Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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16. LA PREPARAZIONE DI SAN PAOLO AL SUO GRANDE MINISTERO
Crescere nell’umiltà e nell’amore
Meditazione, Torino (SAIE), giugno 19611

Mese dedicato a san Paolo è il mese di giugno, e si chiude con la solennità che per noi è festa di prima classe. D’altra parte è festa di prima classe anche per tutto il mondo cristiano2.
Facciamo una piccola considerazione sopra la preparazione di san Paolo al suo grande apostolato, al suo grande ministero. Il Signore lo ha preparato con sapienza ed amore. Il Signore lo ha fatto nascere in un paese pagano; ed egli aveva, d’altra parte, una sua religione: la religione ebraica, mosaica. Era cittadino romano perché nato a Tarso, ed ebbe occasione non solo di studiare la lingua ebraica ma anche la lingua greca e poi la lingua latina, perché là vi era una educazione greca e la città era per lo più abitata da pagani, Romani, anche da Romani che si trovavano in quella regione.
Il Signore permise che Paolo facesse anche degli sbagli nella sua gioventù, credendo che l’unica vera religione fosse3 – come era di fatto – la religione ebraica allora: egli [Paolo] sentiva il bisogno di combattere coloro che non la seguiva-
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no e che invece seguivano Gesù Cristo, perché non aveva avuto l’istruzione: egli non aveva sentito, non aveva veduto il Salvatore Gesù come era avvenuto degli altri apostoli… e quindi il suo zelo per la religione mosaica. E credendo che Gesù4 fosse un impostore che voleva farsi Dio mentre non lo era…, allora, secondo le sue convinzioni, eccolo persecutore dei cristiani. Ma il Signore lo richiamò, gli diede una grande luce sulla via di Damasco. E che cosa disse Gesù di lui? Disse Gesù ad Anania: Questo è un vaso di elezione, un vaso eletto, affinché porti il mio nome davanti ai re e davanti al mondo; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome [cf At 9,15-16].
Oh! Il Signore permise che san Paolo avesse un corpo misero e soggetto a malattie tanto che aveva bisogno, frequente bisogno del medico. Il Signore permise degli sbagli perché si conservasse nell’umiltà. Il Signore però gli aveva dato lo spirito ardente, generoso, pronto a seguire la verità quando la vedeva, quando la conosceva e ne era persuaso. E come divenne ardente poi apostolo: così da persecutore, [divenne] l’apostolo che ha compìto più di tutti sia di lavoro, di predicazione e sia di sofferenze. Quante sofferenze incontrò nella sua vita!
Se noi guardiamo nella nostra vita passata, troviamo due cose. E cioè, primo, delle umiliazioni: sbagli, peccati, difetti, miserie; e vediamo dall’altra parte tante misericordie di Dio: il Signore creandoci ci ha dato molti doni; il Signore nel Battesimo ci ha infuso molte grazie; siamo stati educati in una famiglia cristiana, buona; e nella parrocchia, nella Chiesa abbiamo avuto gli insegnamenti religiosi, abbiamo fatto le prime Confessioni, abbiamo ricevuto le prime Comunioni; e poi, accompagnati dalla grazia di Dio e da genitori buoni e da buoni sacerdoti, ecco poco a poco la voce di Dio, la vocazione ad una vita più perfetta, ad una vita più perfetta!
Quanto ai nostri sbagli e peccati, molta umiliazione. E il frutto è questo: camminare sempre nell’umiltà. Ho sbaglia-
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to: mi confesso a Dio onnipotente, alla beata Vergine Maria, eccetera… e a tutti i santi, perché ho peccato troppo… per mia colpa, per mia colpa, per mia massima colpa5.
Ma poi la seconda parte, e cioè la fiducia in Dio: Signore che mi hai amato tanto, che mi hai seguito ed hai tenuto la tua santa mano sul mio capo nonostante le mie ingratitudini e incorrispondenze… Signore, ho capito che mi vuoi bene e che mi vuoi vicino a te e che mi vuoi santo. Sebbene io abbia tante volte mancato di corrispondere alla tua grazia, alle tue ispirazioni, per la mia superbia, per la mia fragilità, tu hai continuato a venirmi appresso e illuminarmi, a farmi sentire le tue ispirazioni… hai aumentato la grazia vedendo la mia debolezza. Questo vuol dire che tu mi hai accompagnato come un Padre, o Signore, e che mi vuoi santo. La mano di Dio è stata sopra di me6, può dire ognuno.
Due pensieri, allora: umiliazione per la nostra incorrispondenza e fiducia nella grazia di Dio, fiducia grande che il Signore, che già tante grazie ci ha dato, aggiunga ancora grazia a grazia, misericordia a misericordia. Ora, fondati bene nell’umiltà e incoraggiati dal pensiero della misericordia di Dio, della sua bontà, incoraggiati dal pensiero della cura paterna che egli ha sopra di noi, amiamo il Signore! Umiltà e amore sono i due coefficienti per la santità. L’umiltà, perché ci teniamo sempre per quel che siamo: poveri peccatori e deboli, e sempre bisognosi della grazia di Dio, e che da noi nulla abbiamo… avuto nulla, tutto è venuto da Dio, e siamo sempre un nulla, ma Dio è tutto! Amarlo questo Gesù che ci ha amato, amarlo, confidare verso di lui, sperare la sua misericordia. Umiltà per lasciarsi guidare: persone che non si lasciano guidare nello spirito e che vogliono fare di propria volontà, secondo le proprie convinzioni, continuano a commettere errori e sbagli; persone, invece, che hanno imparato
