Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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14. GIOVEDÌ SANTO1



In questi giorni la Chiesa ci ha fatto pregare così: «Misericordia tua, Deus, expurget nos, ab omni vetustate et dignos efficiat sanctae novitatis: La tua misericordia, o Signore, ci purifichi da ogni errore e da ogni peccato della vita passata, ci prepari, ci faccia degni della santa novità che è la vita di Gesù Cristo in noi». «Sanctae novitatis dignos efficiat!»2.
Vi sono delineati due elementi che costituiscono il mistero cristiano: il mistero della nostra purificazione e il mistero della nuova vita, cioè della nostra resurrezione in Cristo. Purificazione da ogni male e vivere in Gesù Cristo la vita nuova, la vita risorta. Detestati i pensieri e i sentimenti, e le parole e le azioni che procedevano dalla natura corrotta, cioè dal vecchio Adamo, noi cerchiamo di portare i nuovi frutti, i frutti di santificazione: rassomigliare a Cristo e vivere in lui, non solo all’esterno, ma far sì che il Padre celeste che guarda i cuori e le menti in primo luogo, ci trovi degni, ci trovi rassomiglianti al Figlio suo. Purgarci dal male, sì. Questo è allontanare da noi tutto quello che dispiace a Dio e ciò si compie specialmente nella settimana in cui consideriamo la morte di Gesù Cristo, per la quale noi speriamo di dar morte ai nostri peccati, e consideriamo il mistero della risurrezione per la quale confidiamo di
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risorgere a questa vita santa in Cristo. Coloro che sono risorti non devono più presentare ciò che era vecchio, ciò che era difettoso, peccaminoso. [La purificazione] particolarmente la Chiesa vuole che la ripetiamo ogni giorno.
Nei commenti dei libri liturgici oggi si parla delle Pasque quotidiane, non soltanto della Pasqua annuale. Almeno una volta all’anno, è il grido della Chiesa, e riguarda i figli che non comprendono quale sia il dono di Dio, il dono di Gesù quando disse: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo»3. La Chiesa invece ci esorta, secondo il desiderio di Gesù Cristo: Ogni giorno alla sacra mensa, ogni giorno rinnovate la vostra Pasqua, Pasque quotidiane! È ogni giorno che il Signore Gesù rinnova il sacrificio della croce per pagare i debiti nostriquotidiani. È ogni giorno che il Signore c’invita: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo». E «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, vivrà in eterno»4.
L’esercizio del mattino si compone di quattro parti. L’esame di coscienza preventivo e la meditazione costituiscono la nostra morte in Cristo quando, pentiti delle colpe del giorno antecedente, le detestiamo, le presentiamo a Gesù come presentiamo i nostri peccati al confessore perché ce li assolva, perché li cancelli in virtù del potere divino che è in lui. Le altre due parti della Pasqua quotidiana sono la Messa e la Comunione. Ecco il divino innesto che viene messo in noi, l’oliva santa, Gesù Cristo: «Oleum effusum nomen tuum»5. Questo divino innesto ci è dato perché la giornata sia passata in Cristo e secondo Cristo. Purificati da quello che era difettoso, noi nella diligenza, nella osservanza, nella pazienza, nella generosità viviamo le ore della nostra giornata
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santamente sul modello divino Gesù Cristo, perché i pensieri, i sentimenti, gli affetti, le parole, le opere siano conformati a Gesù Cristo. La Messa quindi e la Comunione: Pasque quotidiane! La Pasqua annuale è la Pasqua modello, è il sole fra le Pasque, ma poi ci sono le stelle che sono le Pasque quotidiane. «Apud te facio Pascha cum discipulis meis»6, Gesù fa Pasqua con noi, suoi discepoli, però, amando i suoi discepoli, non vuole tramandare il segno del suo amore di anno in anno, ma vuole rinnovarlo ogni giorno: «Facio Pascha cum discipulis meis». Ogni giorno, purificati dalla meditazione e dall’esame preventivo per la giornata, ogni giorno affamati del pane della vita, dopo la consacrazione noi partecipiamo a questo Pane eucaristico, e compiamo così un’altra Pasqua, la Pasqua quotidiana. La santificazione delle giornate, dell’anno, dipendono dalla Pasqua quotidiana, dalla Pasqua di ogni mattina.
