Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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14. COME ONORARE LA TRINITÀ
Cercare la gloria di Dio con retta intenzione
Festa della SS. Trinità (Domenica I dopo Pentecoste), Meditazione, Castel Gandolfo, 28 maggio 19611

Festa della Santissima Trinità. Dopo aver celebrato la festa del Natale, la festa di Pasqua, la festa di Pentecoste, onoriamo oggi la Santissima Trinità, Dio uno e trino: Uno nella natura, e nelle tre Persone Santissime, Padre, Figliolo e Spirito Santo.
Allora viene da considerarsi in primo luogo la fede. È il più alto mistero, questo, ed è incomprensibile come fatto, e non possiamo pretendere mai di penetrarlo com’è, ma chi ha fede vedrà a suo tempo: chi sulla terra lo crede, lo vedrà svelato e lo penetrerà in cielo.
Il Vangelo, da san Matteo.
«In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: Mi è stato dato ogni potere, in cielo ed in terra: Andate dunque ad ammaestrare tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io son con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo»2.

Quindi, è ricordato il mistero della Trinità: Dio uno in tre Persone realmente distinte.
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San Paolo nel tratto dell’Epistola di oggi dice:
«O profondità delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono incomprensibili i suoi giudizi e imperscrutabili le sue vie! Chi ha conosciuto il pensiero del Signore? E chi gli è stato consigliere? Chi gli ha dato per primo, per averne a ricevere il contraccambio? Da lui e per lui ed in lui sono tutte le cose. A lui gloria nei secoli. Così sia»3.

