Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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11. COLTIVARE LA VIRTÙ DELLA SPERANZA
Come vincere la presunzione e la sfiducia
Domenica III dopo Pasqua, Meditazione, Castel Gandolfo, 23 aprile 19611

In questo tempo pasquale, prima si è domandata la grazia [dell’]aumento di fede: Fate che io creda sempre più; ora domandare la speranza; poi, avvicinandosi il tempo di Pentecoste, la carità. La speranza, quella che noi ricordiamo nelle orazioni… dopo l’Atto di fede diciamo Atto di speranza2, e conchiudiamo: Che io non resti confuso, e cioè che crediamo sempre di più e che speriamo sempre meglio. Perché le tre virtù teologali che fanno veramente la sostanza della religiosa, il fondamento di tutta la vita religiosa… sono sempre le tre virtù teologali: fede, speranza e carità.
Speranza!! E cioè noi confidiamo nel ricevere - primo - la grazia di avere tutti gli aiuti necessari per vivere bene; e poi di arrivare al paradiso. Speranza della salvezza, anzi speranza della santificazione; speranza di vincere le tentazioni e speranza di essere, per mezzo della grazia di Dio, forti, coraggiosi, costanti, perseveranti fino alla fine. Speriamo non per i meriti nostri, ma per i meriti di Gesù Cristo. Certo ci vuol la nostra preghiera, ci vuol lo sforzo anche, ma in primo luogo la grazia, l’aiuto soprannaturale ci vuole. Vi sono proprio
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tante tendenze che non vinciamo se non c’è la grazia, e vi sono tante virtù che non riusciremmo a praticare se non ci fosse3 la grazia.
Speranza del cielo. Gesù ne parla ai discepoli, ai suoi apostoli, e fa vedere come egli fra poco non sarebbe più stato con loro, e cioè egli avrebbe lasciato la vita presente e sarebbe andato su in paradiso, e poi l’avrebbero riveduto in paradiso4. Quindi leggiamo la prima parte del Vangelo.
«In quel tempo: disse Gesù ai suoi discepoli: Ancora un poco e non mi vedrete più ed un altro poco e mi rivedrete, perché vado al Padre - e quindi egli li precedeva in paradiso e là l’avrebbero riveduto, Gesù, come l’hanno veduto di fatto in cielo -. Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra di loro: Che vuol dire con questo suo parlare: Ancora un poco e non mi vedrete più e un altro poco e mi rivedrete di nuovo, e me ne vado al Padre? E si interrogavano: Che significa questo suo dire un poco? Non comprendiamo quello che voglia dirci. Ora Gesù, conoscendo che volevano interrogarlo, disse loro: Vi domandate l’un l’altro che cosa voglio dire con il mio parlare: ancora un poco e non mi vedrete più, un altro poco e mi rivedrete di nuovo. In verità, vi dico: piangerete e gemerete ed il mondo godrà, voi sarete in afflizione, ma poi arriverà la gioia, la vostra tristezza sarà cambiata in letizia - ecco, fermiamoci pure qui a questo punto -.
Io vi vedrò di nuovo e ne gioirà il vostro cuore e nessuno vi toglierà la vostra gioia»5.

