25. SANTIFICAZIONE E AMORE ALLE ANIME1
Abbiamo pregato insieme e sempre domandiamo al Signore che tutte le aspiranti alla Congregazione delle Figlie di San Paolo si rivestano delle virtù di Maria. Le suore, in realtà, devono compiere proporzionatamente e secondo la loro condizione e grazie, una missione simile a quella di Maria: [dare Gesù] al mondo. La missione però non è solamente il lavoro di apostolato, in primo luogo è la santificazione dell’anima, ossia la diligenza perché l’anima sia purificata dai difetti radicitus, cioè siano curati e tolti fin dalla radice e non portino frutti cattivi; e d’altra parte si acquisti tanto amore a Dio, tanta fede, tanta fiducia nel premio del paradiso e nelle grazie che il Signore dà, perché si consegua sulla terra la santificazione. L’amore al Signore, la fede e la speranza ferma, formano il treppiedi che sostiene il candeliere che deve portare la luce, Gesù Cristo, alle anime. Ma voglio dire, il primo compito è la santificazione interiore; poi viene l’apostolato della preghiera per gli uomini; come Gesù Cristo è l’orazione, come dice S. Paolo, è la stessa orazione, così noi [dobbiamo] entrare nello spirito, nelle disposizioni e nei desideri del cuore di Gesù quando si immola sugli altari. Avere un cuore solo con Gesù.
E poi l’apostolato della sofferenza, della mortificazione, [anche se] mi hanno detto di non parlare qui facilmente di sacrificio, perché non lo sentono, e allora ce n’è più bisogno, la mortificazione della volontà, del cuore, della mente, quella mortificazione che porta all’osservanza della vita comune. Non si tratta di eroismo atto per atto, non vi è l’esigenza di eroismi; l’eroismo della vita religiosa risulta dalle piccole cose, cioè dalle piccole mortificazioni nell’osservanza della vita comune, nella obbedienza continuata e nella generosità negli apostolati.
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È la costanza nelle piccole virtù, la costanza nell’evitare i piccoli difetti che costituisce poi l’eroismo. E la santificazione interiore è anche un apostolato.
Vi è poi l’apostolato dell’esempio, esempio indicato da Gesù Cristo quando dice: «Videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum qui in coelis est: Vedano gli uomini la vostra vita buona e siano portati anch’essi ad onorare Dio»2, portati all’adorazione, all’amore, alla fiducia in Dio, quindi alla salvezza. Quanto si può fare con l’apostolato del buon esempio! Le anime umili sempre danno buon esempio, sempre: il loro comportamento, il loro atteggiamento, il loro modo di parlare quando procede veramente da un cuore umile, edifica!
L’apostolato della sofferenza, l’apostolato dell’esempio e della preghiera si devono unire assieme, essi partono da un cuore che ama il Signore e che veramente ha fiducia nella grazia di Dio e si radica bene nella fede. Tutto questo darà poi il frutto esteriore: l’apostolato delle edizioni che è efficace quanto un’anima è unita a Dio. L’azione proceda dall’orazione.
Ora indichiamo un mezzo per sostenerci e divenire forti e umili come Maria, fedeli alla vocazione come Maria: ricordare il paradiso. Gesù promise infatti a Pietro e a tutti gli apostoli: «Voi che avete lasciato ogni cosa e mi avete seguito, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna»3. Il centuplo, non solo per essere buoni cristiani, [avere] le grazie di un buon cristiano, ma riceverete il centuplo, ossia le grazie di un’anima che si consacra a Dio e che è destinata un giorno a rifulgere in paradiso tra i santi in un luogo eminente. Il centuplo vuol dire che avete tutti gli aiuti necessari per santificare la vostra vita religiosa paolina. Gesù promise: «Et vitam aeternam possidebitis: Possederete la vita eterna».
