutta la terra fu predicato il Vangelo, tutta la terra risuonò della parola degli apostoli, che predicarono, e risuona quotidianamente nelle predicazioni dei sacerdoti e di tutti quelli che compiono, nella Chiesa di Dio, un ministero, un apostolato, l’apostolato specialmente della parola.
La lingua però bisogna che la teniamo a freno, farla parlare e farla tacere quando è tempo. Usarla per dire cose buone e mai usarla per dire cose pericolose. La lingua è difficile da tenere a freno. Dice S. Giacomo nell’Epistola cattolica che la lingua è un piccolo membro dell’uomo, e l’uomo è capace di mettere i freni alla bocca del cavallo e domare il cavallo, ma trova più difficile domare la lingua che pure è un piccolo membro6. È difficile, e la lingua è segno di ciò che abbiamo dentro, che si può dire quel che dice ancora S. Giacomo: «Si quis in verbo non offendit, hic perfectus est vir: Se uno non manca con la parola è un santo7. Se noi vigiliamo sulla lingua e ne facciamo sempre uso santo, allora arriviamo a perfezionarci: «Hic perfectus est vir»8, colui che domina la lingua è un uomo perfetto. Perché? La prima ragione è questa: quando si parla, si mette
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fuori ciò che c’è dentro. Se dentro c’è il bene, per esempio ci sono sentimenti di bontà, di umiltà, di docilità, di fede, la lingua quando parla riflette questi buoni e santi sentimenti che ci sono dentro. Ma se dentro ci sono dispetti, invidie, ribellioni del cuore e ci sono manifestazioni di orgoglio, di superbia, allora vengono fuori! Se vengono fuori cose buone è segno che dentro la persona è buona, che ha buon cuore, pensa, vuole e opera rettamente. Se invece avviene il contrario, bisogna dedurre che la persona non è con Dio.
L’uso della lingua è tanto importante, perciò dobbiamo guidarla. Quando uno va a confessarsi, è tempo di dire tutto, anche se c’è un po’ di vergogna. È meglio che noi subiamo una piccola vergogna davanti a un uomo, che è ministro di Dio, piuttosto che non venga pubblicato il nostro peccato in faccia a tutto il mondo nel giorno del giudizio. Quando è il tempo di compiere il nostro dovere, non si può restare muti, bisogna parlare! E quando invece è tempo di tacere: dominare la lingua, guidare la lingua. Questo è tanto importante nelle relazioni: ci vuole prudenza nel parlare, ci vuole assennatezza nel giudicare e ci vuole carità quando si parla degli altri. Chi è buono cerca sempre il meglio degli altri e mette in risalto il meglio. L’uso santo della lingua! Allora questa lingua un giorno canterà le lodi in paradiso, le lodi di Dio.
Dunque, il Santo Padre ci ha richiamato sopra questi tre punti: la testa, il cuore e la lingua. Le parole del Santo Padre bisogna prenderle come sono veramente: parole del Santo Padre, cioè di colui che è il Padre di tutta la cristianità, di tutti noi. È illuminato dallo Spirito Santo, parla santamente e vuole che tutti noi suoi figli siamo illuminati e incitati a far bene.
La vostra volontà è certamente molto buona. In questi giorni avete ricevuto molta grazia dal Signore. Raccogliere nel vostro cuore tutto ciò che il Signore vi ha fatto sentire. Vi sono anime che nel corso degli Esercizi centrano proprio le loro necessità, i bisogni che hanno, i punti su cui vogliono progredire. Ecco, non molte cose. Si sentono molte cose, ma poi ognuno si ferma su ciò che è più importante per lui. Le altre cose si ritengono come istruzione o come incitamento, ma raccogliere quello che è più necessario per sé. S. Francesco di
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Sales fa un bel paragone: Dopo la meditazione fate come un mazzo di fiori. I fiori sono i pensieri più belli e i sentimenti più belli che avete avuto. Raccogliete quei fiori, quei sentimenti e quei pensieri più belli come in un mazzo da odorare lungo la giornata9.
Così si deve dire degli Esercizi: raccogliere i pensieri, i sentimenti, i desideri più belli, i migliori propositi e poi, di tanto in tanto, sentire ancora il profumo celeste che si è sentito durante il corso degli Esercizi. Aprendo il taccuino trovate di nuovo quei pensieri, quei sentimenti, quei desideri, quei propositi concepiti nel corso degli Esercizi. Quanto è buono questo: portare avanti gli stessi pensieri, desideri, propositi degli Esercizi da un anno all’altro. Così che ad un altro corso di Esercizi si possa fare un confronto: Dunque, ciò che mi ero proposto, l’ho praticato e vi ho fatto sopra un progresso?. Essere tenaci negli stessi pensieri e desideri, su quei punti, su quei propositi che abbiamo sentito maggiormente necessari per noi nel corso degli Esercizi. Essere tenaci! Chi va un po’ per una strada e un po’ per un’altra, finisce col perdere tempo e non fa cammino. Invece, chi è costante sulla medesima strada e, ancorché non corra troppo, alla fine, dopo trecentosessantacinque giorni, ne avrà fatto del cammino!
