46. IMPARIAMO A LAVORARE PER LE VOCAZIONI
La diocesi di Alba inaugura la prima Mostra delle Vocazioni in Italia
Relazione ai sacerdoti diocesani in occasione della Giornata Sacerdotale
nella Settimana della Vocazione, Seminario di Alba, 15 settembre 19611
Se si rientra in questo sacro recinto del Seminario, in noi si risvegliano più profondi i sentimenti di riconoscenza per gli innumerevoli benefici qui ricevuti, si desta un amore sempre più intenso ad esso, il Seminario, cuore palpitante della diocesi!
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Viene spontaneame[nte sulle labbra un Magnificat]2: particolarmente in questa settimana in cui tutto porta a ripensare alle vocazioni e alla loro formazione, qui impartita in sapienza e bontà dal vescovo e dai suoi migliori collaboratori.
Il Seminario è paragonabile ad un Ostensorio, centro da cui partono i novelli sacerdoti come dei raggi di luce e calore per le varie destinazioni, a comunicare quanto qui hanno ricevuto. Il ricordo di persone venerate ed amate, e di anni giovanili un po’ combattuti, il constatare i continui progressi, l’accoglienza sempre cortese e ospitale, particolarmente in questi giorni… tutto fa considerare il Seminario come la casa comune, nostra, paterna.
Si sente di doverne baciare la porta d’ingresso, dare un’occhiata alle camere, soggiorno di chi ci amava e guidava, ove ci venivano risolti i nostri piccoli problemi, ma problemi vitali… mirarne i progressi.
E poi subito indirizzarsi alla cappella, guardare questo santo tabernacolo, sollevare gli occhi alla nostra tenera Madre del Buon Consiglio ed a quella grata dietro la quale la scala si portava al vescovo3: era per noi il tutto, la sicurezza per noi, per la nostra santificazione, il nostro avvenire, il futuro ministero, l’eterna salvezza.
Il cardinal Pizzardo4 mi ha scritto: È lodevolissima l’idea di una Mostra sul tema La vocazione, tanto più nel caso dell’80°
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genetliaco del vescovo. Essa, questa Mostra, si mostra come quasi la prima, in Alba, e si prevede che successivamente si estenderà ad altre diocesi. E questa è la nostra preghiera. Un esempio: nel 1927, in Alba, si tenne il 1° Convegno del Vangelo5, sotto l’auspicio dell’allora vescovo monsignor Re6. Si trasferì in tante diocesi e parrocchie, successivamente. Ora la sola Famiglia Paolina in un anno ha tenuto 1356 settimane o tridui per il Vangelo, in Italia.
Primo: impariamo dal vescovo.
Subito è da farsi una constatazione: ci sta innanzi il vescovo delle vocazioni7 - come è stato definito - e noi con gioia e piena convinzione così lo veneriamo.
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La sua presenza è per noi l’argomento e l’esortazione, e supera ogni discorso. Dal 1904 al 1943, quasi 40 anni, professore e rettore del Seminario, dedicato a raccogliere e formare vocazioni. La diocesi di Novara, una delle migliori d’Italia, conta attualmente viventi 13 vescovi; [di] un certo numero di essi, monsignor Stoppa ha contribuito alla loro formazione. In Alba - come è stato scritto - il meglio delle sue forze le dedicò al Seminario ed alle vocazioni. Ogni sacerdote può confermare ciò che è stato detto nell’opuscolo Guida alla Mostra delle Vocazioni: Il nostro vescovo non ha mai fatto una predica, nelle sue moltissime visite pastorali, che non avesse un accenno a questo angoscioso e grave problema delle vocazioni. Per questo la diocesi di Alba non ha finora sentito le conseguenze della cosiddetta crisi vocazionaria. Anzi il vescovo ha generosamente soccorso ai bisogni della Chiesa, cedendo preziose energie di un clero ben preparato8. Il vescovo ha dichiarato: Io considero l’idea di festeggiare il mio 80° con una settimana dedicata alle vocazioni una vera e propria ispirazione del Signore. Non si poteva scegliere un’iniziativa che mi fosse più gradita. [Un’]altra volta disse all’interlocutore: Scrivilo pure che questo delle vocazioni è il mio chiodo, la mia idea fissa!9. Conseguenza: l’unione col vescovo significa cooperare al suo programma ed attività pastorale per la diocesi: imitiamolo!
Secondo: impariamo da Gesù Cristo.
Gesù Cristo è il Maestro in tutto, anche nel campo vocazionario. Egli ha messo il lavoro vocazionario in primo piano. I quattro evangelisti lo notano.
Si legge in san Marco: «Gesù, passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, suo fratello, che gettavano le
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reti in mare, perché erano pescatori. Gesù disse loro: Venite dietro di me, io vi farò pescatori di uomini. Ed essi, subito, abbandonate le reti, lo seguirono. Andato più avanti, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, con Giovanni suo fratello, che stavano anch’essi in una barca rassettando le reti. Subito li chiamò ed essi, lasciato il padre Zebedeo nella barca con i garzoni, lo seguirono» [Mc 1,16-20; cf Mt 4,18-22]. «Poi Gesù trovò Filippo e gli disse: Seguimi», e Filippo lo seguì; poi chiamò Natanaele, che rimase sorpreso, ma assicurato, rispose: Maestro, tu sei il Figlio di Dio!, e lo seguì [cf Gv 1,43-49]. San Giovanni poi prosegue: Tre giorni dopo, Gesù, partecipando con la madre e con questi primi apostoli alle nozze di Cana, si manifestò. Il testo evangelico dice: Gesù fece il primo dei suoi miracoli in Cana di Galilea e manifestò la sua gloria, e così i suoi discepoli credettero in lui [cf Gv 2,1-11].
Così il ministero vocazionario deve precedere ogni attività pastorale.
