2. L’AMICIZIA INTIMA CON GESÙ
Corrispondere alla vocazione e all’amore di Gesù
Domenica di Settuagesima, Meditazione, Castel Gandolfo, 29 gennaio 19611
«In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: È simile il regno dei cieli ad un padrone che allo spuntar del giorno uscì a prendere ad opera dei lavoratori per la sua vigna. E pattuito coi lavoratori un danaro al giorno, li mandò alla sua vigna. Ed uscito verso l’ora terza, vide altri stare sulla piazza sfaccendati, e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna e vi darò quello che sarà giusto. E quelli andarono. Di nuovo uscì verso l’ora sesta e l’ora nona, e fece lo stesso. Uscito poi verso l’undecima, trova altri sfaccendati, e dice loro: Perché ve ne state tutto il giorno qui senza far nulla? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli a loro: Andate anche voi nella mia vigna. Venuta poi la sera, il padrone della vigna dice al suo fattore: Chiama i lavoratori e paga loro la mercede, cominciando dagli ultimi fino ai primi.
Essendo dunque venuti quelli dell’undecima ora, ebbero un danaro per uno. Venuti poi anche i primi, pensavano di ricevere di più: ma ebbero anch’essi un danaro per uno. E, presolo, mormoravano contro il padrone, dicendo: Questi ultimi han fatto un’ora sola, e li hai trattati come noi che abbiamo invece portato il peso della giornata e il caldo. Ma egli, rispondendo ad uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto: non hai pattuito con me per un danaro? Piglialo e vattene; ma io voglio dare anche a questi ultimi quanto a te. E non posso fare del mio quello che voglio? È forse maligno il tuo occhio perché io sono buono?
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Così gli ultimi saranno i primi, e i primi ultimi. E molti saranno i chiamati, ma pochi gli eletti»2.
La parabola del regno che abbiamo letto riguarda un po’ tutta la storia della redenzione, e [vi] si applicano le vicende della storia della salvezza: qui sono come annunziate; tuttavia restringiamoci soltanto ad un’osservazione per oggi. Questa: come il Signore dà ad anime grazie più abbondanti.
A voi ha dato grazie più abbondanti: la vocazione. Per qualche nostro merito? No. La vocazione è la volontà di Dio che destina3, creando un’anima, ad uno stato o ad un altro: e allora che meriti avevamo quando ancora non esistevamo? Se si pensa indietro nella vita, tante sono state le persone che abbiam conosciuto: nella parrocchia, nel paese, nel vicinato, sì; e fra tante, preferite alcune anime chiamate a sé da Gesù, chiamate ad una santità maggiore, chiamate ad una gloria maggiore in cielo… tutti son chiamati al cielo, ma in cielo vi sono tanti posti: potrebbero forse quei che non han ricevuto questa grazia della vocazione lagnarsi? No, perché il Signore è il giusto distributore dei beni; e perché egli è buono, dovremmo o dovrebbero lagnarsi? Purché ci siano a tutti le grazie per arrivare al paradiso, perché la chiamata, la vocazione al paradiso è a tutti. E il padrone della vigna ha dato a tutti il denaro pattuìto: la grazia di salvarsi l’hanno tutti.
Oh! Ma se il Signore vuole mostrarsi più buono con qualche anima, che cosa bisogna che noi impariamo e concludiamo per il nostro profitto? Amati più dal Signore, dobbiamo amare di più il Signore. Amare perché lui ci ha amati dall’eternità - o Dio di carità!4 -, ma amarlo di più perché dall’eternità ci ha amati di più. Quindi, non basta la perfezione che può avere… che può raggiungere un buon cristiano, ma di più, più avanti andare, più avanti perché più grazie abbiamo ricevuto.
