Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

7. LA PREGHIERA1


[I. Necessità della preghiera]


In questo ritiro mensile chiediamo a Gesù la grazia di saper pregare, cioè di saper portare nell’orazione il fervore di spirito, il raccoglimento della mente e lo sforzo della volontà. Gli Apostoli, avvicinando un giorno il Maestro divino, che era anche maestro di preghiera, lo interrogarono: «Maestro, insegnaci a pregare, come anche Giovanni Battista ha insegnato a pregare ai suoi discepoli». E Gesù che cosa rispose? «Quando vorrete pregare dite così: Padre nostro…»2, e insegnò la preghiera più semplice, la preghiera che è modello di ogni preghiera.
Quando noi non sappiamo quasi che cosa dire al Signore, non sappiamo neppure formulare una frase, ricorriamo al Padre nostro . Recitiamolo anche adesso con vero spirito, perché in questo ritiro possiamo ottenere la grazia di pregare di più, di pregare meglio soprattutto, di pregare con le disposizioni di umiltà e di fede.
L’altro giorno nella meditazione siamo arrivati a una conclusione: il maggior bisogno attuale è questo, avere l’iniziativa della preghiera, prevenire il tempo della preghiera con il desiderio, pregare un po’ dappertutto. Non è proprio da applicarsi così la parola di Gesù: «Oportet semper orare,
38
numquam deficere»3, ma in parte sì. È necessario pregare sempre e non venir mai meno, non lasciare mai la preghiera. Perché? Da me nulla posso, con Dio posso tutto . Bisogna capirlo bene: «Da me nulla posso». Da me, senza preghiera, non posso schivare il peccato, da me non posso corrispondere a una vocazione religiosa, da me non posso salvarmi. È vero che anche un turco, uno che non prega mai, può fare qualche cosa con le forze che ha dalla natura, le quali vengono da Dio, ma qui parliamo soprattutto del complesso dei beni spirituali. Da me non posso farmi un merito, mai, senza la grazia di Dio; da me non posso corrispondere alla vocazione perché sulla strada troverei tanti nemici a cui non saprei come resistere; senza l’aiuto della preghiera non posso arrivare al cielo. Ora a che cosa serve la vita se non ci salviamo? «Melius erat si natus non fuisset homo: Sarebbe stato meglio che quell’uomo non fosse nato»4. Perché? Perché non ottenne il più della vita: il paradiso. È meglio non essere mai esistiti, che esistere per passare un certo tempo sulla terra a prepararci un fuoco eterno, a raccogliere legna per quelle «fiamme inestinguibili: ignis non extinguitur»5. Non possiamo salvarci. «Chi prega si salva e chi non prega si danna»6.
La vita è per prepararci una eternità felice, ma se noi non ricorriamo a Dio, non la raggiungeremo.
Che cosa sia la preghiera lo sapete: è un’elevazione della nostra mente, del nostro cuore a Dio. Per esempio: ora elevate la vostra mente a Dio, alle cose del servizio di Dio con la meditazione. La preghiera è un domandare al Signore le grazie che ci sono necessarie per lo studio, per vincere il demonio, per evitare le occasioni pericolose.
39
«Rimetti a noi i nostri debiti, cioè i nostri peccati, come noi li perdoniamo ai nostri avversari, e non c’indurre in tentazione, cioè non permettere che siamo tentati, oppure soccorrici con la tua grazia perché non cadiamo, e liberaci dal male presente, cioè da ogni caduta e liberaci dal male futuro che sarebbe l’eterna perdizione»7. Ecco la preghiera!
È necessario pregare. Ricordiamo due motivi: 1) Per evitare il peccato; 2) per fare il bene, cioè quello che noi dobbiamo fare sulla terra: la volontà di Dio.
