Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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30. CAMMINARE VERSO IL PARADISO1



Fatta la professione perpetua incomincia la preparazione alla professione eterna in paradiso. S. Paolo descrivendo la vita cristiana e la vita religiosa insieme, dice che noi dobbiamo passare sulla terra come pellegrini che camminano verso il cielo e ogni giorno fanno un tratto di strada: «…et qui utuntur hoc mundo tamquam non utentes...»2. Si passa sulla terra adoperando le cose che adoperano tutti, cioè il pane, il cibo, l’alloggio, il vestito e tutto quello che lo stato civile fornisce. Noi abbiamo tutte queste cose a nostra disposizione, ma tutto ci [è dato in uso] e deve servire per arrivare al cielo, al paradiso. A niente dobbiamo attaccare il cuore, né alla casa, né al posto, né alle persone, né ai benefici che possiamo avere dalla convivenza: «tamquam non utentes», come chi va in tram non piange per lasciarlo quando arriva dove voleva andare, ma ringrazia per il servizio che gli ha prestato: «tamquam non utentes».
Però ci dobbiamo servire di tutto per il bene. Queste cose materiali sono tutte in uso, ma vi sono anche cose spirituali sulla terra che abbiamo in uso e che servono per meritarci ilparadiso. È in uso il confessore, la chiesa, le pratiche di pietà, le nostre devozioni; è in uso tutto, anche la Chiesa e cioè la Santa Sede, in quanto abbiamo da servircene in ordine alla vita eterna: «Omnia vestra sunt, vos autem Christi»3. Tutto serve per prepararci al cielo. Anche la stessa fede è per guadagnarci il cielo, per prepararci all’amore e all’unione eterna con Dio, pure l’obbedienza che pratichiamo osservando i comandamenti e i voti è precisamente per possedere il Signore in eterno.
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Tutto ci serve per l’eternità! Sia che viaggiamo o stiamo fermi, che esercitiamo un ufficio o un altro, tutto viene disposto dalla bontà e provvidenza di Dio per guadagnare più meriti, tutto, nulla è a caso. Così servirci delle cose che abbiamo senza attaccarvi il cuore, ma neppure disdegnarle. Certe cose anzi bisogna usarle abbondantemente, ad esempio la preghiera. Altre, come le cose della terra, il cibo, ecc., dobbiamo usarle con parsimonia. Tutto deve servire per il paradiso e per aumentare i meriti.

Vi sono invece cose di cui dobbiamo solo mortificarci, queste ci servono negativamente. Noi vediamo il mondo con i suoi piaceri, con le sue massime, con i suoi sentimenti, con le sue preoccupazioni; rispetto a queste cose noi dobbiamo mortificarci. Con la mortificazione guadagniamo meriti per il paradiso, quindi considerare la vita, la giornata, le azioni, tutto ciò che succede in ordine al paradiso. Mi porta al paradiso? Lo prendo. Me lo fa perdere? Lo lascio. Mi fa commettere il peccato? Lo detesto. Qui sta il vero amor di Dio. Non avere il cuore attaccato a niente, né alla terra, né alla vita, né alla salute, a nulla, ma solo e sempre a Dio. Fare ciò che è di gusto di Dio, ciò che mi fa arrivare all’unione eterna con Dio. Qui sta il vero amor di Dio, qui sta la perfezione: «Cupio dissolvi et esse cum Christo»4. La vita religiosa è questo; e questo lavoro, se è compiuto fin dalla giovinezza, perché si ha avuto l’illustrazione della grazia di Dio, questo lavoro diviene l’unico impegno della vita religiosa.
Così, tutto in ordine al cielo. Circa le cose create: da alcune dobbiamo astenerci, di altre dobbiamo servirci, per esempio della vita religiosa abbracciata, e allora qui, il lavoro, la fatica di ogni giorno. Qui si dirigono tutti i propositi, le pratiche di pietà, la meditazione, l’esame di coscienza, la Visita, onde possiamo passare attraverso questo mondo senza mai sporcarci con il peccato, né attaccarvi il nostro cuore. Essere ugualmente pronti a un dovere come ad un altro e ugualmente pronti a lasciarlo. Il cuore va attaccato a Dio, al paradiso con un attaccamento forte, di modo che il paradiso costituisca il pensiero abituale
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che dirige tutta la vita, che ci porta a scegliere una cosa o un’altra, a fare un proposito o un altro. Tutto ordinare al cielo. Che grande sapienza comprendere che Dio ha fatto tutto per questo e ci ha fatti per lui!: «Fecisti nos, Domine, ad te!»5.