Nel ministero pubblico Gesù predicò alle turbe il santo Vangelo e compì la redenzione, ma la maggiore e migliore parte del suo tempo fu impegnato nel suo seminario, cioè con i suoi dodici seminaristi. Li aveva eletti «ut essent cum illo» [Mc 3,14], perché stessero con lui, perché fossero testimoni in quanto faceva, e sentissero quanto egli insegnava. Perché dovevano ripetere «quaecumque dixi vobis» [cf Gv 14,26]: «eritis mihi testes»10 [At 1,8]. Per essi tanto faticò, spiegò i passi difficili, li corresse, per essi sofferse: «Vadam immolari pro vobis»11. E per compiere la loro formazione, inviò dal cielo lo Spirito Santo.
La cura delle vocazioni ha due parti: reclutamento degli aspiranti e, secondo, la loro formazione: la settimana delle vocazioni è specialmente ordinata al reclutamento; la formazione invece al Seminario.
Per la pratica: iniziando la vita sacerdotale, tanto più parrocchiale… primo pensiero: vocazioni!
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Terzo: impariamo dalla Chiesa.
Il Papa Giovanni XXIII in uno dei suoi primi documenti scrive: Confidiamo che anche ai nostri giorni i giovani, non meno che nei tempi passati, rispondano generosamente alla voce del Maestro Divino che li chiama12. La Chiesa cura i bisogni particolari ed i bisogni generali, cioè quelli delle singole diocesi e quelli della Santa Sede. Che le diocesi abbiano un clero sufficiente di numero e ben formato spiritualmente ed intellettualmente; e che il Papa, vescovo universale, possa disporre di un clero a sua diretta dipendenza per le opere di carattere generale. Esempio: missioni, studi superiori, organizzazioni varie e generali che sono tante!
E supplire anche, in alcune regioni, alla scarsità del clero diocesano. Esempio: il Papa nella sua diocesi, tra le circa 200 parrocchie, per quasi due terzi di esse ha chiamato clero religioso.
Perciò Pio XII ha istituito due Opere Pontificie e collaterali: una per il clero diocesano e l’altra per le vocazioni religiose. La prima porta il titolo Opera Pontificia delle Vocazioni Ecclesiastiche; è del 1941, con il fine - egli dice - di custodire, incoraggiare, aiutare le vocazioni sacerdotali. Ha la sua sede centrale presso la Congregazione dei Seminari ed Università degli Studi. L’Opera è consecrata a Gesù Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote, ed è sotto la protezione della Regina degli Apostoli13.
La seconda è l’Opera Pontificia delle Vocazioni Religiose del 1955, con la seguente motivazione: Suscitare, difen-
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dere, aiutare le vocazioni religiose, tanto le vocazioni maschili quanto le vocazioni femminili, e compresi gli Istituti Secolari. Al Decreto di erezione segue un lungo elenco delle indulgenze. Essa è consecrata alla Sacra Famiglia - come dice il Papa - modello delle famiglie religiose. Sede centrale è presso la Congregazione dei Religiosi14.
Conclusione di questo: dare alla Chiesa ciò che abbiamo ricevuto: vocazioni!
Quarto: impariamo da chi ci ha preceduto.
La nostra vocazione come è stata favorita? Dice qualche cosa la Mostra vocazionaria. Questa Mostra vocazionaria è una documentazione dell’apostolato vocazionario, con dati di fatti, con l’aritmetica che non è un’opinione. Quanta sapienza e prezioso lavoro presenta il Seminario nei suoi tre padiglioni, che meritano di essere studiati minutamente! E quanto prezioso lavoro presentano i diciotto Istituti che partecipano a questa Mostra!
La diocesi di Alba ha certamente un posto tra le primissime diocesi: il 17 per mille, e anche di più, di anime che si son consecrate a Dio… mentre non è così di ogni altra diocesi. Pio XI diceva a proposito di un resoconto simile: È come dire che le cifre sono fredde, ma qui bisogna riconoscere che i numeri coprono la più bella e santa poesia: contano il lavoro, la preghiera, i sacrifici, le sante industrie del clero, dei religiosi,
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delle religiose… poesia che già in gran parte si canta in cielo, nelle armonie eterne15.
Qualche conclusione.
Amiamo il prossimo come noi stessi? Significa volere al prossimo i beni che vogliamo per noi, cioè la salvezza di tutti… ed aiutare le vocazioni come noi fummo aiutati. Vogliamo la gloria di Dio? Facciamo dei sacerdoti e dei religiosi che attuano il sia santificato il nome tuo, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà [Mt 6,9-10]. Vogliamo bene alla nostra vocazione? Chi lavora per le vocazioni riceve le grazie di Dio per vivere santamente la propria. Vogliamo un minimo impegno per l’apostolato vocazionario? Il minimo? Sia quello suggerito alla conclusione di un Congresso per le vocazioni: Voglio lasciare dietro di me il seme: un sacerdote, un missionario, una suora….
Quinto: le vie della vocazione.
Entriamo nell’intimità spirituale e psicologica. La vocazione è volontà divina ab aeterno16: egli, Creatore, infonde qualità, attitudini, carattere, conformi alla via da lui per ognuno segnata; poi nel Battesimo lo Spirito Santo le eleva e conforta con la sua grazia. Nella Cresima già si delinea la preferenza per la vita contemplativa o attiva o mista. Qualche volta prestissimo, nella Comunione ad esempio, nella Confessione, nella Cresima, l’invito divino si fa sentire; a cuori puri però, quelli di cui Gesù diceva: Lasciate che i piccoli vengano a me [cf Mt 19,14]. Ci vuole in noi sacerdoti un cuore simile al Cuore di Gesù per capirli. Le piante delicate crescono in clima
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proprio, riservato; in clima ed atmosfera inadatta, il senso divino cade. E vi fu la parte del seme caduto lungo la strada, l’altra parte in terreno pietroso, e la terza parte tra le spine: non produsse [cf Lc 8,4-15]. Piante tropicali muoiono in climi freddi17… e c’è tanta freddezza! Il clima del fanciullo è costituito dall’ambiente familiare, parrocchiale e sociale.
