Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. STABILIRSI IN DIO1


I. [Amare Dio con la mente, il cuore, la volontà]


Il ritiro mensile di questa volta viene fatto con Maria, cioè ricordando il ritiro o la novena o il corso di Esercizi che gli Apostoli fecero con Maria nel cenacolo dopo l’Ascensione. Difatti la festa della Regina Apostolorum è fissata dopo l’Ascensione.
Ritirarsi con Maria! Le preghiere di Maria hanno accelerato la discesa dello Spirito Santo e la nascita della Chiesa. Il Signore aveva stabilito gli Apostoli, i mezzi e il fine della Chiesa, ma [questa] non era [ancora] nata, nacque quando venne lo Spirito Santo. L’anima della Chiesa è lo Spirito Santo, il capo è Gesù Cristo e noi siamo le membra.
Ritirarsi con Maria nel cenacolo. Il fine di questo ritiro è domandare per mezzo di Maria la grazia di stabilire nel nostro cuore Dio solo: amare Dio con cuore puro, semplice, totale... Una suora di una casa mi ha scritto: Lei, quando è passato di qui, mi ha detto: Guarda che la tua fiamma sia senza fumo.... Vi sono suore che vogliono dare a Dio tutto il loro cuore, ma c’è ancora tanto fumo. Che il nostro amore sia senza fumo! Perché c’è ancora tanto fumo mescolato nel nostro cuore? Pensateci un po’... Fiamme senza fumo... Come si fa a far uscire dal nostro cuore tutto il fumo? C’è tanto orgoglio, amor proprio, affezioncelle, gelosie
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tra voi... Quando non c’è amor di Dio vengono tutte queste cose. S. Paolo sgridava i fedeli che si dicevano di Paolo, di Apollo... Non vi ha redenti nessun altro che Gesù Cristo, Dio!2. Amare Gesù Cristo solo! Chi si sente di dire: Ti amo con tutto il cuore, senza paura di una sgridatina da Gesù? E certe volte si sente il bisogno di abbassare la testa... Lo amiamo davvero con tutto il cuore? Sopra il nostro io, la nostra concupiscenza, l’ira, la pigrizia, la lussuria?... Si lascia facilmente l’abito secolare, ma è la nostra testolina che sta sopra il collo che vuol dominare...
Come si stabilisce la nostra unione con Dio? S. Francesco di Sales diceva: Sento che il Signore mi chiamerà a sé presto, perché il mio cuore è così stabilito in lui che non desidero nulla e più nulla mi attrae o mi disturba.... S. Francesco di Sales era stabilito in Dio.
Stabilirsi definitivamente in Dio vuol dire essere diventati novizi del cielo. Per stabilire definitivamente l’anima in Dio si richiedono tre cose. Amare il Signore con tutta la mente: santificazione della mente; amare il Signore con tutto il cuore: santificazione del cuore; amare il Signore con tutte le forze: santificazione della volontà.
1. Vivere bene la devozione a Gesù Maestro Via, Verità e Vita e saranno santificati: mente, cuore, forze... Vi sono suore che non amano Gesù con tutta la mente, non credono, non hanno i principi di fede, e vi sono suore che amano il Signore con tutta la mente e prendono tutto: catechismo, avvisi, conferenze, istruzioni; lasciano i loro pensieri, le loro idee per prendere quelle della
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Congregazione approvata dal Vicario di Gesù Cristo. Bisogna lasciare tante cose che si sentivano in famiglia; tanti modi di pensare come piacerebbero a noi. In quell’istituto si fa così e così... Ma il tuo Istituto è diverso e la Chiesa ne ha approvati tanti, perché tutti facciano del bene. Pensare sempre bene!
L’esame di coscienza non ha da essere solo sulle parole
o sullo sgarbo fatto alla sorella, ecc., ma deve andare anche ai pensieri. Leggere nella coscienza. Fin da fanciulli ci hanno detto di fare l’esame di coscienza sui pensieri, [perciò] sempre in primo luogo l’esame di coscienza sui pensieri. Avere pensieri di fede più giusti.

Il lavoro di una suora, in qualunque istituto si trovi, è santificarsi. Non [cercare] ambizioni di preghiere, di comodità, non guardare dove non ci sia da soffrire, no! Vita religiosa è principalmente santificazione. La vita di santificazione si compie con il voto di castità, povertà, obbedienza, vita comune e apostolato. Considerare che si è entrati in Congregazione, si è passati per il periodo del postulato e del noviziato per arrivare sul campo di lavoro che incomincia nella prima professione, si stabilisce nella professione perpetua e dura fino al cielo. Che cosa dicono le Costituzioni per le inferme e le prossime alla morte? Che accettino le malattie e la morte nello spirito della Congregazione. Di là noi lavoreremo meglio, non ci saranno i mezzi di trasporto da prendere, ma si continuerà a essere Figlie di San Paolo in modo più perfetto. Come sarà? Nessun occhio ha mai veduto... E godrete i frutti del vostro apostolato, della vostra propaganda.

