26. IL LAVORO DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI
è ordinato alla santificazione e alla missione
Esercizi Spirituali, 1° giorno, Istruzione iniziale, Castel Gandolfo, 6 agosto 19611
Chi è che ha inventato gli Esercizi Spirituali? Gesù stesso, il quale aveva mandato gli apostoli a lavorare, cioè a predicare in varie città e nei borghi dove egli doveva poi giungere… così essi istruivano le popolazioni e preparavano le popolazioni a ricevere Gesù. Quando sono tornati a lui, ecco, raccontavano ciò che avevano fatto nelle città e nelle borgate, ciò che per mezzo di loro il Signore aveva compiuto e come erano state edificate le popolazioni. Allora Gesù li chiamò: Anzitutto non insuperbitevi - in hoc nolite gaudere, quia spiritus subiciuntur vobis [cf Lc 10,20] -, non vogliate rallegrarvi, cioè compiacervi perché gli spiriti vi obbediscono, cioè le anime vi obbediscono - e cacciavano anche i demoni con le loro benedizioni -. Rallegrarsi del bene fatto, del bene che viene alle anime, è tanto buono, ma compiacersi vanamente non è buono: e in questo Gesù correggeva i suoi discepoli. Perciò, vedendoli stanchi e vedendo che avevano bisogno di un periodo di ritiro, di preghiera, li invitò: «Venite [seorsum] in desertum locum, [et] requiescite pusillum» [Mc 6,31], venite in un luogo deserto cioè, dove non ci siano le folle, non
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ci siano le popolazioni, un luogo disabitato, un luogo dove nessuno poteva sospettare che là si trovassero gli apostoli con Gesù… e quindi un periodo di riposo. Ma non un riposo quale sarebbe andare a dormire: no, [non] soltanto; sì, riposo fisico, ma riposo in Dio, riposo in Gesù, un tempo di preghiera e quindi un tempo di maggior luce, di riflessione. «Venite in desertum locum», cioè ritiratevi: gli Esercizi sono un ritiro, un ritiro dalle occupazioni ordinarie - le occupazioni che ci hanno impegnato lungo il corso di trecentosessantacinque giorni - per attendere unicamente a noi.
E uno può anche attendere a sé, ma per quale fine ritirarsi2? Uno può ritirarsi per studiare, uno può ritirarsi per dormire… E questo [ritiro] ha il fine, questo ritiro è un riposo nel Signore, un riposo nel Signore! E da una parte è il doppio lavoro questo ritirarsi e pensare a noi - un doppio lavoro è un doppio merito - e dall’altra parte è prendere vigore e guardare l’avvenire: che cosa si dovrà fare in avvenire.
Così istituiti gli Esercizi da nostro Signore, vennero poi praticati in varie forme; e da quando Gesù lasciò gli apostoli e salì al cielo, quante maniere di farli questi ritiri spirituali, specialmente per i religiosi e le religiose, finché sant’Ignazio diede una forma, un regolamento, un modo di farli… e allora diciamo: gli Esercizi di sant’Ignazio, i quali sono la forma. Egli come la diede questa forma, perché servisse di regola e perché si ricavasse maggior frutto? Otto, nove mesi di ritiro, ecco, a Manresa3; e tutto il tempo: preghiere, mortificazioni, lavoro; e là fece la sua massima decisione: lasciare la vita che aveva fatto fino allora - soldato del re - e diventare soldato di Gesù Cristo. Quindi, sempre continuò ad esser soldato ma, prima, per servizio del re, dopo a servizio di Gesù Cristo. Quanta luce ebbe in quel tempo, come capì la vanità del
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mondo, la vanità della vita spesa per il nuovo4 o per altri fini, una vita per le soddisfazioni, una vita in libertà! Allora divenne il soldato di Gesù Cristo, e fece una veglia portando le sue armi: e in quella veglia offrì a Dio le armi che portava prima e le divise che aveva prima, e indossò le armi spirituali e nuove, armi che volevano dire vincere a se stessi, prima lotta; secondo, vincere il diavolo che lavora nel mondo; e terzo, aggregarsi persone che lo comprendessero, che capissero la missione di attendere alla salvezza del mondo: quindi tre fini, e particolarmente farsi santo, farsi santo5…
È venuto il giorno in cui c’è da prendere una grande decisione: farvi sante. Ed è venuto il tempo, anche, di stabilire meglio l’Istituto nelle sue finalità, nella sua attività. Molto rimane da farsi, e molta buona volontà portate qui a Gesù: Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta, «Loquere, Domine, quia audit servus tuus» [1Sam 3,10].