Ambiente familiare: curare la famiglia è lavorare per le vocazioni. Buoni padri e buone madri.
Dice Pio XI: Il primo e più illustrato giardino dove devono quasi spontaneamente germinare e sbocciare i fiori del santuario, è sempre la famiglia veramente e profondamente cristiana. La maggior parte dei santi vescovi e sacerdoti, le cui lodi celebra la Chiesa, devono l’inizio della loro vita e vocazione e della loro santità agli esempi ed insegnamenti di un padre pieno di fede e ricco di virtù, di una madre pia e santa; dove la Comunione è ricevuta frequentemente e di una famiglia ove regnano l’amore e il timor di Dio18. Vi sono parrocchie in cui i fidanzati sono preparati al matrimonio con un triduo di esercizi spirituali, nei quali si suggerisce anche di chiedere al Signore che conceda alla famiglia che sta per formarsi la grazia di avere un figlio od una figlia con il dono della vocazione.
L’ambiente parrocchiale. Tra parrocchia e parrocchia vi è tanta diversità per la cura o non cura dei fanciulli e della gioventù maschile e femminile. Necessità: perché nascano le vocazioni: in primissimo luogo catechismi ben organizzati, come in molte parrocchie della nostra diocesi; catechisti preparati; oratori e locali appositi; Comunioni frequenti e quotidiane; meditazioni adatte, brevi esercizi spirituali o ritiri…
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promuovere la vita di grazia, la conoscenza della liturgia, la divozione a Maria. Inoltre Associazioni di crociatini, chierichetti, santa infanzia, rosarianti, fanciulli cattolici, beniamine, anime riparatrici, divozione a Gesù fanciullo; poi Azione Cattolica per gioventù più sviluppata, eccetera…
Da notare. Le necessità odierne vogliono una più ampia cultura religiosa, catechistica e teologica per i padri e le madri di famiglia: che sentano la Chiesa come società a cui tutti devono contribuire! Il sacerdozio venga sentito e lo stato religioso, nelle rispettive funzioni! L’onore e il merito di dare un po’ del loro sangue a Dio: ne siano ambiziosi i genitori! La sicurezza di lasciare chi prega per i defunti della famiglia…
Vi sono testi di catechismi e molti libri sopra la vocazione19. Le difficoltà sono enormi oggi. Qualche ombra di scoraggiamento tenta di coprire lo Spirito, ma chi prega, ama, si spende e sopraspende, qualche cosa otterrà. E se non fosse altro, il sicuro merito innanzi a Dio: ed è quello che più conta.
L’ambiente sociale. La scuola, i divertimenti, i posti di lavoro, l’impiego del tempo libero, i compagni, eccetera, formano l’ambiente sociale. Qui il sacerdote ha spesso un’azione molto limitata. Allora? Arrivi fin là dove gli riesce di entrare, anche sforzando un poco la porta. A Bologna, il vescovo20 diceva: Utilizzare molto a favore delle vocazioni i catechismi
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che si fanno nelle scuole pubbliche, specialmente nelle medie, utilizzare a favore delle vocazioni.
Potrà almeno il sacerdote con azione contraria rimediare al veleno che altrove alla gioventù è stato somministrato. Perché arrendersi, si direbbe, come fatalismo? Assistere alla gioventù che diserta la parrocchia? Opporre invece bene al male, i mezzi del mondo, ma sani! Le geremiadi sui tempi passati non servono! Dobbiamo salvare non gli uomini di ieri, che sono già a destinazione; dobbiamo salvare gli uomini che vivono oggi e lavorare nel mondo di oggi.
Servirsi abilmente dei laici: membri di Istituti Secolari, di Azione Cattolica, della donna, i maestri… per sanare, quanto si può, certi ambienti.
La pastorale, che prima si affacciò timidamente alle porte d’Italia, oggi ha l’ingresso libero, anzi, obbligato! Non temiamo di imparare da altre nazioni. Confessiamolo innanzi a Dio: siamo un po’ ritardatari. Ma non esser pronti a piangere perché l’ovile si è svuotato… ma pregare ed operare secondo lo zelo ed un sano ottimismo.
Sesto: mezzi per le vocazioni.
Sono tanti, ma il mezzo dei mezzi è formarsi una coscienza vocazionaria, illuminata, profonda, operosa.
La via regale? La preghiera e la sofferenza sono i mezzi possibili a tutti, voluti da Dio, utilizzati dai santi. Il cardinal Schuster diceva in un predica: Le più belle vocazioni vengono dal cielo!21.
Il richiamo divino è: La messe è molta, gli operai pochi: pregate il padrone della messe che mandi mietitori [cf Mt 9,37-38; Lc 10,2]. Altrove: Alzate lo sguardo: le messi biondeggiano! [cf Gv 4,35]. Vivono sulla terra due miliardi e otto-
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cento milioni di uomini, e la popolazione cresce ogni anno di quarantacinque milioni; cosicché si arriva a tre miliardi fra pochi anni, se l’andamento delle cose sarà normale. Per avere un sacerdote ogni mille persone ne occorrerebbero tre milioni, e per avere tre suore ne occorrono nove milioni. Invece i sacerdoti, secondo alcune statistiche, tra diocesani e religiosi sono cinquecentomila; di suore un milione cinquecentomila.
