Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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60. PREPARAZIONE AL NATALE
Appianate la via del Signore… perché passi la sua Grazia
Domenica III di Avvento, Meditazione, Castel Gandolfo, 17 dicembre 19611

Tutto l’Avvento è preparazione liturgica al santo Natale. E cioè preparare l’intimo del nostro essere, lo spirito, con molta fede, fiducia e amore. Oh! Lo impariamo, questo, dal Vangelo di oggi e lo vogliamo capire sempre meglio, perché già siamo entrati nella novena che è preparazione immediata; e la Chiesa ci fa leggere anche il tratto dell’Epistola di san Paolo e cioè: Siate lieti, lieti sempre nel Signore: lo ripeto, siate lieti2, appunto perché si avvicina il giorno del Natale.
«In quel tempo mandarono a Giovanni da Gerusalemme sacerdoti e leviti per domandargli: Tu chi sei? - mandati a Giovanni il Battista -. Ed egli riconobbe e non negò e confessò: Non sono io il Cristo - cioè il Messia -. Allora gli domandarono: Chi sei dunque? Elia? E disse: No. E sei il profeta? E rispose: No. Gli dissero pertanto: Chi sei, per rendere conto a chi ci ha mandati? Cosa dici di te stesso? Riprese Giovanni: Io sono voce di uno che nel deserto grida: appianate le vie del Signore, come disse il profeta Isaia. E quelli che erano stati inviati erano dei farisei e lo interrogarono così: Come dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta? Giovanni rispose dicendo: Io battezzo con l’acqua, ma in mezzo a voi sta uno che non conoscete, che verrà dopo di me ma che esisteva già prima di me, al quale non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari.
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Ciò avvenne in Betania oltre il Giordano, dove Giovanni stava a battezzare»3.
Giovanni il Battista, secondo la profezia di Isaia [cf Is 40,3], doveva precedere, annunziare il Messia vicino; e colui che doveva annunziare il Messia vicino fu appunto il Battista, Giovanni Battista, il quale era stato santificato quando Maria era entrata nella casa di Elisabetta [cf Lc 1,39-44]. Allora, compiva la sua missione ed era tanta la penitenza, l’austerità nella sua vita, tanto lo spirito di orazione, tanto lo zelo nel predicare, la penitenza… così ammirabile la sua vita che in molti era entrata la persuasione, o almeno si domandavano se non fosse egli il Messia; ma mandarono a chiederlo se lo fosse o no, mandarono dei sacerdoti e leviti ebrei. Giovanni fu sincero fino all’estremo, e cioè tanto nel dire quel che non era come nel dire quel che era: questa schiettezza è una disposizione per ricevere bene il Bambino Gesù… la semplicità del cuore. Gli domandarono dunque se fosse il Messia, il Cristo, ma egli disse: Non lo sono. Ma sei forse Elia? - si credeva che Elia dovesse ritornare - Sei il profeta?. Ed egli rispose: Non sono né Elia né il profeta. Ma allora che cosa dobbiam dire di te a coloro che ci han mandati a richiederti?. Io sono la voce di colui che grida nel deserto: appianate la via del Signore, io compio, sono la persona che Isaia aveva predetto: cioè, che quando sarebbe venuto il Messia, sarebbe stata mandata una persona come un angelo ad annunziare l’arrivo del Messia. Voce di colui che grida nel deserto: appianate la via del Signore, cioè preparate.
Che cosa vuol dire appianare la via del Signore? Vuol dire che Gesù non può venire se c’è il peccato, perché lo impedisce… quando un’anima è in peccato grave, Gesù non può portare la sua grazia, non può portare le sue consolazioni e i beni spirituali: bisogna togliere il peccato, perché il peccato è come un grosso macigno, il più grosso macigno che ostrui-
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sce, chiude la strada. Ecco, allora appianate le vie del Signore, cioè appianate le vie per cui il Signore fa passare la grazia: togliere il peccato. Dunque egli ammise che era questo il suo impegno, questa la sua missione: La voce di colui che grida nel deserto: preparate la via al Signore. Oh! Allora gli fecero obiezione: Ma perché battezzi se non sei né il Cristo, né Elia, né un profeta?. Ed egli si spiegò. Il battesimo che dava era una lavanda che indicava la purezza che doveva esserci nel cuore, cioè doveva esserci il pentimento che lava l’anima, come l’acqua del Battesimo ora lava l’anima: il peccato originale; e come il dolore, il pentimento, la confessione servono a lavare l’anima. E poi annunziò di nuovo: In mezzo a voi sta già uno che non conoscete - e già Gesù era vicino ai trent’anni - che verrà dopo di me, sì, dopo di lui a cominciare la sua missione di annunziare il Vangelo. Però esisteva già prima di me, dice, perché era il Figliolo di Dio ab aeterno, da tutta l’eternità: «In principio erat Verbum» [Gv 1,1]. E a lui io non sono neppur degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Ecco.
Allora, le disposizioni per ricevere santamente il Bambino. Che cosa curare in questa novena, quali disposizioni mettere nella nostra anima per ricevere bene le grazie del Bambino? [In] primo luogo togliere i difetti, perché, se il peccato grave comunque è un macigno che ostruisce tutta la strada, i veniali sono pietre, non grosse, ma son sempre pietre in cui possiamo inciampare, e la strada resta difficile… i veniali e le mancanze interne e poi tutto quello che dispiace a Gesù: togliere i difetti, per quanto ci è possibile, con cura in questi giorni. Voglio spianare la strada al Bambino! E la mamma accompagnava il bambinello che faceva i primi passi, e lo sosteneva il bambino, sì, ma toglieva anche di mezzo alla strada davanti al bambino le pietre, perché con i suoi piedini non inciampasse: la mamma fa questo… Così noi dobbiamo togliere tutto ciò che dispiace al Signore: Appianate le vie del Signore e raddrizzate le vie [cf Mt 3,3; Mc 1,3; Lc 3,4], è detto altrove. Raddrizzate la strada, che vuol dire: se ci sono delle cose storte in noi, toglierle, raddrizzare la strada. Cose storte sono sempre i pensieri, sentimenti contrari all’amore
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a Gesù, sono piccoli atti tante volte che sono ispirati dai vizi capitali: superbia, avarizia, invidia, ira, gola, lussuria, pigrizia, curiosità, tutto quello che è contrario. Noi dobbiamo solo aver paura di noi: cioè, Gesù desidera di farci le grazie più di quel che desideriamo noi, ma aspetta che il cuore sia disposto; noi chiediamo anche la conversione del cuore, cioè chiediamo la grazia di disporre i cuori, perché non si tratta di togliere delle pietre materiali, dei sassi, ma si tratta di togliere quelle pietre che possiamo dire pietre morali, in quanto sono difetti volontari, eccetera… Combatterli almeno e dire a Gesù che ci dia la grazia di vincerci, aggiunga cioè grazia a grazia: prima di detestarli; secondo, di acquistare le virtù contrarie, e di perseverare.
Preparazione al Natale in grande fede quindi, e fiducia e amore. Chi è quel Bambino? Figlio di Dio incarnato.
Oh! Fiducia. Che cosa viene a portare dal cielo? Eh, tutta la salvezza: c’è in lui ogni bene! Basta che noi abbiamo fiducia nel chiedere: quindi, speranza! Non viene con le mani vuote! È ricco di grazia e ci porta i suoi beni, egli che si è fatto povero per noi.
Poi amore. Chi non ama il Bambino? Chi non ama un bambino? Ma questo poi è un Bambino Divino… è tutto il nostro tesoro, è Dio stesso, è Dio stesso! Quindi, amare il Bambino. In questi giorni eccitarci all’amore: oltre che esercizio di fede e di fiducia, di speranza… amore. Amore verso di lui e amore verso il prossimo, ecco… Che cosa ci ha portato dal cielo? Proprio l’amore: l’amore verso Dio, l’amore verso il prossimo. Questo anno che sta per iniziare, particolarmente lo chiamiamo l’Anno della carità4 . E così: carità paziente, ca-
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carità benigna, carità che non sospetta il male ma sempre interpreta in bene… tutti i caratteri della carità [cf 1Cor 13] abbiamo da chiedere. E questo è già stato stampato: anno 1962, anno della carità fraterna, fraterna… E chiediamola a Gesù insieme all’altra grazia: chiedere l’amore a Gesù… e dall’amore a Gesù poi viene l’amore vicendevole.
Perciò essere molto delicati a riguardo… nella convivenza… molta carità! E rileggerli i caratteri della carità fraterna, quali sono stati descritti da san Paolo, sì, e c’è da fare sopra di essi qualche buona meditazione; il libro La pratica di amar Gesù Cristo5 spiega i caratteri della carità, e allora lì c’è proprio [che] l’amore a Gesù Cristo si mostra con l’amore al prossimo. Dice san Giovanni: In questo conosciamo che amiamo il Signore, che siamo con Dio: se amiamo i fratelli [cf 1Gv 4,12-13]. Sì, questo è da meditarsi tanto: conosciamo se in noi c’è il vero amor di Dio dal fatto che c’è l’amore ai fratelli, cioè alle persone, al prossimo. E allora Anno di carità. Chiederla tanto in questa novena e specialmente nei giorni natalizi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 91/61 (Nastro archivio 104b. Cassetta 104, lato 2. File audio AP 104b). Titolo Cassetta: “Giovanni Battista”.
2 Epistola: Fil 4,4-7. Il PM cita il primo versetto del brano.