Gli apostoli capirono bene ciò che intendeva Gesù. A tutti i cristiani è promessa la vita eterna: «Beati i poveri in spirito perché possederanno Iddio»4, rinunziando alle cose della terra, essi conquistano Dio, bene infinito. Ma Gesù intendeva
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promettere a Pietro e agli altri apostoli un paradiso più bello, speciale: «Sedebitis et vos super sedes duodecim iudicantes duodecim tribus Israel»5, cioè sarete in paradiso in luogo eminente, e giudicherete, vuol dire con me, il mondo. Sì, l’apostolo giudicherà il mondo con Gesù Cristo: «Nescitis quoniam angelos iudicabimus? Non sapete che giudicheremo gli stessi angeli?»6, dice S. Paolo, in posto eminente, cioè se i lettori, le anime a cui facciamo del bene avranno corrisposto. Ci sarà il giudizio per noi e il giudizio per le anime a cui ci saremo sforzati di fare del bene. Un paradiso quindi più bello è promesso a chi si dà all’apostolato dopo aver lasciato tutto, specialmente la propria volontà. Un paradiso più bello, perché chi fa del bene a sé, toglie i difetti, conquista le virtù e vive bene, e ancora induce altri a far del bene, è degno di un doppio premio, perché fa un doppio lavoro: «Qui bene fecerit et docuerit, hic magnus vocabitur in regno caelorum»7.
Se siete sante religiose, [riceverete] un gran premio, ma se voi avete fatto anche del bene agli altri, [avrete] un secondo premio. In paradiso tutti sono gloriosi, tutti si sentono e sono veramente felici, pienamente soddisfatti, però tra i beati vi è distinzione: «Stella a stella differt in claritate»8, una stella è più splendente dell’altra, perché in cielo vi sono molti posti. Se vogliamo andare in cielo più vicino a Gesù e a Maria, stiamo più vicini a Gesù e a Maria sulla terra; cioè con il cuore più unito a Dio, pietà più profonda, spirito sincero di fede, amore al Signore sempre più intenso. Perciò doppio premio in cielo al buon apostolo e a tutte le anime che esercitano l’apostolato.
Ora, dobbiamo considerare, in primo luogo, che acquistate un gran premio, seguendo le vostre Costituzioni, seguendo lo spirito paolino, seguendo la vita religiosa, vivendo come anime tutte dedicate, consecrate, intimamente consecrate a Dio. Un gran premio che corrisponde [all’osservanza del] primo e del secondo comandamento: «Amerai il Signore con tutta la mente,
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con tutte le forze, con tutto il cuore», ed il secondo, che è l’apostolato: «Amerai il prossimo tuo come te stesso»9. Ecco, amare il Signore con tutta la mente, lasciarvi formare nella mente con le idee paoline, con la fiducia nei consigli evangelici, nelle parole che Gesù disse a riguardo della vita religiosa, egli che è il più perfetto religioso, perfettamente obbediente al Padre suo, perfettamente puro, delicato, santo interiormente, perché sopra tutti gli uomini e tutti i santi amò la povertà.
Gesù nacque poverissimo, e morì poverissimo; e come ebbe una grotta in prestito per nascere, così ebbe un sepolcro in prestito per la sepoltura. Gesù poverissimo! Anche l’anima a poco a poco vive intieramente di Dio, finisce con il rinnegare totalmente se stessa, vede solamente, nelle cose e in ciò che viene disposto, il volere santo di Dio. L’anima si purga e non vive più che di Dio. Allora, un gran premio!