Una piccola cosa per dimostrare [le necessità]: in Italia vi sono centocinquantacinquemila suore - tre volte i sacerdoti -; di esse, ventimila claustrali oranti; poi, [suore] per le opere caritative, sociali, [le] scuole, eccetera… e non bastano. Ho ricevuto, nel 1960, centocinquantaquattro domande di suore da vescovi e parroci per le opere parrocchiali: solo sette si sono potuti soddisfare. «Date, et dabitur vobis» [Lc 6,38]: se i sacerdoti mandano figlie aspiranti, una volta formate si rimandano ai parroci, secondo l’Istituto delle Pastorelle.
Organizzare la preghiera e la sofferenza nelle diocesi e nelle parrocchie a favore delle vocazioni: tra anime pie, ospedali, ricoveri, militanti, eccetera…
Ore di adorazione: il giovedì o venerdì, ore praticate mensilmente o settimanalmente.
Giornate di preghiera o crociate di preghiera.
Celebrazione di Messe con partecipazione dei fedeli.
Anche illustrare la liturgia per celebrare più solennemente le Quattro Tempora con qualche particolare funzione.
Scelta di mortificazioni e sacrifici di tempo, di denaro, di aiuto di scuole, direzione spirituale, custodia degli aspiranti nelle vacanze: le migliori riuscite [tra le vocazioni] sono generalmente quelle che hanno costato di più!
È utile ricordare l’Enciclica Sacra virginitas22 di Pio XII. Qualche accenno.
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Primo. È dogma di fede, definito dal Concilio di Trento, che la verginità e il celibato è superiore al matrimonio.
[Secondo.] Pio XII condanna l’opinione che il solo matrimonio sia il solo mezzo di assicurare alla personalità umana il suo sviluppo e perfezione umana. Aggiunge: Noi denunziamo questa dottrina come errore pericoloso.
[Terzo.] Condanna [un] altro errore: allontanare i giovani, ed ancor più le giovani, dalla consecrazione a Dio con il pretesto che oggi il mondo ha più bisogno di buoni padri e buone madri di famiglia. Le anime consecrate a Dio danno un maggior apporto di bene alla società.
Quarto. La castità è virtù difficile, ma è possibile. Perciò aspiranti, confessori, direttori spirituali, prima che venga abbracciata, notino che essa è propria di anime forti, nobili, convenientemente provate, divote della Madonna, amanti della preghiera, particolarmente eucaristica.
[Quinto.] Pio XII condanna l’opinione di coloro che, sotto vari pretesti, vorrebbero mettere la gioventù allo sbaraglio: veder tutto, legger tutto, assistere a qualsiasi spettacolo, frequentare qualsiasi persona.
E così buttano la gioventù nel mare del mondo per vedere se si salverà. No! - egli dice -, intanto teneteli al sicuro: prudenza, vigilanza, preghiera, istruzione chiara a tempo debito, nel luogo debito e da persona che ne ha l’ufficio, come è il confessore.
[Sesto.] E poi Pio XII ricorda pure una erronea tendenza: per non privarsi dell’aiuto di un giovane o di una giovane in parrocchia, si cerca di distoglierli, talvolta, dalla vita più perfetta, con danno spirituale alle anime.
Tuttavia oggi si rimedia in qualche maniera, almeno… se non sufficientemente, ma in qualche maniera, mediante l’entrata in Istituti Secolari.
Per cui tali persone possono consecrarsi a Dio e rimanere in parrocchia, avere i meriti della consecrazione, essere veri religiosi ed essere come il sale nella massa di pasta, rimanere nel mondo, nelle loro famiglie; a libera scelta è l’apostolato. Così gli Istituti Secolari.
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Mezzi generali per le vocazioni.
Questi sono riassunti da una Circolare, dopo che si sono interpellati quasi tutti i vescovi del mondo sopra i mezzi per assicurare alla Chiesa un numero sufficiente di clero23.
Primo. Stabilire Centro Vocazionario Nazionale - parla in generale -, Centro Vocazionario Diocesano, Centro Vocazionario Parrocchiale; contatti personali con genitori e giovani, ed un vocazionista di Seminario o d’Istituto Religioso.
Secondo. Contributi economici: per il Seminario, gli Istituti Religiosi, oppure per i singoli aspiranti e seminaristi. Vi sono le giornate annuali di raccolta, l’opera delle borse di studio, disposizioni testamentarie, ma in debita prudenza, prestazioni professionali, eccetera…
L’iscrizione alle due Opere Pontificie: per le vocazioni ecclesiastiche e per le vocazioni religiose.
Mostre vocazionarie e convegni nazionali, regionali, diocesani, come già si usa in varie nazioni.
Tenere esercizi spirituali, tridui, giornate vocazionarie per i genitori, e per i giovanetti e giovanette.
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Periodici e libri sull’argomento delle vocazioni, corsi di orientamento nella vita, rappresentazioni, pellicole, filmine, dischi, eccetera…
Altrove si celebra l’anno vocazionario o il mese vocazionario.
Visite dei parenti dei giovani al Seminario e agli Istituti religiosi24.
Il Divino Maestro ha presentato una parabola che illumina il grande problema vocazionario. Uscì «primo mane»25 il padrone della vigna a cercare operai: trattò con loro la mercede e li mandò al lavoro. Uscì di nuovo all’ora terza, poi sesta e poi nona: trovò lavoratori che pure mandò alla sua vigna. Uscì ancora all’ora undecima: trovò altri disoccupati e questi pure invitò alla sua vigna, promettendo la mercede. Il padrone della vigna è il Signore, la vigna è la Chiesa, gli operai sono i lavoratori evangelici. Il Signore dalla creazione conferisce la vocazione e destina i suoi prediletti a salvare gli uomini; ma poi la chiamata può arrivare a tutte le ore della vita: dal «primo mane» all’undecima ora [cf Mt 20,1-16]. Ogni sacerdote può dire di sé con san Paolo: «Qui - cioè Dio - me segregavit ex utero matris meae»26 [Gal 1,15]… ma fu chiamato ad una età tra la giovinezza e la maturità27. Così la
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chiamata a lavorare nella Chiesa: vi sono i prevocazionari che accolgono fanciulli di buone speranze, dalla terza elementare sino alle medie compiute; vi sono i vocazionari normali [per] seminaristi e religiosi che accolgono giovani, per noi italiani particolarmente sui 12-13 anni; vi sono per le vocazioni adulte Seminari e vocazionari religiosi per aspiranti che sono chiamati più tardi.
