10. LA PROPAGANDA COLLETTIVA II1
Sappiamo dalla storia che nei primi tempi del cristianesimo, oltre alla predicazione del Vangelo, c’è stato un grande zelo da parte dei novelli cristiani per ottenere alla nostra religione tante altre persone. Vi furono dei commercianti che andavano di posto in posto portando la notizia del Vangelo. Vi furono soldati, vi furono insegnanti, maestri, vi furono tante donne, le quali si fecero propagandiste della buona novella, cioè del Vangelo. Anche noi dobbiamo chiamare in aiuto dell’apostolato quante più persone sarà possibile.
I nostri cooperatori non sono ancora abbastanza in attività. I cooperatori possono essere coloro che danno la propria offerta in danaro o cose. Ma possono essere cooperatori, ancora di più, quelli che pregano, quelli che prestano l’opera loro. Quando un capo fabbrica apre le porte alle suore per la propaganda è un cooperatore, tanto più se egli stesso dicesse una sua parola di raccomandazione. Per esempio, come dicevano quelle figliuole: Tutte le porte degli uffici ci si aprirono, e questo era dovuto alle raccomandazioni di quelli che erano a capo. Poggiare sopra queste persone la nostra opera, la nostra propaganda collettiva, è aumentare il buon frutto e anche i nostri meriti. Se una fa la propaganda e diffonde
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nella giornata, supponete venti libri, è certamente un’opera buona, molto buona; se invece riesce a fare la propaganda collettiva nella scuola, oppure in una fabbrica, o in un’associazione, o presso una parrocchia, il merito si moltiplica. Dobbiamo essere dei buoni negozianti che cercano di guadagnare il massimo per l’eternità. Far rendere il nostro campo. Un campo può essere seminato bene ed essere seminato meglio. Possono esserci due campi vicini i quali si trovano nelle identiche condizioni e cioè ugualmente fecondi, nello stesso clima, e tuttavia può essere che uno sia lavorato da un agricoltore solerte e l’altro sia lavorato da un agricoltore pigro. Il frutto sarà molto diverso, perché il frutto dipende dal modo di lavorare il campo, dal modo di concimarlo, di seminarlo e ancora dal modo di curare la coltivazione e intervenire quando vi sono pericoli di malattie o di danni. La vigna del pigro dà poco, la vigna del vignaiuolo laborioso, attento, industrioso può dare assai di più. E quindi: «Se il terreno è buono potrà fruttare il trenta per uno, il sessanta per uno, il cento per uno»2.
Vogliamo arrivare al cento? C’è chi dice: Tanto io ho il merito come l’altra anche se vi è diversità nel frutto. Quando ci si mette lo stesso impegno e non è possibile la propaganda collettiva in un posto e intanto si fa la propaganda alle singole famiglie, mentre altre hanno fatto la propaganda collettiva in altro luogo, se hanno avuto lo stesso impegno, guadagneranno lo stesso merito. Ma se si può fare la propaganda collettiva il merito è maggiore.
Può essere che una persona, una studentessa, per esempio, ottenga il dieci perché si è impegnata, e un’altra con lo stesso talento, con le stesse
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attitudini, s’impegni di meno e ottenga solo otto, solo sei. Il Signore il quale ci paga a prezzo d’impegno, cioè di amore, di sforzo, darà maggiore premio a chi avrà ottenuto di più. «Il Signore, dice la Scrittura, darà a ciascuno secondo le sue opere»3. Occorre ancora aggiungere che, in generale, quello che è scritto dalla Famiglia Paolina, quello che è stampato dalla Famiglia Paolina, quello che è diffuso dalla Famiglia Paolina ha maggiori benedizioni da Dio. Può essere che un libro per se stesso sia considerato di minor valore, ma crediamo noi che il frutto dipenda soltanto dal valore del libro? Si tratta della evangelizzazione, e l’evangelizzazione ha bisogno della grazia di Dio. Potete gettare il seme, anzi abbondantemente, e intanto se il terreno non è innaffiato, non avrà l’umidità sufficiente per cui non nascerà la semente. L’acqua è simbolo della grazia. Quando c’è la grazia di Dio, a volte una sola parola può convertire un’anima e cambiarla. Infatti quando S. Agostino sentì ripetersi [l’invito a leggere] le parole4 di S. Paolo: «È tempo di lasciare il piacere della carne, di risorgere e di incominciare una vita nuova»5, si alzò risoluto, cambiò vita. E la Chiesa ebbe un gran santo e un grande dottore. Ecco, la gloria di Dio!