Mai lasciarci trascinare o trasportare da ciò che è in uso e così arrivare a distaccarci da Dio, no! Dobbiamo sempre mirare, tendere a quello che vuole Dio e che serve per il paradiso. Particolarmente il pensiero, il cuore siano rivolti al cielo e l’attività, la giornata, tutto rivolto al cielo. Chi vi riesce? Chi ha fede viva, molto viva nell’ultimo articolo del Credo : Credo la vita eterna. Credere al paradiso, credere che nel paradiso niente entra di macchiato, quindi purificarci sulla terra da tutto ciò che è macchiato, che è preferenza o nostro attaccamento. Siamo abituati a dire: Mi piace, non mi piace; ma per noi il gusto è in quanto questo è ordinato a Dio e trattato in ordine a Dio. Attraverso le persone voler piacere a Dio, come dice S. Francesco di Sales: Amare il prossimo nelle braccia di Gesù. Quindi il termine: Mi piace, non mi piace, va ordinato sempre a Dio. Piace a Dio, piace anche a me e viceversa. Paradiso! Crediamo al cielo!
Quelli che non operano per il cielo perdono tempo, sprecano il tempo, le ore, la vita, le grazie, le opportunità di meriti. Quante anime sprecano tutto questo! E quanti invece sono solleciti a prendere tutto ciò che è bene, e adoperare tutto il tempo per guadagnare meriti. Oh, guardare al paradiso! Questa fede è il fondamento di tutto, di ogni virtù e della santità. Pensare che Dio retribuisce ciò che si è fatto sulla terra, ma dobbiamo anche decisamente desiderare e pensare ad aumentare i meriti. Sempre avere in mente il paradiso e desiderarlo ardentemente come i santi. Però non sollecitarlo, il Signore sa come è meglio, noi ci abbandoniamo a lui. Ciò che importa è spendere bene il poco o il molto tempo, il Signore sa: «Longa vita non semper emendat»6… perché a volte i difetti aumentano con l’età. S. Giovanni invece visse a lungo, soffrì un atroce
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martirio e arrivò al grado massimo di unione con Gesù. Così S. Alfonso de’ Liguori e altri ebbero vita lunga, ma per noi è importante questo: santificare il momento presente.

Chi è saggio santifica quello che ha, non la giornata, ma il momento attuale: ascolta la Messa meglio che può, compie l’ufficio meglio che sa, sempre in ordine all’eternità. Il libro Santifichiamo il momento presente7 è di grande sapienza. La religiosa inoltre ha scelto questa vita: «Dominus pars haereditatis meae»8, non lavora per i soldi, non per l’onore né per qualsiasi altra intenzione umana, perché la religiosa non ha più nessun attaccamento, nessuna mira umana. «Quid volui super terram?»9. Solo il volere di Dio e il paradiso nell’altra vita.
Adesso chiediamo queste grazie: 1) Aumentare la fede nel paradiso. 2) Desiderare ardentemente, sempre il paradiso. 3) Ordinare tutta la vita, i pensieri, i propositi, tutto quello che si è e si ha, ordinare tutto al paradiso, operare sempre in questo senso e nulla fare, nulla tralasciare che non sia in ordine a questo. Ciascuna nella Messa o nella Visita farà le applicazioni, le riflessioni, i propositi. Questo è profondo, è tutta la sapienza dell’uomo: «Hic est omnis homo»10, dice la Scrittura. Abbiamo dunque fede viva nel paradiso, desideriamo veramente il paradiso, ordiniamo tutto ad aumentare i meriti per il paradiso, e purifichiamoci, perché possiamo entrarvi subito dopo la morte. Niente infatti di macchiato vi entra, quindi: penitenza dei peccati della vita passata, purificarci dei difetti, specialmente di quelli che come la tiepidezza impediscono di entrarvi subito.
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1 Predica, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 2 (21,5x31), carta intestata: “Pia Sociedade - Filhas de Sao Paulo - Para o apostolado das Ediçoes - Rua Aguiar, 50 - Rio”. Come data è indicato solo l’anno. Il Primo Maestro è entrato in Brasile il 17 novembre 1955, quindi la meditazione sarà stata tenuta in novembre o in dicembre.Non è pervenuta la registrazione. Una seconda mano ha scritto sul foglio come titolo: “Distacco dalle cose”, ma non sembra pertinente. Brasile, Rio de Janeiro, 00.[11 o 12].1955.

2 Cf 1Cor 7,31: «…quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno…».

3 Cf 1Cor 3,23: «Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo».

4 Cf Fil 1,23: «Desidero di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo».

5 S. Agostino, Le confessioni , I,1.

6 Cf Imitazione di Cristo, I, XXIII, 1: «Non sempre una lunga vita corregge idifetti».

7 Feige, Santifichiamo il momento presente, Società San Paolo, Pescara 1952.

8 Cf Sal 16,5: «Il Signore è mia parte di eredità e mio calice».

9 Cf Sal 72,25: «Che desidero da te sopra la terra?» (Volgata).

10 Cf Qo 12,13: «…hoc est enim omnis homo:… questo per l’uomo è tutto».