Chi conosce i disegni di Dio? A noi l’impegno di tener l’orecchio aperto per sentire il suono della campana divina, l’ora di Dio, che la Regina degli Apostoli può anticipare [cf Gv 2,4]: «O altitudo divitiarum sapientiae et scientiae Dei, quam incomprehensibilia sunt iudicia eius, et investigabiles viae eius! Quis [enim] cognovit sensum Domini? aut quis consiliarius eius fuit?»28 [Rm 11,33-34].
Un accenno.
La Pia Società San Paolo ha finora in Italia accettato quasi esclusivamente giovani dai 12 ai 15 anni. Quest’anno un prevocazionario viene aperto presso Modena, tenuto dalle Suore Pastorelle maestre. Un secondo prevocazionario è in preparazione pure in Alta Italia. Poi, [è] aperta una casa per vocazioni adulte ad Albano, tenuta dai sacerdoti della Società San Paolo29.
Per iniziativa30 della Santa Sede si è incominciato un Istituto vocazionario Regina Apostolorum per tutte le voca-
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zioni. La presente Mostra vocazionaria è una delle sue ispirazioni31, sebbene al lavoro si sia contribuito da tanti. Esse lavorano per tutte le vocazioni: con la preghiera e con l’attività possibile secondo il loro numero.
Nella preghiera che recitano ogni giorno32:
Primo: l’adorazione e il ringraziamento al Signore, autore del sacerdozio e dello stato religioso e di ogni vocazione.
Secondo: riparare al cuore paterno di Dio per le vocazioni trascurate, impedite o tradite.
Che tutte le vocazioni tendano esclusivamente alla gloria di Dio ed alle anime.
Perché tutti comprendano l’appello di Gesù Cristo: La messe è molta….
Perché ovunque si formi il clima familiare, religioso, sociale, adatto alla custodia e corrispondenza alle vocazioni.
Perché genitori, sacerdoti, educatori, aprano la via con la parola e gli aiuti materiali e spirituali ai chiamati.
Perché si segua Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, nella ricerca e formazione delle vocazioni.
E perché i chiamati siano santi, e luce del mondo, e sale della terra.
E conclusione: perché in tutti si formi una profonda coscienza vocazionaria: tutti i cattolici, con tutti i mezzi, per tutte le vocazioni e per tutti gli apostolati.
Per la formazione di coscienza vocazionaria, credo che non ci sia altro mezzo migliore dopo la preghiera, specialmente eucaristica, [del]la lettura del Vangelo, seguendo questo pensiero direttivo: vedere come Gesù ha chiamato i suoi eletti dopo una notte di preghiera… «pernoctans in oratione Dei»33 [Lc 6,12]; e come li ha formati! Allora, lì abbiamo insieme il reclutamento e la formazione.
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Ora ringraziamo il Signore perché, vedendo i grandi progressi di questo Seminario, tutto fa prevedere che il clero migliori sempre più spiritualmente e moralmente; e nello stesso tempo che anche i religiosi e le religiose siano favoriti in quanto è possibile, secondo sempre e soltanto la volontà di Dio. E tutto a gloria di Dio e alla salvezza delle anime e santificazione nostra!
Poiché la santità è una calamita che attira, e attira specialmente i cuori puri e innocenti; e allora… quei bambini che assediano il vicecurato, assediano il parroco, qualche volta son noiosetti o birichini… ma lasciate che i piccoli vengano a me! [cf Mt 19,14; Lc 18,16].
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 108/61 (Nastro archivio 100a. Cassetta 100, lati 1 e 2. File audio AP 100a). Titolo Cassetta: “Relazione ai sacerdoti della diocesi in occasione della Mostra delle vocazioni”.
Un lungo articolo informativo, che traccia anche la cronistoria della Mostra delle Vocazioni, venne scritto da don Carmelo Panebianco sul San Paolo, Novembre 1961, pp. 1-7. Sulla presente Relazione di Don Alberione, egli annota: «Venerdì 15 Settembre si diedero convegno attorno al Vescovo i sacerdoti della Diocesi. Fu soprattutto una giornata di preghiera e di meditazione. Dopo l’omaggio al Vescovo nel giardino antistante il vescovado e la S. Messa in Cattedrale con il Discorso del Vescovo, il Clero si riunì nella Cappella del Seminario, dove il Primo Maestro tenne una conferenza ai numerosissimi convenuti sul tema della Vocazione…».
Il testo Manoscritto del PM (10 fogli numerati di notes a quadretti, con molte correzioni, datato Roma, 13-9-1961) e una copia del Dattiloscritto della Relazione (in 18 fogli, numerati, con una nota manoscritta non del PM: Al Seminario di Alba 10-17 Settembre 1961) sono conservati insieme nell’Archivio Storico Generale della Famiglia Paolina (Manoscritto di Don Giacomo Alberione n. 3816). Da ciò che è riportato in CISP (pp. 138-140; 189-190), esiste un’altra copia dattiloscritta della Relazione, con correzioni e aggiunte manoscritte del PM: questa copia, che chiamiamo Dattiloscritto corretto, è corredata di “annotazioni tipografiche”, ha il titolo scritto a penna, e fu certamente utilizzata per la pubblicazione sulla rivista Vita Pastorale (anno 49, n. 11, Novembre 1961, pp. 257-262); non sappiamo, però, se le correzioni apportate dal PM su questo dattiloscritto siano precedenti o successive a questa conferenza.