1. Per evitare il peccato. Sappiamo bene come siamo circondati da molti nemici. Il demonio circola sempre in mezzo e attorno a noi cercando vittime. La nostra lotta non è con la carne o con il sangue, ma contro le potenze delle tenebre. L’ora delle tenebre alle volte arriva anche improvvisamente e le tenebre si addensano nell’anima. Si passano dei giorni nei quali sembra quasi di essere tutti sommersi, oppure che si sta sommergendo nel male. Una freddezza che non si scuote, una tentazione che non vuole scomparire, l’ostinazione del demonio, il quale vuole strappare a nostro Signore Gesù Cristo quelle anime che a Gesù Cristo sono costate il sangue e la vita; le tentazioni che vengono dal mondo che ci circonda. Molti sono vittime del rispetto umano: fanno il male come schiavi dell’opinione altrui e lasciano il bene per vergogna, non hanno il coraggio, la lealtà. Il mondo che ci circonda è tutto pieno di malizia: «Mundus totus in maligno positus est»8. Quante cose intorno a noi! Non solo i libri, le stampe in generale o le trasmissioni di cinema, di radio o televisione, ma i cattivi esempi:
40
alle volte dallo stesso ambiente in cui si vive o in cui si è vissuti in famiglia.
Allora occorre che noi abbiamo l’armatura di Dio,9 come la chiama S. Paolo. Questa armatura è la corona del rosario, è la preghiera, è il ricorso costante a Dio.
Poi abbiamo tanti nemici dentro di noi: le tre concupiscenze, l’avarizia, la superbia, la lussuria, l’attaccamento alle cose della terra, l’orgoglio innato, la carne che alle volte si manifesta più in sensibilità, altre volte più in pigrizia o in golosità. E allora: «Quis me liberabit de corpore mortis huius?»10. S. Paolo che fu il santo Apostolo, parlando delle sue tentazioni, diceva: «Ter Dominum rogavi: Ho pregato tre volte il Signore che mi liberasse»11. Ma il Signore non volle liberarlo, voleva la lotta, la prova superata affinché si santificasse di più: «Sufficit tibi gratia mea: Ti basterà la mia grazia»12. Quindi la triplice preghiera non era per la liberazione dalla tentazione, ma per ottenere la forza di resistere, di combattere la triplice tentazione e così guadagnare una triplice corona.
Come ci viene la grazia? Avvicinatevi al trono della grazia per avere aiuto nel momento opportuno, nel momento in cui ci assale il male, la tentazione. Domani nella Messa viene letto il Vangelo dove si narra che gli Apostoli, essendo in barca con Gesù, furono ad un tratto assaliti da una violenta tempesta e per quanti sforzi facessero perché la barca non andasse a fondo, il vento era sempre più gagliardo e le onde sempre più minacciose. E Gesù dormiva. Allora si avvicinarono a lui, lo scossero: «Salva nos, perimus!»13. Nella tentazione: Signore, salvaci in questa tempesta, perché stiamo affondando. E il Signore
41
si levò e comandò al vento e al mare, e tornò una grande bonaccia.
Gente di poca fede! Levate lo sguardo a Dio, ricorrete alla Vergine Maria: Siate la salvezza mia! Specialmente in certe giornate ci pare di non trovare altro soccorso che quello di accostarci a questa madre. È un soccorso sicuro: subito questa madre si muove in aiuto ai suoi figli. Diceva un santo Padre che la più bella preghiera secondo lui era questa: «Deus, in adiutorium meum intende! Signore, vieni in mio aiuto, vieni presto»14. Così dobbiamo fare noi.
Ricordo di un ottimo giovane. Eravamo in seconda teologia ed era il migliore della classe per studio, ma soprattutto per pietà e per virtù. Non si sa come, un giorno la sua mente si annebbiò. Chiamato al servizio militare, che allora si doveva prestare, ricordo che sulla porta dello studio, mentre lo salutavamo, disse: Pregate per me, perché io d’ora in avanti non potrò più pregare. Sproposito. Si può pregare [ovunque:] in piazza e in mezzo a una quantità di compagni. Quanti militari sanno che si può pregare, se si ha buona volontà! Non passò un anno, e non solo aveva perso tutto e anche la vocazione, ma era su una strada così cattiva che in breve tempo si rovinò anche la salute.
Certamente, se lasciamo la preghiera non possiamo essere sicuri, [perché] troppi sono i nemici!
2. È necessaria la preghiera per compiere la volontà di Dio, cioè [per] seguire la vocazione, far bene i nostri studi, acquistare le virtù e arrivare al paradiso. Perché è necessaria la preghiera? Perché ad ogni istante abbiamo bisogno di ricevere lumi dal Signore. Non basta sentire una predica o ricevere un avviso, un consiglio, bisogna che questo entri nell’anima e l’anima comprenda