È così che ci comunichiamo? Se i commentatori dei libri liturgici oggi insistono tanto su questo pensiero, è perché noi comprendiamo i disegni di Dio. Gesù, che non soltanto ha voluto [darci] il pane materiale quotidiano, ci vuol dare la sua carne e il suo sangue e ogni giorno [vuol] rinnovare la Pasqua, cioè il fervore pasquale, perché ogni giorno noi rinnoviamo lo sforzo di correggere, purificare e costruire, edificare l’uomo nuovo che vive in Cristo.
Questa mattina sarebbe bello e caro a Gesù che noi chiedessimo nella Comunione questa grazia: arrivare a santificare, a celebrare ogni giorno meglio la nostra Pasqua quotidiana. Deve essere il frutto speciale di quest’anno ad onore di Gesù Maestro. Il Maestro l’ha detto: «Prendete e
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mangiate», e noi purificati prenderemo e mangeremo la sua carne secondo il suo divino volere. Pasque quotidiane ben celebrate!
Leggevo in questi giorni nella rivista Sintesi7 un fatto che già era stato ricordato qualche anno fa. Nel paese di Taceno che si trova al confine tra l’Austria e l’Italia si combatteva. Quel paese è piccolo, ma era in una posizione strategica e da una parte veniva difesa e dall’altra veniva assalita. Già molte case erano cadute sotto i colpi dei cannoni. Il parroco si accorse che fra poco egli sarebbe stato portato via dai nemici e il paese sarebbe caduto in mano ad essi. Era il sabato santo sera ed egli, preoccupato di quello che sarebbe stato delle ostie (già aveva confessato la totalità dei suoi parrocchiani), chiamò un fanciullo di quasi otto anni, Armido Francelli, al quale disse: È probabile che domani mattina io sia già stato preso e non sia più qui a dare la Comunione ai fedeli. Ti lascio le chiavi del tabernacolo. Domani mattina quando i fedeli, a Dio piacendo, saranno radunati, tu aprirai il tabernacolo, prenderai la pisside e distribuirai le ostie fino all’ultima che sarà per te. Quel fanciullo, che si mostrava intelligente e nello stesso tempo sincero e pio, al mattino compì precisamente, come novello Tarcisio, il ministero che il parroco in quelle circostanze straordinarie aveva creduto di affidargli.
Compiuta la funzione [il fanciullo] si guardava la mano destra che aveva toccato Gesù e incontrata poi la sua maestra le domandò: E adesso che sarà di questa mano che è consacrata da Gesù?. La maestra gli rispose: Ricordati sempre di quello che hai fatto oggi, quella mano non faccia mai male ad alcuno. Il fanciullo non dimenticò né il fatto né le parole. Poco dopo entrò in un istituto
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religioso e tanti anni dopo, diventato sacerdote, andò al paese a celebrare la prima Messa. Era ancora vivo il parroco del Francelli, e ancora viva la sua maestra. Voltandosi al popolo disse: Mi è stato sempre presente che questa mano destra aveva toccato Gesù. Credo di portare a Gesù una mano innocente e di poter oggi, che sono sacerdote, stringere degnamente le carni immacolate dell’Agnello divino. Piaccia al Signore che noi, che abbiamo toccato con la lingua il corpo e il sangue di Gesù Cristo, non abbiamo mai a profanare né il nostro corpo né il nostro spirito con il peccato, e che ogni giorno, rinnovando questo contatto con Gesù, possiamo passare santamente la giornata. Colui che è posseduto da Gesù e che porta Gesù con sé non adopera né i suoi occhi né il suo cuore, né la sua lingua né altro senso per offendere Gesù. Pasqua di risurrezione ogni giorno! Pasque quotidiane!
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1 Meditazione dettata a Roma alla Famiglia Paolina nella cripta del santuarioRegina Apostolorum, il 7 aprile 1955. Tema: “Messa e Comunione, Pasqua quotidiana”.

2 Cf Orazione finale della Messa del Martedì santo.

3 Cf Mt 26,26.

4 Cf Gv 6,54.

5 Cf Ct 1,2: «Come olio che si spande è il tuo nome» (Volgata).

6 Cf Mt 26,18: «Farò la Pasqua da te con i miei discepoli».

7 Rivista di ispirazione cattolica con articoli edificanti edita dal Catholic Digest in varie lingue.