Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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50. IL MESE DEL ROSARIO
Misteri Gaudiosi: impariamo bene i tratti della vita nascosta di Gesù
Domenica XIX dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 1 ottobre 19611

Il Vangelo di quest’oggi tratto da san Matteo, capo XXII.
«In quel tempo, Gesù si rivolse ai principi dei sacerdoti e dei farisei con questa parabola. Il regno dei cieli è simile ad un re che celebrava le nozze di suo figlio. Mandò i servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire; mandò ancora altri servi dicendo: Dite agli invitati: il mio pranzo è già pronto, ho ucciso buoi e animali grassi, tutto è preparato, venite alle nozze. Ma quelli non se ne presero cura e andarono chi al suo campo e chi ai suoi affari; altri poi, presi i servitori, li oltraggiarono e li uccisero.
Avendo udito quanto era accaduto, il re si adirò e mandò i suoi soldati a sterminare quegli omicidi e ad incendiare le loro città. Quindi disse ai suoi servi: Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne furono degni. Andate dunque ai crocicchi delle vie e chiamate tutti quelli che troverete. Usciti per le strade i servi radunarono quanti trovarono, buoni e cattivi, e la sala delle nozze fu piena di convitati.
Il re venne a vederli, ma vi notò un uomo che non era in abito da nozze e gli disse: Amico, come mai sei entrato senza l’abito da nozze? Quello non rispose. Allora il re disse ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nel buio: ivi sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti»2.
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La spiegazione di questa parabola potete leggerla durante l’adorazione nel Messalino3, e cioè, c’è prima l’introduzione e poi c’è l’applicazione: la vita presente è la preparazione al banchetto nuziale beatifico del cielo; e tuttavia non tutti vanno in cielo in quanto non accolgono, non si uniscono a Gesù: l’unione con Gesù indica le nozze e l’unione dell’anima con Dio… E tuttavia anche di quelli che seguono Gesù non tutti portano la veste nuziale, cioè la veste bianca, candida: può essere macchiata; oppure [possono] essere anche privi della grazia, cioè della veste nuziale stessa. Allora…
Invece ora facciamo qualche riflessione sopra il rosario.
Ottobre è dedicato alla divozione al rosario: così stabilì il papa Leone XIII, il quale tanto scrisse sul rosario4. D’altra parte L’Osservatore Romano, che è uscito ieri sera tardi e che quest’oggi deve esser distribuito, porta nella prima pagina una esortazione vivissima del Papa attuale Giovanni XXIII, una esortazione vivissima a recitare rosari per la pace e per la santificazione delle anime5. Il rosario è come una corona di rose: rosario… e consiste - come sapete - nella recita dei
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quindici misteri seguiti poi ciascheduno dal Padre nostro e dalle dieci Ave Maria. Il rosario meglio recitato si ha quando i misteri sono meditati, meditati mentre si recitano il Pater e le dieci Ave Maria… allora c’è anche maggior ricchezza di indulgenze.
Che cosa ricordano i misteri? I quindici misteri divisi in tre parti ricordano: i cinque primi, detti gaudiosi, ricordano la vita privata di Gesù, la santificazione della vita umile, privata, in sostanza; poi la seconda serie di altri cinque misteri ricordano la passione di Gesù Cristo, dall’agonia di Gesù nell’orto sino alla sua morte di croce; e poi vi sono i gloriosi… i gloriosi cominciano con la risurrezione di Gesù Cristo e finiscono con il trionfo di Maria in cielo, quando Maria viene incoronata Regina del cielo e della terra e fatta dispensiera delle grazie. Ogni mistero può ricordare una verità, un insegnamento, ed è l’occasione di domandare una grazia conformata al mistero.
Nei primi cinque misteri, cioè in quelli che chiamiamo gaudiosi, che cosa specialmente abbiamo da meditare? Si chiamano gaudiosi perché la santificazione nostra porta gioia, la vita privata ben vissuta santifica l’anima. Gesù ha voluto passare trent’anni in questa vita privata, trent’anni, e cioè fino a quando uscì per il ministero pubblico per predicare la buona novella, cioè il regno di Dio, la salvezza dell’umanità che egli portava al mondo. E il primo mistero ci ricorda come Maria si comportò quando venne l’angelo ad annunziarla: quanta modestia, quanta umiltà, quanta fede mostrò! E nel secondo, Maria ci mostra tutta la sua carità, tutta la sua premura per la sua parente Elisabetta; e porta, nella visita a sant’Elisabetta, grazie, benedizioni in quella casa. Nasce poi Gesù - è il terzo mistero gaudioso -, e Maria lo adorò per la prima volta, e poi san Giuseppe e poi i pastori e poi i magi, sì. Ecco: come nacque Gesù? Nella grotta di Betlemme! In che umiltà, in che spirito di povertà, in quanta carità venire dal cielo a visitare noi poveri peccatori e a portarci la salute! Il quarto ricorda anche quello che veniva sempre fatto per i bambini, maschi primogeniti, e cioè venne portato al tempio, offerto al Signore e riscattato. Maria obbediente anche in questo alla
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legge antica, la legge mosaica; e Gesù volle che questa cerimonia fosse compìta anche per lui, perché egli tutto illuminava, tutto comunicava, tutto ispirava a Maria ed a Giuseppe. E poi vi è l’episodio della perdita, cioè smarrimento di Gesù nel tempio e il suo ritrovamento quando Maria e Giuseppe lo videro dopo tante ricerche, ricerche di tre giorni; lo trovarono seduto in mezzo ai dottori nel tempio: là li sentiva e interrogava, e rispondeva mostrando la sua sapienza e faceva stupire tutti; e poi l’episodio si conchiude: Gesù fanciullo a dodici anni ritornò con Maria e Giuseppe a Nazaret e stava obbediente - la vita privata -, e cresceva in sapienza, età e grazia presso Dio e presso gli uomini. Di lì, dai dodici anni fino ai trenta, Gesù semplice operaio, buon figliolo di casa, sempre raccolto e in continuo perfezionamento, cioè progresso… si preparava a quello che sarebbe stato il ministero futuro.
Oh! Allora in questi misteri domandar la grazia di passare bene la vita privata. Che cosa?
Prima, carità: volersi molto bene… volersi molto bene e nei pensieri, nei sentimenti, nelle parole, e nell’aiuto vicendevole, nelle opere, ciascheduno facendo la sua parte, perché in una famiglia ben ordinata vi sono uffici e, se ognuno fa bene la sua parte, la vita di famiglia resta santificata e tutti insieme si progredisce nell’amore al Signore, nell’amore vicendevole e quindi nella santità.
Poi la vita privata richiede l’obbedienza, sì: «Subditus illis» [Lc 2,51], Gesù soggetto. È una meraviglia che il Figliolo di Dio incarnato obbedisca alle sue creature Maria e Giuseppe! Alle volte si trova facile obbedire ad una più anziana o più istruita, ma l’obbedienza, quando è vera, porta ad obbedire anche quando la superiora è più giovane e magari è meno istruita; allora si obbedisce solo per il Signore, non per riguardo alla persona, perché magari, quando si obbedisce per riguardo alla persona, [è] perché si ha fiducia in quello che sa, si ha rispetto perché più anziana… ma quelli sono pensieri che non sono soprannaturali. Chi obbediva là era proprio il Figlio di Dio! E a chi obbediva? A Maria creatura… per quanto santa, sempre una creatura di Dio.
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Poi nella vita privata si richiede di dare il buon esempio: e cioè che ognuna sia così buona, delicata, eccetera, ché porti buona impressione anche alle altre: perché molte volte si vive di più di esempi che non di consigli e di prediche e di avvisi… facilmente noi siam portati ad imitare, è la natura dell’uomo che porta ad imitare chi è migliore di noi: dare il buon esempio! E san Paolo dice: «Exemplum [esto] fidelium» [1Tm 6,14], sii esempio dei fedeli.
Oh! Poi nella vita privata ci vuole la pietà6, il raccoglimento, ciascheduno il compimento dei suoi uffici, e ci vuole anche quell’amore alle occupazioni, ci vuole il contributo a tutta la famiglia: contributo di preghiera, contributo di opera, contributo di parole… in maniera che sempre tutta la famiglia progredisca e in sapienza e grazia, in santità. Formare un nido di santi, ecco! Un giardino fiorito di rose e viole e gigli, un giardinetto che piace a Gesù, un giardinetto profumato: le nostre, le vostre virtù.
E oggi Gesù Esposto vi parlerà dall’ostia santa… e tra le promesse, recitar bene il rosario nel corso di ottobre, sì; recitarlo anche privatamente ma anche in chiesa assieme, in cappella; dicendolo assieme è anche più valore, perché dove sono due o tre radunati in nome mio, io sono in mezzo di loro [cf Mt 18,20]. Abbondare in rosari! E pensare sempre che le difficoltà con i rosari si superano alla fin fine, se si è perseverato nel dire, dire, dire… le opere allora vanno avanti.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 107/61 (Nastro archivio 102a. Cassetta 102, lato 1. File audio AP 102a). Titolo Cassetta: “Gli invitati alle nozze. Il rosario”.
2 Vangelo: Mt 22,1-14.