42
la verità, la senta nel cuore, la pratichi con gioia e con sforzo segua i consigli, la via indicata, il proposito che deve fare. Occorre la preghiera. Si dice: Non riesco, ma: Ho pregato abbastanza? Vi era un caro giovane in seminario, tanto pio, ma molto scarso di intelligenza. Faceva novene e tridui per riuscire nello studio. Quante volte in ricreazione era sorpreso nel banco! Qualche volta alla sera si portava il libro e, quando gli altri riposavano, tentava di studiare a memoria la lezione. Alla fine dell’anno una bocciatura. E l’anno dopo da capo. A un certo punto gli fu detto: Vedi, non riesci, cambia strada, non avere più speranza. Eppure io ho speranza nella preghiera, disse con chiarezza al maestro che lo esortava a smettere gli studi. L’ho seguito in tutti i corsi di filosofia e teologia. Quando partì militare, offrì la vita per la Società San Paolo che allora era ancora in fasce, nella culla. Fu sacerdote ed ebbe poco tempo per esercitare il suo ministero, perché il Signore accettò la sua offerta. Il male contratto al fronte lo portò ben presto alla tomba, ma era riuscito, contro le previsioni di quanti gli erano stati maestri.
È necessario che noi ragioniamo secondo ciò che c’era scritto ai piedi di un Crocifisso tedesco del ‘600: Siete infelici perché lo volete, perché non pregate. Se siamo sempre in mezzo alle medesime difficoltà, se non sappiamo combattere, se non riusciamo ad avere delle persuasioni profonde, se non abbiamo decisioni efficaci, propositi fermi, se non riusciamo a sentire la gioia della vocazione, il gusto delle cose nostre, non è forse perché ci manca la preghiera? Oh, sì, sì, siete infelici perché lo volete. Accostatevi a Dio, pregate!
Ricordiamo quello che è detto della preghiera:
43
è necessaria come il cibo per vivere; è necessaria come il respiro per vivere; è necessaria in modo assoluto per salvarci. Può essere che per un certo tempo della vita, specialmente in gioventù, ci ripromettiamo di fare da noi tante cose, perché c’è impegno, abilità, ci si trova in un ambiente favorevole. Tuttavia nel corso della vita anche se si ottiene qualcosa di momentaneo, o anche di passare un periodo o gran parte della vita con certi successi, se non si prega non è possibile salvarsi. Cosa saràallora la vita? È necessario che noi preghiamo, che sentiamo il bisogno della preghiera. Se pregheremo riusciremo negli studi, se pregheremo vinceremo il demonio, se pregheremo corrisponderemo tutti i giorni alla nostra vocazione; se pregheremo costantemente, costantemente il Signore ci darà la grazia. Dice
S. Agostino15: «La preghiera è la potenza dell’uomo ed è la debolezza di Dio. Dio si piega all’anima umile che prega e dà la grazia». Conclude il libro Una sorgente di energia16: «Ritieni a memoria che Dio è una buona persona, ma molto buona. Tu sei anche buono, hai tante buone cose. Moltiplica la tua bontà per dieci, per cento, per mille e avrai una grande bontà. Per Dio moltiplica per un milione e non avrai ancora capito tutta la suabontà». È buono il Signore! «Fidelis est Dominus: il Signore è fedele alle sue promesse»17, e la sua promessa è questa: Ascoltare chi prega. Proviamoci a passare un anno di preghiera più fervente: ci accorgeremo del frutto.
Per concludere ascoltiamo il consiglio di S. Alfonso: «Quando voi siete un po’ turbati, quando avete tante necessità, quasi non sapete più da che parte rivolgervi; quando vi sembra anche di
44
essere svogliati nella preghiera, ricorrete alla Salve, Regina , pregando Maria che rivolga a noi quegli occhi suoi misericordiosi, che ci guardi mentre siamo in questo esilio, in questa valle di lacrime, perché alla fine possiamo contemplare il Bambino Gesù tra le sue braccia in cielo: E mostraci dopo questo esilio Gesù»18.
45
[II. Nostra iniziativa della preghiera]


