Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. I NOSTRI DONI AL MAESTRO BAMBINO1



Leggiamo l’ Introito [della Messa] dell’Epifania: «Ecco, giunge il sovrano Signore e ha nelle sue mani il regno, la potestà e l’impero». L’ Orazione dice: «O Dio, che oggi hai rivelato ai Gentili il tuo Unigenito con la guida di una stella, concedi benigno che dopo averti conosciuto mediante la fede, possiamo giungere a contemplare lo splendore della tua maestà in cielo».
L’epistola è tratta da Isaia ed è profetica. La profezia non è tuttavia pienamente verificata; va verificandosi ogni giorno, quando cioè l’umanità avrà capito che uno è il Creatore, uno è il Redentore. Un senso ha la vita: prepararsi al cielo; e uno è il premio: il paradiso. Per arrivarci tutti gli uomini devono rivolgersi a Gesù, alla Chiesa, al Papa. Seguire dunque l’epistola profetica: «Sorgi, sii raggiante, Gerusalemme. (Gerusalemme ora è Roma). Sorgi, sii raggiante, possiamo dire, o Roma, la tua luce brilla, e sopra te è spuntata la gloria del Signore. Ecco, le tenebre copriranno la terra e la caligine i popoli, ma sopra te sorgerà il Signore, e sopra te si vedrà la sua gloria. Le nazioni cammineranno alla tua luce, e i re allo splendore che da te emana. Gira intorno lo sguardo e mira: tutti si radunano per venire a te»2. Possiamo immaginare l’Anno santo [quando i pellegrini] vengono a Roma, dal Vicario di Gesù Cristo. «Da lungi verranno
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i tuoi figli, e le tue figlie ti sorgeranno a lato. Allora tu vedrai e sarai piena di gioia; si meraviglierà, si dilaterà il tuo cuore quando verso di te si rivolgeranno i popoli del mare, le potenze delle nazioni a te verranno. Tu sarai inondata da un numero sterminato di cammelli: dai dromedari di Madian e d’Efa, tutti quelli di Saba porteranno oro e incenso, celebreranno le lodi del Signore»3. Guardate in avanti: [immaginate] lo spettacolo della terra quando tutti verranno e si volgeranno a Roma centro di luce, sole splendente. Sorgi, sii irraggiante, o Roma!
Oggi la Chiesa celebra l’inizio di questa giornata profetizzata. E l’inizio viene appunto attraverso una stella. Come di notte noi vediamo le stelle brillare nel firmamento e poi a poco a poco oscurarsi al sopravvenire dell’aurora, così le stelle si oscurano allorché viene a splendere il sole di giustizia, Cristo Gesù. Questa stella è simbolo di molte cose e non è del tutto inutile ricordare ciò che dice un santo Padre: La stella conduce i Magi al presepio e scompare sul presepio perché già splendeva un’altra stella, la stella mattutina: Maria, che dava, mostrava ai Magi il Figlio suo e con cuore commosso diceva: Questo è il mio Figlio.
Seguire il Vangelo: «Essendo nato Gesù in Betlemme di Giuda, regnante il re Erode, ecco che i Magi arrivarono dall’Oriente a Gerusalemme, dicendo: Dov’è il neonato Re dei Giudei? Poiché abbiamo veduto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo. All’udire questo, il re Erode si turbò, e con lui tutta Gerusalemme. E, radunati tutti i principi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informò da loro ove doveva nascere il Cristo. E quelli gli risposero: In Betlemme
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di Giuda, perché così è stato scritto dal Profeta: ‘E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei la minima tra le città principesche di Giuda, perché da te uscirà il Condottiero che guiderà il mio popolo, Israele’. Allora Erode, chiamati di nascosto i Magi, minutamente si informò da loro in qual tempo fosse loro comparsa la stella; e mandandoli a Betlemme, disse: Andate e informatevi accuratamente del bambino, e quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch’io vada ad adorarlo. Quelli, udito il re, partirono. Ed ecco che la stella, veduta da loro in Oriente, li precedeva, finché, giunta sopra il luogo dov’era il bambino, si fermò. Vedendo la stella, provarono una grandissima gioia. Ed entrati nella casa trovarono il bambino con Maria sua Madre, e prostratisi, l’adorarono; e aperti i loro scrigni, gli offrirono in dono, oro, incenso e mirra. Poi, avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, per altra via tornarono al loro paese»4.