Pensare sempre come le Costituzioni e credere alle parole che sono scritte nelle Costituzioni. Esse sono la via della vostra salvezza e della
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vostra santificazione. Poi le Costituzioni naturalmente vengono spiegate, applicate, adattate al momento, al tempo, alle circostanze di luogo e di persone. Credere al valore della castità, della povertà, dell’obbedienza; credere che l’apostolato è molto fruttuoso nella Chiesa, porta la buona novella, il Vangelo o l’estratto del Vangelo che è il catechismo; anzi, è meglio questo che è più semplice. Credere al bene di questo apostolato, al valore della vita comune. Credere che devono cessare le discussioni e la peste delle amicizie non virtuose, formate dalle simpatie. La stessa mente, le stesse preghiere, la stessa comunione. La Figlia di San Paolo deve pensare ugualmente in Australia o in Irlanda, nel Canada o in Giappone... Sia una la mente!

2. Santificare il cuore. Amare tutto nella Congregazione: le superiore, le sorelle, l’apostolato. Condannare le indiavolate divisioni e le simpatie. Essere cuori che amano la Congregazione, le superiore, le sorelle, le Costituzioni, l’apostolato, l’obbedienza; cuori interessati per la Congregazione, che pregano sempre secondo lo spirito della Congregazione, non le formule soltanto, ma [leggono] le introduzioni alle varie pratiche di pietà, ossia ciò che è scritto in corsivo prima delle preghiere che è più necessario delle formule e delle preghiere stesse. Queste, le preghiere, ve le potete fare anche da voi... specie quando vengono spontanee dal cuore. Unione di cuore con Gesù! Allora si godrà la pace. [Vi sono] persone che amano un solo dio: il proprio io. A questo egoismo, che è la peste della comunità, bisogna dare fuoco! Questo è non essere più suore... si separano, hanno i loro idoletti nel cuore... La suora, finché ha un idolo di egoismo, non è suora. E quando dopo tanti anni
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si hanno ancora gli stessi modi di pensare, preferenze tra stare con una superiora o con un’altra, con una sorella o con un’altra, non si è più suore; ti vai disfacendo giorno per giorno, potevi fare i voti anche nel mondo, a casa tua.

3. Poi unione di volontà con la volontà del Signore manifestata da chi guida o con altri segni ordinari. Per esempio, oggi hai mal di denti […]3: il Signore vuole così per te. Così con altri fatti simili... Con questa volontà abbracciare l’apostolato, l’ufficio che vi vien dato, andare con la persona che vi hanno detto, adattarsi a tavola e in tutto quello che va disponendo l’orario e chi guida. Una volontà sola con Gesù.
Riassumendo: l’anima si stabilisca in Dio. Come? Si pensa come Gesù, si ama come Gesù, si fa quello che Gesù faceva. Si sarà veramente religiosi quando si pensa come Gesù: esame sui pensieri; si ama come Gesù: esame sui sentimenti; si fa quello che Gesù vuole: esame sulle opere, sul modo di vivere.
Essere veramente religiosi. A cambiare abito si fa presto, ma cambiare pensieri, sentimenti e modi di vita è tutt’altra cosa.
L’abitudine di pensare come Gesù, amare come Gesù, fare quel che Gesù vuole, ci formerà veri religiosi. Formate in noi Gesù, o Maria!
In questo centro dell’anima stabilita in Dio si troverà la pace... se no si sarà sempre inquieti... Finché la mente, il cuore, la volontà non si saranno stabiliti in Dio si sarà sempre inquieti: «Inquietum est cor nostrum donec requiescat in te»4. Stabiliamoci dunque in Dio e avremo la vera pace.
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II. Vita comune


Questa sera domandiamo al Maestro divino la grazia di far bene la vita comune. Nella professione si dice appunto che si vuole progredire nella vita spirituale, vivere bene la vita comune. Che cosa s’intende per vita comune? Non solamente abitare in una sola casa. Una può vivere a Roma e una a Tokyo... Quando si fa ciò che è disposto dalla Prima Maestra si fa la vita comune, anche se una non fa come le altre; fa vita comune, per esempio, se è malata, e vive bene secondo le sue condizioninell’obbedienza. È vita comune perché è vita paolina. Supponiamo, in propaganda bisogna dormire così e così con diverso orario, cibo e ambiente diverso, ecc. Certo in propaganda non troverete i vostri bei quadri, le vostre belle statue di S. Paolo, della Regina... Se si è mandate, e si vive secondo le direttive di chi manda, si fa vita comune. Gesù durante la sua vita pubblica ha dormito nella barca... La Figlia di San Paolo che ha la devozione a Gesù Maestro fa come lui, dovesse anche dormire con il braccio appoggiato sulla barca.
La vita comune è in primo luogo nello spirito, non nella qualità, per esempio, prendere la minestra tutte dalla stessa terrina... Vita comune è pensare allo stesso modo, vivere lo stesso spirito dell’Istituto,
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comportarsi nello stesso modo. Può darsi che una stia vicinissima alla Prima Maestra e non faccia vita comune, e un’altra stia mille miglia lontana e offra la vita per lo sviluppo della Congregazione in un continente... Vita comune nella mente, nella volontà, nei sentimenti. Una volta andando ad Alba, in macchina, era già sera, dissi all’autista: Prendiamo qualcosa per cena, poi diciamo le preghiere. Essa rispose: Se aspettiamo ancora qualche minuto facciamo cena alla stessa ora di Roma e facciamo la vita comune....

