13. IL VENI, SANCTE SPIRITUS
per chiedere soprattutto fortezza e amore all’apostolato
Domenica di Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 21 maggio 19611
La Pentecoste: questa è la seconda festa per importanza nel corso dell’anno. Prima la Pasqua, compimento della redenzione; [seconda] la Pentecoste, la comunicazione della redenzione. E da Pentecoste all’Avvento circa sei mesi, metà dell’anno, per l’applicazione dei frutti della redenzione, cioè: meditare ciò che Gesù ha insegnato, seguire gli esempi che ci ha dato, approfittare dei mezzi di grazia che egli ha lasciato, specialmente i sacramenti, la Messa.
Si celebra anche solennemente la ottava della Pentecoste: e in questi giorni ravvivare i frutti della Cresima. Perché, se il Battesimo ci ha fatto cristiani, la Cresima ci ha fatto perfetti cristiani; specialmente, la Cresima, è per renderci forti nella virtù e per dare lo spirito di apostolato: sacramento quindi della fortezza e sacramento dell’apostolato. Ravvivare i frutti della Cresima!
Forse allora capivamo una parte dei frutti della Cresima, quando l’abbiamo ricevuta…: adesso si capisce di più e allora ringraziamo il Signore che ci ha ammessi, ci ha fatti arrivare a questo sacramento della Cresima che imprime il carattere di cristiani e che imprime nell’anima l’amore al prossimo, quindi l’apostolato. Ringraziarlo… e farla vivere sempre la Cresima in noi.
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C’è nella novena dello Spirito Santo e c’è nell’ottava una duplice lode o inno allo Spirito Santo: c’è il Veni, Sancte Spiritus e c’è anche il Veni, Creator Spiritus2. In fondo si equivalgono, tuttavia vi sono delle particolarità fra l’una e l’altra di queste preghiere o di questi inni.
Leggiamo come meditazione il Veni, Sancte Spiritus, tradotto in lingua italiana per capirlo sempre meglio. Lo Spirito Santo, discendendo sugli apostoli e su Maria, ha infuso in loro una luce particolare, anche il dono delle lingue, ha infuso una maggior santità, una maggior fortezza… e come divennero forti gli apostoli! E come siamo diventati forti noi mediante la Cresima? [Poniamoci] la domanda.
Gli apostoli diventarono forti: prima erano paurosi, ma poi, ricevuto lo Spirito Santo, cominciarono il loro ministero di predicazione e non si arrestarono più, nonostante le persecuzioni, e han subìto poi la morte, han subìto il martirio. Oh, per Gesù Cristo, per amore verso di lui! E c’era in loro fortezza, sì, fortezza e spirito di apostolato, come si è mostrato subito: Li udimmo parlare nelle nostre lingue delle grandezze di Dio, dicevano quelli che li avevano ascoltati; e gente di varie nazioni erano allora a Gerusalemme [cf At 2,5-11]. Oh! Ebbero quindi la fortezza ed ebbero lo spirito di apostolato. Poi si divisero il mondo, e chi andò a una nazione, chi andò a un’altra portando la luce del Vangelo.
Il Veni, Sancte Spiritus - [leggiamo] nel Messalino3 -: «Vieni, o Santo Spirito, e dal cielo manda un raggio della tua luce»; il che vuol dire: vieni in noi e illumina le nostre anime; vuol dire: aumenta in noi la fede, in sostanza. La fede è la virtù fondamentale…, poi dalla fede seguono tutte le altre virtù: speranza e carità - principali -; e le virtù cardinali, le virtù religiose.
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«Vieni, o Spirito Santo, e dal cielo manda un raggio della tua luce»: fate che io creda sempre più, abbia una luce sempre più viva nell’anima…. In pratica: chieder la grazia di capire il catechismo, di capire le letture spirituali e di capire le meditazioni, eccetera… di aver luce nell’anima: quelle ispirazioni intime che fa sentire il Signore in noi. Quando c’è la grazia, per inhabitantem Spiritum in nobis4 [cf Rm 8,11], perché c’è l’abitazione dello Spirito in noi… Chi è che dà il fervore? Lo Spirito Santo!
