Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. QUANDO C’È IL DONO DELLA PIETÀ…
La gioia di gustare le cose di Dio
Festa di Santa Scolastica, Meditazione, Torino (SAIE), 10 febbraio 19611

[Oggi,] festa di santa Scolastica vergine, la prima benedettina; e oggi è anche l’anniversario - 1924 - dell’inizio dell’Istituto Pie Discepole del Divin Maestro, le quali hanno i fini che voi conoscete e ciò che interessa più da vicino il servizio domestico e le due ore di adorazione quotidiane per tutta la Famiglia Paolina: per cui, se le iniziative vanno bene, in gran parte si devono, almeno in parte notevole, a quella preghiera continuata nelle case grosse, case principali, notte e giorno.
Santa Scolastica ci porta a ricordare in questo giorno di venerdì un pensiero. Voi pregate abbondantemente e fate le vostre pratiche di pietà con fedeltà, e sia benedetto il Signore perché, finché c’è la pietà, c’è la contentezza, la gioia; e finché c’è la pietà, tutta la vita va bene: si evitano i pericoli, si sente la grazia della vocazione a consecrarsi a Dio. E allora vale più un giorno della vita consecrata che non tutti i carnevali del mondo; e vale più la lettura di una pagina della Bibbia, un po’ di meditazione, che tutti i giornali, le riviste; e vale di più portarsi addosso il crocifisso che non abbigliarsi con modo alle volte contenuto, ma alle volte non contenuto nei giusti limiti; e vale più considerare la scena del presepio, la scena del Calvario, Gesù alla destra del Padre celeste in paradiso con tutti i santi, che non tutti gli spettacoli della televisione.
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Ah, quando si ha il gusto delle cose sacre, come cambia la vita, come cambiano i gusti! E il vostro gusto è per le cose divine… tanto che vi siete consecrate a Dio.
Che cos’è che porta a questa gioia, a questa intimità? È il dono della pietà. Non solamente pratiche di pietà, ma è il fare con gusto, con una pietà saporosa, gustosa, che penetra l’anima e allora fa amare, questa pietà, il Signore e tutte le cose che riguardano il Signore.
Quando c’è il dono della pietà, il Signore non lo si considera tanto come creatore e come padrone che ha l’autorità di comandarci, ma come Padre: «Spiritum adoptionis [filiorum], in quo clamamus: Abba, Pater»2 [Rm 8,15], per cui siamo stati adottati da Dio come suoi figli e lo chiamiamo Padre; anzi, Gesù ci ha detto di dire: Padre nostro che sei nel cielo [Mt 6,9; Lc 11,2]… Allora si va dal Padre. Con gioia andare in chiesa, perché è l’ora più felice della giornata: eh, tante ore con gli uomini… qualche ora con Gesù, con il Padre nostro che è nei cieli!
E se viene il padre a vedere quella figliola… e come corre in parlatorio a incontrarlo! Lei buona, il padre buono: che bell’incontro, quante cose da scambiarsi, quanti pensieri da sca[mbiarsi]! Per cui [allo stesso modo] l’anima si apre a Dio e il Padre celeste la tratta come una figliola cara.
Ma sapete cosa vuol dire essere figliole care al Signore? Credete che abbiano molto di più quelle che magari han prolungato la serata ieri sera, che abbiano goduto più di quel che gode il nostro spirito incontrandosi con Gesù? Vale più, allora, un giorno con Dio che diecimila giorni con i peccatori, dice appunto la Scrittura [cf Sal 84(83),11].
Quando c’è il dono della pietà, si va a Gesù. Non si considera tanto come giudice ma come amico. «Vos dixi amicos» [Gv 15,15], l’ha detto lui stesso: vi chiamo amici… amici. E allora lo si tratta con l’animo aperto, come all’amico più buono, l’amico più fedele, all’amico che si ama di più, che anzi ha dato la vita per salvarci. Quale amicizia più bella che questa
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con Gesù! Allora la figliola darà il suo cuore a Gesù e Gesù darà il suo cuore a lei.