Stare fermi sui propositi è segno di virtù e di fortezza! È la virtù della fortezza! Non divagare qua e là, perché passate così facilmente da una casa all’altra, e ancora più facilmente passate da un confessore a un altro, da un predicatore a un altro, se vi fermate su ciò che vi è più necessario, questo cambiare così frequente non vi disorienta. Diversamente avviene che, in pratica, si cambierebbe proposito ogni mese, perché una volta il ritiro è su questo, un’altra volta è su quell’altro argomento. No! Su quello che ti è necessario. Come se doveste quest’anno studiare una materia, supponiamo aritmetica o storia, non bisogna cambiare tutti i momenti trattato e materia. Continuare finché quella materia si è appresa e si è imparata. Essere costanti! Perseveranza! Perché cominciare è bene, ma ciò che vale è
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perseverare fino alla fine. Perseverare tutto l’anno e poi tutta la vita. Ogni anno però, negli Esercizi il Signore illuminerà di nuovo quali altri passi si dovranno fare per fare ancora altro cammino nella santità.
Ringraziare molto il Signore delle grazie ricevute in questi giorni, conservarle come cosa preziosissima, come un tesoro nel cuore, e ritornare costantemente tutte le mattine qui sopra. L’esercizio del mattino decide la giornata e per noi comprende: la meditazione, le preghiere varie che si dicono, la Messa, la Comunione e i propositi con l’esame preventivo per la giornata. Se si comincia bene la giornata vi è una grande speranza che tutto il giorno passi bene, perché si dice: Chi ben comincia è a metà dell’opera10. Non perché se uno comincia bene al mattino sia già a mezzogiorno, ma intanto ha buona volontà. Manca la perseveranza? Quindi occorrerà il lavoro per perseverare nei buoni sentimenti, buone risoluzioni del mattino, ma c’è già l’aiuto della grazia: l’anima si è orientata bene e ha ripreso il suo camino risolutamente. Le giornate così si santificano e alla fine: «Dies pleni invenientur in eis: Avrete giornate piene11.
Volevo anche dire questo, che è fuori dell’argomento: cercate vocazioni, ma sceglietele moltissimo. Non si guardi tanto al numero quanto alla qualità! A volte una vale più di cinque, e a volte cinque possono non valerne una. Quindi scegliere bene. E dopo la buona scelta, ci vuole la buona formazione. Non invitare le figliole, specialmente nei corsi di brevi Esercizi o di ritiri. Non far vedere solamente cose esteriori che allettano l’esteriore, quello che troveranno di più felice in Congregazione. Gesù non ha mostrato agli apostoli che sarebbero diventati ricchi, principi di un regno temporale, e che avrebbero avuto comodità e magari avrebbero potuto condurre una vita non solamente serena, ma anche senza preoccupazioni, Gesù ha parlato in modo ben diverso: «Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso e prenda la sua croce e mi segua12. Mostrare la
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bellezza della consacrazione a Dio esercitando ciò che ci porta a Dio, ciò che è l’amore a Dio ed esercitando l’amore al prossimo, cioè l’apostolato. Mostrare le cose come sono nella realtà, perché questo assicura che la formazione sarà presa meglio.
Ogni benedizione, dunque, su tutte!

Iesu Magister Via, Veritas et Vita....
Benedictio Dei omnipotentis ....
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1 Meditazione tenuta ad Ariccia (RM) l’8 febbraio 1960. Trascrizione da nastro: A6/an 75b = ac 129a.

2 Cf med. 2, nota 10.

3 Cf Rm 8,29: «… a essere conformi all’immagine del Figlio suo».

4 Cf Mc 12,30.

5 Cf Sal 19,5: «Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio».

6 Cf Gc 3,5.

7 Cf Gc 1,26.

8 Cf Gc 3,2.

9 Cf S. Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota o Filotea, parte III, capp. 17-21.

10 Proverbio italiano.

11 Cf Sal 72,10 (Volgata).

12 Cf Mt 16,24.