Ecco allora il nostro primo pensiero: è credere fermamente a quanto Gesù Cristo ci ha rivelato e la Chiesa ci insegna. Noi ricordiamo sempre la fede in questo mistero [della Trinità], dicendo: Gloria al Padre, al Figliolo e allo Spirito Santo, e questo lo ripetiamo almeno quando si dice l’Angelus, quando si dice il rosario. Credere!
In secondo luogo, essere riconoscenti: tutto ciò che abbiamo viene da Dio, da Dio uno e da Dio trino nelle Persone. Oh! E anche i sacramenti si amministrano sempre nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così come è detto nel Vangelo: Battezzate nel nome del Padre, eccetera…; così l’assoluzione dei peccati è in nome della Santissima Trinità; così la Cresima conferita nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; così tutti i sacramenti, sì, perché tutte le grazie che riceviamo noi, cominciando - se vogliamo dire, in qualche maniera si può dire - dalla creazione fino al termine dei secoli e tutta l’eternità, tutte le opere di Dio sono procedenti da lui: Dio uno e trino, sì, perché sono le operazioni ad extra; così come l’Incarnazione è avvenuta mediante il concorso delle tre Divine Persone, e cioè: Lo Spirito Santo discenderà in te, la virtù dell’Altissimo - cioè del Padre - ti adombrerà. Colui che nascerà da te è il Santo, cioè il figlio di Dio [cf Lc 1,35]. Tutto è da Dio uno e trino. Noi siamo abituati ad appropriare e attribuire le opere del potere, della potenza, specialmente al Padre, le opere della sapienza specialmente al Figlio e le opere dell’amore specialmente allo Spirito Santo.
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Però operano insieme le tre Divine Persone: un Dio solo in tre Persone realmente distinte. Quest’oggi nel Breviario noi sacerdoti dobbiamo dire una particolare professione di fede solenne4: chiunque vuole essere salvo, è necessario che creda; e poi viene enumerato ogni atto della nostra fede: Credo al Padre, credo al Figlio, credo allo Spirito Santo, Dio uno e trino. È necessario che ognuno creda; e se credete, sarete salvi; se non si crede, sarete già giudicati, perché avete negato fede alla Parola di Dio, alla Rivelazione [cf Gv 3,18]. Così è il senso di quello che ha detto Gesù.
Oh! Allora anche riparare le offese fatte a Dio, le disobbedienze, le offese fatte a Dio mediante i pensieri non buoni, non santi, le offese fatte a Dio mediante sentimenti non santi, sì. Riparare le offese, quindi, contro il Padre, contro il Figlio, contro lo Spirito Santo.
Oh! Allora poi domandare tutte le grazie, specialmente di essere santificati, mediante l’effusione della grazia di Dio, l’effusione della grazia di Dio. Ma san Paolo, vedete l’ammirazione che ha per Dio: O profondità della ricchezza, della sapienza e scienza di Dio! Chi ha qualche cosa che non venga da Dio? Da lui e per lui e in lui son tutte le cose. Tutto viene da lui e per lui ed è tutto destinato a lui, ed in lui si riassumono tutte le cose, cioè tutte le cose sono in lui. Ecco…
Allora, cosa dobbiamo poi fare ancora? Ricordare [la presenza della Trinità] nella Messa. Se vogliamo dare onore più profondo, più grande alla Trinità, il pensiero che la liturgia ci fa considerare: quando il sacerdote prende l’ostia e fa la cosiddetta piccola elevazione: prima tre segni di croce con l’ostia sul calice: «Per ipsum, et cum ipso, et in ipso: est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis onor, [et gloria]»5, che vuol dire: per Gesù Cristo, in Gesù
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Cristo e in lui: gloria al Padre Onnipotente, gloria allo Spirito Santo, gloria al Figlio di Dio, sì, Figlio di Dio incarnato. E noi allora diamo una grande gloria al Signore e la diamo non solamente perché noi lo lodiamo, ma perché lo lodiamo in Gesù Cristo: la nostra voce è poco, ma quando si unisce alla voce di Gesù Cristo, quale potere, quale glorificazione dà a Dio!
La pratica di oggi, il pensiero - meglio - che noi ricaviamo per oggi dal Vangelo che abbiamo letto, sia questo: rettificare le nostre intenzioni, elevare le nostre intenzioni, che vuol dire portare il nostro cuore a cercare la gloria di Dio. Qualche volta si fa un’opera buona: supponiamo, una preghiera per la guarigione di una persona cara… l’intenzione è quella che sarà buona; qualche volta invece si farà per ottenere la vittoria sopra una certa passione nostra… retta intenzione; qualche volta si fa per amore della Madonna e, attraverso la Madonna, va a Dio perché retta intenzione; per amore di Gesù; si fa un’azione buona per il premio, il paradiso, per godere in eternità il gaudio, la beatitudine stessa di Dio: sono tutte delle intenzioni buone, ma l’ottima è: Io cerco la gloria del Padre, io cerco cioè la gloria di Dio… Gesù Cristo così dice [cf Gv 5,41-44; 7,18; 8,50]. La intenzione più retta, più meritoria, è proprio cercar la gloria di Dio. È contenuta, questa intenzione, anche nella preghiera che si dice Cuore Divino di Gesù, io vi offro, eccetera… con l’intenzione con cui vi immolate sugli altari…6, e Gesù sempre cerca la gloria di Dio. Dal tabernacolo, Gesù cerca la gloria di Dio; e nella Messa si glorifica il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, la Santissima Trinità, sì! Se noi veramente cerchiamo la gloria di Dio con purezza di cuore, il merito è più grande: è proprio amore puro, è l’amore puro!
Oh! Per quanto è possibile, perciò, purificare le intenzioni. Dio ha in se stesso una gloria eterna, ma noi possiamo dare a Dio una gloria esterna, sì, una gloria esterna… per questo egli ha creato il mondo, perché creature intelligenti lo lo-
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dassero. Lo lodano in sé per la loro esistenza tutte le creature: «Domine, Dominus noster, quam admirabile est nomen tuum in universa terra!»7 [Sal 8,10]. Ma [è] l’uomo che è ragionevole, l’uomo che capisce i motivi di glorificare Dio; questa è la gloria che Dio soprattutto vuole da noi, vuole dalle sue creature: che lo lodino i beati in cielo, che lo lodino gli angeli in cielo, che lo lodino tutte le creature… che lo lodi specialmente l’uomo! Nella parte del Breviario, le lodi cosiddette, si invitano tutte le creature a lodare il Signore, ma soprattutto si invitano gli uomini, le anime umili a lodare il Signore, le anime innocenti a lodare il Signore.
Ad maiorem Dei gloriam8: se noi operiamo per la maggior gloria di Dio, l’intenzione è purissima; e se noi diamo questa gloria in Gesù Cristo, allora alla nostra glorificazione si unisce la glorificazione del Figlio di Dio incarnato verso Dio stesso. Perciò il santo Cottolengo ha istituito una Famiglia di religiosi che hanno lo scopo di onorare la Santissima Trinità: cominciano al mattino il canto alla Trinità, lo ripetono a mezzogiorno, lo ripetono nell’adorazione, lo ripetono alla sera9.
D’altra parte la Chiesa, alla fine di ogni inno, ci mette una conclusione e cioè la glorificazione alla Trinità: si nominano le tre Santissime Persone, e diciamo a Dio Padre e a Dio Figlio - «genitori genitoque…» - e poi: e allo Spirito Santo simile gloria e onore10. Imitiamo in questo quindi la Chiesa:
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al mattino offrire le nostre azioni per la gloria di Dio. Quando si dice il Gloria Patri nell’Angelus, quando si dice il Gloria Patri, supponiamo, nel rosario, si dice nella Messa, eccetera…, noi glorifichiamo Dio. Metter bene l’intenzione: siano tutte le mie azioni a gloria di Dio.
E impegnamoci, allora, a purificare e rendere sempre più belle, soprannaturali e meritorie le nostre azioni, offrendole alla gloria di Dio; come Gesù Cristo, sull’esempio di Gesù Cristo: Non cerco la mia gloria, ma la gloria di colui che mi ha mandato [cf Gv 5,30; 7,18], diceva. Non cerchiamo il nostro amore, l’ambizione o vanità umana, cerchiamo la gloria di Dio sempre! Cerchiamo quello che piace a Dio!
E allora, sì, quando il mistero della Trinità si svelerà davanti a noi in cielo, che bei Gloria usciranno dal nostro cuore! Maria che dice: «Magnificat anima mea Dominum» [Lc 1,46], che loda il Signore, glorifica il Signore! Gli angeli: «Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus Sabaoth»11 [cf Ap 4,8; Is 6,2-3], santo il Padre, santo il Figlio, santo lo Spirito Santo. Più diventiam puri nelle nostre intenzioni e più ci rassomiglieremo ai santi e ai beati del cielo; e ci prepariamo così a cantare con loro in eterno. Purezza di cuore, purezza d’intenzione.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 93/61 (Nastro archivio 88a. Cassetta 88, lato 1. File audio AP 088a). Titolo Cassetta: “La Trinità”.
2 Vangelo: Mt 28,18-20. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

