Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III
SANTIFICAZIONE DELLA MENTE



Dobbiamo chiedere la grazia di santificare la nostra mente1 e cioè di attendere a quello che è la prima parte, la parte principale nell’opera della nostra santificazione: «Amare il Signore con tutta la mente»2.

Che cos’è lo studio? È l’applicazione ad amare il Signore con tutta la mente. Che cosa significa studio? Studio significa impegno per compiere quello che è il nostro ufficio, adoperando i mezzi necessari, particolarmente, primo mezzo: imparare. Tanto ha da imparare la cuoca, quanto ha da imparare la professoressa;tanto ha da imparare chi fa la pulizia, come chi dipinge. È sempre uno studio, uno studio per compiere, quanto meglio si può, il nostro ufficio.
L’oggetto dello studio può essere diverso: la sarta avrà impegno per far bene la sarta; chi fa scuola avrà impegno per insegnare bene il latino. Non si può dire: Io sono studente, io non sono studente; tutti siamo studenti! Guai se non fosse così, sarebbe segno che non ci impegniamo a compiere bene ciò che il Signore si aspetta da noi. Certamente chi guida deve impegnarsi per apprendere quelle cose che le sono necessarie, sia che vengano dai libri, sia che vengano dal consiglio, sia che vengano dall’esperienza. E chi deve eseguire deve impegnarsi per apprendere quelle cose che sono necessarie per l’ufficio che le è assegnato.
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Siamo tutti studenti, particolarmente nelle cose spirituali. Se non lo siamo, non amiamo il Signore con tutta la mente e in conclusione non amiamo il Signore in ciò che è più essenziale, in quello che è la fonte, la sorgente, poiché le idee dipendono dai pensieri, dalle convinzioni, dalle istruzioni.
La parola studente, in pratica, viene riservata a coloro che particolarmente si danno a studi letterari o scientifici o filosofici
o teologici, ma realmente siamo tutti studenti. E da quando, e fino a quando? Dai sette anni, finché si sarà resa l’anima a Dio. Non vi sono limiti se lo studio è preso nel suo vero senso, cioè come impegno per compiere il proprio ufficio.
Dobbiamo fare un esame profondo sull’uso della nostra mente. Perché molte persone non progrediscono nella pietà, non progrediscono nell’amore di Dio, non apprendono, non penetrano le cose che riguardano Dio? A settant’anni dicono al Signore le stesse cose che dicevano a sette anni. Come non si è ancora imparato a parlare a tu per tu con il Signore e a cavar fuori dalla mente e dal cuore pensieri, sentimenti, propositi che glorifichino di più il Signore? Allora non ci avviciniamo al paradiso, cioè ci avviciniamo materialmente in quanto la vita presente finisce, ma si dovrà fare un lungo purgatorio per preparare la mente alla visione di Dio. Un lungo purgatorio! Mentre quando utilizziamo tutta la mente per apprendere sempre meglio, impegnarci, mettere attenzione, elevare l’anima nostra alle cose più belle, più alte, ci si prepara al paradiso. E crediamo che i santi e le sante, quelle anime che si chiamano amanti di Dio, non
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abbiano impegnato la loro mente a conoscere meglio Iddio, a conoscere meglio il suo amore per noi, a conoscere meglio le verità del catechismo e della dogmatica? Vi sono nei santi e nelle sante dei progressi tali per cui, man mano che si avvicinano al termine della vita, hanno sentimenti e soprattutto pensieri più elevati, più celesti in modo che passare da questa vita alla visione di Dio è solo più cambiare camera, tanto sono penetrati dalle cose divine.

Del gran dono dell’intelligenza vi sono sprechi deplorevoli da far piangere, [come]: guardare ciò che fanno gli altri, giudicare ciò che hanno fatto e disposto i superiori, ricordare le vanità del mondo, pensare a ciò che si è visto di più o meno edificante, voler solamente trattenersi in discorsi futili che dimostrano come siano leggeri i pensieri della mente; tutto questo non deve farci pensare molto? Perché se si buttassero dei soldi, o qualcuno facesse la stranezza di quel tale che, per farsi vedere straricco, prendeva un biglietto da mille per accendere la sua pipa, farebbe una cosa da nulla rispetto a quello che è spreco della mente. La mente [si spreca quando] si arrovella per delle giornate in cose che non valgono nulla, quando pure non sono cose che scoraggiano, sconfortano, allontanano dalla unione con Dio.

