Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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23. PRUDENZA DELLA CARNE O DELLO SPIRITO
Le persone imprudenti e le persone prudenti
Domenica VIII dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 16 luglio 19611

[Il Vangelo], ricavato da san Luca, capo XVI.
«Gesù disse ai discepoli una parabola. Un signore venne a sapere che il suo fattore dissipava i suoi beni. Lo mandò a chiamare: Che cosa è mai quello che sento dire? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più tenerla.
Il fattore pensò tra sé: Cosa faccio, ora che il padrone mi toglie la fattoria? Zappare, non ho la forza. Mendicare, mi vergogno. Ecco, farò in modo che qualcheduno mi dia ospitalità in casa sua quando sarò senza lavoro. Mandò a chiamare i debitori del padrone e domandò al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d’olio. Ed egli: Prendi la tua fattura, siedi e scrivi cinquanta. Poi domandò ad un altro: E tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Su, prendi la ricevuta e scrivi ottanta.
Il padrone lodò l’accortezza del fattore perché aveva agito con astuzia. Poiché i figli di questo mondo nei loro affari sono più avveduti dei figli della luce.
Ed io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze che sono occasione di peccato, affinché quando veniate a morire, essi vi accolgano in cielo»2.
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Fatevi degli amici con le ricchezze che sono occasioni di peccato: cioè lasciare quello che è occasione di peccato, che può essere il lusso, le soddisfazioni, l’ambizione, eccetera. Invece usare di tutto in ordine all’eternità; e chi rinunzia a tutto, prepara a se stesso un premio eterno.
Qui ci sono da considerare due cose: e cioè, quel fattore infedele che amministrava malamente, ecco, e poi, dovendo essere dimesso dalla fattoria, aggiunge un altro male al male precedente. È come chi ha fatto una mancanza e dopo cerca di coprirla con bugie e ipocrisie, aggiungendo male a male. Ora, ecco, il fattore cerca di farsi amici per il tempo in cui non avrebbe [avuto] più il suo impiego, il suo lavoro, ingannando ancora un’altra volta il padrone… accortezza. Si può chiamare prudenza, questa?
Vedete, ci sono due sorta di prudenza: la prudentia carnis, peccaminosa, la prudenza di un ladro il quale cerca di non essere scoperto e dissimula e cerca di rubare il portafoglio senza farsi notare; e c’è la prudenza dello spirito: prudenza dello spirito per chi, ad esempio, vuol fare vita fervorosa e frequentemente ricorre con il pensiero a Gesù… quando può va fino a vedere Gesù in chiesa, a vedere il tabernacolo. Sì, prudenza della carne e prudenza dello spirito.
Vi sono persone imprudenti, persone prudenti.
Imprudenti quelli che non custodiscono gli occhi, quelli che non misurano le parole, quelli che commettono il peccato, anche interiormente di pensieri, desideri, invidie, orgoglio, eccetera.. imprudenze, allora, perché chi si mette nel pericolo, finisce con il cadere: «Qui amat periculum in illo peribit»3 [Sir 3,26], dice la Scrittura. Perché la fantasia si riempie poi di cose non buone, e il pensiero e la fantasia operano sul cuore.
Prudenza, invece, spirituale, è quella che si chiama virtù cardinale. Prudenza, giustizia, fortezza, temperanza: quattro virtù cardinali… la prima, la prudenza. La prudenza che hanno mostrato le cinque vergini prudenti e la mancanza di prudenza, quindi imprudenza, quello che hanno mostrato le vergini
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imprudenti, che cioè non hanno fornito di olio le lampade per il momento in cui era necessario accenderle [cf Mt 25,1-13], sì.
Dobbiamo sempre chiedere le virtù cardinali; prima, la prudenza. La prudenza è particolarmente necessaria nel tempo della gioventù, particolarmente necessaria quando si ha a trattare con persone, particolarmente necessaria quando si hanno da compiere e da fare cose che hanno conseguenze. Persone imprudenti che precipitano, persone che sono pronte a cambiare sempre propositi, desideri, persone che quindi un giorno per loro è tutto luce e tutto sole, e all’indomani magari è tutto nuvolo, se non si arriva proprio alla tempesta! Persone, quindi, che non sanno costituirsi un avvenire, una personalità, un carattere, una vita. Sì, occorre che noi sappiamo che in tutto il corso delle cose, in tutto il corso della vita, sempre incontreremo difficoltà e sempre avremo l’aiuto di Dio se lo chiediamo, per superare le difficoltà. Perciò aspettarsele le difficoltà, e mai pensare che uno finalmente trovi la felicità senza preoccupazioni e senza prove, senza illusioni, senza delusioni, meglio. No! Ma con la prudenza saperci regolare: e quando sembra che tutto proceda secondo i nostri voleri, e quando sembra che tutto proceda contro i nostri voleri.
Prudente è proprio la vergine che si consacra a Dio per un premio maggiore. Questa sì che è prudenza! Con un poco di sacrificio… fa il sacrificio di se stessa, chi si consacra a Dio, quanto guadagna per l’eternità! È di fede che la verginità supera invece il matrimonio, anche ben vissuto… fede4 . Ora, ecco, «Maria optimam partem elegit» [Lc 10,42], Maria scelse la miglior parte, disse Gesù di Maria, la sorella di Marta, perché, mentre Marta si preoccupava tutta della casa, Maria si era preoccupata in primo luogo dello spirito e perciò si era ritirata con Gesù a trattare gli affari della sua coscienza,
