Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. LA CORONCINA A SAN PAOLO È PER LE VOCAZIONI:
PER CERCARLE, FORMARLE, E CORRISPONDERE NOI…
Meditazione, Torino (SAIE), giugno 19611

Il 30 del mese, festa di san Paolo. E allora, trovandoci nella novena, è molto opportuno che recitiamo la Coroncina a san Paolo2. Questa Coroncina è stata composta e se ne è cominciata la recita in quel tempo in cui la ricerca e la formazione delle vocazioni era più difficile che adesso, più difficile che adesso. Allora, ecco, la Coroncina domanda cinque grazie.
La prima grazia che si chiede al Signore, per intercessione di san Paolo, è di vincere noi stessi e cioè correggersi dal difetto principale, quello che più può dominare il nostro cuore, la nostra anima. Il difetto principale è sempre amor proprio, ma può, questo amor proprio, mostrarsi almeno in tre maniere, ma poi in ogni persona ha delle particolarità: l’amor proprio è superbia o è avarizia o è sensualità. Questo in generale; ma poi in particolare la superbia può mostrarsi, ad esempio, in disobbedienza: il non voler ascoltare; così l’avarizia può mostrarsi in altra forma: non solamente in quelle forme che si riscontrano nei mondani - fino a lavorar di domenica, oppure ingannando anche nei contratti per far soldi, eccetera…-,
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[ma può] mostrarsi anche in cose piccole, attaccamenti a cose a cui non sappiamo rinunziare; oppure, può essere una offesa alla povertà, lo spreco, sciupare le cose: vi sono persone che tengono da conto anche dei francobolli usati per ricavarne i soldi per le missioni3, e vi sono altre che dissipano i loro soldi in sciocchezze, in cose di ambizione, così che attorno a se stesse non basta mai. E così l’amor proprio può manifestarsi in sensualità di occhi, di sguardi, di letture, e sentimentalità, eccetera…
Ora, si domanda nel primo punto della Coroncina la vittoria sul difetto principale e la trasformazione nostra in Gesù Cristo fino a poter dire: «Vivit vero in me Christus» [Gal 2,20].
Questo è l’ostacolo alle vocazioni e questo è l’ostacolo alla loro formazione. E si vorrebbe raggiungere la perfezione, ma nella pratica, poi, vi è sempre quell’impedimento che bisogna togliere: il difetto principale. Vi sono persone che non lo conoscono ancora, altre che lo conoscono eppure non sanno combatterlo bene, e vi sono persone che ne riescono vittoriose. Contro l’amor proprio, come si mostra, che forma il difetto principale, la lotta può durare anche anni ed anni: ma, vinto il nemico principale, l’anima più liberamente va a Dio e allora si acquista il vero amor di Dio e anche lo spirito di apostolato. Perciò domandiamo a Gesù, per intercessione di san Paolo, la vittoria sul difetto predominante.
Poi vi sono tre punti della Coroncina per la formazione, e cioè la purezza, l’obbedienza, la povertà… tre punti. E praticando queste virtù, ecco che si potrà rispondere alla vocazione, si avrà una buona formazione, sì. E per osservare più perfettamente queste virtù della purezza, dell’obbedienza e della povertà, si fanno anche i voti, i voti che sono un mezzo per esercitare meglio la virtù. Come se uno facesse il voto, supponiamo, di fare un pellegrinaggio a Maria per dimostrare il suo amore a Maria; è come se uno domandasse una grazia particolare e facesse il voto per ottenerla più facilmente.
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Oh! Primo, allora: «Vi benedico, o Gesù, per aver eletto l’apostolo Paolo a modello e predicatore della verginità». La consecrazione a Dio è l’offerta del corpo e l’offerta del cuore al Signore. Non che non si sentano le tentazioni: si sentiranno e… per quanto tempo! E alle volte fino anche in punto di morte appare ancora. Allora si domanda la grazia della vittoria. Non che non si sentano le tentazioni, ma se ne fa un’offerta sacra al Signore di quello che vorrebbe il nostro sentimento interno, la nostra tendenza.
Poi si domanda, nell’altro punto, l’obbedienza. San Paolo obbediente, obbediente sopra l’esempio del Maestro Divino: Gesù, obbediente fino alla morte, si piegò ed adattò le sue mani e i suoi piedi per la crocifissione; san Paolo condannato a morte accetta il volere di Dio, e poi, accompagnato dai soldati, esce da Roma, si porta nel luogo che adesso è chiamato delle Tre Fontane e là denuda il collo, si inginocchia, porge il capo al carnefice: è quindi obbediente fino alla morte anche lui.