Stabilire fra noi e Gesù una più intima amicizia. Ma come si stabilisce l’amicizia con Gesù? L’amicizia è uno scambio di
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doni: Dio che dà, l’anima che si dà. Quando l’anima arriva a dare tutto, allora Gesù si dona tutto all’anima, sì; quando cioè si arriva a dare tutto: tutta la mente che lo ami Gesù, tutto il cuore che lo ami Gesù, tutta l’attività che sia segno e [sia] messa in moto appunto per l’amore a Gesù. È facile dir tutto con una parola, ma si tratta di non ritener niente per noi, si tratta di dargli tutto: quindi, tutto a sua gloria quel che facciamo; tutto per amore di lui e del paradiso ciò che facciamo; che mettiamo sotto i piedi l’amor proprio nostro, l’orgoglio, l’avarizia, l’invidia, la sensualità, la pigrizia. Che diamo tutto quel che abbiamo! La mente: che sia impegnata a darsi5 a Gesù e alle cose che sono care, giuste, gradite a Gesù; così il cuore: che cerchi solo la sua gloria, il suo amore; così tutto quello che c’è in noi di tendenze, di desideri, di volontà, di propositi… tutta la giornata intiera6 e intieramente, sì, oltre che tutta la giornata in amore a Gesù, intieramente per amore a Gesù. La offerta nostra: Vi dono tutto il mio cuore, tutta l’anima mia7, è un atto di amore che abbiamo fatto; tanto più la professione: Tutto mi dono e consacro8… ma poi che ci riteniamo niente: niente della nostra volontà, niente dei nostri gusti, niente delle nostre preferenze.
Ma le preferenze per fare una cosa o un’altra, [siano] queste: quello che preferisce Gesù; il modo di far una cosa: quello preferito da Gesù; le intenzioni che mettiamo: quelle volute da Gesù, preferite da Gesù, l’intenzione con cui voi vi
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immolate sui nostri altari9. E allora più noi diamo il nostro essere, tutto il nostro essere a lui, e più egli più abbondantemente si dona a noi: dona più luce, dona più grazia, più forza, più fede, più fiducia, più amore e più umiltà, più carità… e l’anima può salire, salire gradatamente alla santità. Se noi siamo generosi, Gesù non si lascia vincere in generosità, abbonda sempre di più.
Ora noi abbiamo da esaminare se ci sono ancora delle nostre preferenze per qualche cosa, o se sempre preferiamo quello che piace a Gesù e vogliamo quel che piace a Gesù sempre. Che non ci siano preferenze e gusti nostri a tutto. Oh! È tanto difficile che l’amor proprio, difficile, muoia del tutto, si farà sempre un po’ sentire nella nostra vita; ma il sentirlo non è l’acconsentirvi! E allora anche se si sente e il cuore è magari agitato, tuttavia lo spirito unito a lui, a ciò che Gesù preferisce, a quello che è più perfetto in10 questo momento: che cosa è più perfetto è come uno si comporta al mattino in chiesa, nell’apostolato, in ricreazione, a tavola, nel lavoro vario, in tutto quel che uno ha di ufficio… farlo come preferisce Gesù.
Oh! La generosità di Gesù sarà tanto più abbondante quanto è più abbondante la nostra corrispondenza. Quando non corrispondiamo alle grazie del Signore, gli restringiamo la mano che vorrebbe… tanto vuol dare, che tanto offre a noi. Allora la corrispondenza alla vocazione e la corrispondenza all’amore di Gesù.