Continuando a parlare della propaganda collettiva, possiamo ricordare quello che è ancora scritto nella Circolare interna6. Propaganda collettiva è la circolare o la cartolina che viene spedita per una nuova edizione di stampa o di cinema. Allorché escono certi libri nuovi o pellicole nuove, è molto utile dare un avviso per circolare o per cartolina réclame. Specialmente quando s’inizia una libreria nuova in una città, è molto utile che si unisca al libro un avviso che
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inviti alla nuova libreria. Più presto saranno avvertiti quelli che sono interessati!
Propaganda collettiva è farsi cooperatori le persone influenti, come le autorità ecclesiastiche, civili, militari, scolastiche, le presidenze, le segretarie delle associazioni per averne il favore, una raccomandazione o almeno il lasciapassare per la scuola, la caserma, la fabbrica.
Ecco quello cui ho già accennato. Dobbiamo servirci di tutto e di tutti per il bene. Sì, perché tutti sono chiamati a cooperare alla redenzione, alla salvezza delle anime: «Unicuique mandavit Deus de proximo suo: A ciascuno il Signore ha dato il comando di operare per il prossimo»7. E chi ha l’abbondanza della fede ne faccia carità a chi ne è privo.
Si lasciano passare troppe occasioni, troppi talenti cadono inutilmente, [mentre] potrebbero essere sfruttati o, meglio, fatti rendere maggiormente alla gloria di Dio. Perché nascondere, coprire il proprio talento? Il servitore che aveva nascosto il proprio talento e si scusava con il dire che il padrone era rigoroso, ebbe un rimprovero forte. Se apostole siete, siate insieme formatrici di apostole.
E mi viene [in mente] anche un’altra forma di propaganda, la quale non è stata notata, ma che è utile ricordare. Se vi dedicate nella vostra condizione alla ricerca delle vocazioni, avviate nel campo della Chiesa altre operaie, altre apostole, e chissà quanto [bene] faranno! Diceva quel sacerdote morente: Ciò che mi consola di più è che nella mia vita ho sempre curato le vocazioni e adesso lascio un certo numero di suore. In quella parrocchia egli ne aveva mandato una trentina nei vari Istituti, e un certo numero di sacerdoti, almeno una ventina: Questi, diceva, continueranno la mia
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opera e ciò che non ho fatto io, mi rallegro pensando che lo faranno loro. Moltiplicare le vocazioni religiose, vocazioni scelte e, per quanto è possibile, ben formate. Propaganda collettiva è parlare alla radio per una speciale iniziativa, preparare un manifesto-annunzio, cercare chi distribuisce le edizioni. In Italia le cose sono rette da una legislazione diversa da quasi tutte le altre nazioni. Ma vi è, in varie nazioni, la possibilità di fare annunciare alla radio un libro nuovo uscito. E perché non potrebbe parlare la suora stessa? Avete paura? Il nostro protettore S. Paolo non si fermava mai e quando una porta era chiusa ne cercava un’altra, magari una porticina. Entrare per le porticine è più adatto per le Figlie di San Paolo che sono piccole. Quando S. Paolo non poteva fare un’opera, ne compiva un’altra. Mai arrestarsi, perseveranza! Il limite qual è? Il limite è quello delle forze e della salute, altrimenti troveremmo sempre qualche cosa da fare o qualche iniziativa o qualche santa industria per il bene. Andrebbe molto bene che alla radio parlasse una donna per annunciare un libro o un periodico nuovo. Poi preparare un manifesto-annunzio, supponiamo per la giornata mariana. Ne avete già fatti e vanno bene.
Cercare chi distribuisce le edizioni, perché è un tempo notevole quello che s’impiega nel portare i giornali ogni settimana. Se si può avere aiuto, qualche volta bisognerà pure ricompensare con qualche cosa, e se questo dare qualche cosa vuol dire ampliare la propaganda, non spaventiamoci. Cerchiamo sempre il maggior rendimento perché bisogna prendere sempre ciò che frutta di più o che è più sicuro, [quindi] rivolgersi alle grandi ditte,
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prendere i treni che sono più veloci, adoperare tutti i mezzi che sono più celeri. Occorre che noi ci serviamo di tutti i mezzi, e se c’è bisogno, se conviene, qualche volta anche dell’aereo.
Propaganda collettiva è pubblicare le recensioni [dei libri] sui migliori periodici e giornali; vi sono città dove escono dei periodici e giornali cattolici, che volentieri farebbero la recensione delle nostre riviste o anche dei nostri libri. Allora ancorché costasse qualche cosa o doveste raccomandarvi al direttore, a uno dei redattori, muoversi, perché l’annuncio arrivi e sia letto da più persone.