«Vieni, o padre dei poveri; vieni, dispensatore dei doni; vieni, luce dei cuori». Sì, chiama lo Spirito Santo padre dei poveri, perché egli ama quelli che osservano la povertà e ispira l’amore ai beni celesti invece che l’amore ai beni della terra.
«Vieni, dispensatore dei doni»: i sette doni. Sette doni che voi conoscete: la sapienza, la scienza, l’intelletto, il consiglio, la fortezza e la pietà e il timor di Dio… Dispensatore dei doni.
«Vieni, luce dei cuori»: vi accorgete che qualche volta nella Comunione, qualche volta nella Visita, vi sono degli sprazzi di luce interiore, vi sono degli inviti da parte di Gesù a donarci a lui e prepararci a qualsiasi sacrificio, a qualsiasi dovere.
Poi si danno titoli che indicano gli uffici dello Spirito Santo: «Ottimo consolatore, dolce ospite dell’anima, dolce refrigerio», consolatore nelle croci, nelle tribolazioni, ospite dell’anima: è in noi, sta in noi! È l’anima dell’anima, perché il cristiano in grazia di Dio è composto di anima, corpo e Spirito Santo, cioè la grazia del Signore.
«E dolce refrigerio». Qualche volta vi è qualche preoccupazione, vi è anche qualche delusione: qualche cosa va bene, qualche cosa va male; anche negli stessi propositi, nei desideri di santità non sempre si riesce… Ma allora, «dolce refrige-
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rio»: ci umiliamo e confidiamo… Signore, supplisci alle mie infermità, metti la grazia dove io invece sono stato tiepido, sono stato freddo.
Poi altri titoli si danno allo Spirito Santo: «Riposo dell’anima nella fatica, sollievo negli ardori, conforto nel pianto». Ecco, che vuol dire «in labore requies»? Nella fatica, quando siamo stanchi, ci mettiamo lì nel Signore, parliamo un momento con il Signore e sentiamo che il Signore parla a noi… riposo, riposo… riposo spirituale… e anche si distendono i nervi: ci si mette lo spirito e l’anima nel Signore.
«Sollievo negli ardori»: sollievo «in aestu temperies», sì. Certamente vi sono dei momenti di ardore, sì, e questi ardori vanno interpretati in vario senso; sempre però la grazia di Dio, che illumina l’anima nostra, ci rimette nella nostra giusta posizione.
«Conforto nel pianto». Sì, se si piange il peccato, si resta consolati: sono lacrime di amore e sono lacrime di dolore nello stesso tempo, ma sono di conforto perché l’anima è persuasa e riposa tranquilla nel Signore per la sicurezza del perdono, la sicurezza che il Signore sarà con noi e ci aiuterà a vincere le difficoltà; e se l’ardore delle passioni ci tormenta, lo Spirito Santo è sollievo negli ardori…
E allora lo si invoca, lo Spirito Santo: «O luce beatissima, riempi l’intimo del cuore dei tuoi fedeli». Noi ameremo il Signore a misura che conosciamo il Signore. Quindi, sempre il primo dono è la fede e poi verrà la caritas, la carità.
«Riempi l’intimo del cuore dei tuoi fedeli», cioè illuminaci sopra le cose sante, le cose belle; illuminaci circa la vita religiosa. Riempi l’animo del cuore dei fedeli, cioè di quelli che vogliono proprio amarlo il Signore.
«Senza il tuo aiuto nulla è nell’uomo, nulla è senza macchia»: nulla è nell’uomo, perché non c’è la vita eterna; nulla è senza macchia, perché se non avessimo la grazia del Battesimo, avremmo ancor sempre la macchia del peccato
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originale. D’altra parte, quante imperfezioni e difetti e peccati veniali forse, ma con la grazia dello Spirito Santo restano cancellati.
Perciò diciamo: «Lava ciò che è sordido»… parole, pensieri, sentimenti sordidi lava, o Signore.
«Irriga ciò che è arido». Vi sono aridità, vi sono scontenti: «Irriga ciò che è arido». Anime che fuggono dal mondo per concentrarsi in Gesù e trovar lì il loro conforto e certamente vale più un giorno con il Signore che diecimila con i peccatori.