Sulla presente Relazione di Don Alberione ai sacerdoti albesi, cf anche GIACOMO ALBERIONE, Abundantes divitiae gratiae suae, (AD), Storia carismatica della Famiglia Paolina, Roma 1998, 331-340.
2 Breve interruzione del nastro magnetico. Le parole aggiunte sono ricavate dal testo scritto.
3 Entrando per la porta dell’altare di sinistra, dalla scala si saliva alla trifora, chiusa con una grata; da lì si poteva passare per accedere direttamente all’ufficio privato del vescovo, dove egli riceveva i seminaristi per i colloqui. Infatti, «ogni domenica libera il vescovo scendeva a celebrare e spiegare il Vangelo ai chierici e seminaristi, raccomandando con insistenza l’umiltà e l’obbedienza. Di queste c’era bisogno soprattutto nel giovane clero, assediato dalle novità culturali e politiche. Mons. Re seguiva personalmente i chierici; presenziando agli esami trimestrali, per vagliarne le capacità e l’impegno» (ANGELO STELLA, Alba, storia di una Diocesi, dal 350 ai nostri giorni, Alba 1996, pp. 143-144).
Sull’immagine della Madonna del Buon Consiglio, vedi AP 1959, p. 107.
4 Giuseppe Pizzardo (1877-1970), Prefetto della Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi dal 1939 al 1968. Fu l’ultimo cardinale vescovo della diocesi suburbicaria di Albano Laziale (1948-1966), e restò cardinale titolare della stessa Sede suburbicaria fino alla morte. Molto si adoperò per la nascita e lo sviluppo della Pontificia Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche.
5 Nel 1927 fu celebrato ad Alba il 3° Congresso del Vangelo, evento a livello nazionale. Cf il bollettino Unione Cooperatori Buona Stampa, (UCBS), n. 7, 20 luglio 1927, pp. 2-6 (12-16), anche in GIACOMO ALBERIONE, TIMOTEO GIACCARDO E COLLABORATORI, La Primavera Paolina, (PP), Roma 1983, pp. 884-890; GIACOMO ALBERIONE, Donec formetur Christus in vobis, (DFst), Introduzione (in), 202, Roma 2001, pp. 146-147. Però, in verità, nel 1925 ad Alba vi fu per la prima volta un Convegno del Vangelo organizzato da Don Alberione: «Per la festa di S. Paolo si farà in Alba un convegno di Cooperatori Buona Stampa? È bene che si faccia: e sarà il primo» [UCBS, n. 4, 1 Aprile 1925, p. 3 (5); PP, p. 1065]. Sulla preparazione e il programma, i partecipanti e i frutti dell’evento, vedi UCBS, n. 6, 20 Maggio 1925, p. 6 (8); n. 8, 20 Luglio 1925, pp. 1-2 (2-3); 13-17 (15-19), in PP, pp. 1073-1078; DFst 204in.
Che i ricordi su quei Convegni non fossero del tutto precisi, si può ricavare anche da queste parole del Bollettino Diocesano Albese, Giugno-Luglio, 6-7/1961, p. 7: «La diocesi Albese, prima in Italia ad attuare una Mostra delle Vocazioni, avrà il merito e l’onore di essere ancora una volta antesignana di provvidenziali iniziative nella Chiesa, come lo fu nel 1925 col Primo Congresso del Vangelo, dando il via a quella mirabile fioritura di “Giornate del Vangelo”, o “Settimane Bibliche”, che ormai si celebrano a migliaia ogni anno, in Italia e all’estero, con grande frutto spirituale».
6 Mons. Giuseppe Francesco Re (1848-1933), vescovo di Alba dal 30 dicembre 1889 fino alla morte, il 17 gennaio 1933. Fu lui a consacrare sacerdote Don Alberione, e ad assecondare e benedire i primi passi della fondazione paolina. La «pastorale del giovane vescovo […] si mosse su tre linee: formazione del clero; ferma posizione di fronte al modernismo e all’anticlericalismo; azione di stimolo e di moderazione verso il movimento sociale dei cattolici» (ANGELO STELLA, Alba…, op. cit., p. 143; cf pp. 131-132; 143-145).
7 Il vescovo Carlo Stoppa (1881-1965) fu nominato titolare della diocesi di Alba il 27 dicembre 1948 e vi fece il suo ingresso il 19 marzo successivo. Come ricorda anche il PM, fu professore e poi rettore per un trentennio nel Seminario di Novara. Nel 1943 fu ordinato vescovo: prima fu ausiliare a Novara, in seguito fu trasferito a Sarsina, nella provincia di Forlì, fino a quando non fu chiamato ad Alba, dove visse fino alla morte. Cf Ibidem, pp. 179, 187.
8 Nelle pagine 3-4 della Guida è tracciata una biografia del vescovo dal titolo: Una lunga vita a servizio della Chiesa. Don Alberione si rifà a questo testo quando dice: “come è stato scritto”, e sceglie di leggere - con qualche piccolo adattamento - alcune frasi inerenti alla sensibilità e al lavoro vocazionale del vescovo stesso.
Riguardo alla Guida, vedi p. 284, nota 2.
9 Vedi anche GIACOMO ALBERIONE, Alle Suore di Gesù Buon Pastore, (AAP), 1962, Roma 1984, p. 98.
10 «Tutto ciò che io vi ho detto». «Di me sarete testimoni».
11 «Vado ad essere sacrificato per voi». Vedi p. 217, nota 6.