Questa obbedienza, che ad una certa età è dura, è più difficile. Sì. L’amor proprio e l’orgoglio sono contrari a questa virtù. Obbedire anche nel poco, cioè quando si tratta di cose piccole. Però anche se son piccole le cose, se son fatte con amore, hanno un merito grande, anche se son piccole cose in sé; alle volte piccole attenzioni, piccoli riguardi, cose che vengono insegnate perché si facciano in quel dato modo, eccetera… E quanto più uno si abbassa nell’obbedienza, tanto più uno sarà glorificato e innalzato in cielo.
Poi si chiede al Signore, per l’intercessione di san Paolo, il vero spirito di povertà. Il vero spirito di povertà consiste prima nel lavorare: Maria lavorava, Giuseppe lavorava, Gesù Cristo lavorava… Bambinetto di sei, sette anni cominciava a far dei servizi a Maria; più tardi al banco di falegname; nel ministero pubblico continuava le sue predicazioni in pellegrinare: andava da una città all’altra, da un borgo all’altro a portare il Vangelo, e anche allungando la sua preghiera alla sera, passando talvolta anche la notte… fatica.
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Secondo: la povertà sta poi nel conservare, nel moderare le voglie, specialmente quella dell’ambizione, quella della soddisfazione, della gola, eccetera. La povertà che conserva, la povertà che provvede, che sa essere generosa.
Oh! Allora domandare questo spirito di povertà, e «beati i poveri, perché di essi è il regno dei cieli» [cf Mt 5,3]. Quanto più noi sappiamo moderare i nostri desideri, quanto più noi sappiamo lavorare per Dio, altrettanto maggiore sarà la gloria, sì. Perché chi rinuncia a qualche cosa della terra, acquista diritto ad una maggiore gloria in paradiso. Il Signore darà altre ricchezze dall’infinito valore, quando noi sappiamo dedicarci a rinunziare a qualche cosa.
E poi sempre il Signore voleva questo da coloro che desideravano seguirlo. Al giovane che gli chiedeva cosa doveva fare per il paradiso, e voleva sapere da Gesù, quel giovane, che cosa era meglio, subito il Signore: Se vuoi seguirmi, se vuoi essere perfetto, lascia tutto [cf Mt 19,21]. Ed era ricco e non seppe fare il sacrificio. E venne un’altra occasione [di] un giovane: Ti seguirò dovunque, dice a Gesù; e Gesù gli risponde: Ricordati, però, che le volpi hanno le loro tane e gli uccelli hanno il nido, ma il Figlio dell’uomo non ha una pietra su cui posare la testa per prendersi un po’ di riposo [cf Mt 8,19-20; Lc 9,57-58]. Di suo nulla, voleva dire, e tu devi far così.
La pratica della povertà è sempre un gran passo che va verso la virtù; l’ambizione è un grande nemico. Essere decoro[si]… essere ragionevoli… cioè vestire secondo il decoro e moderarsi secondo lo spirito cristiano. Domandare la povertà.
Dopo aver chiesto questo, per intercessione di san Paolo, ecco il quinto punto. Preparate le vocazioni, cosa dobbiamo fare? Oltre che a santificarsi, l’apostolato… cioè, un cuore tanto pieno di amore a Dio ed alla Chiesa ebbe san Paolo! E di aver salvato per il suo zelo tante anime, noi ne ringraziamo il Signore! E perciò chiediamo l’amore all’apostolato delle edizioni, della preghiera, del buon esempio, delle opere, della parola, sì. Gli apostolati sono tanti ma ciascheduno [ne] ha
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uno proprio, e allora farà quello. E non è il moltissimo che conti di più… è il far le cose bene che conta, che vale davanti a Dio. Di Gesù fu detto: «Omnia bene fecit» [cf Mc 7,37], fece bene tutte le cose. E di noi si può dir così? Che facciamo bene tutte le nostre cose?
Ecco, dunque, la Coroncina è per le vocazioni: primo, per cercarle; secondo, per formarle; terzo, per corrispondere noi alla nostra vocazione.
Allora la Coroncina in questo tempo, specialmente alla sera, sta bene e otterrà molta misericordia da Dio per l’intercessione del nostro padre e maestro san Paolo.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 96/61 (Nastro archivio 89c. Cassetta 89bis, lato 1. File audio AP 089c). Titolo Cassetta: “Coroncina a S. Paolo: è per la ricerca e formazione delle vocazioni”. La meditazione potrebbe essere stata dettata tra il 22 e il 24 giugno, giorni in cui il PM si trovava certamente a Torino.
2 Preghiere, ed. 1957, pp. 81-83; ed. 1985, pp. 121-124. Per una breve introduzione alla Coroncina, vedi PR, pp. 208-210.

3 Dice prima: per le vocazioni. Poi si corregge.