Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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sette secoli fa quando un istituto [religioso] aveva la regola di andar sempre a piedi. Adesso naturalmente avranno preso la bicicletta per arrivare per tempo dagli ammalati [...]6. Noi dobbiamo essere aggiornati: L Osservatore Romano, gli Acta Apostolicae Sedis devono essere conosciuti [almeno] nella loro sostanza. Non dico che si debbano leggere le notizie per divertimento, ma non è possibile essere maestre quando non si sanno e non si conoscono le cose. Occorre che noi ci aggiorniamo. Gli Esercizi spirituali di aggiornamento, tenuti alle superiore a Roma poco tempo fa7, hanno prodotto un gran bene: le figlie tornavano a casa così serene che sembravano quasi tutte ringiovanite. L’aggiornamento fa ringiovanire, bisogna sempre conservare lo spirito giovane, perché non possiamo comprimere le anime, e non possiamo accompagnare le anime se non le capiamo, se non conosciamo la loro psicologia, la loro mentalità e tutto quel complesso di cose che la vita oggi comporta. Chi mai adesso adopererebbe le macchine [da stampa] del 1914? Allora si stampavano ottocento fogli in un’ora quando la macchina andava bene. Adesso tutto è diventato automatico e si produce molto di più di una volta.
Ecco, meditare queste cose leggendo la vita di S. Tecla come ce la dipinge l’apocrifo: ai piedi di S. Paolo, intenta, quasi assetata della verità che gustava man mano che S. Paolo la predicava. Oh, le Figlie di San Paolo possono considerare S. Tecla come la loro prima sorella e nello stesso tempo come la loro santa protettrice!


V
DARE TUTTO A DIO



Quest’oggi celebriamo la festa di S. Brigida1 che passò per tutti gli stati, possiamo dire, della donna: prima giovane esemplare, poi sposa fedelissima, madre esemplare poi, defunto il marito, religiosa osservantissima. Il Signore le concesse di passare per tutti gli stati, diciamo,
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che sono indicati nella teologia ascetica e mistica, perché praticò ogni virtù ed ebbe intimità con Gesù, particolarmente con la passione di Gesù. Lavorò nel nord dell’Europa, in Palestina, in Spagna, a Roma e altrove, e sempre progredì nella virtù, nella santità e nell’intimità con Gesù crocifisso, dolente. Ora fermiamoci a considerare il Vangelo assegnato a questa festa. Il Vangelo dice che il regno dei cieli è simile a un uomo il quale scoprì in un campo un tesoro di gran valore. Il campo non era suo ed egli non poteva portarsi via il tesoro; allora andò, vendette tutto quello che aveva e ricavò la somma necessaria. Acquistò il campo, e acquistando il campo, divenne suo il tesoro2. Poi il regno dei cieli è assomigliato ad un uomo il quale va in cerca di perle preziose, e fra le altre ne scopre una che aveva un grandissimo valore. Allora vendette tutto quello che aveva e mise insieme la somma necessaria per comperare quella perla preziosissima3, e fu ricco. Il regno dei cieli è ancora assomigliato a un uomo che sta pescando con altri sul mare, con la sua barca, con le sue reti; e la pesca riesce bene, e riempie la navicella di pesci, e spinta la navicella sopra la riva, comincia a distinguere pesce da pesce: prende i pesci cattivi e li butta via, prende i pesci buoni e li mette nei vasi, nei panieri, perché vuol venderli; alcuni poi serviranno per il suo nutrimento. Così sarà alla fine del mondo: gli angeli discenderanno dal cielo e separeranno le anime buone dalle anime cattive, le anime buone per il paradiso, le anime cattive, cioè i cattivi, saranno mandati nell’inferno4. Chissà, perché la Chiesa ha assegnato per questa festa questo tratto di Vangelo! Bisogna connetterlo con l’epistola che è presa da S. Paolo il quale scrive che i preti siano aiutati dalle donne, da quelle che allora si chiamavano diaconesse, che in sostanza corrispondono presso a poco alle suore di oggi. Esse aiutavano i sacerdoti dove potevano,
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nei vari ministeri, per esempio facevano il catechismo, assistevano al Battesimo, curavano il canto nella chiesa, avvicinavano i peccatori, distribuivano le elemosine. S. Paolo dice: «Onora le vedove se sono veramente vedove»5, e poi dice come si devono riconoscere le vedove degne di diventare diaconesse, cioè che fra le altre cose abbiano sessant’anni, perché i ministeri da compiere erano ministeri delicati6. Oh, sempre la Chiesa ha avuto questo pensiero: l’unione tra il sacerdote e le donne (le Marie), ossia le suore che si consacrano alle opere buone, ad aiutare le anime. Ecco, il concetto fondamentale è sempre lo stesso: l’unione tra il sacerdote e la suora, e la debita separazione, la debita distanza, punto delicato, ma necessario da rispettarsi.

