Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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5. COME VIVERE IL TEMPO DI QUARESIMA
Gesù ci insegna a vincere le tentazioni
Domenica I di Quaresima, Meditazione, Castel Gandolfo, 19 febbraio 19611

Abbiamo iniziata la Quaresima. La Quaresima ha le sue divozioni particolari. La divozione al Crocifisso, Gesù; la divozione della Via Crucis; la divozione nel sacramento della Penitenza, confessione; particolarmente la divozione alla Messa, la quale ci porta sull’altare il Calvario di Gesù Cristo.
Poi, per la confessione ben fatta [occorrono] due cose, due disposizioni: bene l’esame di coscienza, e il dolore sempre più perfetto. Perché nell’Atto di dolore diciamo: Perché peccando ho meritato i vostri castighi, questo è già un dolore buono; ma c’è un dolore più perfetto, e cioè che è fare bene2 in un modo speciale: Perché peccando - che cosa ho commesso? - ho offeso voi, che siete infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa3. Pentirci perché abbiamo disgustato Gesù, abbiamo offeso Gesù, abbiamo offeso Dio infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa: un dolore sempre più perfetto.
Poi ci saranno tante mortificazioni che si possono scegliere. Ad esempio: mortificazione della lingua, parlando quando bisogna parlare che è dovere - per esempio, quando pregate e quando si deve cantare qualcosa - e tacendo quando non è tempo di parlare oppure quando si direbbero delle cose non
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sante, non edificanti; e poi mortificazione della volontà con l’obbedienza pronta, generosa, per amore di Gesù: «Fiat voluntas tua» [Mt 6,10], sia fatta la volontà tua, o Padre celeste; e pure la mortificazione interna: conservare il raccoglimento… quello stare sempre sopra di noi per controllarci in quello che diciamo, in quello che pensiamo, in quello che il nostro cuore cerca… controllare noi stessi, vigilar su noi stessi, assistere noi stessi. Ci può essere l’assistenza di chi ha questo incarico di assistere, ma bisogna che veniamo al punto di assistere noi stessi, di controllare noi stessi nell’interno e nell’esterno: controllare noi stessi anche nelle fantasie interne, e controllare noi stessi in quello che noi facciamo, per esempio riguardo agli altri, come ci comportiamo nelle varie occasioni possibili o di incontri o di conversazioni, di ricreazioni, eccetera: controllo verso di noi stessi.
Il Vangelo di quest’oggi ci parla delle tentazioni che ha subìto Gesù e del modo con cui ha vinto.
«In quel tempo: Gesù fu condotto dallo Spirito Santo nel deserto per essere tentato da Satana. Dopo aver digiunato per quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore, accostandosi disse: Se tu sei il Figlio di Dio, comanda a queste pietre di trasformarsi in pani. Gesù rispose: È scritto: non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Allora il diavolo lo trasportò nella città santa e lo pose sulla cima del tempio dicendo: Se tu sei il Figlio di Dio, gettati nel vuoto, poiché sta scritto: Dio ha comandato ai suoi angeli di sostenerti sulle loro mani, affinché il tuo piede non inciampi nei sassi. E Gesù: È pure scritto: non tentare il Signore Dio tuo.
Quindi il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e mostrandogli tutti i regni della terra e la loro magnificenza, gli disse: Io ti darò tutto questo, se prostrandoti mi adorerai. Allora Gesù rispose: Va’ via, Satana! Poiché sta scritto: adorerai il Signore Dio tuo e servirai a lui solo. Allora il diavolo si allontanò, e gli angeli si accostarono a Gesù e lo servivano»4.
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Dice dunque il Vangelo che Gesù fu condotto dallo Spirito Santo nel deserto per essere tentato da Satana. Le tentazioni sono una prova se noi amiamo davvero Dio o se non lo amiamo davvero, cioè se siamo pronti a fare tutto quel che piace a Dio o se noi cediamo un po’ in riguardo al mondo, in riguardo all’amor proprio, sì. La tentazione non è per sé né bene né male, ma può essere occasione di merito se uno vince, e può essere occasione di peccato se uno cede.
A Gesù - prima tentazione di Satana - [Satana] propose di cambiare le pietre in pani, perché aveva fame dopo tanto digiuno. Il diavolo aveva tentato anche Eva: Mangia il frutto vietato… perché non lo mangi? [cf Gen 3,1-5], ed ella, Eva, cedette; e Gesù non cedette e rispose: Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio, e cioè egli, Gesù, era stato nel deserto digiunando, pregando, mortificandosi, separato dal mondo e fuori della stessa sua famiglia, cioè della casa di Nazaret, ecco… Allora dobbiamo pensare che la tentazione è un’occasione di vittoria, di merito; e può essere occasione che può diventare peccato, se si acconsente, se si acconsente.
Le tentazioni possono essere di tante specie. Prima Gesù viene tentato in questa maniera che riguarda il cibo; poi vien tentato di presunzione: portato Gesù sul terrazzo del tempio, il diavolo gli propone: Gettati giù. Sta scritto: Dio ha comandato ai suoi angeli di sostenerti nelle loro mani, affinché tu non inciampi e non inciamperai nei sassi, nelle pietre. Oh! È una tentazione di orgoglio, mettere Dio alla prova; ma il Signore fa i miracoli quando è tempo, cioè quando sono necessari, e non fa i miracoli secondo i capricci degli uomini. E allora, ecco, non tentare Dio, cioè non mettere tu a prova Dio: Se mi salverai o non mi salverai cadendo sulle pietre…. Siamo noi che quando abbiamo le possibilità dobbiamo evitarle […], evitare i pericoli… ecco, abbiamo già delle grazie allora, possiamo evitare i pericoli. E quindi ecco che Gesù risponde: Non tentare, cioè non mettere alla prova, il Signore Dio tuo.