Gli Esercizi che cosa sono? Gli Esercizi sono un ritiro in cui il lavoro è tutto ordinato alla santificazione dell’anima, e ordinato ai doveri, alle incombenze e alla missione nella vita. Ecco. Santificazione fino a vivere la più perfetta vita, cioè: Se vuoi essere perfetto, lascia tutto, vieni e seguimi [cf Mt 19,21]. E, quindi, la missione: andate, predicate, insegnate… partecipando la donna all’azione sacerdotale; il che vuol dire La donna associata allo zelo sacerdotale, libro di indirizzo a tutte le suore della Famiglia Paolina: c’è il fondamento! E fu scritto proprio prima ancora di aprire la prima Casa e prima Istituzione, prima di raccogliere le figliole; anzi, tre o quattro anni prima fu pubblicato per potere poi dare a suo tempo… le Figlie che leggessero e orientassero la loro vita: La donna associata allo zelo sacerdotale… Come la donna nella famiglia è associata al marito, per cristianamente formare la famiglia, educare i figli alla vita presente, educare i figli in maniera di
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guadagnare la vita futura, la salvezza eterna, così la donna viene associata al sacerdote come Maria fu associata a Gesù: Gesù redentore, Maria corredentrice6.
Ora, cosa sono gli Esercizi? Gli Esercizi dunque sono un ritiro per esercitarsi: esercizi! Come potete fare esercizi di suono, esercizi di canto, esercizi di pittura, esercizi di scrittura, eccetera… [questi] sono esercizi di fede, esercizi di pietà, preghiera, e sono esercizi di virtù, sì.
Esercizi di fede. Specialmente è questo: perché sono così… qui; perché esisto… Dio mi ha creato; credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra7: a qual fine? Così? Cosa vuole da me il Signore? Mi ha mandato qui come si mette un albero: perché faccia frutti lo si mette nel giardino, nell’orto… Frutti di vita eterna, e cioè: perché io viva secondo Gesù Cristo e viva in modo di guadagnarmi il paradiso! Così: per conoscere, amare, servire Dio… eternamente goderlo nell’altra vita, ecco tutto […]; e chi vuol goderlo di più, conduce vita più perfetta, cioè si consacra a Dio: possono andare in paradiso tutti i buoni cristiani, ma chi vuole essere più perfetto, ecco, si consacra a Dio con i santi voti. Oh! Fissarvi bene su quel punto lì fondamentale: perché sono qui? Perché ho ricevuto tutte queste grazie? Che cosa mi aspetta? Che cosa mi preparo per l’aldilà? Ogni mese abbiamo notizia di qualcheduno della Famiglia Paolina che è passato all’eternità, oh!, nella parte maschile, specialmente nella parte femminile che è tanto numerosa ora… ma se non ogni mese, ogni anno vi sono diversi che passano al premio. Ecco allora, che cosa c’è aldilà, che cosa mi preparo: «vitam aeternam»8, la vita eterna. Infelice chi non sa utilizzare la vita per il paradiso e felice chi sa utilizzare tutta la vita per il paradiso e il paradiso
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più bello, sì… la religiosa. Fede: fissarsi bene questi pensieri… altrimenti, nella vita che cosa capita? Perché c’è qualche cosa che va male, perché c’è un’attrattiva del mondo, perché bisogna sottostare in nome dell’obbedienza, perché vi sono delle regole, perché c’è un apostolato da fare… eh, scoraggiamento! Eh, cosa faccio…?. Davanti a tutte le prove che dà il Signore per noi per aumentare i meriti, quella si scoraggia invece di dire: Ecco, è proprio l’occasione adesso di guadagnare i meriti maggiori e di accettare le prove, cioè [che vengono] da quella vita a cui Dio mi ha chiamato… Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso [cf Mt 16,24].
