Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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54. LA MANIFESTAZIONE DELLE COSCIENZE NEL GIUDIZIO FINALE
Fiducia in Dio che regge la storia
Domenica XXVII dopo Pentecoste (XXIV ed ultima), Ritiro Mensile, 1a Meditazione, Torino (SAIE), 26 novembre 19611

Un giorno mi sono trovato in Spagna e dovevo arrivare in Portogallo, a Lisbona, ed ero senza soldi… non capita mica soltanto qualche volta! Oh! Allora sul treno [c’era] un signore a cui ho detto di imprestarmi i soldi che poi a Lisbona avrei potuto restituire… e allora quando siamo arrivati, ho detto: Venga a casa nostra perché devo restituire. Ah - mi ha risposto - me li restituirà nella valle di Giosafat [cf Gl 4,2.12-14], e cioè vuol dire al giudizio universale. Ecco tutto… quello che facciamo per il Signore sarà pubblicato nella valle di Giosafat, cosiddetto il posto dove avrà luogo il giudizio universale; ma il giudizio universale sarà in senso molto più spirituale: tuttavia noi ce lo rappresentiamo un po’ nel modo umano, perché non siamo così capaci di comprendere sempre i sensi spirituali.
Risuscitati che saranno gli uomini, si raccoglieranno per il giudizio, che si dice universale per distinguerlo dal giudizio particolare che ogni anima subisce immediatamente dopo la morte, perché dopo la morte, nel luogo stesso dove l’anima è spirata, si compie il giudizio: una luce celeste irradierà l’anima, l’anima vedrà se stessa, se è degna del paradiso o no, se
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qualche cosa rimane ancora da purgare in attesa che sia aperto il cielo… e gli infelici che fossero morti in condizione di peccato allora… Ma il giudizio universale non è più per destinare l’anima al cielo o all’inferno, ma perché tutta l’umanità sappia le ragioni per cui [vi sono] anime salve, anime perdute.
Sulla terra gli uomini si distinguono fra di loro: quelli che seguono Gesù Cristo e quelli che non seguono Gesù Cristo. Se Gesù non fosse venuto, cioè se il Figlio di Dio non si fosse incarnato e non avesse predicato, non avremmo la responsabilità, ma Gesù è venuto, ha provato la sua divina missione: e chi ha accolto il messaggio della salvezza e chi invece ha resistito, ha rifiutato la grazia, non ha creduto a Gesù. Allora, ecco gli uomini raccolti e divisi in due schiere. Perché sulla terra il grano cresce con la zizzania e la zizzania cresce con il grano, ma verrà il tempo della raccolta e il padrone del campo dirà ai mietitori: Prima raccogliete la zizzania, legatela in fasci e mettetela sul fuoco; poi si rivolge, il padrone del campo, ai mietitori stessi: E adesso raccogliete il grano e portatelo nel mio granaio. Allora si farà la divisione che sarà eterna [cf Mt 13,24-30.36-43]. Qui nello stesso palazzo, magari nella stessa famiglia, nella stessa parrocchia vi sono quelli che operano secondo il Vangelo e quelli che si oppongono. Ma alla fine ognuno avrà la sua parte, quello che ha scelto sulla terra: alla destra i buoni… gli apostoli, i martiri, i vergini e una turba grande di ogni sorta di fedeli… tra essi le anime consecrate a Dio rifulgeranno, ecco; e poi, invece, dall’altra parte con i demoni tutto ciò che il mondo ha di perverso…omicidi, sacrileghi, bestemmiatori, ingiusti, avari, eccetera… Che cosa sarà? Quello che è il rifiuto di Dio, cioè quello che Dio si rifiuta di accogliere nella sua casa paterna, e quelli invece che sono alla destra, coloro che dovranno salire con gli angeli al premio eterno.
Oh, così tutti si vedranno gli uni di fronte agli altri: il padre con la figliola, la figliola con il fratello, e «unus assumetur, et unus relinquetur» [Mt 24,40], uno sarà salvo e l’altro perduto. Magari se due donne saranno insieme al mulino, dice il testo evangelico, una [verrà] separata dall’altra [cf Mt 24,41; Lc 17,35].
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Ohh, con chi ci mettiamo? Con chi ci mettiamo, con quelli ci troveremo! Ecco.