Accompagnare spiritualmente i Magi che giungono alla grotta; prostrarsi davanti a Gesù; riconoscere che egli è il Figlio di Dio, il Figlio del Padre onnipotente, la Sapienza del Padre, il creatore delle cose visibili ed invisibili.
Questo Figlio di Dio discende dal cielo: «Padre, se vuoi, manda me»5 a riparare il peccato, l’ingratitudine commessa dagli uomini. Ed ecco che il Figlio di Dio si umanizza, si fa uomo nascendo da una Vergine. Noi lo adoriamo con i Magi, sebbene all’esterno non mostri né ricchezza, né splendore, né potenza, né sapienza. Noi sappiamo che la sapienza di Dio, la santità di Dio non ha bisogno di coreografia. No, [Gesù] ha bisogno invece di essere riconosciuto dagli uomini come potenza di Dio, sapienza di Dio, la carità di Dio.
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Così il Maestro divino si rivela alle genti, alle nazioni. Per questo noi in questa giornata inauguriamo l’anno del divin Maestro. Ci prostriamo davanti alla culla e cominciamo a presentare i nostri omaggi, gli omaggi simbolici che offrirono i Magi. Presentiamo a Gesù non precisamente quei doni che i Magi portarono dall’oriente, ma quello che nell’oro, nell’incenso e nella mirra era raffigurato. L’oro della mente: la fede; l’incenso del cuore: la pietà, la fortezza; la mirra: la mortificazione, la volontà ferma innanzi alle lusinghe che ci allontanano dal Maestro divino. Volontà ferma di seguirlo, seguirlo sempre, seguirlo specialmente in questo anno, per non lasciarsi sfuggire nessuna sua parola. Meditare il Vangelo dalla prima parola «In principio erat Verbum»6, fino all’ultima. Seguirlo Gesù, considerando come egli è stato là nella grotta e che cosa ha insegnato con i suoi esempi, fino all’ultimo, quando ha piegato il capo: «Et, inclinato capite, tradidit spiritum»7. Che cosa insegna ancora dopo la risurrezione, che cosa insegna qui, in chiesa, dove ha la sua sede perpetua nell’Eucarestia. Seguirlo Gesù, generosamente, prendere parte al suo apostolato, accompagnarlo nella sua grande opera di portare agli uomini la luce, la redenzione, la salvezza eterna. Vediamo un po’ come avvenne il fatto e come questo si ripresenta nei secoli. Una stella chiama i Gentili dall’oriente. Non tutti corrispondono, ma una parte soltanto, una parte eletta. I seguaci di Gesù Cristo sono fra gli uomini più nobili, di alte aspirazioni, di grande intelligenza, uomini che vivono di realtà, i quali hanno conosciuto che vengono da Dio e a lui devono tornare, hanno compreso che la vita ha un senso: riconoscere
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Dio, riconoscere Gesù Cristo e in lui diventare figli di Dio ed 15 eredi: «Coheredes autem Christi: coeredi di Gesù Cristo stesso»8, come i figli che condividono l’eredità buona del padre.
