Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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28. VIVERE IN PROFONDITÀ LA VITA PAOLINA1


[…]2. Per capire la parola di Gesù [riguardo alla vita religiosa] occorre molta fede: «Thesaurizate vobis thesauros in coelis: Fatevi dei tesori per il cielo»3. Facilmente noi intendiamo questo con superficialità, parole che suonano all’orecchio, che si sentono ripetere, e che dopo facilmente si dimenticano. Le anime illuminate da Dio che ragionano secondo la fede riescono a capire che cosa sia il gran dono della vita: esistere, e vivere un giorno, due giorni, vivere anni…; e vivere nella vita paolina con le vostre belle Costituzioni e l’esercizio dell’apostolato. Occorre l’infusione della grazia, dello Spirito Santo, occorre una luce sempre maggiore nell’anima; attente perciò alla superficialità che è un po’ il difetto del Brasile. Profondità, riflessione! Le cose vanno studiate, meditate e su di esse pregare, affinché in noi diventino come una seconda natura. Vedete, tanto facilmente si sente ragionare umanamente, senza spirito di fede. La vita religiosa occorre che proceda sempre da principi di fede, cioè lo stato religioso è voluto dal Signore, è istituito da Gesù Cristo, è regolato dalla Chiesa. Gesù quando dà a un’anima la vocazione, le dà un segno di predilezione. La vita religiosa bisogna che sia vissuta alla lettera.
Se non chi [...]. «Lascia tutto, vieni e seguimi»4. Lascia te stessa, la tua volontà, i tuoi desideri, i tuoi progetti, le tue idee, i tuoi sentimenti per prendere ciò che vuol darti il Signore. E chi non lascia tutto, «e il padre, la madre, e ciò che aveva in famiglia, ecc., e non viene dietro di me, non è degno di me»5, non è degno del paradiso. Vi sono cuori un po’ divisi,
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la vita religiosa alle volte è considerata come una vita quasi di riposo: no!