Poi sono esercizi di pietà: pregar molto molto molto, eh! [In] questo tempo parla9 la luce di Dio: i beni vengono tutti da Dio, tutti i beni anche materiali ma soprattutto i beni spirituali. E chi li avrà, chi avrà luce, chi avrà conforto, chi conoscerà meglio se stesso, chi da questi giorni ricaverà maggior frutto? Chi meglio pregherà e chi crederà. Quindi, i giorni di riflessi questi. Non li fa gli Esercizi il predicatore, quelli li fa per suo conto quando va agli Esercizi, ma gli Esercizi proprio li fa ognuno con le riflessioni e con la preghiera. Quindi, sempre ogni anno qualcheduno chiede, di quelli che son già passati, hanno oltrepassato la professione, sono già anni che vivono la vita religiosa, sempre qualcuno lo chiede: Quest’anno potrei farli da solo? Per riflettere più sopra di me, per pregare di più?. E allora, ecco, qualche volta nella vita si concede, qualche volta nella vita… ma appunto per riflettere di più, per pregare di più. Perché sant’Ignazio li ha fatti gli Esercizi senza predicatore. Ha preso il crocifisso, il gran libro: Cosa ha fatto Gesù per me, e che cosa faccio io per lui? E se egli ha dato la vita per noi, perché io non dò la vita per le anime?. Il gran libro del crocifisso… riflettere: quanto ha sofferto per noi e quanto si vuole comunicare allo spirito, all’anima, e quanto si aspetta che noi corrispondiamo… I desideri di Gesù alle volte si calcolano poco, ma se è l’espressione [di] un desiderio di una persona
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alle volte si è tutti gentili e pronti! Ma il desiderio di Gesù che ti chiama, che vuole abitare proprio nell’anima tua…
Quindi esercizi di fede, di preghiera e di riflessione, e anche mortificazioni, osservanza del silenzio, eccetera.
Secondo: gli Esercizi sono utili e qualche volta necessari del tutto. Utili per chi è già molto buono, per migliorare di più: crediamo di essere giunti già alla perfezione? Oh! Siamo ben lontani, e ogni volta che facciamo l’esame di coscienza vengono fuori delle imperfezioni, delle mancanze, e qualche volta numerose: mancanze di impegno, di buona volontà, mancanze che riguardano la fede… fede languida, amore debole verso Dio… ed eccole poi tante cose. Sì, ecco, gli Esercizi per chi vuole farsi santo sono tanto utili: più grazie in questi giorni!
Poi sono utili per chi è freddo e tiepido, anzi qualche volta anche per questo diventano necessari, perché quella persona si è messa ad un andamento così… un po’ fiacco spiritualmente, ad un andamento così… a passo lento, sbadigliando nello spirito, tiepido: venialità, poca preghiera… E allora per riscaldarci non c’è di meglio che un bel corso di Esercizi: infervorarsi.
Terzo, poi: [gli Esercizi] possono essere necessari per giudicare sulla vocazione, oppure perché l’anima vive male; questo è da ricordarsi: per chi ha una vita che non lo tranquillizza davanti al giudizio di Dio, davanti alla morte - e si trova quindi in coscienza male -, allora gli Esercizi [sono] necessari per riflettere e quindi rinnovare la vita totalmente dalle radici, ricostruire la casa che casca e metterci delle buone buone azioni, che sono lo spirito di fede e la fiducia in Dio e la mortificazione.
