Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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PRESENTAZIONE
Carissime Sorelle,
vi è come un filo rosso che attraversa la predicazione del 1961 e che diventa, nel corso della tradizione apostolina, vero punto di riferimento. Don Alberione parla con insistenza di coscienza vocazionaria a cui, in qualche parte, aggiunge anche l’espressione scienza vocazionaria per «conoscere che sia una vocazione, distinguere quando c’è, conoscere i mezzi per la corrispondenza alla vocazione, e conoscere il modo per attirare le vocazioni, per guadagnare le vocazioni» (p. 226).
Il formarsi della coscienza vocazionaria è frutto del delicato lavoro dello Spirito Santo dentro la nostra vita, che si manifesta poi con quello spirito di iniziativa che sempre accompagna l’apostolato: «Vivere per le vocazioni! […] Non darsi mai pace: dopo aver fatto ciò che abbiamo potuto, c’è ancor sempre l’aiuto di Dio da chiedere e, con l’aiuto di Dio, superare le difficoltà, essere efficaci...» (p. 227).
Troviamo i frutti del progressivo formarsi di questa coscienza vocazionale nelle prime Apostoline, secondo le direttive del Fondatore, in una nuova fecondità apostolica che il nostro Istituto ha conosciuto proprio nel 1961: prende il via l’esperienza delle Mostre vocazionali che, dalla prima Mostra di Alba, sono state realmente un’irradiazione del nostro apostolato in tantissime diocesi e parrocchie d’Italia.
Punto di riferimento fondamentale di questa esperienza rimane la Relazione di Don Alberione ai sacerdoti diocesani in occasione della Giornata Sacerdotale nella Settimana della Vocazione tenuta nel Seminario di Alba il 15 settembre 1961, in cui il Primo Maestro indica delle linee di pastorale vocazionale veramente innovative e che in molti aspetti troveranno conferma nel cammino ecclesiale seguente. Tra i molti orientamenti offerti è qui che il Primo Maestro ribadisce: «Mezzi per le vocazioni. Sono tanti, ma il mezzo dei mezzi è formarsi una coscienza vocazionaria, illuminata, profonda, operosa» (p. 299). Queste parole sono state sempre, e lo sono tuttora, programmatiche e orientatrici.
Possiamo dire senza ombra di dubbio che nella predicazione del 1961 troviamo chiarissima la cura paterna del nostro Fondatore sia
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per la crescita spirituale delle prime sorelle nella spiritualità paolina, sia la sua premura perché la vita religiosa fosse vissuta nel vero spirito vocazionale. Sono moltissimi i richiami a crescere nell’amore a Gesù Maestro, alla Regina degli Apostoli e a San Paolo; come pure il formare alle pratiche di pietà paolina rendendo più forte il legame con gli altri Istituti della Famiglia Paolina. Ciò che mi colpisce è sempre la rilettura vocazionale di tutto ciò che è patrimonio comune della nostra Famiglia, che per noi Apostoline è una vera responsabilità. Mi sembra opportuno evidenziare come Don Alberione ci parla della riparazione: «A che cosa si indirizzano le sofferenze che s’incontrano, il lavoro che si fa, la fatica, le applicazioni, l’osservanza religiosa… tutto ciò che importa un po’ di sacrificio? […] Primo: in riparazione delle vocazioni non assecondate, in riparazione delle vocazioni tradite, in riparazione di tutto quello che avviene attorno a questi chiamati […]. Riparazione, ma non solo... Ma ottenere le grazie che i chiamati superino e che abbiano la luce, e abbiano la forza, il coraggio per seguire» (p. 215).
È proprio nel 1961 che Don Alberione ci offre quella che è la sintesi-impegno della nostra vocazione e missione e che per ogni Apostolina rimane il motivo della propria vita, il modo di portare frutto nella conformazione al Maestro Gesù: «Occorre quindi consumare la vita, e offrirla la vita, per le vocazioni» (p. 189).
Da queste pagine sappiamo che il Primo Maestro amava presentare il nostro Istituto attraverso la Preghiera di offerta per tutte le vocazioni (cf p. 305), e chiedeva anche che questa preghiera venisse fatta conoscere a tutti perché si capisse il fine di questa nuova fondazione affinché «si conosca quello che è il vostro apostolato» (cf pp. 76-77).
Troviamo nell’Introduzione al volume un’accurata documentazione storica di quell’anno, particolarmente preziosa per situarci nel contesto culturale e vocazionale in cui le parole di Don Alberione sono state pronunciate. Un vivo ringraziamento alle sorelle che l’hanno curata.
Chiediamo alla Regina degli Apostoli di «amare l’apostolato come [lei] lo ha amato: è lei Regina degli Apostoli e degli apostolati. Il vostro è compreso negli apostolati fra i migliori: quello che corrisponde ai maggiori bisogni della Chiesa. Perciò, che questo apostolato si sviluppi e arrivi a portare in alto i frutti» (p. 75).
SR. MARINA BERETTI
Superiora generale AP
Castel Gandolfo, 8 dicembre 2014
Immacolata Concezione della B.V. Maria
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