47. LA CONFESSIONE SPIRITUALE
L’esame di coscienza
Santa Tecla, Ritiro Mensile, 1a Meditazione, Torino (SAIE), 23 settembre 19611
Tecla, discepola di san Paolo, esempio di castità verginale, esempio di docilità al volere di Dio, esempio ancora di pazienza essendo numerata tra le vergini martiri: perciò dal cielo si può sperare un’abbondanza di grazia, una protezione continuata. Il nome che una religiosa prende è da una parte per procurarsi una protezione in cielo, un santo, una santa protettrice; poi il nome che si prende indica anche un programma di vita, e cioè quello che s’intende di seguire, di imitare nel protettore, nella protettrice; inoltre questo vuol dire anche che le particolari virtù sono da applicarsi per noi come esempio.
Perciò gli auguri sono atti di carità, di benevolenza, desiderio di bene… soprattutto però la preghiera, come io ho pregato stamattina.
Ora [il] ritiro mensile, che può essere di due meditazioni stasera e poi una seguente al mattino, domani.
La prova della Mostra vocazionaria, la quale prova è riuscita soddisfacente e buona… anzi, a quanto sento, molto buona, considerando che è il primo esperimento; e il primo esperimento significa che si cercherà di eliminare quello che è
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stato meno buono e di aggiungere quello che si crede ancora [utile] per migliorare, e d’altra parte ciò che va già bene continuarlo, sì… Si può dire che tutto sia stato fatto non solo nel miglior modo, ma anche si può dire che si è fatto in un ambiente favorevole e in una circostanza, in una solennità che portava naturalmente la diocesi a convergere i suoi pensieri, i desideri verso la città di Alba. Oh! [La] prima della serie… e poi bisogna che segua la serie [con altre mostre]2.
Migliorare: il migliorare è secondo lo spirito del primo articolo delle Costituzioni… Se vuoi essere perfetto… [Mt 19,21], e per diventar perfetti bisogna migliorare un poco ogni giorno. In che cosa migliorare? Migliorare un po’ in tutto: migliorare la preghiera, migliorare lo spirito di fede, migliorare l’osservanza religiosa, migliorare l’apostolato, migliorare il lavoro vocazionario. Che Gesù Maestro illumini, che Gesù Maestro conforti, che Gesù Maestro vi mandi molte vocazioni, specialmente vocazioni che siano di buon spirito… vocazioniste. Perfezionarsi quindi in tutto.
Ora, ecco, si pensa in questo [stato di vita] specialmente al perfezionamento spirituale, in primo luogo. Oh! Perfezionarsi spiritualmente per vincere le nostre difficoltà, le nostre tentazioni, e perfezionare noi stessi acquistando le virtù e quelle qualità che sono necessarie del nostro stato, sì: correggere ciò che è difettoso e acquistare ciò che è virtuoso.
Oh, parlando di questo, il Signore ci ha dato due grandi mezzi per migliorare e perfezionarci, due grandi mezzi che sono sacramentali, e cioè la Confessione e la Comunione.
La Confessione che serve a togliere il male; e la Comunione che serve a mettere il bene, a mettere tutto il bene perché c’è Dio in noi, Dio il sommo bene eterna felicità! Togliere il male: non solamente il peccato grave, non solamente il peccato
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veniale, non solamente le negligenze, ma anche, per quanto è possibile, le imperfezioni: e nei pensieri e nei sentimenti e nelle azioni, nelle parole… Il gran mezzo sacramentale è la Confessione. La Confessione la quale da una parte produce il perdono, comunica la grazia di Dio, e dall’altra parte dà la forza per evitare il male in futuro, perché la Confessione ha sempre due parti: l’una riguarda il passato per cancellarlo, l’altra riguarda il futuro per migliorarlo… quindi il dolore per il passato e il proposito per il futuro.
Ora per la Confessione già tutte le disposizioni che occorrono le conoscete, e già le portate sempre a questo sacramento. Ora queste disposizioni si possono ancora migliorare, perché ci può essere dolore e dolore, cioè dolore imperfetto e dolore perfetto, ci può essere il proposito o imperfetto quando non c’è tutta la volontà, oppure perfetto quando c’è tutta la volontà, eccetera… Quanto alla Confessione sacramentale, grande mezzo per emendarsi, ecco, questo già lo si fa e la Confessione è usata in questo senso.