Quattro cose invece sono specialmente [necessarie]: lavoro spirituale, lavoro intellettuale, lavoro apostolico, organizzazione o povertà. Primo, il lavoro spirituale o lavoro interiore, il quale richiede che a poco a poco, ma in verità, dalla radice radicitus, come è il termine latino delle Costituzioni, togliamo i difetti e conquistiamo le virtù: dalla superbia si passi all’umiltà, dall’ira alla mansuetudine, dall’attaccamento umano alle cose della terra, all’amore vero di Dio, dalla pigrizia al fervore, dalla sensibilità alla spiritualità, dalla golosità alla mortificazione. Ecco, si venga a togliere quel modo di ragionare che avete sentito tante volte in famiglia o conversando con compagne che avevate a casa e si venga a sostituire con il ragionamento soprannaturale, spirituale: «Iustus meus ex fide vivit»6; vivere di fede!
Lavoro interiore, quindi, di emendazione e lavoro di conquista, cioè conquistare bene prima le tre virtù teologali che sono la base, sono come il treppiedi che sostiene il candeliere su cui brucerà la lampada, la candela a Gesù. Le tre virtù teologali: fede viva, speranza ferma, carità ardente, e le quattro virtù cardinali. Diventare [quindi] proprio prudenti, non della prudenza della carne, come dice S. Paolo, ma «prudentia spiritus»7, dell’anima che è spirituale. Diventare giuste per dare a Dio ciò che è di Dio, alle superiore e alle sorelle ciò che è dovuto di rispetto, di affetto, di premura. Poi la fortezza, [mentre] la mollezza che alle volte si incontra, per cui la persona si ferma davanti a qualunque difficoltà, questa mollezza è veramente ciò che impedisce di farsi santi, perché si fa santo chi è energico. Leggete il Decalogo della sveltezza che avete ricevuto dalla Prima Maestra8, [perché] semplicità e sveltezza devono caratterizzare la Figlia di San Paolo. Ecco, allora lavoro interiore! Esame di coscienza quindi, ed esame di coscienza soprattutto sull’interno, sui pensieri e sentimenti.
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Poi vengono le parole e le opere. Inoltre, per il lavoro interiore è necessario che facciamo tutte le pratiche di pietà con quell’applicazione che è possibile: pratiche di pietà settimanali e quotidiane, pratiche di pietà mensili e annuali, quali sono indicate dalle Costituzioni. Quindi le tre divozioni che devono regnare nel cuore della paolina: amare il divino Maestro come lo ha amato S. Paolo, amare la Regina degli Apostoli come l’hanno amata gli apostoli, specialmente S. Govanni apostolo. Amare S. Paolo come nostro padre, da lui prendere le idee leggendo la sua vita, le sue lettere e meditarle fino a che diventino il nostro modo di parlare e di scrivere, il nostro modo di ragionare. Meditare la sua vita, in modo particolare il suo amore ardentissimo a Dio e per le anime. Queste tre divozioni assicurano la buona paolina, cioè la paolina che avrà sempre forza nei suoi doveri, sarà sempre illuminata, conserverà nel suo cuore lo spirito di raccoglimento e quell’unione con Dio che la conducono, la guidano nella via della vera pietà.
La pietà non è solamente stare in chiesa, ma propriamente è l’amor di Dio e il compiere la sua volontà. In primo luogo quindi la pietà. Si trovano qua e là, nei vari paesi, nelle varie parrocchie, nelle varie famiglie tante divozioni, alle volte si trovano persone che hanno un certo sentimento vago di pietà e di divozione, ma non sanno neppure perché sono cristiane, sono ignoranti. La loro fede non ha fondamento ragionevole. Ora, considerare che dobbiamo dare a Dio «obsequium rationabile: un ossequio ragionevole»9.
Perciò, ecco il secondo punto: studio e lavoro intellettuale. Se si entra nell’Istituto e già si possiede una certa istruzione religiosa, va bene, ma sarà sempre così? Purtroppo no. Vi è tale ignoranza alle volte nelle cose religiose che non si sa neppure come una persona abbia una vita cristiana. Occorre pensare che la divozione vera è formata di tre elementi, e cioè: amare il Signore con mente, [volontà, cuore]. Amare il Signore con la mente vuol dire istruirsi, praticare la fede, aver fede viva: «Amerai il Signore con tutta la mente»10. Sento in questi giorni
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che si cantano tante lodi, da voi ne ho ancora sentite poche, ma corazon e avanti! La testa, la mente! Voi avete solo il cuore? Cosa dite? Il cuore è cieco, e se si fanno le cose per sentimento naturale, per tendenza naturale, allora non saremmo persone. In primo luogo, che cosa vuole da noi il Signore? L’anima spirituale, immortale, ragionevole, il cuore viene dopo. Qui o qui il cuore?11. Il cuore è sotto la testa, non sopra. Vedete, il sentimento è la terza parte, ma [quando io dico:] cuore, non intendo un cuore non retto, o quasi non retto. Io non ho ancora sentito molte persone che intendono che cosa voglia dire dare il cuore a Dio, abbastanza poche...

