Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VIII
RELAZIONI TRA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO
E FIGLIE DI SAN PAOLO



Uno dei punti importanti da considerarsi in questi giorni di aggiornamento è la relazione che passa tra la Società San Paolo e le Figlie di San Paolo. È stato scritto parecchio qui sopra e penso che, se viene considerato, non si cadrà in errore e si avranno idee sempre più chiare e incoraggianti. Tuttavia può anche avvenire, come è già avvenuto, che in qualche mente le idee non siano esatte e non siano sempre incoraggianti.
Veramente è tutto compreso in quello che fu detto: unione nei capi e separazione nei membri. Ma forse è bene spiegare un po’.
Gesù verso il termine della sua vita, all’apostolo che loaveva interrogato: «Mostraci il Padre», diceva: «È da molto tempo che sono con voi e ancora non mi avete conosciuto»1. Bisogna anche dire così: da molto tempo viviamo accanto e sostanzialmente sulla via giusta, tuttavia non si può dire che le imperfezioni manchino del tutto, ce ne sono e sempre tante, perché siamo uomini e facciamo un po’ di bene con molti difetti e molti sbagli. Ma il Signore aspetta la nostra umiliazione e poi ci si mette lui. Quando noi siamo capaci di andare fino al fondo nell’umiliazione, egli entra a riparare i nostri errori, a rimettere le cose
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bene secondo richiede la maggior sua gloria e il maggior bene delle anime.
L’unione tra la Pia Società San Paolo e le Figlie di San Paolo è intesa da alcune, dico soltanto da alcuni e da alcune, come si intende l’unione tra le Figlie di Maria Ausiliatrice e la Società Salesiana, oppure quella unione che passa tra Domenicani e Domenicane. Non è così. Questo sarebbe un errore fondamentale che ci metterebbe fuori strada, specialmente per ciò che riguarda le Figlie di San Paolo, le quali ne avrebbero il maggior danno. Allora, l’unione nostra è più stretta? Sì, è più stretta. Qualcuno pensa che venga dalla parentela: nate dallo stesso ceppo; altri pensano che venga dalla carità che si deve avere sempre per gli altri; altri pensano che l’unione possa nascere dall’interesse. Non è così, nasce dalla natura delle cose, sia che si consideri sotto l’aspetto naturale, sia che lacosa venga considerata soprannaturalmente. È collaborazione, cooperazione, il che è difficile a spiegarsi in poco tempo. Bisognerebbe riflettere sulle cose che sono state dette e scritte in varie maniere e che sono anche indicate nel libro Mi protendo in avanti2, nel capitolo che riguarda le approvazioni avute dalla Santa Sede per una Congregazione e per l’altra. Sono chiaramente espresse in più documenti pontifici, anche ultimamente.
Ora, che cosa significherebbe questo? Risaliamo e ripensiamo a due paragoni, [perché] è più facile che facendo laVisita al Maestro divino, Gesù dal tabernacolo ci parli. Tuttavia rettificare le idee vorrebbe essere anche un ossequio a Gesù Maestro in quest’anno. Negli
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Esercizi bisogna soprattutto rettificare le idee, poi viene anche la rettificazione della volontà, del cuore, della condotta, della vita. I paragoni sono dunque due. Iddio aveva creato Adamo e lo aveva messo nel paradiso terrestre. Lo aveva creato in grazia, lo aveva fatto simile a sé: «Facciamo l’uomo ad immagine e similitudine nostra»3. E poi disse: «Non è bene che l’uomo sia solo; facciamogli dunque un essere simile a sé»4. E allora, come si comportò Iddio? Così: mandò un profondo sonno ad Adamo, gli tolse una costola, con essa edificò la donna e poi la presentò ad Adamo: un aiuto simile a sé. E Adamo la ricevette con riconoscenza e la considerò da quel giorno come compagna della sua vita. L’uomo non è completo in se stesso e neppure la donna è completa in se stessa. Iddio ha voluto che, secondo la natura, fossero uniti, e l’uno completasse l’altro. Ecco la relazione tra una Congregazione e l’altra.
