di servire il Signore…, peccato veniale che turba lo spirito, peccato veniale che porta alle interpretazioni non buone, eccetera…, peccato veniale il quale fa diminuire quella fiducia nel Signore, la speranza delle grazie, la fiducia: perché l’anima, non sentendosi così amica di Dio, prega e domanda le grazie, ma chissà se il Signore me le concede: dubita della misericordia di Dio, e allora la sua speranza, la sua fiducia diminuisce.
Vedete, si può dire che uno degli stati peggiori di un’anima consecrata a Dio è questa: che non è né persona di mondo, di famiglia, né persona di Dio; non si considera figlia di Dio, figlia di Dio che gode la bontà del Padre, e neppure gode il mondo… e allora la condizione è quella? Che condizione è quella? Allora combattere il peccato veniale.
Come si combatte? Si combatte con l’esame di coscienza - poi ne parleremo -, ma si combatte con le buone confessioni, prima, perché lì non c’è solamente il proposito di voler evitare il veniale, ma c’è la grazia sacramentale. Altro è un proposito fatto così al mattino da noi, altro nella Confessione: si ha una forza, una grazia, un valore speciale la preghiera, il proposito ha un valore speciale, perché nei sacramenti interviene direttamente Gesù Cristo, il quale è lui che perdona. Ora il sacramento della Penitenza ha due effetti: tranquillizzare [riguardo] il passato, togliere il male passato, e fortificare per l’avvenire. Se uno si confessa proprio bene: con esame, con proposito, con dolore, con sincerità… e poi facendo anche seguire la penitenza, ricaverà molto, maggior forza: confessarsi bene. Poi nella vita religiosa confessarsi ogni settimana, generalmente; che nell’anno ci siano cinquantadue confessioni in sostanza, perché qualche volta si avrà ragione di tardare un giorno, perché manca il confessore, e qualche altra volta invece ci sarà un’occasione di anticiparlo, perché dopo non ci sarà forse altra occasione in seguito. Tanta fiducia nel sacramento della Confessione.
Secondo: vedere da che cosa ha origine il veniale. Perché commetto queste cose? [La causa è] sempre uno dei peccati capitali. O c’è la superbia, uno si stima molto… eh, quando
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uno è orgoglioso, poco obbedisce e poco bene tratta gli altri. Secondo, può essere l’avarizia: attaccamento a qualche cosa di umano… può essere anche un’amicizia particolare, ma si parla dell’avarizia. Certo Giuda è arrivato fin lì, a vendere Gesù dopo che aveva commesse venialità: togliendo il poco, è arrivato fino a quell’estremo. E poi peccato veniale può essere l’invidia: invidia del bene altrui che è anche contro lo Spirito Santo; ma se è un’invidia in questo senso: Quella persona è più perfetta ed io voglio perfezionarmi, allora ecco, non è un’invidia, è un volere imitarla, o anche facendo sempre meglio, emulazione santa: «Aemulor [enim vos] Dei aemulatione»5 [cf 2Cor 11,2], come diceva san Paolo. E poi può essere anche l’ira: l’ira che porta il nervoso e che tante volte suggerisce espressioni o sentimenti interiori… e come può esserci l’orgoglio, così ci può essere l’ira… l’orgoglio per cui più difficilmente si obbedisce. Poi può esserci qualche altra causa, cioè ci può essere la gola, e ci può essere la lussuria - troppa libertà -, e ci può essere invece la pigrizia che porta alla tiepidezza, ci può essere la curiosità, e altro. I sette vizi capitali possono essere causa di piccoli peccati, cioè [il] veniale, e possono essere causa di gravi peccati. Allora bisogna che cerchiamo da che cosa procedono le nostre venialità: trovar la causa; trovata la causa, eccola, allora si cerca di combattere la causa. Perché, se tratto male gli altri, se disobbedisco, lì procede generalmente dalla superbia, dall’orgoglio… e allora devo combattere quello. Trovata la causa, ecco, si cerca di distruggerla e allora si farà il proposito per la santa umiltà.
Dunque due sono specialmente i rimedi: Confessione ben fatta e ricerca della causa delle venialità.
Sia lodato Gesù Cristo.
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