Però vi sono altre confessioni perché, se vi è il sacramento Penitenza, vi è anche la confessione spirituale, così come si dice [che] vi è la Comunione sacramentale e vi è la comunione spirituale. La Confessione sacramentale si fa generalmente una volta per settimana; invece le confessioni spirituali si possono fare più volte, anche in un giorno, come le comunioni spirituali.
Cosa sarebbe una confessione spirituale? Quando noi facciamo l’esame di coscienza, confessiamo a Dio le nostre imperfezioni, debolezze, mancanze: in confessionale, a Dio attraverso il ministro di Dio; invece nell’esame di coscienza direttamente a Dio. Poi altra confessione spirituale è il Confiteor in principio della Messa: Mi confesso a Dio Onnipotente, alla beata Vergine Maria, eccetera…, perché ho peccato con pensieri, parole, opere, e questo mio mancamento è per colpa mia, per molta colpa, per massima colpa, cioè trascuranza della grazia e negligenza nel vigilare su me stesso. E poi la seconda parte del Confiteor: perciò preghiamo il Signore che ci usi misericordia, ci perdoni e ci dia la grazia
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di correggerci. È una confessione pubblica, è la confessione pubblica che fa il sacerdote davanti al popolo e domanda perdono - è commisurato il supplizio3: Domando perdono a voi fratelli che siete in questa chiesa, che venite per partecipare al sacrificio della Messa…. E mentre che questo viene fatto dal sacerdote, viene pure fatto dal popolo, il quale dice pure il Confiteor… e quindi, dopo, il sacerdote domanda il perdono e la grazia dell’emendazione: «Misereatur vestri omnipotens Deus, et, dimissis peccatis vestris, perducat vos ad vitam aeternam»; poi: «Indulgentiam, absolutionem et remissionem peccatorum nostrorum tribuat mihi, tribuat vobis [omnipotens et misericors Dominus]»4, cioè il Signore conceda il perdono a me e conceda il perdono a voi. È una vera confessione spirituale!
Vi è qualche altra confessione spirituale, ad esempio quando uno riceve una correzione, quando questo non va bene, là hai sbagliato…. Oh!, se la persona ammette: È vero, non lo faccio più, ha ragione, devo vigilar meglio, eccetera…, allora è una confessione vera, chiara, non più al ministro di Dio ma alla persona che ci fa la correzione. Se il fratello manca, dice il Vangelo, «corripe eum inter te, et ipsum solum» [cf Mt 18,15], se il fratello viene a mancare, correggilo parlando direttamente fra te e lui, richiamandolo… E quante correzioni, e alle volte quante sgridate: se noi ammettiamo, riconosciamo se abbiamo sbagliato, ecco… ci confessiamo; e confessiamo di aver sbagliato e confessiamo anche la buona volontà di emendarci: il che è grande merito ed è una grande confessione5, sì. Altri invece sono pronti a scusarsi, a nascondere le mancanze: si vede che vogliono continuare in esse… e forse anche con bugie cercano di coprire il male che c’è stato. Oh!, questa non sarebbe una confessione: sarebbe
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un’ostinazione, se veramente si era mancato. Persone che sono avvertite perché hanno detto una bugia e ne dicono un’altra per scusare la prima. O persone che addossano la colpa agli altri: Se quello non è andato bene è perché colui che doveva fare questo, che doveva far quello… non l’ha fatto, ecco, non ha fatto la sua parte. Quindi, abbiamo la confessione spirituale.
