Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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57. GESÙ E GIOVANNI IL BATTISTA:
due vocazioni perfettamente seguite!
Domenica II di Avvento, Meditazione, Castel Gandolfo, 10 dicembre 19611

Per capire meglio il tratto di Vangelo di oggi, ricordare: il Signore, secondo le sue profezie, mandò Giovanni il Battista a preparare, come messaggero, la via a Gesù, alla manifestazione di Gesù. Giovanni era stato santificato quando Maria andò a visitare santa Elisabetta. Un po’ più avanti negli anni, egli si ritirò nel deserto, dedicandosi alla penitenza, alla preghiera, al lavoro… mortificazione di se stesso: e così veniva preparato dal Signore a compiere la sua missione. Egli annunziava il Messia vicino e invitava tutti a prepararsi: e come? Prepararsi mediante la penitenza, e cioè: detestando i peccati, ricevere il battesimo di penitenza e cambiare vita.
Questo è il modo di prepararci noi al Natale. Sì. Purificazione sempre maggiore da quello che è difettoso in noi, o interno o esterno, ma specialmente l’interno.
Giovanni però aveva avuto dal Signore assicurazione che colui sul quale, dopo il Battesimo, sarebbe disceso lo Spirito Santo e su cui il Signore avrebbe fatto sentire la sua voce, quello era il Messia: così l’avrebbe conosciuto. E difatti, dopo il battesimo di Giovanni dato a Gesù, si aprirono i cieli, discese lo Spirito Santo in forma di colomba e il Padre fece sentire la sua voce: Questo è il mio Figlio che mi piace, in cui mi sono compiaciuto [cf Mt 3,16-17; Mc 1,9-11; Lc 3,21-22].
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Oh, allora Giovanni conobbe il Messia e quindi lo mostrò alle turbe che accorrevano a lui: Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo, a cui io non son degno di sciogliere i legacci delle scarpe [cf Gv 1,27.29; Mc 1,7; Lc 3,16], i calzari cioè.
Oh! E Giovanni colpiva tutti i peccati, e quelli che erano i disordini della vita, per esempio nell’abitudine dei soldati [cf Lc 3,7-14]; e colpiva anche il peccato di Erode, il quale viveva in peccato con una donna scandalosa. Oh!, e allora, mentre che Gesù stava iniziando il suo ministero e già lo aveva iniziato, Erode lo fece imprigionare per causa di quella donna, perché Giovanni continuava a predicare: «Non licet» [cf Mt 14,3-4; Mc 6,17-18], non ti è lecito quello che fai. Gesù continuava il suo ministero, Giovanni venne imprigionato e tuttavia Erode lo stimava come uomo giusto e sovente prendeva consigli da lui.
Però molti discepoli che erano di Giovanni avevano cominciato a seguire Gesù, altri no: continuavano invece ad essere soltanto discepoli di Giovanni; e allora per convincerli che Gesù era il Messia, Giovanni mandò alcuni suoi discepoli a interrogare Gesù: chi era… affinché essi si persuadessero [su] chi era Gesù, cioè il Messia aspettato.
Ed ecco il tratto di Vangelo:
«In quel tempo, Giovanni, avendo udito nella prigione le opere di Cristo, mandò due dei suoi discepoli a dirgli: Sei tu il Messia che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? Gesù rispose loro: Andate a riferire a Giovanni ciò che avete udito e veduto: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella - cioè il Vangelo -. E beato chi non si scandalizzerà in me.
Poi, partiti quelli, Gesù cominciò a parlare di Giovanni alla folla che lo seguiva, dicendo: Che andaste a vedere nel deserto? Una persona volubile come una canna agitata dal vento? Che andaste allora a vedere? Un uomo vestito di preziose vesti? Ma quelli che portano vesti preziose stanno alle corti dei re. Ma allora che andaste a vedere? Un profeta? Sì, vi dico e più che un profeta.
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Egli è colui del quale sta scritto: Ecco io mando innanzi a te il mio messaggero perché ti prepari la via»2.

Quindi, Gesù diceva nello stesso tempo che Giovanni era il messaggero, e che egli, Gesù, era colui che era stato annunziato da Giovanni stesso, che aveva preparato il popolo a ricevere il Messia: Perché ti prepari la via.