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per sentire Gesù, i suoi consigli… Oh!!, il mondo riempie le orecchie, il cuore e la fantasia, e incanta come incanta o ha incantato Eva il serpente [cf Gen 3,1-7]. E questo succede tante volte nella vita… tante volte nella vita! Ora, la prudenza dice: evitare le occasioni… evitare le occasioni, perché l’occasione fa l’uomo ladro5, ma l’occasione può fare l’uomo santo anche. In una casa religiosa dove vi è tutta una regolarità di orario, vi è tutta un’assistenza, una cura spirituale, vi è tutto un complesso di pratiche di pietà, vi è tutto un complesso di istruzione e di aiuti… di aiuti particolarmente spirituali, ecco, allora sì, si prendono tutti i mezzi per la santificazione. Quale diversità tra la vita del mondo e la vita, invece, religiosa! Chi vuole santificarsi, cerca di evitare i pericoli, le occasioni; ma chi si mette nelle occasioni, a poco a poco resta attirato, resta attirato.
Rivolgersi a Maria. Fu la vergine prudentissima: Virgo prudentissima la chiamiamo nelle litanie. Prudenza in tutta la sua fanciullezza, prudenza nel parlare con l’angelo che le annunziava il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, prudenza nella casa di Elisabetta e prudenza costantemente nel rimanente della vita… Maria, Maria: Virgo prudentissima.
Oh, se tutte le giovani sapessero essere prudenti! Siate semplici come colombe e prudenti come serpenti [cf Mt 10,16]. Quando si vede un pericolo, che uno può cadere per esempio, lo [si] evita, sì. Se vi è pericolo di scottarsi al fuoco, o scottarsi quando la minestra è troppo calda, eh!, allora la prudenza dice: adagio, aspettiamo. Ma quando poi si tratta delle cose spirituali, siamo anche così prudenti, delicati? Ecco.
Vi sono persone che san fare molto bene i loro affari, guadagnar soldi, ma non sanno guadagnare soldi per l’eternità, i tesori per l’eternità; quando hanno finito di vivere, si trovano negli ultimi giorni della loro vita, guardano ciò che hanno guadagnato: E che cosa mi porto appresso?. Si può pensare al cimitero, [al]la cassa, al giorno in cui la salma nostra
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verrà messa sottoterra o in un loculo… Ohh! Ma chi invece alla fin della vita si trova ricca di meriti e giorno per giorno ha servito ed amato bene Gesù: ecco, i tesori son raccolti, fra poco andrà a goderseli in eterno, e il premio sarà eterno. Se la vita fosse anche stata lunga e avesse richiesto molti sacrifici, avesse richiesto tante obbedienze, eccetera… ma l’eternità, il gaudio eterno cioè… tutto quello che vuoi, nell’eternità l’avrai, poiché il Signore darà un premio pieno, sovrabbondante in cielo, e quel che importa: per sempre, per sempre!
Quindi ci vuole una prudenza che riguarda la vita, una scelta anche dello stato, e una prudenza che riguarda la giornata, che riguarda il governare noi stessi: la fantasia, la mente, la memoria, il cuore, l’immaginativa, e poi tutti i sensi esterni, in delicatezza, eccetera… prudenza nella giornata […].
Ohh! Vi è una prudenza alle volte maligna di cercare di nascondere ciò che è male, e fare il male senza esser scoperti. E vi è una prudenza, invece, di quelli che cercano di fare il bene anche non veduti, e fanno meglio le cose quando non sono assistiti, perché pensano: Gesù mi vede, il Signore mi vede; e ciò che importa è che mi veda Dio, perché è lui che mi premia, sì. E se mi meritassi anche una lode dagli uomini e non mi meritassi la lode di Dio e l’invito al cielo: «Veni, Sponsa Christi, accipe coronam»6? Perciò la raccomandazione di Gesù: siate prudenti. Il ricordo è della parabola: cinque vergini prudenti, cinque vergini stolte. Perché possono anche alle volte essere vergini, ma stolte: farsi religiose e non vivere perfettamente la vita religiosa, che cosa significa? Dunque, chiediamo la prudenza di Maria, Virgo prudentissima.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 87/61 (Nastro archivio 124a. Cassetta 124, lato 1. File audio AP 124a). Titolo Cassetta: “Il fattore infedele”.
2 Vangelo: Lc 16,1-9. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

3 «Chi ama il pericolo, in esso si perderà». Nel testo in latino di Sir 3, il versetto è il 27.

4 Evidentemente, il PM si esprime secondo la teologia sugli stati di perfezione del suo tempo. Cf PIO XII, Lettera Enciclica Sacra virginitas [AAS 46(1954), pp. 161-191], 25 marzo 1954, in EnchEnc 6, 986-1057, soprattutto ai nn. 1008, 1016; ANTONIO ROYO MARÍN, Teologia della perfezione cristiana, Cinisello Balsamo 200311, pp. 726-727. L’affermazione è da mettere in relazione allo sviluppo successivo della teologia della vita consacrata, espressa poi dal Concilio Vaticano II e dagli ulteriori Documenti della Chiesa.

5 Con questo noto proverbio, che deriva da un detto latino (occasio facit furem), si vuole sottolineare quanto le circostanze possano indurre a compiere azioni disoneste, se non si è più che prudenti e avveduti.

6 «Vieni, Sposa di Cristo, ricevi la corona…». Cf Breviarium Romanum, Commune Virginum.