Oh, allora, come fare gli Esercizi? Gli Esercizi - già detto - sono specialmente riflessioni e preghiera; ma come fare? Primo, questo della riflessione e della preghiera; poi, secondo, silenzio: parlar tanto con Dio! È il tempo di entrare in conversazione intima con Gesù, trattenerci con lui, dirgli le
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nostre cose, sentire da lui quello che ci è necessario, domandare le grazie, promettere a lui vita nuova, domandare aumento di luce e di forza, perché senza luce e forza non si persevera e non si cammina decisamente: è come avere una macchina, un’automobile sconquassata che ogni tanto può fermarsi… e c’è sempre pericolo magari che capitino anche delle disgrazie. Riflessioni quindi, e allora il silenzio: parlar molto con Gesù, entrare in intimità con Gesù, entrar subito. Quando Gesù è arrivato a Betania dove abitavano due sorelle e un fratello, Lazzaro e due sorelle, Marta e Maria, Marta si diede alle occupazioni di casa per ospitare Gesù, per ospitare gli apostoli; Maria si ritirò nel silenzio in una camera un po’ appartata e là Gesù attendeva… là si chiuse la porta, si mise ai piedi di Gesù e lo sentiva, predisponeva la sua anima… e non sappiamo quante lacrime abbia messo sopra i suoi peccati, sulle sue colpe, ecco, e allora è uscita santa: «Maria optimam partem elegit, quae non auferetur ab ea»10 [Lc 10,42], elesse la via della santità; prima era una vita colpevole, una vita mondana, scandalosa11… «Optimam partem elegit», che è la via della santità, eh!
Quindi, in questi giorni il silenzio con gli uomini, con le persone; tutte le parole che non sono necessarie, evitarle… per parlare con Gesù! Se parliamo con gli uomini, non parliamo con Gesù! E quanto più parliamo con gli uomini tanto meno parliamo con lui, e tanto più si parla con gli uomini e tanto meno Gesù ci prende, ci sente, perché noi guardiamo altro: parliamo con gli uomini! E tanto meno egli può rispondere, sì, perché non ci ascolta! Perché noi non ci escludiamo con lui, non lo ascoltiamo… E allora: intimità con Gesù nel silenzio, sia pure per mortificazione.
Adesso poi che vi trovate qui e vi trovate radunate, fa tanto piacere scambiare delle parole, sì, ma si è lasciato un giorno apposta perché ci fosse scambio di notizie e quel che era necessario dire, e così avrete anche qualche tempo dopo.
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Per entrare subito nel corpo degli Esercizi, proprio nel corpo degli Esercizi, cominciate dall’esame di coscienza: Come è stata la mia vita? Come dò oggi la mia vita, adesso? Perché Gesù mi ha chiamata qui? Perché mi dà queste grazie degli Esercizi?. Oh! Allora: Finora come ho corrisposto alla sua grazia?. […] E poi: Cosa voglio fare in seguito?. Quindi il dolore, il proposito, l’esame di coscienza proprio interno, interno! Qualche volta nell’anno si va a delle superficialità soltanto, senza penetrar proprio bene l’anima, e cioè si guarda solo il comportamento esterno: forse qualche osservanza, qualche obbedienza se c’è stata o non stata, qualche opera di zelo, eccetera… Andiamo giù giù nel cuore, nell’anima. L’esame di coscienza degli Esercizi deve essere proprio quello che dopo ci insegna a fare gli esami di coscienza nel corso dell’anno, come pregare il Signore perché ci faccia conoscere noi stessi12: Signore, che io conosca me, pregava sant’Agostino13. E conoscersi non vuol dire specchiarsi per veder la faccia, ma vuol dire specchiarsi in Gesù Cristo e vedere come viviamo: se seguendo Gesù Cristo, imitando Gesù Cristo… se il cuore è santo veramente, se ama davvero Dio, se c’è uno spirito di fede profonda. Perché la vita religiosa cosa ha: è atto di fede, speranza e carità continuo, ecco. Fede, speranza, carità portati ad un grado superiore: la vita religiosa lo fa, così. Senza un approfondimento nella fede, nella speranza, nella carità, non si raccoglie il frutto della vita religiosa. È un frutto più bello, ma questo frutto si raccoglie proprio con l’entrare in noi stessi e vedere come sta il cuore: se abbiamo fede in Dio o se c’è una fede così un po’ superficiale; se veramente speriamo nella grazia di Dio e vogliamo veramente seguire il volere di Dio su di noi e non un po’ i voleri nostri, ciò che ci attira umanamente; se veramente amiamo il Signore oppure se ci contentiamo di averci una vita esterna, conformata sì alla vita religiosa, ma non ancora approfondita. Quando si ama davvero il Signore, allora tutto è più leggero! Si cerca-
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no i sacrifici: non ci si spaventa; si cercano le occasioni di sottomettersi: non ci si spa[venta], si vanno a cercare anzi, si chiede cosa si deve fare, si consiglia il meglio da farsi! È tutta un’altra vita quando c’è fede profonda, speranza in Dio e volontà decisa mediante le buone opere che voglio fare14 e amore intenso al Signore.