Poi, ogni anima ha delle cose particolari, intime, che non si possono neppure ricordare - diciamo - in una meditazione così per tutti, ma ogni anima sa come son le sue relazioni con Gesù, come si sente con Gesù, quale spirito di fede c’è in Gesù, quale fiducia c’è in Gesù, quale amore c’è a Gesù, quale umiltà di cuore c’è; e, intendendo di imitare la mitezza e umiltà di Gesù, quale è lo spirito di carità vicendevole, quale
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è l’obbedienza, eccetera… Allora, discendendo in questi particolari esami di coscienza, nell’intimità del nostro essere, noi ci rendiamo conto se veramente siamo del tutto di Gesù e se ogni giorno gli facciamo l’offerta, del tutto. Cosa possiamo donare a Gesù? Eppure l’amicizia è uno scambio di doni: non aspetta che il nostro essere, Gesù, e cioè quel che abbiamo che è poi già suo dono, è già suo dono e sua grazia… non avremmo nulla e certamente non avremmo esistenza se egli non ce l’avesse data: così ogni grazia. E allora Gesù, venendo, trova il cuore libero e depone le sue grazie e lo riempie della sua misericordia.
Avanti! Sempre! Ma generosità. Non dico di fare il voto che hanno fatto certe anime che sono più generose di far sempre il più perfetto… però il proposito sì, il voto no, in generale; ma il proposito di far ciò che è più gradito a Gesù, di ciò che è più perfetto, questo sì, questo proposito. Allora se noi diamo tutto l’essere a Gesù, ecco, la grazia aumenterà di giorno in giorno; vi sono proprio anime che fanno dei passi, passi lunghi giorno per giorno, e vi sono anime che pestano sempre il terreno e son sempre allo stesso punto, non fanno i passi, muovono i piedi ma sullo stesso punto, sulla stessa piastrella: pestano sempre lo stesso terreno. Oh!, e anime che invece danno buoni passi; e allora, essendo generose con Gesù, a che punto le condurrà in perfezione, in santità? Questo è misterioso, ma: E se io voglio essere buono con gli altri?. Gesù è buono! Gesù è buono e vuole essere generoso con noi: non restringiamogli la mano ma assecondiamo Gesù in tutti i suoi desideri.
Però il sacrificio è sempre lì, della giornata11… cerca di vivere nonostante che noi cerchiamo di soffocarlo. Ma l’amor proprio volgerlo verso Dio e verso una maggiore santità: voglio esser santo, esser presto santo e grande santo. Questa è generosità.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 88/61 (Nastro archivio 83a. Cassetta 83, lato 1. File audio AP 083a). Titolo Cassetta: “Parabola degli operai”.
2 Vangelo: Mt 20,1-16.
3 Sta per: orienta, dà una vocazione.
4 Espressione incerta.
5 Il PM dice: a darla.
6 Parola incerta.
7 Si tratta dell’espressione consigliata nel Catechismo Maggiore di Pio X: «Che cosa deve fare un buon cristiano la mattina subito svegliato? Un buon cristiano, la mattina appena svegliato, deve fare il segno della santa Croce ed offrire il cuore a Dio, dicendo queste o altre simili parole: Mio Dio, io vi dono il mio cuore e l’anima mia» (parte V, capo VIII, Degli esercizi divoti che si consigliano al cristiano per ogni giorno).
8 Nella formula della professione religiosa vi erano le parole: «Offro, dono, consacro tutta me stessa a Dio» (Prime Costituzioni dell’Istituto “Regina Apostolorum” per le vocazioni (C ’58), art. 102, in AP 1958/2; Rituale delle Suore di Maria Regina Apostolorum, Lido di Ostia 1964, p. 33). Questa espressione, presente in tutte le formule della professione religiosa delle Congregazioni paoline, è usata anche nella preghiera Consacrazione alla Santissima Trinità: cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, (Preghiere), ed. 1985, p. 187; GIACOMO ALBERIONE, Preghiere, (PR), Orazioni composte dal Fondatore della Famiglia Paolina, Roma 2007, pp. 57-58.
9 Espressione ricavata dalla preghiera Cuore Divino di Gesù: cf Le Preghiere della Pia Società San Paolo, (Preghiere), ed. 1957, pp. 12-13; [della Famiglia Paolina], ed. 1985, pp. 17-18. PR, p. 42.
10 Il PM dice: a.
11 Parola incerta. Tutto il periodo risulta poco chiaro.