IV
STUDIUM PERFECTIONIS
Questa chiesa, o meglio santuario [della Regina degli Apostoli], non è terminato, vi mancano tante cose, particolarmente l’altare a Gesù Maestro1, l’altare a S. Paolo2 e mancano pure le pitture nel luogo ove si sogliono mettere le figure degli evangelisti3.
È utile ricordare questo: l’iscrizione che sta sopra il cornicione della chiesa che incomincia al lato destro dell’altare: Petrus et Joannes, ecc…4. Gli Apostoli erano congregati nel cenacolo pregando perché discendesse lo Spirito Santo, secondo la promessa di Gesù. Erano radunate circa centoventi persone nel cenacolo e pregavano «cum fratribus et mulieribus et Maria Matre Jesu»5, pregavano con i fratelli, cioè quelli che non erano apostoli e stavano attorno a Maria, Madre di Gesù. Ed ecco che dopo dieci giorni si sentì un rumore come di gran vento che si abbatté sopra la casa. Era il segno della venuta dello Spirito Santo. Infatti apparve come un gran fuoco, il quale si suddivise in tante lingue e ciascuno degli Apostoli ricevette lo Spirito Santo. Più abbondantemente lo ricevette Maria.
Non vi pare che, secondo questa iscrizione, dobbiamo elevarci a considerare che questi giorni passati in tanta preghiera debbano ottenere una grande luce, un grande fervore e una pietà più sentita, più viva, più elevata? Questi giorni siano come i giorni della Pentecoste: portino un rinnovamento.
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La verginità della mente. Mente vergine vuol dire non guastata da pensieri [cattivi]: «Ab omnibus malis perversis et ab alienis cogitationibus: che la mente nostra sia sempre purificata da tutti i pensieri non buoni»6. Quindi sempre più la mente tesa verso quello che riguarda i primi due punti delle Costituzioni che sono come i due germi da cui si sprigiona la pianta. Però il primo germe è sempre la pietà, la santità, la verità che fa sviluppare anche il secondo germe. Una grande luce [ allora illumina] la mente perché possiamo sempre più conoscere Gesù Maestro. Questo sarà il più grande ossequio di quest’anno: santificare la mente7.
Questi giorni devono ancora ottenerci lo Spirito Santo, fuoco celeste, che significa: amore al Padre, amore alle anime, amore a Gesù, amore al paradiso. Desiderio vivissimo del paradiso: «Cupio dissolvi et esse cum Cristo»8. Desidero che la mia vita si conchiuda e l’anima mia esca dal corpo e si unisca per sempre a Gesù Cristo. Tuttavia: «Non recuso laborem»9, bisogna dire con un gran santo, sebbene i nostri desideri e i nostri cuori siano lassù. Noi non ricusiamo la fatica che dobbiamo sopportare in questi pochi anni di vita che ci restano ancora, e che potrebbero essere pochissimi. Anzi non siamo sicuri di arrivare ai prossimi Esercizi o alla fine dell’anno spirituale.