Utilizzare la mente! Nessuno può essere santo se pensa di utilizzare solo il cuore e la volontà. Anzitutto la mente. Tutta nello studio delle quattro parti: studio per lo spirito, per avanzare nelle cose che ci riguardano, per l’ufficio che abbiamo, per la nostra missione. E nell’apostolato che deve essere progressivo; e nella educazione umana
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affinché ci si possa avvicinare agli uomini e fare quel bene che è nei disegni di Dio. Credo che su questo punto: progresso della mente, santificazione della mente, elevazione della mente, utilizzazione totale della mente, non ci si esamini abbastanza, non ci si confessi bene. Non vi è facoltà in noi che sia così sprecata come la parte intellettuale, la quale riguarda il comprendere, il ritenere, l’applicare alla pratica.
Quattro doni dello Spirito Santo sono per la mente: il dono della sapienza e della scienza, il dono dell’intelletto e del consiglio.
Sempre distrazioni! Ma non riusciamo a dominare la mente? Un po’ di esercizio, di mortificazione e di sforzo non servirebbe a [farci] progredire in questa unione di mente con Dio? Perché non ricordare la meditazione lungo il giorno? Perché non ritorniamo spesso con il pensiero, con il cuore a Gesù che è nel tabernacolo? Perché non abbiamo sempre presente il pensiero del paradiso? Io mi protendo in avanti verso il paradiso, [verso] il posto più bello. [Avere] sempre questo in mente. Certi discorsi vani dicono quanto sia vana la mente, perché si dice fuori quel che si pensa dentro. Ma ci si può domandare: Dobbiamo sempre pensare a Dio? No, ma a Dio e alle cose del servizio di Dio, sì. Il servizio di Dio in ricreazione può essere: scherzare, spandere una santa letizia, far giochi, impegnando la mente anche in quello. Allora si serve Dio. Tanto più per ciò che riguarda l’applicazione della mente nei nostri uffici.
Fissato bene che lo studio è l’applicazione [della mente] per imparare quello che è necessario per far bene la nostra missione e i nostri uffici, ne vengono le
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conseguenze. Sono due: lo studio ha dei limiti e lo studio richiede intensità.

1. [Lo studio] ha dei limiti, cioè dobbiamo imparare quello che riguarda il nostro ufficio, quello che ci rende abili alla nostra missione: il resto è bagaglio inutile. Se una figliuola s’impegna a studiare molto il capitolo delle Costituzioni che riguarda il governo della casa, perde tempo: non ha da governare la casa. Se invece non studia i capitoli che riguardano la pietà, le virtù, e non li medita, questo è trasgredire ciò che riguarda la santificazione della mente, il suo ufficio, i suoi doveri.

