21. LA PREGHIERA DELL’AVE MARIA
Da Giovanni Battista a Maria: comincia il tempo della grazia
Meditazione, Torino (SAIE), 24 giugno 19611
Quest’oggi festa di san Giovanni Battista. L’arcangelo Gabriele aveva già indicato quale nome imporre al bambino che sarebbe nato da Elisabetta e da Zaccaria: Lo chiamerete Giovanni [cf Lc 1,13], aveva detto l’arcangelo Gabriele.
E Giovanni vuol dire: Dio fa grazie, e cioè cominciava il tempo della grazia. Da Adamo fino ad allora, tutta una notte per l’umanità, una notte tempestosa… l’uomo andava sempre più in basso: errori, vizi, e poi idolatria, superstizione. Finalmente doveva arrivare il giorno della luce e della consolazione: il Signore si sarebbe mostrato nella sua misericordia più che nella sua giustizia; e stava iniziandosi la giornata della redenzione: con Giovanni, ecco, il cielo si rischiarava e poi seguiva l’alba, Maria, con l’Annunciazione fatta a lei dallo stesso arcangelo Gabriele [cf Lc 1,26-38.68-79].
Ecco, tempo di grazia, tempo di misericordia. Il Signore mostra la sua misericordia: è lui che è venuto dal cielo, si è incarnato ed è morto per i nostri peccati… e quindi, grazia, cioè perdono a noi: noi possiamo sperare nella sua misericordia e siamo certi che con il pentimento otteniamo il per- dono.
Ecco, l’altro giorno abbiamo considerato l’Angelus2. Nell’Angelus si dicono tre Ave Maria e tante volte si ripete
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l’Ave Maria nel rosario - cinquanta volte se c’è la terza parte, centocinquanta volte se si dice invece tutto il rosario, cioè si dicono tutte le tre parti -. Di chi sono le parole di questa preghiera?
Le parole dell’Ave Maria sono divise in tre parti. Le prime parole sono dell’arcangelo Gabriele mandato da Dio a Maria: «Ave, gratia plena, Dominus tecum». Le parole che seguono sono di Elisabetta quando ricevette Maria in casa sua e la salutò: «Benedetta tu fra le donne e benedetto è il frutto del seno tuo»; qui, per specificare, noi aggiungiamo la parola: Gesù. Poi la seconda parte dell’Ave Maria è dalla Chiesa, che è guidata dallo Spirito Santo.
Quindi è una preghiera preziosissima. Non è la preghiera solo composta da un santo, e neppure è soltanto la preghiera di qualche espressione che diciamo noi, così quando formuliamo noi stessi un’orazione, per quanto preziosa; quella sappiamo che viene dal Signore, perché l’arcangelo a parlare fu ispirato da Dio, così Elisabetta e così la Chiesa quando formula le sue preghiere e le propone a noi.
Ecco apparire l’arcangelo Gabriele il quale si avvicina a Maria con tanto rispetto e venerazione: non osa subito chiamarla con il suo nome Maria - la chiamerà dopo -; adopera una circonlocuzione. Parea Gabriel che dicesse: Ave3, si spiega Dante, tanto era il rispetto e la venerazione, poiché l’arcangelo sapeva che un giorno Maria sarebbe stata incoronata Regina degli Angeli, il giorno dell’Assunzione.
«Gratia plena»: Maria sempre piena di grazia. Non come noi che abbiamo avuto il tempo in cui eravamo privi della grazia: nati con il peccato originale, fino al giorno del Battesimo… allora siamo stati purificati; ma Maria non aveva bisogno di purificazione, Maria era concepita senza colpa originale, secondo la festa che facciamo dell’Immacolata
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Concezione all’otto di dicembre. Quindi in tutta la sua esistenza non ci fu un momento in cui il demonio abbia potuto avvicinarsi a lei: Essa ti schiaccerà la testa [cf Gen 3,15] quando il diavolo cercherà di avvicinarsi.
Piena di grazia… benedetta fra tutte le donne, perché non ci sarà mai più una donna che divenga Madre di Dio… la eccelsa donna!
Poi le parole di santa Elisabetta. Maria sollecita, umile, andò alla casa di Elisabetta facendo un lungo viaggio attraverso una regione montagnosa… entrò nella casa di Elisabetta: Benedetta tu dal Signore, benedetta fra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo seno. E allora Maria si elevò piena di riconoscenza verso Dio: L’anima mia loda il Signore. Perché? Perché mi ha fatto grandi grazie, ha guardato la nullità della sua serva [cf Lc 1,39-48]. Il Magnificat è anche la preghiera che sta bene dopo la Comunione, dopo che abbiamo ricevuto Gesù nel cuore, in quel momento; come sta bene «In principio era il Verbo» [Gv 1,1], che è il ringraziamento che la Chiesa vuole che il sacerdote faccia dopo la Comunione. A metà di quel tratto di Vangelo c’è: «Fuit homo missus a Deo» [Gv 1,6], vi fu un uomo mandato da Dio, Giovanni, il quale andò nel deserto a predicare, a far penitenza, pregare, preparare la via al Signore…: ché Gesù doveva oramai manifestarsi come il Messia.