Che cosa vuol poi dire il Vangelo quando parla di un uomo il quale trova un tesoro, vende tutto il suo, e mette insieme la somma necessaria per comperare il campo? Questa parte del Vangelo indica l’anima che, avendo meditato bene la vita eterna, il paradiso, il tesoro della grazia di Dio, la vanità del mondo e di tutto quel che il mondo può dare, lascia tutto, si consacra a Dio, si fa suora. Lascia la famiglia, lascia l’avvenire che può a volte anche essere lusinghiero, lascia la sua volontà che è [la cosa] più difficile da lasciare, lascia tutte le tendenze che non sono buone, lascia i beni della terra, quindi fa i voti di ubbidienza, castità e povertà, e si consacra tutta a Dio: Tutta mi offro, dono e consacro. Per che cosa? Per il gran tesoro della santità, di una grazia più abbondante, di una vita spirituale più rigogliosa, di un paradiso più sicuro e più bello.
Allora ci chiediamo: Abbiamo lasciato [veramente] tutto per questo tesoro che è la santità, che è il paradiso? Possiamo domandarci: Ci siamo veramente distaccati dal mondo? Vi sono anime le quali si consacrano a Dio, entrano in convento, ma guardano spesso ancora il mondo dalla finestra, e si lasciano ancora un pochettino attrarre.
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Qualche volta hanno come dei sentimenti di invidia per quello che possono vedere di buono, di bello, di soddisfacente per chi è rimasta nel mondo. Questo che cosa vuol dire? Vuol dire chiudere la porta del convento e lasciare la finestra aperta. Questo vuol dire pretendere di camminare su due strade, essere un po’ di Dio e un po’ ancora del mondo, della famiglia, persone le quali tutte le volte che trovano difficoltà in convento vanno dicendo: Oh, potevo rimanere nell’altra vita! Oh, se non mi permettono queste cose, mi proibiscono quelle, ritorno là da dove son venuta! E non arrivano mai ad essere totalmente di Dio. Hanno portato con sé in convento, nascosta nel proprio cuore, la propria volontà. Allora non si è dato tutto a Dio! Se si fossero almeno lasciate delle grandi ricchezze, quindi fatti dei grandi sacrifici, sarebbe già segno che veramente si è amato il Signore più delle cose della terra, ma giacché spesso non si sono lasciate grandi ricchezze, almeno si lasci quel che è più prezioso, immensamente più prezioso: la volontà.
S. Francesco [d’Assisi] vuole che prima di tutto si lasci ogni avere, e Gesù metteva come condizione per chi voleva seguirlo la povertà: «Hai ancora una cosa che ti manca; va’, vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri, poi vieni e seguimi»7. E all’altro giovane che voleva seguirlo fece la stessa dichiarazione, ma ancor più chiaramente: «Tu vuoi seguirmi, ma sai che io non ho nulla? Gli uccelli hanno i nidi, le volpi hanno le tane, ma il Figlio dell’uomo non ha neppure una pietra su cui mettere la testa per prendere un po’ di riposo»8. Voleva dire, quindi: povertà.
Secondo: che cosa significa quell’uomo che trova una perla preziosissima, ne riconosce il gran valore, vende tutto e con quello che ricava compra la perla preziosissima? [Si narra che] un generale di Francia trovò una perla preziosissima e la conservava gelosamente e, poiché costituiva da sola una ricchezza, vi aveva fatto scrivere sopra: Chi mi possiede non sarà più povero.
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Oh, è naturale che una figliola giovane cerchi la felicità, cioè la perla preziosissima. Tutti siamo nati per la felicità, e il Signore ci ha invitato a conseguire la felicità eterna, la beatitudine stessa che gode Iddio. Questa è veramente la perla preziosissima: il paradiso!