La confessione spirituale, poi, la possiamo fare molto sovente; e in che maniera? Ogni tanto noi possiamo interrogarci: Anima mia, in questo momento sei unita a Dio? Come è lo stato attuale, in questo momento, dello spirito? Calma, serenità, le intenzioni rette […] cercando Dio. Sei unita con lui? Cuore mio, dove vai?. Confessione a noi stessi: ci confessiamo a noi stessi… confessione spirituale. E allora, se la persona subito aggiunge: Ecco, adesso voglio star più calma, in questo momento non devo lasciarmi trasportare dal nervosismo, ad esempio; in questo momento ho il cuore un po’ agitato, c’è un po’ di invidia dentro; oppure, in questo momento la mia preghiera non è fervorosa… allora ci confessiamo a noi stessi. Forse è una sola parola, ma una domanda che va subito a scoprire il cuore dell’anima […]. E se si constata che quel momento lo spirito è tutto ordinato a Dio e nella pace e vive unito al Signore, allora confessiamo al Signore la grazia ricevuta, confessiamo che tutto questo viene da Dio e che vogliamo pensare unicamente alla gloria di Dio. Se invece ci accorgiamo di un errore, e magari di una mancanza addirittura, imperfezione volontaria, allora: Gesù mio, misericordia… voglio confidare in voi e voglio essere più attento, più vigilante: ecco la confessione spirituale. Di queste confessioni spirituali se ne possono far tante nella giornata, almeno di tanto in tanto: alle volte servono per ricordare i propositi della meditazione del mattino; alle volte invece servono per rinfrancar lo spirito, unirsi a Dio perché c’è una difficoltà, c’è una tentazione, ci si trova con una persona che è difficile di carattere; perché quello che si voleva fare non è riuscito, eccetera… Servirà, secondo i casi, a mettere a posto il nostro spirito, sì.
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Ho detto però che la principale confessione spirituale è l’esame di coscienza, in modo particolare quello della Visita.
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Io sono fervoroso… io sono tiepido… io devo avere una pietà penitente… devo avere una pietà ispirata tutta all’amore oppure tutta allo spirito di fede… io voglio veramente vivere secondo la mia vocazione e cioè secondo la povertà, la castità, l’obbedienza richiesta nella vita religiosa… Come sono? Prima lo stato generale, la condizione di spirito è da considerare.
Oh! Allora poi si passa ai particolari… E sarà, quanto ai particolari, o sui propositi degli ultimi Esercizi o dell’ultima Confessione, oppure sarà riguardo alle cose della giornata: la levata al mattino, la Messa ascoltata, la Comunione ricevuta, la meditazione che ho cercato di compiere e ho compiuto… ma, compiuto bene? Poi tutto quello che è la ricreazione, il prender cibo, l’apostolato, le relazioni con le altre persone, eccetera…: si possono far passare le cose della giornata e si può fermarci sopra una virtù che si vuole conquistare. Se siamo arrivate ad amare il Signore con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze: ecco l’esame!
Dopo l’esame viene il dolore e viene il proponimento: sono sempre collegati questi due atti, il dolore e il proposito. Se uno si pente davvero, non vuol più commettere lo stesso peccato e la stessa mancanza in seguito; e se uno non vuole più commetterla in futuro, è segno che ha riconosciuto che quella non andava bene… quindi si ha il dolore: dolore perché abbiamo trascurato la grazia, dolore perché abbiamo perso dei meriti, dolore perché non abbiamo dato tutta la gloria a Dio che dovevamo dare, dolore perché non dappertutto ho dato il buon esempio, dolore perché non ho ancora abbastanza intimità nella preghiera con Dio, eccetera… Pentimento.
Per conseguenza, il proposito. Più in generale potrà essere il proposito principale, e tuttavia qualche volta bisogna anche
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adoperare dei mezzi: per esempio, se gli occhi vagano troppo, se vi è qualche attaccamento, eccetera…
Oh! Arrivata fino a qui, che cosa si fa nella pratica dell’esame di coscienza: accusarsi a Gesù. Accusarsi a Gesù: proprio far l’accusa con la parola, non solamente con il pensiero interno; è vero che è assolutamente non necessaria la parola, ma è molto meglio, come se si dicesse al confessore. Notate che il confessore è sempre ministro di Dio ma è anche sempre uomo, e qualche volta si trova una certa difficoltà, ma con Gesù si può dir tutto, tanto vede fino al cuore e più in là… non c’è da dir di più né di meno7: quindi, quello che non fu mancanza, non fa bisogno di dirlo e quello che è stato in mancanza, ecco, quello è meglio che lo si dica. Facciamo la confessione, l’accusa.
Dopo l’accusa, ecco, aspettiamo da Gesù il perdono, il Padre del cielo ci dà il perdono, ma prima ci dà degli avvisi. Fatta l’accusa, stare un po’ in silenzio; Gesù non è muto: guardare il tabernacolo se si è in chiesa; ad ogni modo ricordare che Gesù è nel nostro cuore, perché sia in grazia. Allora quasi tendere l’orecchio: che cosa mi dice Gesù, che avvertimento mi dà, che cosa è che desidera da me? Mi dà forse quest’oggi un richiamo più forte, perché son sempre un po’ uguale e non miglioro? Gesù non è muto, si fa sentire ma all’intimo dell’anima.