La seconda parte dell’Ave Maria: «Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte». Chiamiamo Maria con il titolo che la onora di più: Madre di Dio. La invochiamo perché ella è potente presso Dio: Prega per noi. Aggiungiamo: Per noi peccatori. Maria non conobbe mai ciò che è peccato, ma noi [non] abbiamo mancato tante volte? Anzi, siamo nati con il peccato originale: Prega per noi peccatori: non siam degni di presentarci davanti al Signore, che abbiamo offeso… ma Maria ci accompagna come una mamma accompagna il bambino, magari davanti al padre se il bambino ha mancato di rispetto al padre, se ha disobbedito: il bambino, allora, accompagnato
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dalla mamma spera il perdono del padre, spera di evitare il castigo dal padre… così noi. Maria ci accompagna a Dio, ci accompagna al suo Figliolo e il suo Figliolo Gesù avrà misericordia di noi per l’intercessione di Maria…
Peccatori: stiamo sempre umili pregando. Se Maria poté dire: Ecco la serva di Dio, noi dobbiamo sempre dire: Ecco il peccatore di Dio! Maria non poteva dire quelle parole, perché era santa, non poteva dire una bugia; ma noi purtroppo siamo tanto macchiati e fin dalla nascita… nascere così macchiati con la colpa originale, che non è un peccato nostro individuale ma è una colpa lasciataci dai progenitori.
Adesso: pregare Maria che abbia misericordia di noi adesso, ogni giorno della settimana, ogni giorno dell’anno, ogni giorno della vita: prega per noi adesso.
E nell’ora della nostra morte: adesso, perché abbiamo più fede, abbiamo più amore a Dio, più fiducia nel Signore, nella sua grazia, più buona volontà e che vogliam riempire le giornate di meriti… adesso e nell’ora della nostra morte: che Maria corra al nostro letto quando vede che il nostro passaggio all’eternità è vicino! Dagli ultimi momenti della vita dipende tanto per l’eternità, tanto, sì, se si passa all’altra vita con spirito di fede, di speranza, di carità, di dolore dei peccati. Allora chiamiamo questa Madre, e la chiamiamo adesso perché può essere che in quel momento noi abbiamo perso la cognizione, cioè la conoscenza… ma il nostro dolore, la nostra malattia, eccetera, servano di chiamata: se il bambino sta male, e alza la voce, per quanto gli è possibile, chiamando la mamma, ma la mamma corre! Quando staremo male, che la Mamma corra presso di noi! Che ci venga a consolare, a fortificare, a suggerirci sentimenti di fede, di speranza e di carità: Possa chiamarti e poi morire4.
Chi è abituato a dire le tre Ave Maria a mattino e sera o a dire bene l’Angelus o a dire bene le Ave Maria del rosario,
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chi è abituato a chiamare Maria, può sperare che l’ultima sua parola sia Maria: Possa chiamarti e poi morire. Che l’anima nostra spiri tra le braccia di Maria e che Maria ci porti al Signore… E saremo condonati da Dio se siamo con Maria? No!? Ecco… Allora, ripeterla bene l’Ave Maria, dirla adagio… Se non ci sono proprio questi sentimenti che ho accennato in questo momento, ce ne saranno degli altri sentimenti, anche più belli, e la nostra divozione a Maria crescerà e sentiremo che Maria ci protegge. Prega per noi, adesso e nell’ora della nostra morte: ci protegga in vita, ci difenda dal peccato.
Che noi santifichiamo i giorni della nostra esistenza, giorni pieni di meriti quando si fanno le cose per amor di Dio e si fan bene… la giornata resta piena di meriti e i meriti vanno sulla porta dell’eternità e ci accompagneranno al paradiso, sì.
Allora grande fiducia nell’Ave Maria.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 96/61 (Nastro archivio 89b. Cassetta 89, lato 2. File audio AP 089b). Titolo Cassetta: “Tempo di grazia e di misericordia”.
2 Vedi pp. 107-110.
3 «L’apparizione a Maria e il saluto angelico divennero uno dei soggetti preferiti dell’arte sacra cristiana e ammirati dai poeti: “Parea Gabriel che dicesse: Ave” (Ariosto, Orlando Furioso, XIV, 90); e prima: “Giurato si saria ch’ei dicesse: Ave” (Dante, Purgatorio, X, 40)» (da Treccani.it, Enciclopedia Italiana (1932), voce: Gabriele).
4 Il PM sta citando un’espressione del canto tradizionale mariano, di cui esiste più di una versione: Maria, che dolci affetti. L’ultima strofa dice: “Quando affannoso, ansante / sarò nell’ultim’ora, / Madre, deh, possa allora, / possa chiamarti e poi morir!” (Preghiere, ed. 1957, pp. 319-320).