strazioni; non che le acconsenta, che le voglia, ma perché la fantasia gioca, i pensieri se ne volano di cosa in cosa e mentre che prima stavamo raccolti a parlare con il Signore, ci vediamo ad un certo punto tanto lontani con il pensiero e con il sentimento da lui: distrazione. Quando la persona, tuttavia, si è messa con impegno a pregar bene e va avanti per un poco della sua orazione anche distratta, quella non è una venialità; soltanto che, allorché si accorge, allora rimettersi con i pensieri, rimettersi a posto con Dio, nell’intimità di Dio, sì… e ricominciare. E se anche un’ora di orazione si occupasse tutta nel combattere le distrazioni per il raccoglimento, per vivere raccolte, pregare raccolte, queste anime hanno pregato bene, hanno fatto bene la loro ora di orazione, sebbene non abbiano fatto altro che combattere. E invece vi è chi va mal volentieri alla preghiera: continua ad occuparsi volontariamente di quello che ha veduto, sentito, di quello che ha fatto, di quello che vorrà fare… e che non interessa la preghiera: quindi distrazioni volontarie.
Così avviene in qualsiasi venialità. Alle volte sfugge un atto di collera che è prima fatto che sentito… prima lo scatto, prima di avere controllato ciò che stiamo facendo: e sfugge una parola la quale e prima e dopo l’anima la detesta, non la vuole… ma è un atto improvviso, un atto così che procede più dal senso che dal consenso, è più il senso che il consenso: allora non c’è il peccato.
Oh! Distinguere quindi bene ciò che è venialità deliberata da ciò che invece è debolezza, fragilità umana; per quanto si lavori con lo spirito e con l’impegno, tanto si morirà con dei difetti. Tuttavia i difetti non son volontari, perché son combattuti… e allora nessuna offesa a Dio; e allora, siccome c’è questa volontà che detesta ogni male, c’è questa volontà di correggere ogni male, anche il più piccolo difetto, la vita si svolge unita a Dio e tutte le ore sono ordinate a Dio… c’è una continuità di meriti, sebbene sfuggano difetti… eh, sì!
Allora, che cosa è il veniale? Il veniale è un’offesa a Dio, un’offesa a Dio che si distingue bene dal mortale: per il mortale si merita l’inferno, per il veniale si merita il purgatorio in-
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vece; per il mortale è proibita la Comunione, finché uno non si confessa, per il veniale si può fare ancora la Comunione; per il mortale si dà morte a Gesù per quanto sta dall’anima - mica che Gesù muoia -, ma Gesù, quando è andato a morire, scontava il peccato; il peccato veniale non è crocifiggere Gesù ma piantargli le spine, sì, le spine nel cuore, disgustarlo, sì… e Gesù già ha sentito allora tutte le pene per tutte le imperfezioni volontarie; il peccato grave non toglie lo stato di grazia, ma diminuisce la grazia. Il peccato veniale3 non fa perdere la grazia, ma toglie molte grazie per cui l’anima si avvicina poi alla colpa, sì.
Allora, il peccato veniale è un’offesa a Dio, a Dio Padre buono, Padre nostro che è nei cieli, il Creatore, colui che è la stessa Provvidenza. [Il] peccato veniale è una grossa ingratitudine a Dio… con tanti benefici che ci ha fatto, con tante grazie di preferenza che ci ha concesse! […] Ingratitudine. Quando si dice ad uno… supponiamo, il padre al figlio che non porta rispetto e non aiuta il padre che soffre: Sei un ingrato!, che pena è per il figlio! San Paolo dice: «Grati estote» [Col 3,15], siate grati… non ingrati.