Oh, qui abbiamo da considerare due vocazioni diverse e due vocazioni perfettamente seguite. Prima quella di Giovanni: la sua vocazione era la santità… quella è sempre comune, la vocazione alla santità. Ma Gesù ha la santità come Messia, come Dio Uomo: compire la propria missione che era la redenzione del mondo… e che egli veniva proprio a morire sulla croce per la salvezza del mondo, e insegnare agli uomini la via del cielo, e dare agli uomini i mezzi di grazia, di salvezza.
Allora Gesù, per provare la sua missione che era Figlio di Dio, Messia, Figlio di Dio incarnato, non disse ai messi mandati da Giovanni: Io sono il Messia, ma disse le opere che egli stava facendo e che provavano che egli era il Messia. Non tanto parole quanto opere, cioè miracoli. E Gesù, poi, aveva detto più tardi: Se non volete credere a me, credete alle mie opere [Gv 10,38], cioè ai miracoli. Cosa disse, dunque, ai messi mandati da Giovanni? Gesù rispose loro: Andate a riferire a Giovanni ciò che avete veduto e udito - e cioè le opere -: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risuscitano ed ai poveri è annunziata la buona novella - cioè «pauperes evangelizantur» -, e beato colui che non si scandalizzerà in me, cioè [si riferisce a] coloro che un giorno l’avrebbero accusato… e prenderanno scandalo da ciò che è più santo, perché quello è l’uso dei farisei: più Gesù operava miracoli e più presto volevano portarlo alla morte, perché faceva troppi miracoli - dicevano - e attirava presso di sé il popolo. E Gesù compì la sua missione
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fedelmente pur sapendo che gli sarebbe costato la condanna, la passione, la morte… ma così era la sua vocazione.
E quella di Giovanni? Quella di Giovanni invece è di preparare la via al Signore, al Messia: e corrispose in tutto alla sua vocazione. Predicò alle turbe, predicò anche ai ricchi, predicò ai soldati e predicò a Erode: «Non licet»… sebbene sapesse cosa poteva succedere, che cosa si attirava addosso, e quel che è avvenuto, cioè fu martirizzato, gli fu troncata la testa là in carcere in una circostanza così strana… [cf Mt 14,1-12; Mc 6,17-29].
Oh, Gesù però volle lodare Giovanni: la sua umiltà, la sua santità; e [indicare] come le turbe dovevano prendere esempio da lui, le turbe che erano andate a sentire la predicazione di Giovanni prima che si manifestasse Gesù. Gesù cominciò a parlare di Giovanni alla folla, dicendo: Chi siete andati a vedere nel deserto? - cioè quando accorrevano a udire Giovanni -. Forse una persona volubile come una canna agitata dal vento? Forse andaste allora a vedere che cosa? Un uomo vestito di morbide vesti? - Eh, vestiva una pelle di cammello -. Ma quelli che portano vesti preziose stanno alle corti dei re. E allora che andaste a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, io mando innanzi a te il mio messaggero perché ti prepari la via. Più che un profeta, perché i profeti annunziavano il Messia venturo, Giovanni lo annunziò - perché gli preparasse la strada - e poi lo mostrò. Gesù [stava] passando un giorno davanti alle turbe che stavano ascoltando Giovanni [e] allora Giovanni indicò Gesù: Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che è venuto a togliere il peccato dal mondo [cf Gv 1,29].
Così Gesù compì la sua missione e morì sulla croce, così Giovanni compì la sua missione [e] morì martire. Allora abbiamo tutti da compiere la nostra missione, la nostra vocazione, quel che il Signore si aspetta da noi. Sì, e poi il premio eterno, anche se per seguire la nostra missione, la nostra vocazione, dobbiamo incontrare pene, delusioni, contraddizioni, magari calunnie, sospetti, croci, infermità, subire tentazioni e combatterle, eccetera… la nostra vita deve essere provata. Provata così in generale come tutti gli uomini pressappoco, ma pro-
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vata in modo particolare secondo una vocazione particolare. Le pene che si incontrano, per lo più, sono proprio poi pene che dipendono dalla nostra vocazione, e cioè dall’aver fatto la volontà di Dio. Ma mentre che sono pene più interne che esterne, noi sappiamo che compiendo la volontà di Dio aumentiamo i meriti, e in questo pensiero l’anima vive in pace… e non pensando più alle cose di terra, il suo cuore si orienta tutto verso il paradiso, verso la luce eterna, e là la vita vera, la vita che non ha fine, ecco.