Poi l’altro esame è sopra l’apostolato. Quindi un esame di due parti: la vita nostra spirituale e l’esame sul nostro stato religioso15, e poi l’esame sull’apostolato. Cominciando con l’esame di coscienza, si entra subito nel corpo, nel cuore degli Esercizi, e quindi si orienta meglio tutto il corso degli Esercizi vostri.
Mettere gli Esercizi sotto la protezione della Madonna Regina Apostolorum. Mettere i nostri Esercizi sotto la protezione di san Paolo, perché seguiamo bene Gesù: «Venite in desertum locum, et requiescite pusillum», ritiratevi in un deserto… cioè vuol dire: non pensate alle altre occupazioni, fare una solitudine del cuore: il cuore solo con Dio, sempre con Dio… e quindi riposarsi nell’intimità con Gesù: «Requiescite pusillum». Pregar molto allora… e avrete aumento di grazia. E l’ultimo giorno sarà poi un Te Deum che esce dall’intimo dell’anima.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 97/61 (Nastro archivio 91a. Cassetta 91, lati 1/2. File audio AP 091a). Titolo Cassetta: “Cosa sono gli Esercizi e come farli”.
Gli Esercizi Spirituali delle Suore Apostoline iniziarono con questa istruzione il 6 agosto e terminarono il mattino del 12 agosto. Il PM tenne complessivamente 18 meditazioni, più una breve comunicazione conclusiva la mattina dell’ultimo giorno; don Carmelo Panebianco tenne le 6 restanti meditazioni.
2 Il PM dice: perché fine a ritirarsi.
3 Ignazio di Loyola (1491-1556) si converte tra la fine del 1521 e il 1522. Nel monastero di Montserrat fa la confessione generale della sua vita e il 24 marzo 1522 trascorre tutta la notte in preghiera in una «veglia d’armi». Depone le sue armi, dona ad un povero i suoi abiti e, vestito da pellegrino, parte per Manresa (Catalogna), dove conduce per più di un anno una vita di preghiera e penitenza. Qui inizia a scrivere gli Esercizi Spirituali.
4 Parola incerta.
5 È lo stesso Ignazio che racconta la sua storia in un’Autobiografia, iniziata nel 1553, e poi ripresa e conclusa nel 1555, conosciuta anche come Il Racconto di un Pellegrino o Il Testamento di Ignazio. Cf IGNAZIO DI LOYOLA, Autobiografia, Roma 2010. La prima traduzione italiana di questo testo è del 1928.
6 La prima edizione del libro scritto da Don Giacomo Alberione fu pubblicata nel 1915, ma egli raccolse il materiale per la pubblicazione alcuni anni prima. Sulla datazione del lavoro, le edizioni aggiornate e la rilevanza per gli Istituti femminili paolini, cf GIACOMO ALBERIONE, La donna associata allo zelo sacerdotale, (DA), per il clero e per la donna, Roma 2001, Presentazione, pp. 9-16.
7 Sono le prime parole del Credo (Simbolo degli Apostoli).
8 “Credo la vita eterna” è l’ultimo articolo del Credo (Simbolo degli Apostoli).
9 Parole incerte. Può aver detto: questo tempo, farlo [viverlo, ndr] alla luce di Dio.
10 «Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
11 Il PM, in linea con la tradizione biblica del suo tempo, riteneva che Maria Maddalena e Maria di Betania fossero la stessa persona.
12 Nella stessa frase, il PM usa sia la prima persona plurale sia la seconda plurale, che nel testo abbiamo uniformato.
13 AGOSTINO DI IPPONA, I Soliloqui, II, 1.1.
14 Cf Le Preghiere del Cristiano, Atto di speranza; Preghiere, ed. 1985, pp. 22-23.
15 Parole incerte.