Il peccato veniale indebolisce l’anima, tanto più se questo peccato veniale è frequente, se questo peccato veniale non lo si combatte… indebolisce l’anima! E allora le tentazioni aumentano. È come se uno si avvicina al precipizio: eh, si avvicina, non è più così al sicuro dal precipizio come se stesse in mezzo alla strada; ma se uno si porta già sul ciglio della strada e sotto c’è un abisso… un passo messo in fallo, eh!, sarà quello la causa della caduta nel precipizio! Si tolgono… diminuiscono le grazie, le passioni si rafforzano, e allora il diavolo comincia a soffiare maggiormente nell’anima: verrà un brutto giorno, c’è già una certa tristezza, c’è uno scoraggiamento, oppure ci si è messi in compagnie meno delicate, oppure si son seguiti pensieri meno delicati e si sono avuti libertà di occhi, eccetera… meno delicate… che cosa succede-
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rà? Ci vuol tanto a stare in piedi, ci vuol tutta la grazia di Dio! Ma se uno è ferito, è ferito da tante venialità, starà ancora in piedi? Il peccato veniale dissangua, e uno che perde sangue, e un po’ oggi, un po’ domani, e un po’ da una parte e un po’ dall’altra del corpo… e allora? E allora potrà essere vittima prima di piccole malattie, e poi di malattie un po’ più gravi e malattie che alla fine daran la morte, eh! Ieri stavo a visitare un infermo il quale era come dissanguato: aveva perso tanto sangue e cercavano di far queste trasfusioni di sangue, ma il corpo era già così indebolito che i medici si guardavano in faccia, a dire: Chissà se questo rimedio può riuscire efficace!. Oh! Perché moralmente non c’è una linea definita tra il veniale e il grave, quando c’è del tutto il consenso o quando c’è solo un mezzo consenso, quando c’è stata mezza avvertenza o c’è stata avvertenza piena; dove non è come dire che lungo la strada ci sono le strisce e la strada è divisa magari in tre reparti, e ce n’è una a destra e una a sinistra [di strisce] e in mezzo c’è il posto per oltrepassare quando è il tempo di oltrepassare: lì le strisce son chiare, ma in un’anima non è così chiaro se una abbia avuto la perfetta conoscenza; eh, magari era ancora una bambina: timore un po’ che quello non andasse bene… ma non era proprio cosciente [che] ci fosse del tutto male; oppure anche adulti: un consenso che si pensa che non sia stato pieno, o consenso che possa anche… forse essere stato pieno… almeno c’è il timore che sia stato; e allora bisogna fare come uno sforzo… come per tranquillizzare la coscienza, per far la Comunione, ricorrendo all’atto di contrizione, magari perfetto, eccetera. E il peccato veniale è la strada: temer sempre per questo. Certo: che tutti quelli che si permettono ogni cosa lecita, si arriva all’illecito; se unoproprio vuole andare sempre all’estremo, fin dove ancora non è proprio peccato… ma non si fa così quando si conduce la macchina, non si va a provare se il ciglio della strada regge, regge il peso della macchina, eccetera… si cerca di tenersi al sicuro: e così non solamente si evitano proprio i pensieri cattivi, ma anche i pensieri frivoli: se no, da un pensiero si va all’altro; non soltanto si evitano le fantasie, le immaginazioni
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eccetera… cattive, ma si sta a quelle che son buone. Fantasie buone: e cioè si pensa e si riproducono le fantasie sante, supponiamo un esempio buono che abbiam veduto, e l’esempio di Gesù, eccetera. Se uno vuole andare sempre sull’orlo: dire tutte le parole che non sono ancor gravi, perché quella non è proprio una calunnia oppure è detto soltanto rivelazione di un difetto, e si crede che non sia peccato grave, se uno vuol sempre andare a tutto quello che è solamente veniale… [occorre] stare indietro, perché vi è un terreno di confine e qualche volta poi si finisce a non distinguere più se si è ancora sul terreno buono oppure si è già sul terreno cattivo. Così non bisogna mai, nel trattare noi stessi e la libertà dei sensi… perché c’è sempre quel rischio: se uno si permette tutto ciò che è lecito, si prepara all’illecito, ecco. Quindi piccole disobbedienze… ma possono diventare disobbedienze grosse, e ad un certo punto si crede di aver ogni4 ragione di disobbedire e magari nelle cose più serie, perché da una parte è diminuita la luce e la grazia, dall’altra parte la persona un po’ abituata ad andare fino a quello che non è grave, un bel giorno, un po’ annebbiata e un po’ indebolita, annebbiata la mente e indebolito il cuore, può fare anche un altro grave passo di perdere la vocazione; e dolorosamente questo può accadere in ogni età, in ogni età.
Allora il lavoro della religiosa, dell’anima consecrata è più contro il peccato grave che non contro il peccato veniale, certo… però, ognuno che vuole fare in maniera di non commettere il grave, deve combattere il veniale! E siccome generalmente non si commette il peccato grave, allora la lotta va diretta contro il veniale per mai avvicinarsi. Aver sempre un grande orrore, un grande orrore… Peccato veniale che fa perdere tanti meriti, peccato veniale che merita tante pene in purgatorio, peccato veniale che indebolisce la vocazione, peccato veniale che non lascia mai la pace, la tranquillità di spirito…, peccato veniale che impedisce le comunicazioni intime con Gesù, le dolcezze della vita religiosa, la gioia
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3 Il PM dice erroneamente: mortale. Prima, egli usa l’espressione “peccato grave” probabilmente in riferimento al veniale.
4 Il PM dice: tutto.