Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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3. LA PAROLA SEMINATA IN NOI DAL MAESTRO
possa trovare un cuore ben preparato!
Domenica di Sessagesima, Meditazione, Castel Gandolfo, 5 febbraio 19611

[…] San Paolo fu un grande predicatore della Parola di Dio, un instancabile predicatore; e nello stesso tempo egli, per parte sua, aveva fatto frutto della Parola di Dio, aveva fatto frutto come un terreno il quale è buono, ben preparato; e il frutto, quel terreno, [ne] produce tanto: in san Paolo ha prodotto il cento per uno.
Dice il Vangelo:
«Una grande folla accorse da ogni città, si radunò attorno a Gesù, il quale disse questa parabola: Il seminatore uscì a seminare la semente. Nel gettarla, una parte cadde sulla strada, fu calpestata dai passanti oppure beccata dagli uccelli; un’altra parte cadde sul terreno sassoso: appena nata seccò per mancanza di umidità; una terza parte cadde tra le spine: queste, cresciute assieme, soffocarono il grano; una quarta parte cadde in buon terreno, crebbe e fruttò il centuplo. Poi disse: Chi ha orecchi da intendere, intenda. I discepoli allora gli domandarono il significato della parabola. Gesù rispose: A voi è concesso il privilegio di conoscere i segreti del regno di Dio; gli altri invece debbono accontentarsi di parabole, affinché guardino senza vedere e ascoltino senza comprendere. Ecco il significato: la semente è la parola di Dio; la strada sono coloro che ascoltano, ma il diavolo sradica la parola dalla loro mente per impedire
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di credere e di salvarsi. Il terreno sassoso sono coloro che accolgono con gioia la parola, ma, non avendo disposizioni profonde, credono per breve tempo e al momento della prova vengono meno. Il terreno pieno di spine sono coloro che ascoltano la parola, ma la lasciano soffocare dalle preoccupazioni della vita, dalle ricchezze e dai piaceri, ed essa non porta frutto. Invece, il buon terreno sono coloro che ascoltano la parola, la ritengono in un cuore generoso e buono, e portano frutto perseverante nel bene»2.