E il diavolo ebbe ancora l’ardire, la temerità di un’altra tentazione, portando Gesù su un altissimo monte, facendogli
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vedere la magnificenza di tutti i regni della terra e dicendogli: Tutto ti darò se tu ti prostrerai davanti a me e mi adorerai; eh, la temerità di Satana: chiedere di essere adorato! Gesù risponde: Bisogna adorare un Dio solo, servire a lui solo, sì.
Oh! Occorre che noi pensiamo a questo: che non basta che uno sia buono, che uno abbia già raggiunto un certo grado di virtù, che uno sia già consecrato al Signore, non basta per evitar le tentazioni! Gesù era santissimo… ma bisogna sempre camminare nell’umiltà, perché le tentazioni verranno, le tentazioni verranno, e verranno proprio contro quei propositi che hai… ti prenderà dalla parte dell’amor proprio; le tentazioni verranno sovente contro i doveri dello stato: se uno si è consecrato a Dio con i voti, egli tenterà sulla povertà, tenterà sulla castità, tenterà sull’obbedienza, sì, perché il demonio tenta ognuno secondo [quello] che ognuno vuol fare per essere santo… per impedire la santità.
E allora, cosa dobbiamo fare? Sempre vigilare, non metterci nell’occasione noi: Propongo di fuggire le occasioni di peccato5. Perché uno, allora, vuole gettarsi nel fuoco e non bruciare? Intanto non gettarti nel fuoco! Hai già quella possibilità lì di non bruciare, te l’ha già data il Signore: il fuoco non si appiglia a te se tu non vai vicina e non accosti te stessa alle fiamme. Non esser presuntuosa: le tentazioni continueranno alle volte più forti, alle volte più deboli - secondo [i casi] -, e continueranno anche in punto di morte, perché la vita è tutta una battaglia contro il male, è una battaglia per la vittoria, per vincere e in Dio anche arricchirsi di meriti; anche sul letto di morte ci verranno le tentazioni o di presunzione o di disperazione. Allora, se siamo abituati a vincere le tentazioni, le vinceremo, e cioè: È vero che poco bene ho fatto, ma mi prendo i tuoi meriti, Gesù: spero nella tua passione, nei dolori della tua agonia e della tua morte di croce, proprio perché io mi arricchisca di grazia. Dunque, sempre vigilanti e sempre umili, perché proprio quel giorno in cui ti tieni per sicuro, ecco, forse proprio in quel giorno ti sentirai di cadere,
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ti sentirai più tentato. D’altra parte bisogna dire così: non concederci tutto ciò che è lecito, no, perché chi si concede tutto ciò che è lecito, al fine cadrà anche nell’illecito. Se uno va sulla strada e va proprio sempre sui margini, vuole andare proprio sul margine della strada e al di là c’è il fosso… eehh! Un momento o l’altro metterà il piede in fallo e cascherà. Tenerci sul posto sicuro, camminare dove è sicura la strada, un po’ lontano - per quanto è possibile -, lontano dal pericolo, dal precipizio, dal fosso. Quindi mortificarci, mortificarsi non avvicinandosi al peccato… mai avvicinarsi al peccato!
D’altra parte i più grossi meriti si fanno quando uno ha le più grosse tentazioni. Alle volte vi sono anime che si vergognano di dire che han tentazioni. Vogliamo negare di essere uomini deboli, persone deboli? Siamo tutti deboli, siamo figli di Eva, di Adamo… E allora occorre che noi ci teniamo pronte: se tu ti sei decisa per la santità, prepara il tuo spirito alla lotta, a combattere, prepara il tuo spirito a combattere, sì. Non mai tenersi per sicuri: il diavolo non risparmia nessuno, a tutti cerca di accostarsi; e se ha avuto la temerità di accostarsi a Gesù santissimo, che cosa dobbiamo pensare noi? Tante volte però ci tentiamo da noi stessi, eh!, ci tentiamo da noi stessi e diciamo: Il diavolo mi ha tentato… No, ci tentiamo da noi stessi disponendoci ai pericoli, assecondando certe inclinazioni, debolezze […]. Vigilare quindi sulle piccole cose, perché dalle piccole cose poi si può arrivare alle grosse cose; e soprattutto pregare: Signore, non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male [Mt 6,13]. E tuttavia le tentazioni verranno… è tentato Gesù! Non ci indurre in tentazione: cioè che non ci mettiamo noi nelle tentazioni; e se Dio le permette, permette che il diavolo ci tenti: Liberaci dal male, che vinciamo il diavolo, che non cadiamo nel male, nel peccato. O che siamo liberati o che, pur tentati, portiamo vittoria… e al fine la corona di chi avrà ben combattuto. Del resto, la vita è una battaglia, è una lotta contro il male, è una lotta per raggiungere la santità. Vincere l’amor proprio per mettersi in amore a Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 90/61 (Nastro archivio 84b. Cassetta 84, lato 2. File audio AP 084b). Titolo Cassetta: “Le tentazioni di Gesù”.
2 Espressione incerta.
3 Cf Le Preghiere del Cristiano. Vedi Preghiere, ed. 1957, p. 17; ed. 1985, pp. 23-24.

4 Vangelo: Mt 4,1-11. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

5 Vedi p. 37, nota 3.