3 Epistola: Rm 11,33-36. Il brano viene citato liberamente dal PM più avanti nella meditazione.

4 È il Credo di Atanasio. Vedi AP 1959, pp. 113-114.
5 La rubrica del Messale riportava: «Discooperit Calicem, genuflectit, accipit Hostiam inter pollicem et indicem manus dexterae: et tenens sinistra Calicem, cum Hostia signat ter a labio ad labium Calicis, dicens…», «Scopre il Calice, genuflette, prende l’ostia tra il pollice e l’indice della mano destra: e tenendo il Calice nella mano sinistra, con l’ostia segna tre volte, da un orlo all’altro del Calice, dicendo…» (Missale Romanum, Ordo Missae, Canon Missae).

6 Cf Preghiere, ed. 1957, pp. 12-13; ed. 1985, pp. 17-18.

7 «O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!».
8 Vedi AP 1958/2, p. 20, nota 8.
9 Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786–1842), all’interno della Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondò nel 1839 anche la Congregazione dei preti della SS. Trinità in servizio dei poveri. Ebbe questa ispirazione “in modo chiarissimo in una notte mentre pregava” e da quel momento prescrisse per tutta la Piccola Casa il canto quotidiano all’alba dell’Inno alla Trinità: Jam sol recedit igneus. Per questi sacerdoti, il Cottolengo aveva stabilito che nella recita dell’Ufficio in coro aggiungessero la commemorazione della SS.ma Trinità. Nell’orario della giornata, scritto di suo pugno, dispose la recita del Gloria al Padre per sette volte, al mattino, a mezzogiorno e alla sera. Inoltre, nella stessa Regola erano indicate altre preghiere indirizzate alla Trinità. Cf Raccolta delle Regole delle Famiglie Religiose della Piccola Casa della Divina Provvidenza…, Torino 2000, pp. 814, 823-825, 859.
10Il PM sta citando in latino e in italiano le parole finali dell’Inno eucaristico Pange lingua gloriosi. L’ultima strofa dice infatti: «Al Genitore (il Padre) ed al Generato (il Figlio) sia lode e giubilo, acclamazione, onore, virtù e benedizione. A Colui che procede da entrambi (lo Spirito Santo), sia rivolta pari lode».

11 «Santo, Santo, Santo è il Signore Dio degli eserciti». Dal canto del Sanctus (Missale Romanum, Ordo Missae, Praefatio).