Quindi abbiamo da domandare al Signore la grazia di una corrispondenza generosa, sincera, una corrispondenza che in qualche maniera si può dire duplice, prima alla santità e poi [a] una santità particolare perché, chi si dà a Dio, trova altre persone che si danno a Dio, e cioè tutte assieme si vive la vita religiosa: esteriormente l’osservanza della povertà, castità, obbedienza, lo stesso apostolato, eccetera, la stessa disciplina, lo stesso vitto e tutto la stessa cosa… e in quello ci sta la santità religiosa. Però ogni anima poi ha le sue vicende interne, le sue vicende interne: può essere che un’anima debba esser più umiliata, può essere che un’anima sia più tentata, può essere che un’anima a volte subisca delle prove intime che non si osa dirle agli altri, e può essere che un’anima abbia più comunicazione di grazia, già il Signore l’abbia presa in possesso, l’abbia tutta inondata con la sua grazia e l’attiri, e può essere che un’anima passi degli anni nell’aridità, e quasi non sente più Gesù, e certi momenti scoraggiata pensa che sia abbandonata o che non sia sulla buona via, eccetera. Ma quando si è pensato e pregato, si è decisa la via, intrapresa con il consiglio del confessore e con la grazia di Dio, ecco, allora non c’è da dubitare, c’è soltanto da arrivare a quella santità precisa. Perché tutti han la faccia e tutti all’esterno, ecco, tutti si presentano con il corpo e con le doti, le qualità esterne, le sembianze esterne, le applicazioni, gli uffici esterni, ma vi è qualche cosa di più intimo e proprio: perché tutti han la faccia ma non la stessa faccia… e tanto più la diversità tra anima e anima, tra anima e anima. E allora, ecco perché si danno consigli particolari, ecco perché la confessione è anche
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direzione per lo più, per le anime che si sono consecrate a Dio, per le anime che son consecrate a Dio. E allora l’anima prende quella sua fisionomia giusta e in paradiso completerà quella schiera di anime tutte sante ma l’una diversa dall’altra, come in una musica: tutti cantano - supponiamo il Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus -, ma uno è tenore, l’altro è basso, l’altro… una… eccetera… Così si formerà il canto gaudioso in cielo, il coro immenso delle anime che glorificheranno Dio e che in Dio sono felici.
Quindi ogni anima ha delle particolarità. Lavorare interiormente secondo le particolarità, perché non si può dare un proposito comune: una ha più orgoglio, l’altra invece ha più ira, l’altro magari ha più pigrizia, eccetera… e un’anima sente più comunicazioni della grazia di Dio in un senso, più luce, e alle volte più amore. Ognuna, oltre la volontà esteriore che dobbiamo compiere come volere di Dio, [abbia] questa volontà intima [di] lasciarsi guidare spiritualmente e lavorare da Gesù Cristo che è nell’anima stessa, e che viene nell’anima per mezzo della Comunione, ma per operare: se l’anima è disposta a sentirlo e a lasciarlo operare, e se l’anima asseconda i voleri di Gesù e anche il cuore si uniforma a Gesù, ai suoi voleri…
Quindi una santificazione esterna che è comune a chi si consacra a Dio, e una santificazione interna propria secondo le grazie ricevute; e non c’è un’anima che rassomigli perfettamente a un’altra: ciascuna ha una comunicazione particolare da Dio… i misteri della grazia… la condotta di Dio sopra ogni anima… cose tanto diverse tra l’una e l’altra. Però la duplice santificazione: osservanza religiosa e l’incorporazione in Cristo, la quale incorporazione in Cristo costituisce la santificazione individuale personale di ognuno.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 94/61 (Nastro archivio 104a. Cassetta 104, lato 1. File audio AP 104a). Titolo Cassetta: “La missione del Battista”.

2 Vangelo: Mt 11,2-10. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.