Vivere secondo la fede: non considerare solamente la vita presente ma considerare che la vita presente è un preambolo, è una preparazione al cielo. Sì… E l’uomo ha due vie aperte davanti a sé: la via stretta è anche seminata un po’ di spine e di ciottoli, di pietre… è più ardua ma mette capo al paradiso; e l’altra via è più comoda, è in discesa, seminata anche un po’ di rose, ma al fondo al fondo poi, dopo le rose, dopo le apparenze ci saranno le spine, e quelle spine che pungeranno in eterno. Quale sorte vogliamo che sia la nostra? Perché in quell’ora non si vedranno solamente le persone come erano, la loro faccia che avevano e il vestito che avevano, eccetera, ma si vedranno le coscienze, le intenzioni, i sentimenti interni, la storia intima di ogni anima, oh!, le grazie che ha ricevute, le grazie a cui ha corrisposto, le grazie a cui ha resistito, le lotte sostenute interiormente e vinte… quindi, quanti meriti! E quante rovine per coloro che seguono la legge della carne, la legge del mondo!
Ma Gesù diceva degli apostoli: Questi non sono del mondo, non sono mondani, vivono nel mondo ma non sono mondani, cioè non hanno lo spirito mondano; come io - diceva Gesù - non sono del mondo, non ho lo spirito mondano: «Sicut et ego de mundo non sum» [Gv 17,14.16], Figlio di Dio, non figlio del mondo, Gesù!
Allora, la manifestazione delle coscienze. Ed è importante che, se vi sono dei peccati, si accusino e si scancellino per tempo, affinché non si abbia da portare là qualche responsabilità particolare. È meglio subire l’umiliazione davanti al ministro di Dio, che rappresenta poi il Signore, che non subire poi l’umiliazione davanti al mondo intiero! Oh!, comparirà in mezzo alle due grandi schiere degli uomini Gesù Cristo preceduto dalla croce, il segno della salvezza. Chi ha risposto all’invito del messaggio, ecco: salvo per la croce di Gesù Cristo; chi non ha accolto il messaggio di Gesù Cristo, il messaggio della salvezza… che cosa sarà di lui in eterno? La croce sarà la divisione tra i buoni e i cattivi: «Positus est hic
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in ruinam et in resurrectionem multorum»2 [Lc 2,34]. Gesù in mezzo: e chi non ha ascoltato Gesù, è per lui rovina, e chi ha ascoltato Gesù, è per lui salvezza e beatitudine eterna.
E fortunate voi che avete scelto Gesù! Quale grazia è questa! Quale riconoscenza dobbiamo al Signore! Quanta letizia, anche in mezzo a qualche prova e in mezzo alle disapprovazioni del mondo… altri non fanno così, altri non vivono così!
E però guardiamo quel che sarà la fine: ciò che conta è alla fine, perché? Quel che è eterno non vale più che il breve tempo della nostra vita sopra la terra? Quello che è eterno! «Aeternum gloriae pondus operatur» in caelis3 [cf 2Cor 4,17]. Anche un piccolo merito, un piccolo sacrificio ha un premio eterno… anche se il sacrificio è stato di un istante, se è stato una piccola opera, un piccolo servizio per il fratello, sì… ma il premio è eterno.
E allora avverrà la sentenza [di] Gesù Cristo: Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio… andate, o maledetti, lontani da me… la duplice sentenza. E che cosa sarà della infelice sorte dei cattivi? «In ignem aeternum» [Mt 25,41], nel fuoco eterno. Ma non è il fuoco il peggiore tormento, il peggiore tormento è il pianto, il rimorso, perché hanno perduto il sommo bene, l’eterna felicità: Potevo diventare un santo, una stella del cielo… non l’ho fatto!. E allora, ecco la sentenza ai buoni: Venite nel regno del Padre mio [cf Mt 25,31-46], sì, i buoni con gli angeli, i buoni con tutti i santi che formeranno il regno eterno di Gesù Cristo, quelli che sono stati salvati per la virtù del suo sangue: eternamente in cielo. E Gesù precederà questi e li introdurrà nel suo regno eterno, e mostrerà il regno conquistato con la sua passione e morte al Padre celeste, e ne farà grande omaggio.
Allora: gloria a Dio nel più alto dei cieli! Là, Dio glorificato in Cristo, Dio glorificato nella Madonna, Dio glorificato in tutti i santi e gli angeli del paradiso. Oh!
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Ora qualche riflessione sopra di noi.