Tuttavia la donna ha una libertà, è conscia di se stessa, è responsabile dei propri atti; dall’altra parte, ha una dipendenza. I santi Padri dicono che la donna fu tolta dalla costola di Adamo, perciò non dev’essere né sotto i piedi, né sopra il capo di Adamo. Deve stare in quella dipendenza ragionevole e necessaria, perché si abbia l’unità in famiglia. Come si avrebbe l’unità in famiglia senza questa dipendenza? La famiglia è una società. Figuratevi l’Italia senza comando. Figuratevi una Chiesa senza il Papa. E figuratevi la vostra Congregazione senza chi la dirige: la Prima Maestra. Non potrebbe sussistere e in pochi giorni andrebbe a catafascio. Questa unione sapientissima è stabilita da Dio nell’unità da una parte e nella libertà
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dall’altra, e nello spirito di iniziativa. Allora ecco le due Congregazioni ben stabilite. Vi è l’unione e vi è la separazione.
Ogni Congregazione è libera nella sua direzione: formare le persone, sceglierle bene, destinarle agli uffici, disporre, dare gli ordini, richiamare, incoraggiare, in sostanza è libera nella direzione ed è libera nell’amministrazione, sebbene vi sia anche qui un’unione di pensiero che dà un più buon risultato.
Ma vi è pure un’unione, pressappoco quella che passa tra l’uomo e la donna. Si prevedeva già prima che nascessero le due Congregazioni, che si avrebbero avute delle difficoltà nelle relazioni; per questo nella prima parte del libro La donna associata allo zelo sacerdotale5 vi sono settanta o ottanta pagine che si dovrebbero leggere. Là è già scritto come devono conservarsi queste relazioni.
[Vi è] un altro paragone che è più importante ed è elevato. Le due Congregazioni hanno da compiere proporzionatamente, secondo la missione affidata dalla Chiesa, la redenzione delle anime, cioè cooperare alla salvezza degli uomini, prima diffondendo le idee giuste, le verità della fede, e poi nell’azione. Particolarmente hanno da raggiungere la propria santificazione, la santificazione dei membri. Vedete, i primi due articoli sono eguali per la Società San Paolo e per le Figlie di San Paolo. E perché? Perché non c’è solo cooperazione di preghiere o di consiglio, o perché si è fatta la scuola almeno alle prime suore, o perché le Figlie hanno ricevuto il vivere e l’essere dalla Società San Paolo: non è così. I due primi articoli delle Costituzioni
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sono chiarissimi, e sarebbe fondamentale l’errore di considerare le due Congregazioni del tutto separate. E sarebbe fondamentale l’errore di considerarle come una a servizio dell’altra, oppure considerarle dipendenti. Il paragone dunque è qui: dobbiamo cooperare alla salvezza delle anime. Ogni parte della Chiesa, e noi siamo un orticello della Chiesa, deve modellarsi sulla Chiesa, e ogni parte che lavora per la salvezza delle anime deve attendere a questo ufficio, a questa redenzione: come è cominciata la redenzione, come si compie la redenzione. Come doveva avvenire la redenzione delle anime è già predetto fin dal libro della Genesi, all’inizio dell’umanità […]6: «Inimicitias ponam inter te et mulierem, semen tuum et semen illius»7. Ecco, una donna la quale non sarà mai tua vittima, nella quale non passerà il peccato originale. Essa con il suo Figlio ti schiaccerà la testa. Con il suo Figlio e per mezzo del suo Figlio: questa è la redenzione. Maria quindi fu corredentrice insieme al Figlio e sotto il Figlio. Fu collaboratrice nella redenzione e in ogni secolo, perché tutte le grazie passano da lei. Quindi Maria è sempre corredentrice8.
Qui abbiamo l’esempio di che cosa debbano fare le due Congregazioni nella salvezza e rispetto alla salvezza delle anime. Vi è la Congregazione che rappresenta Gesù Maestro, Gesù-Sacerdote e Gesù-Ostia e vi è la Congregazione che rappresenta Maria, la quale interviene nella salvezza del mondo e, in un certo modo, distribuisce molte grazie che prende da Gesù e dà agli uomini. Questa cooperazione viene non solo dalla preghiera, ma
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anche dall’azione9. Quindi, occorre che ci sia unione di azione, non solo di carità, ma di azione, di apostolato. È il medesimo fine diviso in iniziative.