Che cosa è la semente? La Parola di Dio. La Parola di Dio, e cioè è la meditazione che leggete o sentite, è il catechismo che studiate o fate, è la predicazione che ascoltate; e poi sono anche quelle ispirazioni interne quando Gesù, vedendoci davanti a lui, ci parla. E poi non solamente quando si è in chiesa, ma in ogni luogo può farci sentire ispirazioni, inviti e anche rimorsi, richiami, incoraggiamenti, sì! È la Parola di Dio tutto l’insegnamento della Chiesa, tutto l’insegnamento della Chiesa: e Parola che può essere detta a voce e Parola che può essere letta nei libri; come ci sono le dottrine false che qualche volta vengono esposte a voce in conferenze o in discorsi cattivi, e vi sono invece le parole e le bestemmie scritte, parole cattive che sono insegnamento del diavolo.
Oh! Allora il seminatore è Gesù, il Maestro, sia che parli direttamente come quando si legge il Vangelo, e sia che parli per mezzo di chi è destinato a comunicare il suo insegnamento.
Il campo in cui vien seminato, qual è? È il cuore, è l’anima. Ma una parte della Parola di Dio dove se ne va? Cosa è stato della Parola di Gesù Cristo quando viveva sulla terra: tutti han fatto frutto? E no! Cosa avviene della Parola di Dio che continuamente la Chiesa per mezzo dei suoi ministri fa sentire? Vanno tutti giù3 [i semi]? Tutti no! E la spiegazione com’è? Una parte della semente cade sopra la strada dura
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e allora o che vien calpestata o che gli uccelli al mattino la mangiano, la beccano. Una parte cade invece in terreno sassoso, terreno nervoso… e anche se nasce, dura poco perché manca l’umidità alla radice e secca.
E allora, quelli che si sono rassomigliati alla strada, quali sono? Sono quelli, dice Gesù, che ascoltano la Parola di Dio, ma il diavolo sradica la Parola dalla loro mente per impedire di credere e di salvarsi; e pensano subito ad altro… il diavolo scancella dalla loro mente quello che han sentito.
E quali sono quelli che son raffigurati nel terreno sabbioso, nel terreno nervoso, sassoso? Sono quelli che magari hanno qualche buon sentimento ascoltando la predica, leggendo qualcosa del Vangelo, eccetera… ma, non avendo umidità, non avendo la grazia, non pregando abbastanza in altre parole, hanno qualche buon sentimento, qualche buon volere e poi lasciano subito cadere: di lì a un’ora che han fatto la meditazione, son come prima.
Il seme caduto in terreno coperto di spine. Ecco, le spine soffocano poi il grano quando è nato, non lo lasciano sviluppare; e sono le preoccupazioni del mondo, sono i piaceri, sono i sentimenti interiori: invidia, attaccamenti, pigrizia e tante altre cose che sostituiscono nell’anima il pensiero di Dio, la Parola di Dio! E allora niente di frutto…
Ma san Paolo non fece così: la Parola di Gesù cadde in un terreno molto ben preparato. Stava perseguitando i cristiani, stava per arrivare a Damasco e Gesù lo ferma e gli appare: Saulo, Saulo - perché aveva prima il nome di Saulo - perché mi perseguiti?, E chi sei tu, o Signore?, Son quel Gesù che perseguiti. Allora entrò in sé: Che cosa devo fare?. Rispose il Signore: Entra in Damasco e lì ti verrà detto ciò che devi fare. E quella fu la conversione. In Damasco fece penitenza, ricevette il Battesimo, anzi egli stesso fu più convinto e cominciò a predicare Gesù che prima perseguitava [cf At 9,1-20]…
Vedete che cambiamento! La Parola di Dio che frutto! Quelle poche parole che frutto hanno dato! Che santità! Si è poi ritirato nel deserto a far penitenza e meditare e lavorare più di tre anni. Ma il cento per uno arriva qui, quando, oltre che
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farsi santi, dopo ci si dà all’apostolato ancora: portare altre anime alla santità per mezzo dell’apostolato. E quanta fu la predicazione!, quale fiume di insegnamenti e di dottrina dalla bocca di Paolo! Il suo campo fu il mondo, correndo da una nazione all’altra, fermandosi un po’ in tutte le nazioni per stabilire un gruppo di fedeli, la Chiesa; venendo anche a Roma… e celebriamo la sua venuta4.
Oh! Ecco, abbiamo da ricordare questo: vi sono persone che sono come sorde alla voce di Dio, e vi sono anche persone che la Parola la raccolgono nel cuore come la Madonna: «Maria [con]servabat omnia verba haec, conferens in corde suo» [Lc 2,19], nel cuore, nella mente. Altre la dimenticano: dopo due ore, a metà della giornata, se sono interrogate: stamattina cosa hai meditato? Non sanno più rispondere. Perché… perché la Parola non è entrata giù, è arrivata all’orecchio ma non nel cuore; o almeno, anche se per un istante è arrivata al cuore, ecco, se manca la preghiera, se vi sono altre preoccupazioni di amor proprio, allora il frutto sarà poco o anche nullo, cioè niente.
Preparare il cuore alla Parola di Dio, rivolgersi a Gesù: Io oggi ti eleggo mio Maestro, tu sei il Maestro unico, come vero Maestro […] sei la stessa sapienza e accompagni la tua Parola con la grazia. Chi tra gli uomini può accompagnarla, la propria parola, con la grazia? La grazia vien sempre da Dio. «Unus est magister vester» [Mt 23,8]. Ti ho eletto mio Maestro: non ascolterò altri, ascolterò te, perché gli altri non sono autorizzati ad insegnare la somma verità e non sono obbligato a credere a loro; bisogna che io confronti quello che dicono loro e quel che dici tu, e tu hai sempre ragione. Se il mondo dice: Godete e tu invece dici: Beati quelli che soffrono; se il mondo dice: Beati quelli che hanno… sono ricchi, più soldi, e Gesù il Maestro dice: Beati i poveri in spirito, di essi è il regno dei cieli [cf Mt 5,3-4]. A chi dar ragione? Chi ascoltare? Gesù.
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Vivendo nel mondo, anche noi a contatto tante volte [con il mondo], sentiamo massime e sentiamo discorsi, eccetera… A chi credere? Gesù vi ha raccolte qui perché sentiste lui, il catechismo, meditazione, letture spirituali, letture buone in generale: quello è il Maestro! E il nostro cuore, quanto vi è preparato? Quand’è che la Parola di Dio, semente buona, cade in un cuore ben preparato? Si prepara il cuore con la preghiera, con la effusione della luce dello Spirito Santo, con la volontà buona. Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta [cf 1Sam 3,10]. E possiamo dire: Ti ascolto veramente, sei tu il mio Maestro unico, tu che illumini la mia anima? Ecco. Eleggere quindi Gesù come il Maestro unico della nostra vita e stare alla sua scuola, e ogni anno meritar la promozione un po’ più avanti, e cioè: mentre che prima avevamo ancor tanti difetti e mancavamo di tante virtù, dopo un anno un po’ più di virtù, un po’ meno di difetti… quindi promozione alla scuola superiore. Il Maestro ci accompagna, e non arriveremo mai a comprendere la profondità totale della sua dottrina, della sua scienza. Eleggere dunque Gesù come Maestro, meditar sempre la sua Parola e stare alla sua Parola - come dire - attaccati, con cuore ben disposto: «Afferunt fructum in patientia»5, il frutto si porta perseverando, perseverando; perché si può cominciar bene, ma per perseverare e raggiungere la santità ci vuole sempre lo sforzo, un po’ di sacrificio: ora mortificare una parola, ora privarsi di un’altra cosa che piacerebbe a noi, eccetera. Sacrifici.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 88/61 (Nastro archivio 83b. Cassetta 83, lato 2. File audio AP 083b). Titolo Cassetta: “Parabola del seminatore”.

2 Vangelo: Lc 8,4-15. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.
3 Parole incerte.

4 Ricorreva infatti il 19° centenario della venuta di san Paolo a Roma. Vedi il San Paolo, Febbraio 1960, p. 9; Marzo 1961, pp. 1-3.

5 «Producono frutto con perseveranza».