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ad essere umili e quindi sempre stanno davanti al Signore con il capo chino e fiduciosi, ecco: riempiono poi la loro vita, la loro giornata, di meriti. Se Gesù ci ha amato tanto mentre eravamo così ingrati verso di lui, quanto più ci amerà adesso che abbiamo buona volontà, quanto più [numerose] saranno le sue grazie adesso che vede che noi vogliamo amarlo, che noi vogliamo seguirlo, vogliamo essere sinceramente suoi!
Umiltà quindi e amore, sì. Sempre atti di umiltà e sempre atti di fiducia: «Da me nulla posso; con Dio posso tutto»7. Da me ho solamente il peccato, ma da Dio ho innumerevoli grazie: Signore, mi avete seguito anche quando io fuggivo da voi, anche quando io facevo il sordo alle vostre chiamate; ma adesso mi arrendo e voglio guadagnare il tempo perduto e voglio amarvi tanto più quanto meno vi ho amato per il passato. E voglio anche attirare anime a voi… la cura delle vocazioni: che tanti vi amino, che tanti vi servano, che tanti esercitino l’apostolato. In questa Messa domandiamo bene le due grazie: umiltà ed amore.
E portare praticamente la conclusione: Non mi fido di me. Quel santo diceva: Signore, che gran paura di me!, perché sono così fragile, ho tante tentazioni, ancora ho orgoglio e superbia; Signore, non mi fido più di me… anzi, voi stesso, o Signore, non fidatevi di me; guidatemi voi, non fidatevi di me, perché sono solo capace a fare sbagli e peccati, ma con voi posso tutto. Sì. Guidati da Dio, abbandonati in Dio, docili alla direzione spirituale, giorno per giorno ci arricchiremo di meriti.
Oggi, stasera essere più ricchi di meriti, stasera essere più ricchi di meriti. Allora, vale la spesa vivere! Perché vi sono quelli che vivono una vita lunga, ma si caricano di debiti con Dio; e vi sono quelli che alle volte non fanno vita molto lunga ma arrivano alla fine con molti meriti! Vedere santa Teresina che muore a ventiquattro anni8, san Luigi che muore
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a ventiquattro anni9, sant’Agnese che muore a quattordici anni10: sono i grandi santi. E vi sono persone che, moltiplicando i giorni della vita, moltiplicano le ingratitudini e le indifferenze e le responsabilità: allora, a che vale vivere se non ad accumularsi dei debiti con Dio? Poco o molto che si viva, non conta: conta lo spender bene i giorni che il Signore ci dà, perché quei giorni che non abbiamo (perché può essere che uno muoia giovane), perché [di] quei giorni che non si vivranno, non si avranno, non dobbiamo risponderne a Dio, dobbiamo rispondere invece di ciò che c’è dato.
Che gran sapienza è questa se si vive in umiltà e in amore! Allora la vita santa, piena di meriti.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 95/61 (Nastro archivio 90a. Cassetta 90, lato 1. File audio AP 090a). Titolo Cassetta: “S. Paolo”. Questa meditazione e la successiva, rivolte probabilmente anche ad altri membri della Famiglia Paolina riuniti a Torino nella Cappella della SAIE n. 2, dovrebbero essere state dettate tra il 10 e il 18 giugno.
2 Fino alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, il 30 giugno ricorreva la Commemorazione di San Paolo Apostolo, conservata poi come Solennità nella Liturgia propria della Famiglia Paolina.
3 Il PM dice: che l’unica religione fosse vera.

4 Il PM dice: e credendo Gesù che…

5 Dalla preghiera del Confiteor (Confesso), citata in italiano.
6 Cf Ez 1,3: «Fu sopra di lui la mano del Signore». È noto che Don Alberione ha applicato questa espressione, ricorrente nei profeti, a sé e alla sua missione (cf GIACOMO ALBERIONE, Ut perfectus sit homo Dei, (UPS), Mese di Esercizi Spirituali, Aprile 1960, Roma 1997, I, 374).

7 Cf Atto di umiltà, in Preghiere, ed. 1985, p. 24. Cf anche PR, p. 54.
8 Teresa di Lisieux (1873-1897), nota anche come Santa Teresa del Bambin Gesù, entrò giovanissima nel Carmelo dove visse pochi ma intensi anni di profondo cammino spirituale.

9 Luigi Gonzaga (1568-1591), gesuita, visse in modo eroico una esistenza dedicata alla preghiera e alle opere di carità. Morì per curare i malati di peste. Fu proclamato patrono dei giovani nel 1729.
10 Sant’Agnese, secondo la tradizione, fu martirizzata a Roma nel 304/305 circa, all’età di 12-13 anni. Veniva considerata protettrice ed esemplare delle ragazze di Azione Cattolica.