Invochiamo da Gesù, maestro di preghiera, il perdono per le trascuranze riguardo all’orazione, trascuranze nelle Confessioni, dissipazione o freddezza nelle Comunioni, meditazioni imperfette, Visite senza raccoglimento, dimenticanza, per ore, di Dio, della sua presenza e del bisogno che abbiamo di ricorrere a lui. Ieri sera abbiamo finito con il dire: Voi siete infelici perché lo volete: non pregate. Riconosciamo che la miseria dipende da noi e promettiamo al divino Maestro di essere fedeli e di adempiere il suo comando: «Vigilate, et orate ne intretis in tentationem: Vigilate e pregate, pregate per non cadere nella tentazione»19. Domandare perdono, perché qualche volta si è ritenuta la preghiera come un peso piuttosto che una dolce comunicazione con il Padre celeste, una conversazione che imita la conversazione che dovremo fare in eterno in cielo. Chiedere perdono, perché qualche volta si è creduto che quella preghiera fosse inutile, come tempo perduto. Lo studio sì, l’apostolato sì, il veder questo sì, il leggere quello sì, il mangiare sì, il dormire sì; ma se si salta la meditazione, possiamo dire che stimiamo la preghiera come la cosa più inutile, e così se diamo
46
maggior importanza al nutrimento del corpo che al nutrimento dello spirito. La preghiera che si recita nella Messa di oggi, dice ciò che abbiamo già meditato: «Deus, qui nos in tantis periculis constitutos pro humana fragilitate scis non posse subsistere: Signore, che vedi in quanti pericoli noi camminiamo e come in mezzo a tutti questi pericoli non possiamo sostenerci, rimanere in piedi, pro humana fragilitate: per la nostra debolezza»20. Allora mancando di forze si va a Dio, allo stesso modo che quando si manca di pane si va a comprare da chi l’ha, e come quando una persona è stanca, si riposa. Il nostro riposo con Dio, quanto è soave dopo una battaglia che, magari, si estende a un’intera giornata!
Occorre notare la funzione della preghiera nella nostra vita. La funzione della preghiera nella vita è darci gli aiuti, ottenere gli aiuti per compiere la volontà di Dio e quindi credere, operare santamente per corrispondere alla vocazione di Dio, allasua volontà, per salvarci. È come la benzina nella macchina. Quando l’autista dimentica di provvedere la benzina, a un certo punto ci si arresta quasi all’improvviso. Occorre considerare che la preghiera non è per ottenere quello che vogliamo noi, ma quello che vuole Dio, cioè il compimento della sua volontà. Quindi è detto: Non ostinarti a domandare quello che piace a te, ma quello che piace al Signore perché potresti fare come il ragazzo o il bambino capriccioso, il quale pretende che il padre gli lasci toccare un’arma, il rasoio, uno strumento pericoloso, una bomba. Quante volte in questi anni dopo la guerra ci sono stati bambini sfracellati dalle bombe che avevano scoperto qua e là e con cui si divertivano. La funzione della preghiera non è di piegare Dio, ma
47
di piegare noi a Dio: ottenere cioè quella forza che in noi non c’è: «Sine me nihil potestis facere»21; per compiere quello che Dio vuole, perché egli ci vuole santi, ma questa santità non è impossibile. Fate quel che potete e domandate quello che non vi è possibile: il Signore vi darà la grazia perché divenga possibile. Contemplare Gesù nel Getsemani: «Padre, se è possibile, allontana da me questo calice della passione, però non la mia volontà, ma la tua sia fatta»22. Gesù prega e torna a pregare, e prega ancora e poi si alza coraggioso: «Andiamo, il nemico è vicino»23. E compie la redenzione a costo di ineffabili pene, sofferenze interne ed esterne. Ecco la funzione della preghiera!
Abbiamo concluso anche ieri sera che la preghiera è comeil cibo, come il respiro. È necessario che il cibo sia preso a tempo e che venga assimilato, occorre che il respiro sia continuo. Si è preso il cibo e mentre forse si riposa, il corpo trasforma il cibo e il nuovo sangue va ad alimentare le ossa, i nervi, i muscoli. Bisogna che ci sia la preghiera, ma che sia fatta di nostra iniziativa, e non una sequela di pratiche o non capite o non sentite. Non dobbiamo fare come coloro che onorano Budda, i quali continuano a gridare e a battere il tamburo e quando non possono più gridare o sono stanchi, montano uno strumento che continua a cantare.
Che cosa vuol dire l’iniziativa della preghiera? Due esempi: le preghiere più efficaci e più alte sono i sacramenti. Se noi vogliamo che la Confessione produca il suo frutto bisogna che tutta la settimana facciamo bene l’esame di coscienza, che ci eccitiamo al pentimento, allo sforzo, che facciamo i propositi. Allora, […]24
48
finita la Confessione, non bastano quelle brevi preghiere di penitenza sacramentale, ma [occorre] ritenere il proposito, insistere con la preghiera presso il Signore per evitare le occasioni, per adempiere i propositi fatti. Supponete che uno entri in chiesa per la Comunione. Si sta già distribuendo. Fa una genuflessione, forse anche senza fede interiormente, va alla Comunione e poi in breve tempo se ne esce. Bisogna che sia ben fatta, preparata; poi ricevuta con fede, amore, desiderio di santità, di unione vera con Dio. Queste disposizioni cambiate in preghiera devono seguire anche la Comunione. Poi la vigilanza, poi conservare il raccoglimento nella giornata per non disperdere il frutto. Se si dimentica del tutto che Gesù è con noi, non si sentirà che noi siamo con Gesù.
Bisogna che la preghiera proceda dal sentire il bisogno di Dio e dalla fiducia che abbiamo nella sua misericordia. Se una persona adopera sempre il Messalino , ogni giorno sentirà meglio la Messa. Se al mattino si viene in chiesa e si fa come avete fatto stamattina, che prima della Messa avete recitato la coroncina al divino Maestro, vi è una iniziativa da parte nostra: preveniamo la Messa, e la Messa sarà molto più fruttuosa.
Vi sono due modi di andare alla meditazione: distratti, oppure con quell’abituale raccoglimento che le persone, che vogliono veramente farsi sante, conservano. Andarvi all’improvviso, starvi come aspettando che il predicatore finisca per allontanarsi, se uno pensa a tante altre cose durante la meditazione, quella meditazione non è né preparata, né conclusa e forse fa prendere in uggia la preghiera e si desidera magari che la meditazione o non si faccia, oppure sia più breve. Bisogna pensare che la preghiera è come il cibo: [se è preso] quando si ha
49
appetito, e dopo si sta un po’ in riposo o in ricreazione per poter fare la digestione, [allora] ciò che si è preso si cambierà in tessuti, in sangue, in ossa e quindi in salute. La preghiera ben fatta fa quello che si chiede nell’ Oremus stamattina: «Da nobis salutem animae et corporis: [donaci] la salute dell’anima e del corpo».