Ora noi consideriamo che facendo i voti abbiamo trovato la perla preziosissima e abbiamo detto generosamente: Ecco, d’ora in avanti io lavorerò solo per Dio, per il cielo. Adesso però ci facciamo la domanda: Lavoro per guadagnare la vita eterna? Quell’uomo rinunziò a tutto quello che aveva e a tutto ciò che gli era caro. Noi veramente ci dedichiamo al Signore con tutte le forze? Che cosa vuol dire: lavorare con tutte le forze? Vuol dire mettere la mente, mettere il cuore, metter la volontà nella vita e nell’osservanza religiosa, nell’apostolato. La mente non vada a vagare e a divagarsi in sciocchezze, perché ti sei data a Dio e hai detto: «Tutta mi consacro», ossia metto in primo luogo la mente a servizio di Dio. Questo significa studiare il catechismo, meditare le cose sante, aumentare la fede e pensare a ciò che riguarda la nostra vita, particolarmente alle Costituzioni, agli avvisi ricevuti, agl’indirizzi dati, ecc.: la mente fermata lì. Sovente perché i nostri pensieri non sono veduti, può nascere la tentazione: Oh, tanto nessuno sa quel che io penso! No, Dio ci vede dentro!
Dare tutto il cuore a Dio significa amare solo il Signore. Non più sensibilità, ma distacco, un muro forte fra il mondo, le persone del mondo e la suora: tutto il cuore a Dio! Più escludiamo le tendenze del cuore alle cose e alle persone del mondo e più il nostro cuore è di Dio, e Gesù lo occupa. Ma chi si sbilancia sempre fra il mondo e Dio finisce col non piacer né al mondo né a Dio, perdere tanti meriti, e a non goder mai le consolazioni della vita religiosa. Tutto il cuore al Signore: un cuore pio, un cuore umile, un cuore docile, un cuore generoso secondo il cuore di Maria. Dare tutto al Signore: anche le forze, la salute, le giornate, il tempo, i minuti, le forze fisiche e le forze
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anche morali, intellettuali. Quell’uomo vendette tutto per la perla preziosa. Dare tutto al Signore per il paradiso. Ormai ci siamo fatti un programma: io non ho parte con il mondo, con la mia famiglia, non ho da cercare la mia soddisfazione, io ho votato tutta la mia vita per il cielo, per un bel paradiso. I miei beni sono lassù, perché il Signore non ci paga subito, ma ci paga abbondantemente in eterno. Se al sabato non si riceve la paga benché si è lavorato, questa paga non viene perduta, viene accumulata per il giorno della ricompensa. Vigilare perché i nostri pensieri siano sempre elevati al cielo, guardare il cielo, alla ricompensa eterna. In terzo luogo poi il Vangelo ci parla di quell’uomo che pescava ed ebbe una buona pesca, e spinta la barca sulla riva, separò i pesci buoni dai cattivi. Così sarà alla fine del mondo, gli angeli separeranno i buoni dai cattivi9. Chissà perché la liturgia ha ancora messo questo terzo punto del Vangelo! Si potrebbe dire solamente che vi sono dei buoni cristiani e dei cristiani non buoni. Si potrebbe solamente dire che vi sono degli uomini che seguono la religione cattolica e vivono onestamente, cristianamente, e degli altri che non vivono onestamente. Non potrebbe anche darsi che questo punto voglia ricordare che vi sono delle persone consacrate a Dio che corrispondono alla loro vocazione, e delle persone consacrate a Dio ma che non corrispondono alla loro vocazione? Quell’uomo aveva raccolto molti pesci, ma non tutti servivano, quindi quelli cattivi li gettava via, e quelli buoni li riservava per la propria nutrizione o per la vendita. Allora bisogna che siamo veramente religiosi, religiosi buoni, perché Giuda con la propria vocazione non era solo religioso, era anche apostolo, e aveva avuto delle confidenze dal Maestro divino: aveva fatto l’economo, in sostanza. E come avvenne che non corrispose? Gesù di lui disse: «Era meglio che quest’uomo non fosse nato»10, perché almeno non sarebbe caduto nell’inferno. Meglio non esistere, voleva dire, che dannarsi. I buoni andranno
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6 Originale: farebbe la stessa figura .

7 Don Alberione allude alla Settimana di aggiornamento, tenuta a Roma nella seconda metà di luglio 1955. Cf ApC, pp. 521-522.

1 Brigida di Svezia (1303-1373), principessa, religiosa, fondatrice dell’Ordine del S. Salvatore. Nel calendario liturgico del tempo la memoria di Santa Brigida era celebrata l’8 ottobre.

2 Cf Mt 13,44.

3 Cf Mt 13,45-46.

4 Cf Mt 13,47-50.

5 Cf 1Tm 5,3.

6 Cf 1Tm 5,5-16.

7 Cf Mt 19,21.

8 Cf Mt 8,19-20.

9 Cf Mt 13,47-49.

10 Cf Mt 26,24.