12 GIOVANNI XXIII, Lettera Enciclica Sacerdotii Nostri primordia, 1° agosto 1959, [AAS 51(1959), pp. 545-579], in EnchEnc 7, 142: «Infine verso la gioventù cristiana rivolgiamo uno sguardo colmo d’affetto e pieno di speranza. La messe è vasta ma gli operai sono pochi (Mt 9,37). In molte regioni gli apostoli, sfiniti dalle fatiche, con vivissimo desiderio aspettano chi li sostituirà. Popoli interi soffrono una fame spirituale, più grave ancora che quella materiale; chi porterà loro il celeste nutrimento della verità e della vita? Abbiamo ferma fiducia che la gioventù del nostro secolo non sarà meno generosa nel rispondere all’appello del Maestro di quella dei tempi passati». Questa fu la seconda enciclica di Papa Roncalli.
13 PIO XII, Motu Proprio “Cum Nobis” del 4 novembre 1941, in AAS 33(1941), p. 479; SACRA CONGREGATIO DE SEMINARIIS ET STUDIORUM UNIVERSITATIBUS, Pontificium Opus Vocationum Sacerdotalium, Statuta - Normae ad Statuta exsequenda, in AAS 35(1943), pp. 369-373.
14 PIO XII, Motu Proprio “Cum Supremae” dell’11 febbraio 1955 [AAS 47(1955), p. 266] in Enchiridion della Vita Consacrata, Bologna-Milano 2001, 2847; SACRA CONGREGATIO DE RELIGIOSIS, Pontificium Opus Vocationum Religiosarum, Statuta - Normae ad Statuta exsequenda [AAS 47(1955), pp. 298-301], in ID., 2848-2857. Cf San Paolo, Luglio 1955, p. 3.
Sappiamo da Don Alberione stesso del contributo dato alla nascita di questa Opera. Durante gli Esercizi Spirituali dell’aprile 1960, dettati ai Paolini radunati ad Ariccia, dopo aver esposto i criteri di scelta e i mezzi per promuovere le vocazioni, e prima di “presentare” il nascente Istituto delle Suore Apostoline, il Fondatore riporta il testo del Motu Proprio, introducendolo con queste parole: «Piacque al Signore che la nostra Congregazione lavorasse per l’istituzione di un’opera pontificia per le Vocazioni Religiose, accanto alla preesistente per le Vocazioni Ecclesiastiche. Gran parte ne ebbe merito D. Federico Muzzarelli». E in un inciso successivo, egli afferma: «Con Don Federico Muzzarelli avevo lavorato per l’erezione della “Pontificia Opera delle Vocazioni Religiose”» (UPS, I, 121-122; 377).
15 Cf PIO XI, Allocuzione ai professori e agli studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, «Vogliamo anzitutto», 13 febbraio 1929, in AAS 21(1929), pp. 110-111: «Non sono davvero aride le cifre, poiché, come ha detto una volta un poeta lombardo […], il mondo è tutto matematica e poesia. È vero infatti che la poesia della natura è una poesia fatta di numeri, perché sono i numeri che danno un saggio delle grandezze del Creatore e quanto più larghi e quasi illeggibili diventano i numeri, tanto più splendida e palpitante è la poesia. Quelle cifre poi che sono state lette, si riferiscono a tanta bellezza di opere, a tanta generosità di sforzi, a tanto frutto di studi…». Il Papa si riferiva ad un resoconto dell’economo dell’Università che aveva esposto delle “cifre” definendole “aride”.
16 Dall’eternità.
17 Cf PIO XII, Lettera Enciclica Sacra virginitas, op. cit., in EnchEnc 6, 1041: «Quale giardiniere esporrebbe alle intemperie delle giovani piante esotiche, con il pretesto di sperimentarle? Ora, i seminaristi e i giovani religiosi sono pianticelle tenere e delicate, da tenersi ben protette e da allenare progressivamente alla lotta».
18 PIO XI, Lettera Enciclica Ad catholici sacerdotii, 20 dicembre 1935 [AAS 28(1936), pp. 5-53], in EnchEnc 5, 1076. Nella parte conclusiva, il brano è riportato dal PM con alcune varianti.
19 Per una bibliografia completa di testi a carattere vocazionale di quel periodo, vedi CARMELO PANEBIANCO, Anno vocazionale, Roma 1963, pp. 124-145. Ricordiamo qui in particolare i catechismi vocazionali E tu, che farai?, Roma 1957, pp. 208; Anne Du Roy, Vieni, seguimi, Alba 1959, pp. 164; Collana «Orientamenti per la vita», opuscoletti di Carmelo Panebianco, Roma 1960-1961, pp. 40. Tra i libri di teologia e pastorale vocazionale ricordiamo: Alfonso Maria de Liguori, Opuscoli sulla vocazione, Alba 1943, pp. 205; Pier Carlo Landucci, La sacra vocazione, Roma 1955, pp. 378; Joao Antonio Nabais, La vocazione alla luce della psicologia moderna, Roma 1955, pp. 190.
20 È probabilmente il cardinale Giacomo Lercaro (1891-1976), arcivescovo di Bologna dal 1952 al 1968, noto per il grande apporto dato al Concilio Vaticano II sul rinnovamento liturgico. Molto sensibile alla formazione religiosa nelle scuole, il cardinal Lercaro tenne diverse conferenze a maestri e professori su questi temi, e alcune di esse furono registrate e pubblicate (cf GIACOMO LERCARO, Generazione che sale, Brescia 1959; GIOVANNI CATTI, Il cardinale catechista, in AA.VV., Giacomo Lercaro, pastore, maestro, testimone, Cinisello Balsamo 1991, pp. 90-97).