La mente! Lo studio, lo studio del catechismo cominciando da: Perché esisto? Da dove vengo? Dove vado? «Quod Deus est et remunerator: Vi è un Dio che premia e castiga, premia i buoni e castiga i cattivi»12. Quindi saper bene il catechismo, bene, bene, bene. Vogliono le cose difficili e non sanno le facili; invece dobbiamo studiare con semplicità il catechismo con le domande e le risposte ben date, e se possibile capirlo un poco. E ascoltare le conferenze, gli avvisi, ascoltare i consigli del confessore, leggere i libri spirituali, il Vangelo, le Costituzioni, leggere le lettere e la vita di S. Paolo in maniera che vi formiate una mentalità, una mente paolina. Quando vi è dato un manoscritto che deve essere composto alla linotype, se voi cominciate a conoscere bene il libro che stampate, supponiamo questo libro: A te, giovane13, che parla alle giovani, se sapete che cosa contiene, che cosa dice nella prefazione, chi l’ha scritto, come è l’indice, allora voi fate l’apostolato e direte alle giovani quello che c’è in quel libro; perciò lo componete bene, lo stampate più volentieri, lo brossurate sapendo quel che fate, quindi con intelligenza e con più merito. Fare le cose con intelligenza è la base del merito; agire ciecamente può essere richiesto, ma non va applicato qui.
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Sapere quel che si fa. E farlo con larghe vedute, con l’intenzione di fare quel bene che, ad esempio, Famiglia Cristiana è destinata a portare alle famiglie. Leggerla voi prima, sapendo quello che fate, quello che dite, le parole che mandate, le verità che là sono stampate e che devono arrivare a quelle famiglie, a quelle anime; ecco, così avete conoscenza e fate con coscienza il vostro apostolato. Quindi: studiare, studiare, studiare!
Conoscere il libro e il suo contenuto, ma se si va in propaganda, dovete ancora guardare chi è la persona a cui lo date. Supponiamo che il libro che presentate è adatto a una giovane, ma voi avete davanti una donna vecchia oppure una bambina; se è una donna vecchia, cercherete un altro libro, possibilmente il catechismo o il Vangelo, o qualche libro più adatto per lei. Come il medico a uno che ha male agli occhi non cura l’orecchio, così a quell’anima che ha un bisogno noi cercheremo di dare un libro adatto... Ecco, sapere, sapere!
Vedete di prendere proprio amore al sapere pensando così: quando vado a scuola, quando vado a studio, io vado a fare una comunione, comunione con Gesù verità. Lo studio è come una chiesa. Cosa vuol dire comunione? Comunione non solo cuore a cuore, ma testa a testa, mente a mente, sostituire alla nostra mente le verità che Gesù ci ha insegnato specialmente nel Vangelo, in maniera che noi acquistiamo i pensieri di Gesù, le verità che ha predicato Gesù, e che veniamo a ragionare secondo le verità del Vangelo e farci dei programmi di vita, dei propositi secondo il Vangelo.
Quando si sta a studio, stare con le mani giunte, per modo di dire, non perché si debbano tenere le mani giunte, perché se avete da scrivere, non potete congiungere le mani, ma voglio dire con raccoglimento e con la devozione, per apprendere quello che viene insegnato.
Vedete, vi sono persone che desiderano di imparare, che prendono occasione da tutto, e qui imparano il modo di fare il bucato, e là il modo di stampare, qui imparano14 [che la vita può essere spesa] a favore delle anime. Il Signore non ci ha chiamate a tenere un negozio, non a fare le sarte oppure le maestre che in
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segnano geografia o aritmetica, ecc. Queste scienze si dovranno anche insegnare, perché le materie scientifiche si imparano per capire meglio ciò che è sacro e si divenga così capaci di insegnare il Vangelo.