«E sana ciò che è ferito»: se siam feriti dal peccato veniale e se sentiamo che in noi c’è ancora dei vizi capitali o superbia, o avarizia, o ira, o invidia, eccetera, «sana ciò che è ferito»; l’anima può aver delle ferite più o meno profonde.
«Piega ciò che è duro»: piegaci la volontà che alle volte è dura, la testa nostra qualche volta è dura… piegaci [al]l’obbedienza.
«E riscalda ciò che è freddo» quando siamo insensibili… quasi la preghiera ci stanca, ci annoia: «Riscalda ciò che è freddo»! Un cuore caldo al Signore!
«E raddrizza ciò che è sviato». Noi alle volte abbiam dei pensieri, delle idee che non son giuste, abbiamo delle abitudini che non sono sante… e siamo sviati: «Raddrizza ciò che è sviato».
«Ai tuoi fedeli che confidano in te, dà i sette sacri doni»… [li ho] già ricordati; e si insiste tuttavia che ci dia i suoi sacri doni. E fra i doni, già ricordati due in modo particolare: fortezza e spirito di apostolato, fortezza e spirito di apostolato, ricevuti nella Cresima ma che possiamo aumentare sempre nella nostra vita.
«Dà il merito della virtù, dà una santa fine, dà il gaudio eterno. Così sia». «Dà il merito della virtù»: quando uno fa un’opera virtuosa, un’opera buona, egli infonde una grazia maggiore […] e cioè un aumento di grazia abituale, sì… di
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quella grazia che si chiama santificante; perché vi è anche la grazia che si chiama attuale, che aiuta.
«Dà una santa fine»: che moriamo bene, con la luce dello Spirito Santo, cioè: non contraddire allora lo Spirito Santo. Potrebbero essere in punto di morte o la presunzione - perché si è fatto già del bene, pensiamo al bene fatto -, o ci può essere un sentimento quasi di disperazione, di scoraggiamento, di diffidenza. Queste sono mancanze contro lo Spirito Santo. «Dà una santa fine»: quindi la fiducia e l’umiltà.
«E dà il gaudio eterno», perché, se adesso lo Spirito Santo ci ha infuso il lume della fede, al di là ci infonde il lume della gloria: veder Dio direttamente, faccia a faccia, vedere Gesù, vedere gli angeli custodi, veder la Madonna. Che sante conversazioni con i santi, con Maria, con Gesù, con gli angeli custodi, ecco! Allora, «dà il gaudio eterno»: vedere Dio, veder tutti i santi, veder tutti gli angeli. Quelli che abbiam pregato tante volte e che non conosciamo ancora faccia a faccia, ma di cui andremo a far conoscenza5 in paradiso direttamente.
Oh! Allora, ecco, nell’ottava: o il Veni, Creator Spiritus o il Veni, Sancte Spiritus… l’uno equivale l’altro.
Noi domandiamo allo Spirito Santo quello di cui abbiamo e sentiamo maggior bisogno. Particolarmente, ripeto, la fortezza per fare il bene, per vincer noi stessi, e l’apostolato, l’amore all’apostolato per le anime.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 93/61 (Nastro archivio 87c. Cassetta 87bis, lato 1. File audio AP 087c). Titolo Cassetta: “Comunicazione della Redenzione”.
2 Cf Preghiere, ed. 1957, pp. 285-289; ed. 1985, pp. 380-385. Il Veni, Sancte Spiritus, la cosiddetta Sequenza di Pentecoste e dell’ottava, veniva cantata o proclamata nella Messa prima del Vangelo (Missale Romanum, Dominica Pentecostes, Sequentia), come nella liturgia attuale.
Per il Veni, Creator Spiritus, vedi AP 1959, p. 169, nota 7.
3Il PM segue la traduzione italiana del Messale Romano Quotidiano, a cura delle Edizioni Paoline, che ebbe diverse versioni e ristampe.
4 Il testo biblico è il seguente: «…propter inhabitantem Spiritum eius in vobis», «…per mezzo del suo Spirito che abita in voi».
5 Il PM dice: ma che andremo a far conoscenze.