E che lo Spirito Santo, il quale si è manifestato anche in forma di colomba, fortifichi le volontà, dia grande purezza. Una verginità di volontà: non mettere insieme venialità con propositi
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di grande santità. Non mescoliamo ciò che non si può mescolare: l’olio non si mescola con l’aceto. Il nome di Gesù è paragonato all’olio, il nome di satana all’aceto. Non c’è alleanza tra Cristo e satana. Quindi lo Spirito Santo fortifichi le volontà, perché tutte voi che siete qui quest’anno non commettiate neppure una venialità deliberata. Il Signore possa proprio essere contento, S. Paolo possa compiacersi delle sue Figlie, e il Padre celeste dal cielo possa dire: Queste sono le mie figlie amate, che mi piacciono. Lo Spirito Santo quindi ci porti l’amore della mente a Gesù, l’amore del cuore e l’amore della volontà. Una verginità completa di pensiero, perché non ci sia mai pensiero inutile acconsentito volontariamente e la mente non si occupi delle cose altrui. Noi abbiamo una missione ed una spiritualità che non possiamo esaurire. Abbiamo delle devozioni che non sappiamo totalmente capire e totalmente praticare, tanto sono alte. Niente di altre cose. Tutto il bene che è nel mondo e negli altri lodiamolo, ma quel che abbiamo noi è buonissimo, è lietissimo, è verissimo, è bellissimo; dunque, fermiamoci sopra questo che è la volontà di Dio. Una verginità di mente, una verginità di cuore, una verginità di volontà! Che non resti mai mescolato il bene con il male, il brutto con il bello, il vero con il falso, il divino con l’umano, ma tutto sia elevato al servizio di Dio: l’anima e il corpo. Invochiamo tutti i dodici Apostoli, invochiamo la Madonna e invochiamo le pie donne con i fratelli, erano novantadue i discepoli, perché preghino il Signore per noi. Preghiamo interponendo
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l’intercessione della nostra amata Madre, Maestra e Regina onde ottenere un’infusione di Spirito Santo che ci comunichi una verginità nuova. Non so se questo possa essere da tutte interpretato giustamente, perché ho notato che qui vi è qualche idea sbagliata, e non solamente adesso, ma da anni. Verginità, nel nostro caso, significa non mescolanza di bello e brutto, di vero e falso, di santo e imperfetto, di buono e cattivo, perché noi dobbiamo sempre tener presente: «Pax et bonum et veritas»10, perché la nostra divozione è al Maestro divino che è Via, Verità e Vita.
Penso che ci sia bisogno di una luce celeste per comprendere che questo studio è «studium perfectionis», ossia studio, impegno di perfezionarsi: perfezionare la mente, perché sia perfezionato il cuore e la volontà e cioè ci facciamo più santi. «Studium perfectionis» è lo studio di praticare la formula della professione.
Va tanto bene che dopo la Comunione si rinnovi la professione, anche con parole brevissime, per rinnovarla ancor più bene in paradiso: là sarà la professione eterna. E che l’ultima professione che pronunzieremo sul letto di morte sia la più perfetta. Ciascuno sia sempre impegnato nello «studium perfectionis»: questo è il più nobile studio. È lo studio dei santi: contadini e operai, giovani e padri, madri e giovanette, professori e alunni, questo è lo studio di tutti; tutti siamo impegnati nello studio della perfezione. Non solo perfezione di santità, ma perfezione in quelle opere che la Congregazione ha assegnato. Quindi ho detto: Tutte studenti!
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Come apostolato. Le opere che fate in questo studio sono sempre apostolato: sia cucire che preparare pranzo, sia leggere la Bibbia che diffonderla, sia far scuola che andare a scuola. Tutto in questo pensiero è apostolato.
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Appoggiatevi molto alle sorelle defunte, invocatele. Mi sembra che qualche anno fa avevate più devozione alle sorelle defunte: invocatele! Non sono distaccate da voi, sono già entrate in quella patria beata ove tutte vi riunirete. Che cosa desiderano? Qual è il vostro pensiero? Il vostro pensiero, che continuamente vi è fisso nella mente, il vostro desiderio è che si moltiplichino quaggiù le Figlie di San Paolo. E lassù, che cosa desiderano? Che si moltiplichino, che siano ben formate e che facciano santamente il loro apostolato. Fatevi accompagnare nella vostra propaganda da quelle sorelle che sono state eroiche in certe fatiche della propaganda, fatevi accompagnare di più per la santificazione personale, di più per la libreria e per gli altri luoghi e mezzi di propaganda.
Sentirvi unite, e sentire che quelle anime vi amano come non possono amarvi tutte le sorelle della terra, perché lassù la carità è perfetta: «Charitas manet in aeternum»11. A loro chiedere molte scrittrici, ad onore di Gesù Cristo. Scrivere per quella rivista che intendete fare12 sarà più facile, e sarà come un sollievo
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per quelle suore che sono impegnate in articoli difficili. È infatti un sollievo alle volte per chi ha studiato e per chi deve studiare riposarsi cambiando lavoro.
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Un altro pensiero.
L’anno liturgico si può dividere in tre parti. La prima comprende la preparazione alla Redenzione: l’Avvento, la nascita di Gesù, l’infanzia di Gesù, fino al suo digiuno, al battesimo per opera del Battista, fino a quando ha subito le tentazioni, fino alle nozze di Cana dove si manifestò ai suoi discepoli.