Ma il Signore ci ha chiamate a portare le verità stesse che ha predicato Gesù Cristo e che la Chiesa insegna ai fedeli. Voi siete come le postine di Dio che portate il Vangelo, siete come l’altoparlante della Chiesa. La Chiesa insegna e voi ripetete, portate nelle case la parola che la Chiesa comunica alle anime, la parola che salva. Tutte le altre cose, le altre scienze, fosse pure la medicina, la lingua portoghese, la geografia, e fosse pure qualche altra scienza come la meccanica, la fisica, ecc., [tutte servono] per la terra; voi siete fatte per il cielo, per insegnare agli uomini la via del cielo, le verità che salvano. E quante volte voi constatate che [la gente] non sa le cose principali per salvarsi!
Mi viene [ora] una distrazione: è molto importante, specialmente in certe nazioni dove il clero è scarso, che si spieghi bene l’atto di contrizione perfetta e che diffondiate molti libri che insegnano a fare questo atto in modo perfetto. Moltissimi muoiono senza il prete. Se c’è il prete, si confessano, basta avere il pentimento comune, cioè la contrizione o il dolore imperfetto; l’assoluzione con il dolore imperfetto scancella il peccato. Ma se non c’è il prete, se uno muore di notte, muore in uno scontro, lontano dal sacerdote, oppure il sacerdote non viene chiamato perché non si credeva che quella persona stesse male o fosse così grave, ecc., se c’è la contrizione perfetta il peccato è perdonato. Se anche ti è capitato, per disgrazia, di commettere un peccato grave nella giornata e alla sera fai un atto di contrizione perfetta: …e molto più perché ho offeso voi che siete infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa , con questo sentimento il peccato è perdonato, e se muori nella notte vai in paradiso. Ma la mattina seguente può fare la Comunione? No, per fare la Comunione ci vuole prima la Confessione. Intanto, se muore così, va in paradiso. Perciò l’obbligo di confessare il peccato c’è, ma questo obbligo c’è se uno vive, ma se muore nel sonno... va in paradiso, e si salva. Questo [lo dico] tra parentesi.
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Quanto all’apostolato, preghiamo il Signore che ci dia buone scrittrici, pittrici, ecc. Il Signore dia delle Figlie di San Paolo che amino il cinema, la radio, comincino a pregare per potersi un giorno occupare anche di questo, come molte vostre sorelle in Giappone già fanno riguardo alla radio, e molte altre vostre sorelle già fanno per il cinema in Italia, ecc. Grandi apostolati avete tra le mani, una bella vocazione. Pregare il Signore che vi mandi i mezzi, che vi ispiri il modo di poterli usare e che vi apra le vie camminando con umiltà.
Quanto siamo piccole di fronte al grande male che c’è nel mondo, quanto siamo piccole! Ma se c’è Dio con noi, siamo più forti degli avversari che sono ricchi e potenti: «Si Deus pro nobis, quis contra nos?»15. Avanti, quindi! Imparare tutto nell’apostolato, per esempio, leggere bene i manoscritti. Vi impegnate ad avere una bella calligrafia, e scrivete bene? Imparate a leggere bene i manoscritti e a comporre senza errori? [Già fate] quanto è possibile, ma qualche cosa capiterà sempre. Con l’impegno, a poco a poco, molte vostre sorelle sono riuscite assai bene e così potete riuscire anche voi. Alcune di voi già riescono molto bene a stampare, e per questo domandare al Signore macchine nuove e veloci. Poi c’è la brossura, e poi la propaganda che è la parte più necessaria dell’apostolato.
La redazione in sé è la più importante, ma la propaganda è la più necessaria per l’apostolato. Arrivare alle famiglie, alle singole famiglie, alle singole anime, che sentono tante cosacce e non sentono Dio loro Padre. Sentono tante cosacce e non sentono l’unico Maestro: «Magister vester unus est, Christus»16. Oh, com’è delicato il vostro apostolato! Se siete propagandiste, domandare sempre che vi provvedano libri, foglietti che vedete più utili alle anime, perché voi, avendo il contatto con le anime, potete conoscerne i vari bisogni.
Inoltre, vedere come osserviamo la povertà. La povertà è distaccare il cuore dalle cose e tenere tutto come in uso: questo è povertà negativa, come è povertà negativa astenerci dall’amministrare. La povertà positiva è quella che fu praticata
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perfettamente da Gesù, perfettamente da Maria, perfettamente da S. Giuseppe [...]. [Alcune] imparano la maniera di ricamare o di fare un lavoro di cucito con un certo garbo; una volta sentono un consiglio che riguarda l’igiene, il modo per conservare la salute, evitare le malattie, e un’altra volta imparano certe regole di prudenza che bisogna usare quando si tratta con gli altri; imparano il modo di trattare con le persone superiori, con le eguali, con le inferiori. Avere l’impegno d’imparare, e domandare al Signore che sempre ci illumini nelle cose spirituali, nei doveri di ufficio che ognuna ha da compiere, nelle parole che dobbiamo dire con le persone con cui trattiamo specialmente nell’interno della casa, e che dappertutto la nostra lingua sempre dia gloria a Dio, pronunciando parole che piacciano al Signore.

Adesso volete che le mie parole siano ripetute. Un giorno tutte le nostre parole saranno ripetute al tribunale di Dio, e le sentiremo tutte di nuovo. Vorreste aver parlato come quando vi troverete là? Bene. Ecco, allora parlare con la saggezza della Vergine prudente, come Maria: ella non era una chiacchierona, era la donna forte e la donna saggia, Virgo prudentissima . Così voi: camminare seguendo questo grande modello.
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1 Meditazione tenuta a San Paolo, Brasile, [novembre-dicembre] 1955. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 20b ac 36b.

2 La meditazione inizia con un vuoto di registrazione intercalato da queste espressioni: ...l’idea della vita e della vita cristiana e della vita religiosa, e l’importanza che ha il..., comunicata, impressa da Dio.

3 Cf Mt 6,20.

4 Cf Mc 10,21.

5 Cf Mt 10,37-38.

6 Cf Eb 10,38: «Il mio giusto vivrà mediante la fede».

7 Cf Rm 8,6.

8 Cf VPC 132.

9 Cf Rm 12,1.

10 Cf Mt 22,37.

11 Il Primo Maestro fa cenno alla testa e al petto, e la comunità reagisce con ilarità.

12 Cf Eb 11,6.

13 Cf Vincenti M. fsp, A te, giovane cristiana , Alba 1948. Manuale di preghiera e di formazione.

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14 Originale: e c’è la vita che viene spesa, la parte della vita che viene spesa.

15 Cf Rm 8,31: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?».

16 Cf Mt 23,10: «Uno solo è il vostro Maestro, il Cristo».