Ma una parte non corrisponde. All’arrivo dei Magi, sentendo che era nato un re, tutta Gerusalemme si turba insieme al re Erode, il quale, fin da principio, pensa già come disfarsi di un probabile futuro competitore. In questo abbiamo una grande lezione. Egli raduna i grandi Sacerdoti, gli Scribi del popolo e vuol sapere dove è nato il re dei Giudei. Il re, il popolo e quel complesso di Sacerdoti e di Scribi vengono a conoscere che [quello] era il tempo in cui doveva nascere il Messia e che doveva venire da Betlemme. Ma non si muovono. Questo indica la grande differenza tra il conoscere e il riconoscere. Conoscere è studiare Gesù Cristo, il riconoscerlo è credere. Quale abisso passa tra la scienza e la fede! Quanti conoscono e tuttavia non credono, perché la fede è un dono di Dio e si ottiene con la preghiera come si ottiene con la preghiera l’accrescimento della fede. Potranno tanto disputare e sapientemente, [ma] senza piegare la testa, senza piegare le ginocchia. La fede è dono di Dio!
I Magi partono soli a cercare il nato re. E usciti da Gerusalemme la stella appare nuovamente, poiché Dio non abbandona gli uomini retti. Guidati di nuovo, seguono la stella finché essa va a posarsi sopra una grotta e scompare. Il Signore non abbandona le anime che lo cercano davvero.
Adesso Gesù Bambino, il Maestro divino, fatto piccolo aspetta i nostri doni. Offriamogli un anno di maggior fede: conoscere meglio Gesù; credere alle sue parole dimostrandolo con le opere.
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Oro della mente: vigilare sui pensieri. Quest’anno santifichiamo i pensieri. Sempre in primo luogo l’esame sui pensieri.
Offriamo al Signore la nostra fede, la nostra mente, affinché possiamo un giorno arrivare a contemplarlo il in cielo.
Offriamo con i Magi l’incenso: «Dirigatur, Domine, oratio mea, sicut incensum in conspectu tuo: la mia preghiera salga a te come incenso fino al tuo trono»9. Pietà quest’anno: le adorazioni specialmente e le Confessioni che ci rendano meno indegni di stare alla presenza di Gesù, così da rassomigliare un poco agli angeli che circondano il tabernacolo. Preghiera devota, umile, fiduciosa.
Offriamo con i Magi la mirra, che significa mortificazione. Dobbiamo tante volte mortificare i nostri sensi, non solo i sensi interni, ma anche e soprattutto i sensi esterni. Quale mortificazione? Studiare bene soprattutto il catechismo, prestare attenzione a tutto quello che viene insegnato, attendere bene alle scuole. Quale mortificazione? Il lavoro spirituale che ci deve condurre, portare più vicino a Gesù. Offriamo a Gesù i nostri propositi. Il Bambino è rappresentato in atto di stendere le braccia, come ad invitare tutti gli uomini a sé: «Venite ad me omnes»10. Apre le sue manine per ricevere i nostri doni: l’offerta della mente, l’offerta del cuore, l’offerta del corpo, della volontà: tutto. E come Gesù già stende le sue manine verso di noi, così, dice S. Paolo, dalla croce si mostra con le mani aperte: «Tota die expandi manus meas ad populum, (aggiunge però) non credentem: Ogni giorno stendo le mie braccia e invito un popolo che non crede»11. Ma noi preghiamo il Bambino ricordando le
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parole di S. Paolo: «…captivitatem intellectum: che ci vinca» 12con il dono della fede e raccolga attorno a sé tutta l’umanità. [Presentiamo] i propositi per l’anno dedicato al Maestro divino: l’oro: la mente; l’incenso: la preghiera; la mirra: la mortificazione, la fermezza nei propositi. E concludiamo con il bell’inno al Maestro divino: O Via, Vita, Veritas… che ci ricorda che oggi l’umanità deve rivolgersi alla Chiesa, al Vicario di Gesù Cristo, ci ricorda che siamo figli devoti della Chiesa.
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1 Meditazione tenuta ad Alba alla Famiglia Paolina, il 6 gennaio 1955.

2 Cf Is 60,1-4.

3 Cf Is 60,4-6.

4 Cf Mt 2,1-12.

5 Cf Is 6,8.

6 Cf Gv 1,1: «In principio era il Verbo».

7 Cf Gv 19,30: «E, chinato il capo, spirò».

8 Cf Rm 8,17.

9 Cf Sal 141,2.

10 Cf Mt 11,28: «Venite a me, voi tutti». Cf AD 15.

11 Cf Rm 10,21.

12 Cf 2Cor 10,5: «… rendendo ogni intelligenza soggetta…».