E si può recitare l’Atto di dolore, e viene l’assoluzione, sì, recitare l’Atto di dolore e viene l’assoluzione; se il dolore è perfetto, assolve anche dai peccati mortali; se poi è imperfetto, assolve dai peccati veniali almeno, e tuttavia serve per ricevere l’assoluzione poi nel confessionale. L’Atto di dolore perfetto, quindi, è un’assoluzione che ottiene… assoluzione vera! Per cui la persona è perdonata - prima di far la Comunione dovrà ancora accusarsi al confessore -, ma intanto, se venisse una morte in anticipo, allora l’anima andrebbe salva8.
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Detto l’Atto di dolore, magari con il nostro pensiero, con la nostra fede, considerare Gesù nell’ostia, perché si è in chiesa, o considerare le piaghe del Salvatore… E Gesù ci perdona.
Ma in confessionale si ha ancora da aggiungere questo: la penitenza, la penitenza dei peccati; bisogna che la scegliamo noi quella, nella confessione spirituale. Quale è? Generalmente quella che il confessore è solito di darci; oppure sceglierci noi un’altra penitenza che sia anche correttiva. Ho parlato fuori di tempo… adesso non parlerò più: ecco la mia penitenza; ho trattato meno bene la sorella… adesso vado e incontrando la sorella la tratterò nel [modo] migliore e più delicato, più cordiale…; e così: se ho perso del tempo, oggi lo occuperò meglio… eccetera. Può anche essere che avendo disgustato una persona, una arrivi a chiedere scusa: il che sarebbe molto correttivo, molto molto… Ecco: confessione spirituale.
Una volta al giorno l’esame di coscienza, al mattino nella Messa il Confiteor, e poi dopo accettare gli avvisi e i consigli, e poi ancora quel confessare a noi medesimi lo stato dell’animo, le buone disposizioni che ci sono, le non buone disposizioni che ci sono… ecco: come Dio mi vede, come il Signore mi farebbe conoscere le cose se fossi in punto di morte o al giudizio di Dio. La confessione spirituale… Oh, questo è un gran mezzo di santificazione! Gesù ha istituito due sacramenti per la santificazione, per la perfezione, per il miglioramento. Questo è il primo; poi considereremo il secondo: la Comunione non solo sacramentale ma anche spirituale.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 110/61 (Nastro archivio 100b. Cassetta 100bis, lato 1. File audio AP 100b). Titolo Cassetta: “La mostra delle vocazioni. I mezzi per migliorare la vita spirituale/apostolica”. Nel Nastro archivio e nella Cassetta manca la prima parte della registrazione, recuperata dal Nastro originale e inserita nel File audio.
2 Un piccolo foglietto di cui non si conosce la provenienza, senza autore né data, riporta la seguente annotazione: «Apostoline, 1a Mostra delle Vocazioni, ad Alba 10-17 Sett. 1961. Il P.M. dice loro: “Questa è la mostra n. 1: metteteci ora gli zeri!”». Il Fondatore avrebbe espresso lo stesso concetto anche durante la sua visita alla Mostra, rivolgendosi alle Apostoline lì presenti, secondo quanto è riportato in GIUSEPPE BARBERO, Il sacerdote Giacomo Alberione, op. cit., p. 761.
3 Probabilmente il PM intende dire che il perdono che il sacerdote chiede e che Dio concede è anche in relazione alla “punizione” corrispondente al peccato commesso.
4 «Dio onnipotente abbia pietà di voi, e, perdonati i vostri peccati, vi conduca alla vita eterna». «L’onnipotente e misericordioso Signore ci conceda il perdono, l’assoluzione e la remissione dei nostri peccati». Nel testo latino vi è «tribuat nobis», mentre il PM usa «tribuat mihi, tribuat vobis» (conceda a me, conceda a voi).
5 Parola incerta.
6 Cambio di lato della bobina nel Nastro originale.
Il PM sta spiegando i vari passaggi nella “pratica” dell’esame di coscienza.
7 Espressione incerta.
8 Espressione incerta.