21 In una meditazione del 1952 alle Figlie di San Paolo sulla ricerca delle vocazioni, il PM ricorda: «Come si cercano le vocazioni? Un giorno uno dei nostri sacerdoti si trovava in un paesetto vicino a Milano per la ricerca delle vocazioni. Quando il cardinal Schuster lo seppe, gli disse: “Bene, bene. Però ricordati che le vocazioni più belle si trovano in cielo”. E voleva dire: Prima prega, chiedile al Signore». GIACOMO ALBERIONE, Alle Figlie di San Paolo, (FSP), 1950-1953, Roma 2007, p. 423.
22 Cf PIO XII, Sacra virginitas, op. cit., in EnchEnc 6, 986-1057. Qui di seguito, il PM cita in particolare espressioni dei nn. 1016; 1021; 1024-1025; 1032-1033; 1038-1040.
23 Per «dare nuovo impulso alla Pontificia Opera per le Vocazioni Ecclesiastiche», il 1° novembre 1959 e l’11 febbraio 1960 la Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi inviò una lettera, con un questionario di 13 domande, prima all’Episcopato italiano e quindi a quello delle altre nazioni; dalle risposte ricevute, la Sacra Congregazione redasse «delle Istruzioni apposite recanti come una breve sintesi di quelle stesse esperienze e suggerimenti» (GIUSEPPE PIZZARDO, Sguardo d’insieme alla situazione delle vocazioni ecclesiastiche in Italia e nel mondo, in Seminarium 2/1961, p. 196; PONTIFICIA OPERA DELLE VOCAZIONI ECCLESIASTICHE, La consultazione dell’Ecc.mo Episcopato sui problemi delle vocazioni ecclesiastiche, in Seminarium 1/1961, pp. 67-77; ID., La consultazione dell’Episcopato sulle vocazioni ecclesiastiche, in Seminarium 3/1961, pp. 471-481). Le Istruzioni «sui vari aspetti del lavoro da svolgere, secondo le informazioni recenti degli Ecc.mi Vescovi e le esperienze comunicate dai Direttori Diocesani», furono inviate sia ai vescovi, perché le trasmettessero ai Direttori delle Opere Diocesane per le Vocazioni Ecclesiastiche, sia ai Responsabili Nazionali e Diocesani delle Associazioni cattoliche di tutto il mondo: vedi SACRA CONGREGAZIONE DEI SEMINARI E DELLE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI - PONTIFICIA OPERA DELLE VOCAZIONI ECCLESIASTICHE, Costituzione e Attività dei Centri Diocesani dell’Opera Vocazioni Ecclesiastiche, Roma 1960, pp. 52; ID., Istruzioni circa la collaborazione dell’Azione Cattolica all’Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche, in Seminarium 1/1961, pp. 19-28. Le Istruzioni furono stampate anche in fascicoletti, e in 6 lingue (cf l’indicazione delle pubblicazioni in Seminarium 3/1961, p. 538).
24 Il testo del Dattiloscritto si conclude qui. Il Manoscritto prosegue con piccoli accenni in due righe distinte: «Da Vita pastorale: Prevocazionario, ecc. / Centro [parola incerta, ndr] paolino [o paolina] D.P. Suore Regina». L’appunto sulla prima riga è chiaro: infatti, nel paragrafo che segue (fino alle parole “tenuta dai sacerdoti della Società San Paolo”), Don Alberione riporta un pezzo da lui scritto su Vita Pastorale (anno 49, n. 7, Agosto-Settembre 1961, p. 212) dal titolo Prevocazionari e vocazioni adulte. Le prime due parole della seconda riga, invece, sono dubbie; “D.P.” sta per Don Panebianco; “Suore Regina” per le Apostoline.
Il testo del Dattiloscritto corretto dal PM e quello della rivista Vita Pastorale del mese di novembre, dopo questa frase ne aggiungono un’altra conclusiva dell’articolo: «Per insistenza della S. Sede si è iniziato l’Istituto vocazionario Regina Apostolorum. È per tutte le vocazioni. La presente mostra vocazionaria è una delle sue espressioni, sebbene il lavoro sia stato fatto da quanti hanno generosamente operato». Cf di nuovo CISP, p. 140.
25 «All’alba».
26 «Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre».
27 Naturalmente il PM si riferisce al momento in cui la persona avverte, comprende e risponde alla chiamata di Dio.
28 «O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere?».
29 Il 5 agosto era sorta la casa di Saliceto Panaro (MO), dove nel mese di ottobre le Suore Pastorelle iniziarono «un piccolo prevocazionario» (cf AAP 1961, p. 148; 1963, p. 177); con lo stesso fine, il 15 settembre dello stesso anno, le Pie Discepole aprirono una casa a Centrale di Zugliano (VI) nei pressi di Thiene (cf APD 1961, pp. 254, 290); ad Albano Laziale (RM) nel «mese di settembre ha cominciato a funzionare il vocazionario per le vocazioni adulte» della Società San Paolo (cf San Paolo, Novembre 1961, p. 7). Successivamente, come riporta la nota di AD 347, il 21 ottobre 1962 si iniziò, presso la Sampaolofilm di Roma, un vocazionario per preparare sacerdoti e religiosi paolini all’apostolato del cinema. Vedi anche PR, p. 268.
30 Da notare come nel testo pubblicato la parola scritta sia: insistenza. Il PM, infatti, aggiunge la frase di suo pugno nel Dattiloscritto corretto (CISP, p. 140); vedi p. 303, nota 24. Cf anche UPS, I, 122, 377-378.
31 Sulla rivista Vita Pastorale è usato il termine “espressioni”, mentre nel Dattiloscritto corretto di suo pugno il PM scrive e cancella la parola “iniziative” e la sostituisce con “ispirazioni”. Vedi p. 303, nota 24 (CISP, p. 140).
32 È la Preghiera di Offerta per le vocazioni, che qui il PM espone, e che sintetizza bene la missione specifica vocazionale dell’Istituto. Vedi p. 76, nota 11.
33 «Passò tutta la notte pregando Dio».