Occorre però che di giorno in giorno l’anima si svesta dell’uomo vecchio, si svesta delle cattive tendenze tanto radicate in noi: l’orgoglio, l’avarizia, lo spirito di comodità, l’ira, l’accidia, in sostanza dei sette vizi capitali. Che ogni giorno sradichiamo da noi l’erba cattiva, e tutti i giorni conquistiamo le virtù contrarie. L’orgoglio si vince con l’umiltà, la docilità, l’obbedienza; la pigrizia si vince con il fervore; l’impurità si vince con la delicatezza di coscienza; la golosità con la mortificazione di noi stessi; così l’ira con la dolcezza, la mitezza, ecc. Santificazione! Ma potremo noi entrare in paradiso con gli angeli, portando una veste che forse è bianca, ma che è tutta macchiata e strappata? C’è lo stato di grazia, ma mancano tante cose, soprattutto scopriamo tanti difetti che prima devono essere purgati o sulla terra o in purgatorio. Inoltre, adempiere il comandamento: «Amerai il prossimo tuo come te stesso». Se un’anima è retta, ama se stessa, cioè lavora per la propria santificazione, per guadagnarsi il paradiso bello, e vorrebbe che tutte le anime si salvassero e si guadagnassero un buon paradiso: di qui nasce l’apostolato, l’amore alle anime. Vi sono persone che vivono di egoismo, e vi sono persone che invece vivono per le anime, le portano sempre nel cuore, e quando vanno alla <
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Comunione o al momento in cui si avvicina la consecrazione della Messa raccolgono i bisogni di tutti, e tutti raccomandano al Signore. Come Gesù, «propter nos homines et propter nostram salutem descendit de coelis»10, così per gli uomini e per la loro salvezza quella figlia si consacra all’apostolato e accetta questa vocazione e questo apostolato. Non vi è solamente la vita contemplativa, ma vi è la vita apostolica.
Non c’è dubbio che Gesù abbia fatto la vita migliore che si possa immaginare, la vita più santa. Ora egli santificò se stesso: «Pro eis sanctifico me ipsum: Per la salvezza degli uomini santifico me stesso»11, ma oltre la vita di santificazione, egli lavorò nell’apostolato più grande e nessuno è stato apostolo simile a Gesù: «Habemus pontificem et apostolum nostrum Christum Iesum»12. Allora [anche per noi] l’amore alle anime come Gesù, e Gesù fece la vita più santa, non solo la contemplazione e la preghiera, ma insieme l’apostolato. Si dice: Come è possibile la vita interiore, una vita di molta interiorità, insieme a una vita che si spende in molte opere, nelle librerie, nella propaganda casa per casa, e nel lavoro di apostolato che si fa in casa? Non solo è possibile, ma deve nascere e nasce da quella. Il vostro Istituto ha l’ora di adorazione, ha una pietà forte, profonda, se veramente si seguono le Costituzioni e lo spirito che è contenuto nelle Costituzioni. Quindi potete elevarvi ad alta santità, a una vita interiore sempre più intensa, e quanto più uno santifica se stesso e ha cura dell’anima sua, tanto più prende zelo per le anime altrui. Zelo e fervore per le anime altrui, e allora l’apostolato è ingegnoso, è inventivo, è progressivo; oggi bisogna mirare molto all’apostolato collettivo, facendo passi innanzi nell’esercizio del medesimo. Ora, più si moltiplicheranno le industrie per la salute delle anime, e più grande sarà il premio. L’apostolato più urgente oggi, diceva L’ Osservatore Romano13 poco tempo fa, non è più quello di dare la minestra
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alla porta dei conventi, e neppure di costruire chiese, ma è di dare la verità: «Veritatem facientes in caritate»14. Il Papa Pio XII nel discorso che fece dopo l’elezione a sommo pontefice, prese come suo motto, come sua parola d’ordine, questa frase di S. Paolo: «Veritatem facientes in caritate», e non cessò e non cessa di essere maestro di verità al mondo intiero. In quale situazione si può dire che sia stato assente il Papa? Non soltanto nei suoi discorsi, ma anche nelle sue encicliche ricordò a ogni ceto di persone i doveri, e ad ognuno diede i principi per camminare rettamente.