3 Nel Messale Romano Quotidiano delle Edizioni Paoline in uso a quel tempo, il tema di ogni domenica o festa era spiegato da una introduzione, in cui veniva anche commentata la Parola di Dio: nelle frasi che seguono, il PM legge proprio una parte dell’introduzione di quella domenica. L’applicazione conclusiva, invece, era una “istruzione in forma catechistica”, attinente ugualmente al tema domenicale.
4 Papa Leone XIII (1878-1903) scrisse almeno otto encicliche per esortare alla recita del rosario, particolarmente nel mese di ottobre. Vedi ad esempio la Lettera Enciclica Diuturni temporis, 5 settembre 1898 [ASS 31(1898-99), pp. 146-149], in EnchEnc 3, 1420-1421: «Dopo aver inculcato […] la pratica del santo rosario, Noi, seguendo l’esempio dei Nostri predecessori, ci siamo inoltre dati premura di accrescere l’importanza e la solennità del suo culto. […] Abbiamo voluto anche che l’intero mese di ottobre sia consacrato a questa devozione».
5 GIOVANNI XXIII, Lettera apostolica Il Religioso Convegno, 29 settembre 1961 [AAS 53(1961), pp. 641-647], in EnchEnc 7, 1241-1260. La Lettera raccomandava la recita del rosario nel mese di ottobre per la pace fra i popoli, e intendeva aiutare ogni fedele a vivere questa devozione con il “triplice accento” della “contemplazione mistica, riflessione intima e intenzione pia”. Il testo, che L’Osservatore Romano pubblicò il 1° ottobre 1961 (Anno CI, n. 227, p. 1), era seguito da alcune pie meditazioni sui quindici misteri del Santo Rosario, come Piccolo Saggio di devoti pensieri dei misteri del rosario a complemento della Lettera Apostolica “Il Religioso Convegno” (OR, p. 2: Il Rosario di Maria, Tocchi di dottrina celeste, Pie intenzioni di preghiera).

6 Parola incerta.