Nella vita di un superiore generale della Compagnia di Gesù3 si legge questo, che egli è passato di ufficio in ufficio nella sua Congregazione fino ad arrivare all’apice. Ma quando passava da un ufficio all’altro si fermava un mese, due, tre senza far niente, diciamo così, di esterno: [impegnava] tutto quel tempo a meditare quali erano i doveri, quale era lo spirito delle Costituzioni riguardo all’ufficio che gli era assegnato. Perché la santificazione della mente deve precedere. Prima non si occupava di tutto quello, poi se ne occupava.
Osserviamo bene: Dovrai scrivere? Applicati a quello che ti serve per scrivere, e così se dovrai essere impegnata a far conferenze, se dovrai essere impegnata a far scuola. Dovrai far la propaganda? Impegnati a far la propaganda, e cioè ad apprendere tutto quello che ad essa si riferisce. Non so come ci sia tempo a pensare ad altro quando una ama proprio il suo ufficio. Se lo ama, ci mette il cuore. Anche nella preghiera le viene in mente, anche alla sera quando sta per addormentarsi ritorna con il pensiero lì sopra. E tutti i giorni segna un
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progresso nella penetrazione delle cose che deve dire, che deve fare. La cuoca, la portinaia, la sacrestana, chi è a capo della tipografia, chi ha da guidare la propaganda, chi sta in libreria: sempre [deve] avere questo in mente e imparare. E tutto questo non è difficile, è l’osservanza del secondo articolo delle Costituzioni. Ma vi è soprattutto il primo articolo delle Costituzioni. Si deve progredire. Non importa che non si conosca la spiritualità domenicana, la spiritualità carmelitana, ecc., purché si conosca la spiritualità paolina. Che si penetrino nella loro dottrina e nella loro pratica le tre divozioni: a Gesù Maestro, alla Regina degli Apostoli, a S. Paolo Apostolo. I limiti sono questi. Ma se conoscessimo qua..., ma se leggessimo là.... È tutto un bagaglio inutile. Quando andate in propaganda non vi caricate delle pietre che trovate per la strada, vi portate invece la borsa. Le pietre sono bagagli inutili, così lo sono certe cose che dissipano e portano lontano. Non capiamo che il primo nemico ce lo creiamo noi in casa, nell’intimo, con il pensare, studiare cose che dopo non applichiamo alla vita e spesso sono anche occasione di più larghe distrazioni. Distrarsi vuol dire non tendere sempre al fine, ma pensare ad altro.
Noi abbiamo due fini: quello che riguarda la santificazione nostra, paolina, le Costituzioni nostre, e quello che riguarda l’ufficio di apostolato. Lì sono fissati i limiti. E se poi mi mettono a fare un’altra cosa?. Poi studierai per fare l’altra cosa. Ecco, il limite è determinato dal fine. Si studia un po’ di filosofia: il limite è determinato dal fine che ha lo studio.
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2. [Lo studio richiede] intensità. Penetrare bene quello che dobbiamo studiare, quello che appartiene al nostro ufficio e quello che appartiene a una maggior conoscenza di Dio. Se leggiamo la vita di certi santi, ci accorgiamo subito, quale [era la] diversità dei loro pensieri e sentimenti quando erano giovani, e quale sublimità di pensieri e sentimenti invece [avevano] più avanti, quando la loro opera di santificazione aveva già raggiunto un certo grado.
La santificazione della mente! ‘Sempre, arrivando qui, devo fare uno sforzo a non irritarmi: perché non si capisce questo punto? 4’. Perché non ci si bada? Perché non ci si impegna a santificarsi proprio in quello che è più necessario, la mente, da cui deriva tutto il resto? Direte: Ma noi ci impegniamo. Deo gratias! Ma vedo sempre che il maggior sciupio delle forze riguarda la mente, l’intelligenza.
Allora, ecco un’intenzione per essere aggiornate, un’intenzione generale: che tutte santifichino la mente e che nessuna pensi di esser santa senza la santificazione della mente; nessuna pensi di dar frutti alla Congregazione senza l’impegno a imparare ciò che la riguarda. E tutti i giorni migliorare: sia in quello che riguarda la santificazione, primo articolo delle Costituzioni, e sia in quello che riguarda l’apostolato, secondo articolo. Tutte!
Però si capisca che nell’Istituto vi devono essere anche quelle che insegnano. Quelle che hanno l’ufficio di insegnare nelle scuole o nelle conferenze o nella redazione devono apprendere quelle materie e quegli studi che le riguardano. Se noi studiamo troppo greco che dopo non usiamo neppure una volta nella vita, eccediamo nei limiti imposti dal fine. Invece se lo studiamo per quel tanto che è utile per la nostra vita e per insegnare
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i termini teologici, filosofici, ecc., allora santifichiamo la mente. I limiti sempre [sono] imposti dal fine. Ognuna di noi progredisca nel dono: a) dono della sapienza. Domandarlo allo Spirito Santo. La sapienza ci porta a ordinare tutte le cose a Dio. b) Dono della scienza: cioè penetrare le cose pratiche, specialmente le Costituzioni, lo spirito paolino, conoscere il Maestro divino, conoscere meglio la Regina Apostolorum, conoscere meglio S. Paolo. c) Dono dell’intelletto, affinché capiamo meglio i dogmi e le verità morali, le preghiere e gli insegnamenti della liturgia. Penetrare: intus légere. Leggere dentro quel tabernacolo, dentro a quel cuore di Maria, a quello spirito paolino: lo spirito che S. Paolo ha lasciato alla sua Chiesa. d) Dono del consiglio. È un dono pratico che dobbiamo chiedere [per vedere] che cosa sia utile fare nelle circostanze in cui ci troviamo, cioè essere illuminati da Dio, considerare tutto quello che siamo, quello che abbiamo e non abbiamo, e i mezzi che possiamo adoperare. Venire [quindi] a conclusioni pratiche. Avete fatto un certo progresso in questo punto. Generalmente i propositi sono già divisi in: verità, via, vita. Avete messo in primo luogo la verità, cioè quello che riguarda la santificazione della mente: qui sopra progredire ancora. L’esame in primo luogo sopra la preghiera e la buona volontà. E quando si viene alla pratica: come sono stati i pensieri? Come abbiamo santificato o sprecato la mente, l’intelligenza nostra, la memoria? Memoria: ricordare le
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cose che dovete insegnare, e non ricordare cose che spesso sono anche nocive e non si dovrebbero ricordare. Ricordare invece gli esempi dei santi, il Vangelo, gli episodi della vita di nostro Signore, conoscere la vita di S. Paolo, penetrare sempre meglio le sue Lettere e i vari tratti della vita di Maria. Allora ci prepariamo alla visione di Dio, per vedere Dio faccia a faccia come egli è. Ma per questo, per esservi preparate, dobbiamo assolutamente santificare la mente, altrimenti dovremo essere liberate da tante scorie di pensieri inutili e magari nocivi.
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1 Conferenza tenuta a Roma il 13 luglio 1955. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 12b ac 22b. Si ritiene come orginale lo stampato.

2 Cf Mt 22,37.

3 P. Ledòchowski Wladimiro (1866-1942), eletto preposito generale della Compagnia di Gesù l’11 febbraio 1915.

4 Frase non presente nel testo stampato, ma riportata nella trascrizione dalla registrazione.