Non poteva Maria redimere il mondo da sola? Non è stato nel disegno di Dio. E non poteva Gesù redimere il mondo da solo? Certo, ma non è stato nel disegno di Dio. Gesù avrebbe potuto nascere adulto, come fu creato Adamo adulto, tuttavia non fu nei disegni della Provvidenza.
Adesso, venendo al particolare: perché la Congregazione delle Figlie di San Paolo deve essere unita all’altra? Perché la Congregazione delle Figlie di San Paolo ha un ministero di predicazione. Credete che la predicazione fatta con il libro e la pellicola sia uguale alla predicazione fatta con la voce, in chiesa? Se non si credesse questo, si distruggerebbe la Congregazione delle Figlie di San Paolo che devono fare lo stesso ministero, devono dare la stessa verità.
È necessario che si discenda più ancora al particolare. A chi fu affidata la missione della parola di Dio? A chi fu detto: «Andate e predicate»10? Agli Apostoli e non alle pie donne, non a Maria. E sempre allora le iniziative, pure in qualche maniera divise, devono procedere dalla Congregazione della Pia Società San Paolo, così l’indirizzo della redazione. Voi farete il vostro apostolato di redazione, ma nell’indirizzo, nella correzione, nella revisione degli scritti, noi non possiamo andare fuori della natura, della istituzione divina, del Diritto Canonico, perché la divina parola è affidata al sacerdote. Viene quindi di conseguenza per il modo di propaganda, per la tecnica stessa, in una certa misura, una unione che riguarda tutti i quattro punti:
1) Nella formazione del
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personale. In qualche misura fate abbastanza bene perché, secondo l’indirizzo della Prima Maestra, vi sono trasmesse le prediche e, d’altra parte, il commento che vien fatto delle Costituzioni comprende sempre anche l’indirizzo su questo punto.
2) Nella redazione, l’unione.
3) Nella tecnica, una più larga interpretazione. Questo punto avrebbe bisogno di essere spiegato più a lungo, ma basta accennarlo perché poi possa essere considerato.
4) Nella propaganda. La strada propria è quella che ho detto: vale, tanto per quello che dovrà fare sia l’una come l’altraCongregazione. È stabilito dalla natura umana e dalla istituzione divina, da Gesù Cristo, dalla natura della redenzione del mondo. Supponiamo, se avvenisse una separazione totale: muore il Primo Maestro, è finita! Ciascuna Congregazione seguirebbe la propria strada! Come si diventerebbe? Si diventerebbe allora (ho detto: il primo danno sarebbe per le Figlie di San Paolo) o operaie o semplicemente una Casa Editrice e soprattutto si creerebbe una divisione. Ogni vescovo, nella sua diocesi, avrebbe le sue pretese, come è avvenuto di altri istituti i quali ebbero un periodo di disfacimento.
Occorre che si senta questa unione e questa dipendenza, perché sapendo poi che la Famiglia dipende dalla Santa Sede, si crea in loro, nei vescovi, un certo rispetto. Generalmente scrivono a me quando vi è qualcosa da far notare sopra qualche punto. Non molto, perché fate abbastanza bene.
Vi sono dei piccoli incidenti. Ma quand’è che nel mondo si farà il bene senza suscitare un po’ di
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polvere? Chi corre solleva un po’ di polvere, e voi correte abbastanza. Danni dalla separazione. Vi può essere... che cosa? La separazione fra le due famiglie porterebbe la separazione tra di voi, e ciò sarebbe di molto danno. Vi possono essere degli inconvenienti anche all’opposto, ma inconvenienti che non sono l’inconveniente, che sarebbe come il tarlo roditore dell’anima e dello spirito. Ora, come si conserva questa unione? Nello spirito di comprensione fra i capi nelle due Congregazioni. Questo è