Sì, vi accorgete anche voi che il mondo si divide in due grandi schiere: quelli che sono per Cristo e quelli che sono contro Cristo. E quelli che sono contro Cristo tante volte sono i più prepotenti, perché non avendo scrupoli di coscienza, diciamo, non avendo riguardo né alla legge di Dio né al prossimo, magari arrivano ad arricchirsi, arrivano a soddisfare le loro passioni, sì. E quante volte i cattivi sembrano opprimere i buoni: la prepotenza nel mondo, l’ateismo. Qualche volta può essere che l’anima sia assalita da un poco di scoraggiamento: ma fino a quando Dio permette questo? Dio ha i suoi disegni, noi sappiamo che è il Signore che governa il mondo. Dio ha lasciato l’uomo libero di scegliersi lui il posto eterno, scegliersi lui la salvezza o la perdizione, ecco! «Elige ergo vitam» [Dt 30,19], scegli dunque la vita. Vediamo che cosa succede nel mondo, vediamo le vicende della storia presente, la storia che si svolge davanti a noi e consideriamo anche la storia dei secoli passati: Dio è sempre colui che regge i tempi, e permette che il male qualche volta trionfi e che qualche volta la malizia e la cattiveria degli uomini opprima la Chiesa e opprima quelle anime che vogliono vivere secondo Dio. Sì, ma sono prove per i buoni, e son peccati per i tristi4. Crediamo poi che Dio tacerà sempre? No, l’ultima parola sarà sempre a Dio, sarà sempre a Gesù a Cristo: Venite, benedetti… allontanatevi, maledetti.
Ravviviamo la nostra fede, ravviviamo la nostra fede. La Chiesa sarà perseguitata, sì… e tenteranno in tutte le maniere di opprimerla, sì… E questo l’hanno fatto contro Gesù Cristo, e questo l’hanno fatto contro gli apostoli, e questo lo faranno avanti nella continuazione dei secoli, sì… Però non temete, io ho vinto il mondo [cf Gv 16,33]. La fede ci vuole, la fede!
Perché le porte dell’inferno non prevarranno [cf Mt 16,18]. Con tutte le forze che hanno a loro disposizione, anche le bombe, magari le più potenti… no, sono deboli, perché sono soggette a Dio ed hanno per nemico Dio! Ma tu sei forte per-
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perché hai per tuo amico il Signore, che ti vuol bene, che è con te, che aumenta in te la grazia… e che tu intanto davanti a lui aumenti i meriti. Avanti! Nessun tentennamento, nessun dubbio sulla fede. «Et haec est victoria, quae vincit mundum, fides vestra» [cf 1Gv 5,4], questa è la vittoria che vince il mondo, cioè la vostra fede, la fede in Gesù Cristo, la fede in Dio, la fede nella Chiesa: avanti! E anche se ci tocca fare una vita più umile, una vita più faticosa, e magari se dobbiamo moltiplicare le nostre opere fino ad esaurirsi per il bene delle anime e per la nostra stessa santificazione, non stanchiamoci: non ci stancheremo di godere il paradiso! No, non ci stancheremo di goderlo!
Avanti, dunque… E in questo ritiro mensile i propositi di perseverare, anzi [di] crescere! Perciò il mese di dicembre, mese di ringraziamento, mese di riparazione, mese di preghiere, invocando lo Spirito Santo perché il '62 sia un anno santo e anche lieto in Dio. Ma sappiamo già che tutti i mesi ci portano delle consolazioni ed anche delle pene, delle prove. Offriamo a Dio le nostre consolazioni con riconoscenza perché vengono da lui, e accettiamo da lui quello che ci dà pena, sì, quello che ci dà pena, perché diceva Giobbe: Se accettiamo da Dio il bene, perché non accettare anche il male? [cf Gb 2,10]. Eh, sì…
Però, e dal bene e dal male noi possiamo ricavare meriti per l’eternità, e questa sarà la ricchezza nostra e il gaudio nostro eterno. Coraggio, dunque!
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 1grande (Nastro archivio 105b. Cassetta 105, lato 2. File audio AP 105b). Titolo Cassetta: “Il giudizio universale e particolare”.
Questa e la meditazione successiva sono state dettate quasi certamente alle Annunziatine e alle Apostoline della SAIE. Nel qMV è trascritta un’altra meditazione del giorno prima (ritiro mensile), probabilmente non registrata. Per il 26 novembre, solo l’indicazione: Meditazione P.M., con la seguente frase: Oggi corrispondere alla grazia di oggi.

2 «Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti».
3 «[Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci] procura una quantità smisurata ed eterna di gloria» in cielo.

4 È il plurale di tristo: malvagio, perverso, cattivo.