3 Vangelo: Gv 1,19-28. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

4 Cf ad esempio, GIACOMO ALBERIONE, Lettere a Maestra Tecla Merlo, Roma 1987, p. 140. Quando dice poco più avanti “e questo è già stampato”, forse il PM si riferisce all’immaginetta che egli utilizzò per formulare i suoi auguri per il 1962, su cui erano appunto riprodotti i Caratteri della Carità. Ricordiamo che il Fondatore aveva già proposto il 1951 come Anno di carità: ID., Considerate la vostra vocazione, Lettere circolari e direttive alle Figlie di San Paolo, (CVV), Roma 1990, 176 e 184. Nel 1962 egli ci ritorna più volte nelle meditazioni, richiamando l’attenzione anche agli Esercizi Spirituali che don Stefano Lamera predicava su questo tema.
Senza dimenticare che “intenzione particolare” per il 1962 sarà la preghiera per il Concilio Ecumenico Vaticano II (cf San Paolo, Dicembre 1961, p. 2).

5 ALFONSO M. DE LIGUORI, Pratica di amar Gesù Cristo, op. cit. Il capitolo IV del libro introduce il lettore alla comprensione dei caratteri e della pratica della vera carità, richiamando e citando il testo di san Paolo (1Cor 13). Ad ogni capitolo successivo (V-XVII), sant’Alfonso commenta uno di questi caratteri dando il titolo con l’espressione paolina (Caritas patiens est, Caritas benigna est…).