Quelle persone audaci che hanno chiesto che Gesù cambiasse il loro cuore con il suo amore, sembra un’audacia, una temerità, ma non è il cuore tanto di carne, quanto il cuore considerato spiritualmente, cioè che ama Dio, che ama le anime, l’apostolato, la gloria del Signore. E allora l’anima si apre, e si stabilisce con Gesù un colloquio, un discorso: si dice a Gesù quel che si vuol dire, ma con il cuore aperto e fiducioso, e Gesù risponde… e a Gesù si chiedono le grazie, si ha piena fiducia. L’Imitazione dice: «Dulcis sermocinatio»3, la preghiera non serve a più nulla, perché c’è un dolce colloquio; ci son delle persone che non finiscono di discorrere, di chiacchierare con altre persone […]. E allora, quando noi abbiamo questa amicizia con Gesù, ecco, la conversazione non è mai amara, non è mai amara, non è mai stanchevole; e se è stanchevole perché ci sono poche forze fisiche, anche la stessa stanchezza la si ama. E per l’anima che ama Gesù, la più bella camera, il più bel locale è la chiesa, e ama la chiesa; la più bella ora è quella della preghiera, dove l’anima si riposa e anche gli stessi nervi si stendono, e [ci] si alza dalla preghiera confortati, partecipanti a quella gioia già che godono i beati in cielo, i quali vedono Gesù: si partecipa soltanto, perché noi non lo vediamo ma lo sentiamo però per la fede. Preghiamo volentieri.
Quando si ha il dono della pietà, si ama tanto la Madonna, la Madre; si discorre con lei come figliole con la mamma, ma ancor più della mamma, perché ci sono anche delle mamme che non sono tanto buone… ma la Madonna quanto è buona!, e una figliola non si distaccherebbe più, fa un sacrificio di staccarsi per interrompere la conversazione. Quando si parla con la Madonna si dice tutto.
Quando c’è il dono della pietà si va a confessarsi non tanto per timore, ma per il disgusto di aver fatto dispiacere a Gesù, di averlo amato così poco, egli che ci ha amato fino a morire per noi.
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Quando c’è il dono della pietà si ama la Chiesa, il Papa, l’Episcopato, i religiosi, i sacerdoti, tutte le anime consecrate a Dio, tutti i cristiani… e si prega per la Chiesa, si sentono le pene quando la Chiesa soffre, si sentono le gioie quando la Chiesa gode, ha qualche risultato, si sente che è la madre posta per darci la grazia, che già ci ha comunicato la grazia per mezzo del Battesimo e per mezzo degli altri sacramenti… si è felici di essere cristiani: Vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…4.
Quando c’è questo dono della pietà si amano i superiori come le persone che il Signore ci ha messo d’accanto per guidarci al cielo. Si vuol bene, si capiscono, si assecondano… non si ha il timore, lo spavento, ma piuttosto la fiducia.
Quando c’è questo dono della pietà le sorelle e i fratelli sono i compagni della vita. Facciamo tutti il cammino verso il monte della perfezione: sentirvi di camminare con tante anime belle, e magari facendo dei passi alle volte con fatica, ma con coraggio uno sostiene l’altro! Buon esempio, preghiera vicendevole e parole che portino sempre di più all’intimità e al rispetto e alla bontà…
Quando c’è il dono della pietà, san Paolo si considera come il protettore dell’apostolato. Ma vi sono quelli che non capiscono che l’apostolato principale oggi è di dar la verità; e cioè per mezzo della dottrina, e particolarmente con i nostri mezzi - la stampa, il cinèma, eccetera… -, perché questo è il principale: Andate e predicate [Mt 28,19; Mc 16,15], quello è il primo apostolato. Non importa che uno senta un po’ l’aridità perché son cifre, perché la corrispondenza è noiosa. Eh, l’apostolato di san Paolo mica è stato sempre in consolazione! Quante volte è stato battuto, flagellato, in pericoli, mali, eccetera… Bisogna ancora che il Signore dia l’intelligenza, se [si] va a cercare altri apostolati! Non cercateli, non distraetevi in altre cose. Son buone!, Eh!, tutto è buono, ma nella Chiesa di Dio ognuno fa qualche cosa. Oh, come nella società, e