Propaganda collettiva comprende le conferenze catechistiche per valorizzare [anche i nostri] catechismi, creare delle persuasioni nelle anime e portare quelle anime alla luce. Fare esposizioni delle edizioni quando si avvicinano le feste pasquali, natalizie, oppure vi è un convegno, una circostanza particolare straordinaria, un’adunanza di clero o di associazioni cattoliche. Arrivare a sfruttare tutti gli incontri. La parola sfruttare però è da prendere in senso buono, cioè far rendere le occasioni, come ad esempio la partecipazione ai convegni che si possono verificare qua e là. Far conoscere, sciogliere difficoltà, proporre iniziative. Vi sono sempre occasioni in cui noi possiamo far conoscere [le nostre edizioni]. Quando si è preoccupati solo della gloria di Dio e del bene delle anime, il coraggio viene. La fede illumina e sostiene e la grazia di Dio accompagna. Dire l’ Angelo di Dio al nostro angelo custode e degli Angelo di Dio per coloro a cui vogliamo offrire un po’ di bene, fare un po’ di bene. Propaganda collettiva è raccogliere i libri in determinate collane con opere di valore, e far sì
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che chi acquista un libro sia invogliato ad acquistarli tutti. Infatti, se i libri di una certa categoria vengono raccolti in collane, è più facile che chi ha acquistato un libro veda il valore della collana e quindi da uno passi all’altro. Supponiamo i libri di pietà, di cultura religiosa, i libri di azione pastorale, di ascetica raccolti in collane si faranno propaganda da sé.
Propaganda collettiva si può fare da casa, con lettere, con la spedizione di cataloghi; dalla libreria, quando si persuade una persona a farsi propagandista. La propaganda collettiva si può fare quasi ovunque. Ogni volta che si sanno esporre le edizioni in modo da interessare un maggior numero di persone, si fa propaganda collettiva; ogni volta che la persona inculca con prudente zelo l’apostolato, fa propaganda collettiva; ogni volta che si scrivono e pubblicano libri che sono di larga diffusione, si fa propaganda collettiva.
Propaganda collettiva è partire da casa con buona volontà, con la macchina piena di libri adatti ed interessanti per molte categorie di persone. Se i libri sono molti, più facilmente si interessano e si provvede a un maggior numero di persone.
Infine ci sono tanti motivi che non si possono raccogliere né spiegare in una conferenza, ma le persone, le suore che sono zelanti li inventano, li trovano, li adoperano e li suggeriscono agli altri. Contate molto sullo Spirito Santo che è in voi, che illumini, che insegni le vie, che conforti, che porti una grazia particolare anche a quelli che devono accogliere [quanto portate], perché il vostro passaggio è il passaggio di una grazia. Questi fedeli, se non accolgono la grazia di Dio, lasciano passare il Signore e non si sa di quale responsabilità si caricano. Dunque, contare sullo Spirito Santo perché le
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illumini. «Timeo Dominum transeuntem: Io ho paura che passi la grazia senza che l’abbia usata, o ne abbia approfittato»8, diceva S. Agostino.
Contare inoltre molto sulla grazia della vostra vocazione.È la grazia di ufficio, è la grazia che sinceramente vi comunica il Signore ogni mattina. Voi partite dalla chiesa con Gesù nel cuore, la presenza sacramentale dura poco, ma spiritualmente e soprannaturalmente la presenza di Dio nei vostri cuori, quando c’è la grazia, dura sempre. Contare sugli aiuti speciali che ha la Figlia di San Paolo. Che Gesù Maestro sia nel cuore! Oh, la Regina degli Apostoli vi tenga la sua santa mano sul capo! Oh, [contate sull’] aiuto di S. Paolo che ama le sue figlie come amava S. Tecla, come amava quelle pie discepole, quelle donne9 di cui parla così bene e di cui fa tanti elogi nelle sue lettere!
S. Paolo è con voi!
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1 Meditazione, o conferenza tenuta a Roma il 13 marzo 1955.
2 Cf Mt 13,8.
3 Cf Rm 2,6.
4 Cf Le Confessioni , VIII, 12.
5 Cf Rm 13,13-14.
6 Cf RA 12(1953)3; CVV, n. 208.
7 Cf Sir 17,12.
8 Cf S. Agostino, Serm. 88, 14, 13.
9 Cf Rm 16,1-16.