Il secondo periodo è il periodo che chiamiamo pasquale, come l’altro si chiama natalizio. Pasquale: cioè è la consumazione della redenzione. Gesù che predica: il contenuto di questa predicazione ci è esposto nei Vangeli delle Messe da Settuagesima alla domenica di Passione. Poi abbiamo Gesù che soffre dalla domenica di Passione fino al Sabato santo. Poi Gesù che, compiuta la redenzione, la conferma con la sua risurrezione da morte, quindi passano quaranta giorni, fino all’Ascensione di Gesù al cielo.
In questi due periodi abbiamo rappresentata la storia della divina redenzione: il Figlio di Dio disceso dal cielo ci porta i doni che avevamo perduto per il peccato originale.
Il primo errore di Adamo ed Eva fu di credere che con il peccato si diventasse sapienti simili a Dio: un errore. E Gesù ci portò la verità. Il secondo peccato fu quello di desiderare il frutto vietato. E Gesù ci portò altri desideri, altre ispirazioni,
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un’altra vita; ci insegnò a desiderare il vero bene che è il paradiso. Il terzo errore fu di mangiare il frutto vietato. E Gesù si fece vittima nostra e salì sull’albero della croce: come i progenitori avevano allungato la mano e avevano distaccato dall’albero il frutto proibito. Il Signore Gesù ci portò dal cielo i più grandi doni: il Vangelo, la Chiesa, l’Eucaristia, il sacerdozio, lo stato religioso, Maria per madre; ci portò se stesso; e diede la vita per noi. I grandi doni!
Il periodo che va dalla Pentecoste alla prima domenica di Avvento è per accogliere questi doni, meditarli; è per accogliere gli insegnamenti di Gesù, meditarli e praticarli; è per accogliere la vita divina che Gesù ci ha guadagnato morendo sulla croce e per frequentare i sacramenti.
L’anno, quindi, si divide press’a poco in tre parti, ma la terza parte è più lunga, dura circa sei mesi; abbiamo in questo tempo venticinque-ventisei settimane. La terza parte, che va da Pentecoste alla prima domenica di Avvento, non è ancora abbastanza considerata. Rappresenta la vita della Chiesa che attraversa questo mondo in mezzo a tante persecuzioni e contraddizioni. Si arriva all’ultimo giudizio universale, dove ciascuno avrà la sua ricompensa. Il giudizio universale è rappresentato nell’ultima domenica di Pentecoste.
Questi sei mesi rappresentano anche la nostra vita individuale. In questo tempo dobbiamo far tesoro dei frutti, dei beni che Gesù ci ha portato dal cielo. Meditare le verità del Vangelo. Considerare quale sia la via che Gesù ci ha insegnato che ci conduce al cielo. Riempirci di quella grazia che significa vita eterna e s’inizia quaggiù e si perpetua lassù, in paradiso. Grazia che Gesù ci ha dato nel Battesimo e vuole che cresca nella nostra
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anima, la quale significa la vita eterna che quaggiù si inizia e lassù si perpetua in paradiso.
Questo periodo è il principale per noi, e tuttavia non è ancora valorizzato neanche nei commenti dei libri liturgici, dirò anzi, noi che abbiamo la divozione intera a Gesù Maestro Via, Verità e Vita dobbiamo valorizzare di più tale periodo.
Parlando della divozione a Maria, ci domandiamo: c’è una devozione invernale ed una estiva? Possiamo, in qualche modo, dire di sì. La devozione a Maria è da praticarsi in estate più che negli altri tempi. D’estate vi sono più pericoli e si fanno più peccati: le spiagge, le montagne, il cinema, la radio, la televisione, le rivistacce, è tutta una organizzazione di male. Vi è poi una moda così sfacciata, che ci vuol del tutto a passare in mezzo al fango senza lordarsi. Riparare, e pregare Maria perché non si commettano tanti peccati.