Ora, voglio dire, voi fate la migliore carità portando il Vangelo, portando la verità, il catechismo, le vite dei santi, stampando Famiglia Cristiana e diffondendola ovunque. Il periodico Via, Verità e Vita 15, stampato a Roma, potrebbe e meriterebbe di essere diffuso in tutto il mondo, come Famiglia Cristiana . Ogni famiglia che riceve Famiglia Cristiana o Via, Verità e Vita e le legge, conosce abbastanza i propri doveri, la vita cristiana e tutto quello che deve fare per salvarsi e anche per santificarsi. Siete perciò su una via che è gradita a Dio, ed è la via migliore di apostolato che si possa pensare; però fare l’apostolato con buon spirito.
Ecco allora, il secondo premio che [vi attende] in paradiso che corrisponde al secondo dovere: «Amerai il prossimo tuo come te stesso». Come ognuna desidera salvarsi, così [dovrebbe] desiderare di salvare tutti. E come apprenderete tutto questo? Voi avete una grande grazia, molta istruzione vi viene data nello studio del catechismo, nelle conferenze, nelle meditazioni, nelle predicazioni; molto potete leggere e quindi imparare, e imparerete tanto dalla meditazione delle Costituzioni. Avendo questa abbondanza di verità, di insegnamento per voi, sentite quindi il bisogno di estendere alle anime, anche a quelle che non conoscono Gesù Cristo, questi tesori che la provvidenza vi offre, offre a voi, dà a voi. A volte gli uomini sono più portati all’errore che alla verità, alla verità sovente chiudono
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l’orecchio e, a qualunque favola che sia raccontata, piegano la mente e bevono come si trattasse di un’acqua salutare. Quanti errori si spargono! E allora bisogna che noi spargiamo con più zelo la verità. L’errore si fa strada dappertutto e gli uomini si lasciano incantare volontariamente tante volte, molte volte per ignoranza. Si è lasciata ingannare la prima donna Eva, si è lasciato ingannare Adamo, e si lasciano ancor più facilmente ingannare gli uomini di oggi. Noi dobbiamo portar la verità!
Ora vi benedica il Signore e vi dia la grazia di conseguire il doppio premio di chi vive la vita religiosa e la santifica nell’osservanza, e di chi ancora compie l’apostolato. Ricordare però che l’apostolato deve essere progressivo e, quanto più si può, arrivare all’apostolato collettivo. Se noi preghiamo, il Signore ci indicherà le sue vie e ce le aprirà: «Dabit verbum evangelizantibus: darà la parola agli evangelizzatori»16. Beati i vostri passi, che portano la verità, che portano il Vangelo, che portano la pace.
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1 Meditazione tenuta durante gli Esercizi spirituali a San Paolo, Brasile, il [21.11.] 1955. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 19b ac 35a.
2 Cf Mt 5,16.
3 Cf Mt 19,29.
4 Cf Mt 5,3.
5 Cf Mt 19,28: «Sederete su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele».
6 Cf 1Cor 6,3.
7 Cf Mt 5,19: «Chi invece osserverà i comandamenti e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
8 Cf 1Cor 15,41: «Ogni stella differisce da un’altra nello splendore».
9 Cf Mt 22,37-39.
10 «Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo». Dal Credo niceno-costantinopolitano .
11 Cf Gv 17,19.
12 Cf Eb 4,14: «Abbiamo un grande sommo sacerdote e apostolo Gesù Cristo».
13 L’Osservatore Romano, g iornale quotidiano politico religioso della Città del Vaticano.
14 Cf Ef 4,15: «Vivendo secondo verità nella carità…».
15 Rivista catechistica, mensile, iniziata a Roma nell’ottobre 1952 dalle Figlie di San Paolo, per la conoscenza e l’insegnamento della dottrina cristiana, secondo il metodo Via, Verità e Vita indicato dallo stesso Fondatore.
16 Cf Sal 67,12: «Il Signore darà la parola a coloro che annunziano la buona novella» (Volgata).