Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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3. SANTIFICARE
LA MENTE, IL CUORE, LA LINGUA1



Credo che abbiate ascoltato o letto il discorso2 che il Santo Padre3 ha rivolto alle religiose in questi giorni. La celebrazione del Sinodo e la preparazione al Concilio Ecumenico richiedono un complesso di lavoro, di preoccupazione e di responsabilità per quanti vi lavorano, particolarmente per il Santo Padre. Come figlie predilette di Dio, della Chiesa, del Papa, sempre accompagnare il Papa nei suoi pensieri, nei suoi desideri che non sono desideri vuoti, ma avvalorati dalla preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Le intenzioni di Gesù che si immola sugli altari sono le intenzioni del suo Vicario, il Papa. Fra gli altri discorsi che il Santo Padre ha tenuto in questa occasione del Sinodo diocesano romano, vi è stato un richiamo, anzi un triplice richiamo paterno, in modo particolare a chi è più interessato, ma in generale anche a tutti e specialmente alle anime consacrate a Dio.
Il Papa ha parlato in quel discorso di tre cose: della testa, del cuore, della lingua. Della testa, in due maniere: perché si adoperi la testa, e in secondo luogo perché sempre si cerchi di allargare le cognizioni, approfondire le verità della fede, istruirsi, dando molta importanza alla lettura del Vangelo, della Bibbia, dei libri che sono indicati come guida per ciascuno. Secondo, parlando di voi religiose, dell’Istituto a cui si appartiene. Istruzione religiosa accompagnata dalla preghiera, affinché il Signore, specialmente nelle Visite al SS.mo Sacramento, ci faccia da Maestro e mandi il suo Spirito a illuminare le nostre menti. Leggere cose sante e fra queste in particolare il Vangelo, poi le vite dei santi. Ma ciò che è più importante, non divagare
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in pensieri inutili o strani, non essere assetati di notizie che distraggono. Vivere nel raccoglimento dello spirito, della mente.
La prima santificazione è quella della mente, e allora che la mente sia raccolta in Dio. I pensieri, i discorsi e le notizie estranee, quelle cioè che non ci portano ad amare di più il Signore, escluderle. Non è che noi dobbiamo avere la mente raccolta solamente in chiesa, quando si prega, ma un po’ in tutta la giornata. In chiesa si pensa più direttamente a Gesù, nel corso della giornata si pensa, si applica la mente a fare quello che è la volontà di Dio e, se uno è malato a far bene come malato; se invece fa un servizio, applicandosi a quel servizio. Che sia unita più la mente o che sia unito più il cuore a Gesù o che sia più unita la volontà, l’attività è sempre unione con Dio. Ma questa unione con Dio importa che la mente si occupi o di Dio o delle cose che sono a servizio di Dio. Badiamo molto a non sprecare la mente, a non sprecar la mente! Se uno gettasse dell’oro dalla finestra, si direbbe: È pazzo, oppure: È uno sprecone, secondo i casi. Ora molto di più è male lo sciupio della mente. Quindi il raccoglimento. E se non si può far altro, c’è il Crocifisso davanti, lo si guarda. C’è Gesù che sta in casa e ci si pensa; c’è la Madonna che veglia su di noi e ci tiene sotto la sua protezione, sotto il suo sguardo materno.
Raccoglimento! Raccoglimento vuol dire raccolti, vuol dire non disperdere i pensieri e ciò che è in noi. Vivere in raccoglimento. E qualche volta potrebbe essere una distrazione notevole trasgredire il silenzio, le regole del silenzio. La silenziosità come è prescritta, com’è di regola qui nella casa, e come è di regola negli Istituti a cui voi appartenete.
Secondo, il Papa ha parlato del cuore. Il cuore l’avete consacrato a Dio e non bisogna toglierglielo se l’avete messo in mano a Dio per mezzo della Madonna. Cioè bisogna indirizzare il cuore con i suoi sentimenti, con le sue aspirazioni e i suoi desideri verso il Signore, verso il paradiso: «Cupio dissolvi et esse cum Christo4. «Chi mi separerà dall’amore di Gesù Cristo? diceva S. Paolo neppure la morte, neppure
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la spada»5, e ha sofferto la morte di spada. Oltre questo, noi dobbiamo desiderare il paradiso, cioè essere con Cristo. L’unione che si conserva con Gesù qui sulla terra, lasciare sempre il cuore nelle mani di Gesù e della Madonna significa che ci si prepara al paradiso, che si ama Gesù. Allora quando ci presenteremo a Gesù nel giudizio: Ti ho cercato, mio bene sommo, eterna felicità. Certamente tu non cacci fuori colui che ti ha cercato, ti ha voluto. Quindi vigilare sul cuore. Dice il Papa: Sulla terra cuore e carne fanno il viaggio insieme. Purtroppo sì, oltre il cuore che abbiamo dato a Dio, c’è anche la carne. Allora prudenza, perché non domini la carne e non vengano fuori le antipatie e neppure le simpatie. Uguaglianza di carità e di bontà verso tutti, ma non uguaglianza di confidenza con tutti, e neppure uguaglianza di stima verso tutti. Se una non fa bene non la si vuole imitare, e se una non è in grado di dirigersi o di osservare i segreti non ci sarà la confidenza, ma l’amore, la bontà sì, con tutti. Esaminare il cuore: Dove va? Che cosa vuole? Portarlo sempre più a Dio, sempre di più e vedere che la consacrazione fatta nel giorno della professione sia osservata. In terzo luogo il Papa ha