il primo punto naturale, sempre considerando il ministero vostro come predicazione. La predicazione è affidata al sacerdote e le Figlie sono portate a compiere l’ufficio di Maria, ufficio che deve essere compiuto in ogni parrocchia come catechiste. Inoltre conservar bene le tre divozioni. Questo è il fondamento pratico dell’unione: 1) Tutte nella divozione a Gesù Maestro: allora si considera l’opera in relazione a Maria e a Gesù. 2) Divozione a Maria Regina degli Apostoli: allora si sente che si deve dare Gesù al mondo, ciascuno secondo le sue possibilità e la sua condizione. Altra è la condizione della donna e altra la condizione del sacerdote. 3) Una devozione profonda a S. Paolo. Contate nelle Epistole quante volte nomina le donne che erano sue cooperatrici11. Egli si è servito della donna e l’ha elevata ad apostola. Questa è la natura delle cose. Perciò sempre più le tre divozioni.
Poi è utile che nei principi generali, la formazione sia data secondo è intesa nelle due Famiglie, perché lo spirito nostro paolino regni in tutto, in
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tutti. Anche nello studio. In questi ultimi anni non ho più fatto quello che avevo fatto anni fa: farla scuola o assistere agli esami. È stato per mancanza di tempo e, d’altra parte, c’erano circostanze che suggerivano questo. Tuttavia, e nella scelta dei testi, e nel modo di insegnare, e nel modo di dirigere lo studio, nella redazione e poi anche negli esami ci vuole un’unione più stretta. Altrimenti, chi vi spinge di qua e chi vi spinge di là, come se voi non aveste già una via tracciata, chiara. Non avete bisogno di chiedere la via a nessuno. La via è tracciata e larga ed è la via delle Costituzioni e dello spirito che avete ricevuto. Quanti consigli per il meglio vengono dati con retta intenzione! Questo andrebbe bene se voi non aveste già una direzione, se non aveste la Prima Maestra, se non aveste ricevuto le Costituzioni. Ferme sempre al tronco! I rami devono prendere l’alimento dal tronco, altrimenti il ramo separato dalla vite è destinato a seccarsi, perché non attinge più la vita dalla vite. Riguardo alla parte della redazione, della propaganda e della tecnica, è già stato detto.
Che cosa significa quella parola «altrice»12 che è stata messa nella circolare San Paolo13tempo fa? Significa che c’è un indirizzo generale da prendersi, significa che questo indirizzo abbraccia lo spirito, lo studio, l’apostolato e la formazione umana e soprannaturale in tutte e quattro le parti. Vi sia unione! Più si avrà questa unione di spirito e di azione, più progrediranno le Congregazioni.
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1 Cf Gv 14,9.

2 Autori vari, Mi protendo in avanti . Edizioni Paoline, Alba 1954, pp. 497-542; 556-559.

3 Cf Gen 1,26.

4 Cf Gen 2,16.

5 Alberione G., La donna associata allo zelo sacerdotale , Alba, Scuola tipografica “Piccolo operaio”, 1915; cf Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2001.

6 Originale: «Susciterò una donna la quale sarà la tua nemica».

7 Cf Gen 3,15: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe».

8 Il titolo di Maria “corredentrice” fu sempre particolarmente caro a Don Alberione. Cf AD 181.

9 La specifica cooperazione della donna, associata allo zelo sacerdotale, è un pensiero dominante in Don Alberione che cerca di inculcare nelle Figlie di San Paolo. Cf, per esempio, FSP-SdC, p. 448-457; 458-465.

10 Cf Mc 16,15.

11 Cf Rm 16, 1-16; At 16,14 (Lidia); At 18,18 (Priscilla).

12 Altrice da àlere = nutrire, che alimenta. Cf SP, 11 (1953) 8; AD 35.

13 È il Bollettino interno della Società San Paolo, Casa Generalizia, Roma. È l’organo ufficiale del Governo Generale.