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uno fa il medico e un altro fa il maestro, e uno fa l’operaio e l’altro fa il contadino: quello non importa; però [importa] che tutti lo facciano per il Signore, e la corona in paradiso sarà per tutti.
E quando si ama il Signore, quando c’è questo dono della pietà, si ha compassione delle anime purganti, si prega per loro; si sentono, è quasi tangibile, quando si è nel silenzio o dell’adorazione o in qualche momento della serata o a letto.
Quando si ha il dono della pietà gli angeli custodi sono quelli che ci guidano nella giornata, si hanno lì accanto, quasi si sente; e qualche volta quelle anime devote voltano la testa da destra quasi a vederlo l’angelo: che cammina, che accompagna, che ispira, che difende, illumina, custodisce, regge e governa5… e io dico sempre: e guida e santifica. Guida e santifica questi figlioli, queste figliole consecrate al Signore… e che tu, angelo, devi guidare e santificare.
Quando c’è il dono della pietà si sente la gioia di essere consecrati a Dio, si gusta! Il dono «gratiae et precum» [Zc 12,10] è proprio un dono che ci porta a gustare la pietà e a gustare la vita di consecrazione; non si ha più l’invidia per coloro che si danno ai piaceri del mondo o alle vanità, a un lusso smoderato, eccetera. Si ama, si ama, si ama…! E si è felici, e si è felici!
Arrivare quindi a questa pietà gustosa e saporosa, come si fa? [Primo]: si domandi il dono della pietà.
Secondo: uno si sforzi in principio. Perché in principio l’orazione, come la meditazione, la lettura spirituale e altre pratiche, alle volte anche la stessa Visita, si sente un po’ pesante; ma chi si abitua, dopo sente la gioia di comunicare con il cielo, di starsene un po’ in cielo - diciamo così -, attorniato dagli angeli che pregano con noi, dai santi che intercedono per noi e avendo davanti il Cuore aperto di Gesù, la Santissima Trinità, la quale ci invade e si compiace di noi
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ancorché siamo tanto deboli e imperfetti, perché abbiamo la buona volontà che vogliamo far piacere a Dio.
Allora chiedere questo dono della pietà ed esercitarsi a viverlo, a corrispondere al dono stesso. Oh! Quale è l’amico più intimo, più sincero, più fedele di Gesù?! Voi lo mangiate ogni giorno quasi: quale amico si lascia mangiare? Come è buono, come è buono Gesù: «Quam bonus est Dominus! Quam bonus et suavis!» [cf Sal 34(33),9], come è buono il Signore!
Dunque in letizia, avanti, non lasciamoci entrare fantasie nella testa che sono tentazioni! Si impari [ad amare] il Signore con retto cuore, con fede, con fiducia, con amore! Quanto vi ha favorito il Signore! Benediciamolo sempre, e il Dio sia benedetto6, che si recita dopo la Benedizione [Eucaristica], sia recitato con molta fede, molto amore.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 89/61 (Nastro archivio 84a. Cassetta 84, lato 1. File audio AP 084a). Titolo Cassetta: “La preghiera e il dono della pietà”. Dal tono della meditazione, si può pensare che fosse rivolta anche alle Annunziatine presenti alla SAIE.

2 «Lo Spirito che rende [figli] adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”».

3 «Una dolce conversazione». L’Imitazione di Cristo, II, I, 1.

4 Cf Le Preghiere del Cristiano, Vi adoro, mio Dio. Vedi Preghiere, ed. 1957, p. 13; ed. 1985, pp. 19; 30.

5 Cf Le Preghiere del Cristiano, Angelo di Dio. Vedi Preghiere, ed. 1957, p. 16; ed. 1985, p. 22.

6 Cf AP 1960, p. 20.