È necessario allora che portiamo alla preghiera le disposizioni necessarie, perché la preghiera per sé è onnipotente, onnipotente però nell’ottenerci la forza di fare il volere di Dio: «Cum sit una omnia potest»25. Le parole di Gesù sono chiare: «Omnis qui petit accipit»26, ognuno, sia peccatore o sia giusto. «Quodcumque petieritis: tutto quello che chiederete otterrete»27.
Non ha escluso niente. La preghiera anzi è capace di cambiare e di sospendere le leggi della natura, cambiare voglio dire in quanto a produrre un altro effetto. Si dice, ad esempio, che se si vuole mangiare si deve lavorare. Ma vi è la Casa della Divina Provvidenza28 a Torino dove sono tutti malati o invalidi al lavoro e mangiano. E sono tredici-quattordicimila. Interviene la Provvidenza. C’è però la preghiera continua. Non si fa niente in quella Casa? No, non è così, si vede l’iscrizione chiara dinanzi alla porta: «Prima e principale occupazione (cioè il lavoro che là si può fare) è la preghiera».
La preghiera può essere vocale, mentale, e può essere vitale, e cioè la sofferenza sostenuta per amore di Dio con le intenzioni con le quali Gesù si immola sugli altari e si è immolato sul Calvario. Ecco la preghiera! Primo e principale lavoro per l’uomo: comunicare con Dio. Potete tentare tante cose e non riuscire, o nello studio o nel commercio o in mille altre cose, ma quanto si
50
chiede a Dio: la grazia, la santità, si ottiene di sicuro. Quindi in quella Casa si ripete tre volte al giorno la coroncina : [Vergine Maria, Madre di Gesù,] fateci santi29.
Le condizioni della preghiera sono specialmente tre, sebbene possano e debbano essere anche di più: l’umiltà, la fiducia in Dio, la perseveranza. L’umiltà, perché la preghiera dell’umile sale a Dio e ritorna sul capo di chi ha pregato cambiata in benedizione. Ecco il pubblicano che prega: «Deus, propitius esto mihi peccatori»30. Guai all’orgoglioso che magari va davanti a Dio e dentro di sé si compiace di cose umane e forse dei doni spirituali e intellettuali! Umiliarsi! Siamo poveri davanti a Dio che è il bene infinito, l’eterna felicità. Voglio salvarmi, voglio compiere la tua volontà, il mio dovere di oggi.
Poi la fiducia. Confidare in Dio bontà somma. La preghiera è il grido del bambino alla mamma, bambino che forse sta perannegare. È la voce del povero che si rivolge al ricco, ma al ricco buono. È la domanda di chi è ignorante per aver luce, di chi è nel dubbio: «Postulet a Deo si quis indiget sapientiam»31.
E perseverare, il che è più difficile. Occorre domandare, domandare, domandare ogni giorno e non cessare mai: «Semper orare, numquam deficere». Sempre! Il cibo non si prende al principio della settimana per la settimana intera, si prende regolarmente ogni giorno e nei pasti stabiliti, se si vuole esser sani. Se la preghiera può paragonarsi al respiro, non respiriamo tutta l’aria assieme, ma in ogni respiro un po’ di aria, e il nostro sangue viene ossigenato. Pregare un giorno bene e l’altro male, pregare un anno bene e poi l’altro anno abbandonarsi alla tiepidezza, fare le Confessioni una volta ogni otto giorni e una volta ogni
51
mese: questo non è disciplinare la nostra pietà. La nostra pietà è ben disciplinata dalle Costituzioni. Fare quelle pratiche, farle bene, farle con iniziativa, sentendole. Allora la preghiera sarà veramente il nutrimento spirituale della nostra anima, il suo fine, la preghiera compirà in noi la sua funzione. Ogni giorno si progredirà un poco: studio, apostolato, pietà, povertà, e con questo si cammina nella via di Dio, cioè nella via della vocazione, nella via dell’apostolato, nella via della santità, nella via del cielo. Sarà una via anche scabrosa, talvolta seminata di spine, ma noi abbiamo pregato sempre per compiere la volontà di Dio e l’ultima volontà è questa: che andiamo a godere in cielo.
Oggi fare delle belle risoluzioni. Recitare specialmente il terzo mistero glorioso perché lo Spirito Santo ci ottenga il «Donum precum et gratiae: il dono della preghiera e il dono della grazia»32.
52