parlato della lingua. Tutti si aspettavano che parlasse della predicazione. Si fa tanto bene con la predicazione, con i catechismi, con il dire sante parole che edificano, che incoraggiano, che portano alla pazienza, alla speranza, che portano alla fede, all’amore di Dio. Ma il Papa ha specialmente insistito sulla mortificazione della lingua. Gli argomenti che ha portati sono vari. Particolarmente si è fermato su un capitolo della lettera cattolica di S. Giacomo, in cui dice: «Colui che non manca con la lingua è un uomo santo»6. Si potrebbero quindi esaminare le nostre parole. Se le parole sono sante, se sono dette a tempo e a luogo, ispirate alla fede, allora: «Hic perfectus est vir: Questi è una persona perfetta», santa. Se però le parole non sono sante e non portano al bene o sono fuori posto o fuori tempo, allora: «… perché gli uomini, dice S. Giacomo, hanno trovato il modo di mettere il freno ai cavalli e con le briglie li dirigono, ma non hanno ancora
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trovato il modo di frenare la loro lingua7. E allora vengono innumerevoli mali: le discordie, le critiche, le mormorazioni, le parole fuori tempo e le parole che non vengono dette quando bisogna parlare. «La lingua è un piccolo membro»8, ma difficile a dominarsi! È un piccolo membro del nostro corpo, ma «inflammat totam rotam activitatis nostrae9. Tuttavia la lingua è causa di tanti mali, e nello stesso tempo si può anche dire universitas honorum, ossia porta un complesso di beni. Tutta la predicazione di Gesù, degli apostoli ha stabilito la fede nel mondo, tutti quelli che fanno scuola con la lingua comunicano tanti beni; tutte quelle persone che cantano le lodi di Dio, che pregano… la lingua quanto bene fa! E tutte le persone che sanno dare buoni consigli e buoni suggerimenti, il medico, l’infermiera e chi ha spirito soprannaturale, ecc., tutto bene che viene dalla lingua.
Qualche volta la lingua bisogna mortificarla facendola parlare, per esempio al confessionale: non si può tacere ciò che si deve dire. Qualche volta la lingua invece tende a dire troppo! E magari ad accusare i difetti degli altri. Specialmente chi è superiore, chi ha un ufficio di comando, di direzione, chi ha l’ufficio di assistere gli ammalati può essere presa di mira, perché deve dire a queste persone delle cose che a volte non sono gradite. Basta che il Papa faccia una legge, perché chi non ha voglia di osservarla s’impunti, critichi e giudichi. E così in tutte le altre cose. Allora, santificare la lingua!
Una buona croce sulla fronte, che sia santificata la mente, una buona croce sulla bocca, che sia santificata la lingua e una buona croce sul cuore, perché sia santificato il cuore. Quando vi alzate per il Vangelo, dire così: Per evangelica dicta deleantur nostra delicta10, ma è più facile dire: Signore, metti le tue verità nella mia testa, nella mia mente, e che io pensi sempre secondo te. Secondo: Metti parole sante sulla mia lingua, perché io parli sempre conformemente a ciò che è giusto, a
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quello che si deve dire. In sostanza, che io santifichi la mia lingua. E quando con la croce si segna sopra il petto dire: Che il mio cuore sia sempre tuo, che ami solo te e ti ami sempre di più. Ecco, questi tre segni di croce uno può farli anche in camera sua, specialmente quando si sente distratto o che ha la mania di parlare; o se sente che il cuore si sbilancia un po’, non è sempre conforme ai desideri di Dio: Gesù nella mia mente, Gesù nella mia bocca, Gesù nel mio cuore.
Allora, santifichiamo maggiormente il nostro essere, conserviamolo tutto per Dio. Che le nostre parole siano tali che al giorno del giudizio ci meritino il premio, perché abbiamo pregato bene, abbiamo detto sempre parole sante e il nostro cuore è sempre stato teso verso Dio, e la nostra mente si è occupata di Dio e delle cose al servizio di Dio.
Così ci prepariamo al paradiso. È inutile, bisogna pensare che le malattie sono un campanello. Quando portate il Viatico, portate la Comunione come fate ogni mattina, passa davanti il campanello: Arriva Gesù. Le malattie sono un campanello che suona e dicono: Ricordati che non starai sempre su questa terra, ricordatelo, memento. Allora con questo pensiero sarà più facile che siamo portati a santificare la mente, a santificare il cuore, a santificare la lingua.

Iesu Magister, Via, Veritas et Vita...
Benedictio Dei omnipotentis...
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1 Meditazione tenuta ad Albano Laziale (RM) il 1° febbraio 1960. Trascrizione da nastro: A6/an 74b = ac 128a.

2 Cf Allocuzione del Santo Padre Giovanni XXIII alle religiose che svolgono la loro opera di ausilio nella Chiesa di Roma, 29 gennaio 1960.

3 S. Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli (1881-1963), eletto Papa il 28 ottobre 1958. Fu beatificato il 3 settembre 2000 da Papa S. Giovanni Paolo II (19202005), e canonizzato da Papa Francesco (1936) il 27 aprile 2014.

4 Cf Fil 1,23: «Ho desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo».

5 Cf Rm 8,35.

6 Cf Gc 3,2.

7 Cf Gc 3,3.7-8.

8 Cf Gc 3,5.

9 Cf Gc 3,6: «… e incendia il corso della nostra vita».

10 Le parole del Vangelo cancellino i nostri peccati. Parole che il celebrante recita dopo la lettura del Vangelo.