…Perché in cielo nessuno ci toglierà la nostra felicità. Certamente il lasciare il mondo importa sacrificio, mortificazione. L’obbedienza importa mortificazione, lo spirito di povertà importa mortificazione, lasciare una famiglia importa mortificazione, e vivere santamente importa mortificazione: e degli occhi e dell’udito e dei sensi e della fantasia e del cuore, sì… ma la vostra tristezza si cambierà in gaudio. Ecco, la vostra tristezza si cambierà in gioia e gioia eterna.
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Dunque che cos’è la speranza? È quella virtù per cui noi speriamo il paradiso e le grazie per guadagnarlo, mediante la preghiera e mediante lo sforzo: Con le opere che io debbo e voglio fare. Allora noi abbiamo da evitare due difetti, che potrebbero essere anche peccati contro la speranza, e cioè quando si presume, si confida nelle nostre forze, essere capaci a praticar la virtù da noi medesimi e poi gonfiare un po’ con la nostra fantasia il bene che si è fatto: è presunzione, presunzione di arrivare al cielo senza sacrifici, quasi che il Signore ammettesse in cielo chiunque senza che venga esaminato. No, vi è un giudizio, un giudizio particolare. Perciò non presumere, ma pensare che noi, giorno per giorno, bisogna che confidiamo nella preghiera, confidiamo nei meriti di Gesù Cristo. Al mattino si viene in chiesa per prendere le grazie per la giornata… per poco che uno si applica al mattino nella meditazione, nell’esame di coscienza, nella Messa, nella Comunione, allora, per poco che si applichi, esce dalla chiesa, dalla cappella con una certa buona volontà… ecco, perché c’è l’aiuto di Dio con noi! Questo aiuto di Dio chiediamolo per tutta la giornata, però! Ritornare spesso sui pensieri della meditazione o fare qualche comunione spirituale, perché la giornata sia bella tutta, piena di luce e piena di meriti, lieta, serena nel Signore, di gaudio interiore e spirituale; e nello stesso tempo coraggio […] per fare le opere buone che io debbo e voglio fare, sì. Oh!
Inoltre si potrebbe cadere anche in un altro peccato, di scoraggiamento, di sfiducia, ed è un segno alle volte non di disperazione proprio - la disperazione eccessiva all’estremo è stata quella di Giuda: non sperò più il perdono e pieno di rimorsi finì la sua vita violentemente con il suicidio [cf Mt 27,3-5] -…oh!, ma vi è alle volte una mezza disperazione, e cioè: Non posso vincere questo difetto, e farmi santo è troppo difficile; altri si son fatti santi, ma forse avevano più grazia… io ho un carattere così difficile da dominare, eccetera…. Delle mezze disperazioni… ed è il diavolo più brutto questo scoraggiarsi, abbandonarsi alla tristezza, veder tutto scuro: sono queste tentazioni che dipendono da Satana in gran parte, dipendo-
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no dal demonio; e qualche volta sono tentazioni così ostinate che non si sanno spiegare. Allora è il momento dei maggiori meriti, perché vincere una tentazione tante volte è più un merito che non fare qualche opera di pietà facile - che si fa tanto volentieri - e invece quando viene la tentazione, e che si ostina, allora abbiamo ancora uno sforzo e una grazia particolare…
Cosa dobbiamo dunque fare? In questo tempo nutrire nei nostri pensieri molto questa virtù: Sono uscito dalle mani di Dio; adesso devo fare qualche cosa sulla terra, il volere di Dio; poi lascerò il mondo e ritornerò a Dio, al Padre celeste… ché mi presenterà lui, Gesù, a suo Padre, come un’anima che egli ha salvato con la sua passione e morte, come un’anima che ha avuto buona volontà, si è santificata. La speranza! Certamente che le lusinghe: vedere persone le quali seguono solo il piacere, l’ambizione, la comodità, il divertimento, e vogliono godersi al massimo la vita in quanto possono, e non sono mai soddisfatti anche quando sono nel piacere, perché succede subito poi che abbiano rimorso, una pena di aver perduto i meriti, di aver perduto Dio, sì. Allora, vengono queste tentazioni ma sono le prove della vita, son le prove della vita. Il diavolo ha tentato anche Gesù [cf Mt 4,1-11], quanto più tenterà noi, quanto più tenterà noi! Egli opera per un po’ sulla fantasia, sui nostri sensi interni, eccetera, in quanto Dio lo permette; ma noi ricorriamo al Signore con la preghiera finché la speranza… eh, ha due oggetti: il primo è il paradiso - [le] grazie [per arrivare] al cielo -; il secondo è la speranza di vivere bene, di aver le grazie per vivere santamente. Coraggio dunque, sempre. Gesù è con noi e noi siamo con Gesù6.
Poi adesso si presenta una bella occasione… pregare e sperare nella Vergine, nella Regina degli Apostoli; ci si avvicina al mese di maggio: preparare i cuori, preparare i fioretti da fare7, preparare anche le grazie che vorremmo chiedere, sì, e voltare il nostro affetto a questa Madre… e per suo mezzo le grazie:
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che chieda le grazie al Figlio, ecco. Come Maria ha pregato il Figlio alle nozze di Cana e il Figlio ha cambiato l’acqua in vino [cf Gv 2,1-11], così cambierà i nostri sentimenti in sentimenti santi, i nostri pensieri in pensieri santi, la nostra vita in una vita santa… Non aver più altro in mente ormai che farsi sante. E a tutti è possibile, a tutti è possibile, sperando nella grazia del Signore.
In questi giorni che mancano all’Ascensione, voltare spesso il pensiero e lo sguardo anche al cielo: là mi attendono i santi, là mi attendono gli angeli, là mi attende Gesù, mi attende Maria… ecco. Allora con coraggio e fiducia nella Madonna, avanti! Avanti sempre, e quello che è difficile per noi diverrà facile per la grazia di Dio, per l’intercessione di Maria. Perciò coltivare la speranza, e «spes nostra, salve»8: la speranza in Maria.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 91/61 (Nastro archivio 87a. Cassetta 87, lato 1. File audio AP 087a). Titolo Cassetta: “Chiedere la speranza della salvezza per mezzo di Cristo”.
2 Cf Le Preghiere del Cristiano. Vedi Preghiere, ed. 1957, pp. 16-17; ed. 1985, pp. 22-23. Il PM si riferisce alle orazioni del mattino che si pregavano ogni giorno nella Famiglia Paolina. Più avanti nella meditazione, citerà e commenterà ancora alcune espressioni dell’Atto di speranza. L’espressione “che io non resti confuso in eterno” è stata oggi sostituita con le parole: “che io possa goderti in eterno”.

3 Il PM dice: se non c’è la grazia.
4 Il PM dice: sarebbe andata su in paradiso, e poi l’avrebbero riveduta in paradiso.
5 Vangelo: Gv 16,16-22. Il PM non legge il versetto 21.

6 Vedi AP 1959, p. 159, nota 10.
7 Parole incerte.

8 «Speranza nostra, salve». Dalla preghiera: Salve Regina.