1 Ritiro mensile, due meditazioni, tenuto alla Famiglia Paolina a Roma nella cripta del santuario Regina Apostolorum, il 29-30 gennaio 1955. Le meditazioni sono state registrate: A6/an 12a ac 21a; A6/an 12a ac 21b; e stampate in Prediche del Rev. Primo Maestro. Gennaio – Dicembre 1955 , Edizioni Paoline, Roma 1958. Si considera come originale lo stampato.

2 Cf Lc 11,1-4.

3 Cf Lc 18,1: «Necessità di pregare sempre, senza stancarsi».

4 Cf Mt 26,24.

5 Cf Mc 9,43.

6 Alfonso M. de’ Liguori (1696-1787), Dottore della Chiesa, scrittore di morale e di spiritualità, fondatore dei Padri redentoristi. Cf Del gran mezzo dellapreghiera I, 1.

7 Cf Mt 6, 12-13.

8 Cf 1Gv 5,19: «Mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno».

9 Cf Ef 6,11.

10 Cf Rm 7,24: «Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?».

11 Cf 2Cor 12,8.

12 Cf 2Cor 12,9.

13 Cf Mt 8,25: «Salvaci, Signore, siamo perduti».

14 Cf Sal 70,2.

15 Aurelio Agostino (354-430), nato a Tagaste, nell’odiernaTunisia, vescovo di Ippona e Dottore della Chiesa, uno dei quattro maggiori Padri della Chiesa d’Occidente.

16 C. M. de Heredia S. J., Una sorgente di energia , tradotto dallo spagnolo da Don Alberione, Pia Società San Paolo S.A.S., Roma [1946].

17 Cf Sal 144,13: «Il Signore è fedele in tutte le sue parole» (Volgata).

18 Cf Alfonso M. de’ Liguori, Visite al SS. Sacramento e a Maria SS. Introduzione.

19 Cf Mt 26,41.

20 Oremus della IV domenica dopo l’Epifania.

21 Cf Gv 15,5: «Perché senza di me non potete fare nulla».

22 Cf Mc 14,36.

23 Cf Mc 14,42.

24 Originale: può capitare che uno si .

25 Cf Sap 7,27: «Sebbene unica, essa può tutto».

26 Cf Mt 7,8: «Perché chiunque chiede riceve».

27 Cf Gv 14,13.

28 La Casa della Divina Provvidenza fu iniziata da S. Giuseppe Benedetto Cottolengo a Torino nel 1832.

29 La coroncina Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi risale a S. Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842) e fu da Don Alberione introdotta e raccomandata alla Famiglia Paolina. Cf Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 31.

30 Cf Lc 18,13: «O Dio, abbi pietà di me peccatore».

31 Cf Gc 1,5: «Se qualcuno manca di sapienza, la domandi a Dio».

32 Zc 12,10: «Lo spirito della grazia e dell’orazione» (Volgata).