Secondo motivo: d’estate si decidono, si può dire in totalità, le vocazioni. Quindi è il tempo di pregare la Regina Apostolorum perché la scelta sia ben fatta. Le vocazioni maschili si decidono specialmente d’estate, perché è con l’autunno che cominciano gli studi. Vi sono molte figliuole che, avendo profondo il sentimento di delicatezza e un amore intenso nel loro cuore a Gesù, sentono la noia, il disgusto di tanti peccatacci e di tanti pericoli che ci sono nel mondo. E allora si decidono specialmente d’estate, di rifugiarsi nelle case religiose per mettere al sicuro la loro anima da
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ogni peccato e quindi dalla perdizione, e fare il bene a tante altre anime. Accompagnare le vocazioni con la preghiera; poi, in ossequio al Maestro divino, fate quello che potete fare riguardo alle vocazioni. So bene che il vostro zelo su questo punto è continuo, ma con la preghiera sarà illuminato a sceglierle bene e ad aiutarle nel periodo della stabilizzazione della vocazione.È nato un altro bisogno, adesso: la stabilizzazione della vocazione, la fermezza. Capita, e non raramente, una specie di disorientamento nei primi anni dopo la professione. Preghiera alla nostra Madre, Maestra e Regina per le vocazioni.
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1 L’altare dedicato a Gesù Maestro, situato a sinistra, è stato benedetto il 18 marzo 1961. La pala dell’altare è affiancata da quattro bassorilievi rappresentanti iquattro evangelisti. Sulle pagine aperte della Scrittura sostenuta dalla mano sinistradi Gesù, sono le parole: Ego sum Via et Veritas et Vita , definizione che Gesù ha dato di se stesso e che Don Alberione ha assunto come nucleo della spiritualità paolina.
2 L’altare, situato a destra, è stato benedetto il 18 marzo 1961. Nella pala Paolo è rappresentato come il conquistatore, il più grande araldo di Cristo di tutti i tempi.Sotto la tela vi è la scritta: Sanctus Paulus Apostolus - Vas electionis, Magister gentium, Martir, Editionum protector . Sulla pala fanno cornice alla figura dell’apostolo: S. Agostino, S.Tommaso, S. Bonaventura, S.Alfonso, S. Gregorio Magno e Leone XIII, e nelle due lesene a sinistra: S. Girolamo e S. Alberto Magno, a destra S. Bernardo e S. Francesco di Sales.
3 Nei pennacchi dei quattro pilastri che sostengono la cupola del santuario,invece degli evangelisti Don Alberione farà in seguito dipingere dal prof. Santagata i quattro dogmi mariani: Maria Madre di Dio, Maria sempre vergine, Maria Immacolata, Maria assunta in cielo.
4 Le parole del Primo Maestro invitano ad alzare lo sguardo ai nomi degliapostoli, incisi sul cornicione, e ricordare la prima Pentecoste.
5 Cf At 1,14: «…insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui».
6 Cf Zc 1,4: «Convertitevi dalle vostre vie perverse, dai vostri pessimi pensieri» (Volgata).
7 Nel settembre 1954 il Primo Maestro propose come indirizzo per tutta la Famiglia Paolina il tema: «Amerai il Signore con tutta la tua mente». Da settembre 1954a maggio 1955 pubblicò quasi mensilmente sulla rivista San Paolo articoli su questo argomento (cf CISP 1123-1194), che di volta in volta venivano riportati sulla circolare interna delle Figlie di San Paolo Regina Apostolorum. Cf Alberione G, Anima e Corpo per il Vangelo , Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2005, pp. 11-111.
8 Cf Fil 1,23: «Desidero di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo».
9 «Non rifiuto il lavoro». Epressione riportata in Breviarium Romanum, memoria di S. Martino, 11 novembre, Matutinum, II Nocturno, Lectio V. S. Martino (317ca – 397), soldato francese, poi monaco, vescovo, curò l’istruzione del clero ed evangelizzò i poveri.
10 «Pace, bene e verità».
11 Cf 1Cor 13,8: «La carità non avrà mai fine».
12 Allusione alla rivista femminile Così, settimanale diretto dalle Figlie di San Paolo la cui pubblicazione iniziò nel dicembre 1955 e terminò nel 1966.