Con il nostro apostolato non si può scegliere. Vita comune riguardo i pensieri, i sentimenti, la volontà e le altre cose secondo la possibilità. Ma non ho più sonno.... Stai a letto lo stesso, riposati, di’ il rosario, e sta’ lì finché sia ora di alzarsi per tutte.... Quando una può uniformarsi, anche con un po’ di sacrificio, all’orario, vitto, vestito, posto a tavola, studio, ecc., tutto questo contribuisce allo sviluppo della vita comune anchematerialmente. È più facile comprendere il voto di castità che la vita comune. Vita comune prima di tutto con la Casa generalizia: tutte le Figlie di San Paolo pensino come la Casa generalizia, seguano le direttive, l’apostolato. Sentire come la Casa generalizia e apprendere come si fa la pietà, lo studio, i conti, come si formano le aspiranti, come si fa il noviziato, il modo stesso di trattare tra le diverse congregazioni paoline.

Sono stato a visitare una congregazione di suore e mi hanno detto: Noi conosciamo tante case delle Figlie di San Paolo. Ovunque abbiamo trovato e sentito di entrare [come] nella stessa casa. Ecco, suore sparse nei quattro continenti che fanno la vita comune, sentono che prima di tutto devono dare il catechismo, il Vangelo, con lo stesso garbo e moderazione di
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prezzi, sentono che devono scoprire le vocazioni, propagare le Messe5, i periodici, ecc. Comunione e unione intima con la Casa generalizia. Dire tutto, non nascondere niente. E non chiedere consigli in cose accessorie e fare [poi] da sé le cose importanti. Non timore, ma unione... Il cuore deve battere all’unisono con quello di Gesù. Vi sono suore che dimostrano subito che sono Figlie di San Paolo, seguono tutte lo stesso indirizzo... Comunione e unità con tutta la Congregazione. Poi vita comune nelle case dove si risiede. Che cosa significa? Significa che si devono fare le conferenze, commentare le Costituzioni secondo l’indirizzo della Casa generalizia, fare il catechismo, spiegarlo bene, approfondirlo. Vi sono persone che sono poco istruite e vogliono dire cose rare... e non hanno tutta la semplicità e la sveltezza delle Figlie di San Paolo. E dicono che il predicatore è troppo semplice perché spiega: Chi ci ha creato?... Chissà cosa immaginano esse! Quanto più si progredisce tanto più si diventa semplici. Ad esempio, S. [Roberto] Bellarmino6, come si dice nel Breviario di oggi, nella sua vecchiaia si mise a scrivere il catechismo. «Non plus sapere, quam oportet sapere, sed sapere ad sobrietatem»7.
Che cosa c’è di più alto che spiegare: Dio uno in tre Persone? Noi abbiamo delle idee stravaganti e diciamo delle cose che non sono utili a santificare. Che cosa c’è di più facile che dire: Fare la volontà di Dio? Ebbene...
Stare volentieri insieme durante le ricreazioni; non essere divote dei musi lunghi, non essere di quei caratteri torbidi che turbano la bella carità e serenità... Nella vita comune non pesare sulle altre... Credo ci siano pure scritti qui i caratteri della carità8. Ma io non voglio andare con quella perché
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ha un certo caratteraccio.... E tu hai il tuo.... Non fare i gruppi: quelle tre o quattro stanno sempre insieme… E c’è ancora posto per l’angelo custode, fra quelle due che si fanno le confidenze? Confidatevi con Maria, con S. Paolo... Neppure devono regnare le gelosie, le invidie, i rancori, le differenze... queste cose rompono la vita comune.
Sentire con lo spirito della Congregazione. Ogni volta che la famiglia aumenta, dire: Ho un’altra occasione di aumentare i miei meriti. Vita di carità! La carità è la virtù del cielo: «Caritas manet in aeternum»9. Vita comune in carità. Questa vita comune è sorgente di immensi meriti, importa tante rinunzie... Che cosa giova andare a raccontare certe storielle fuori casa, che non fanno neppure bene a chi le sente... e fanno male in comunità? Man mano che si hanno troppe relazioni con gli esterni si perde nello spirito.
Vita comune è voler bene alle nazioni dove siete. Voi vogliate bene ai filippini e i filippini vogliano bene agli italiani. Tutti siamo romani, cittadini della Chiesa, dove non ci sono né filippini, né giapponesi, né australiani. La Chiesa è cattolica, non è filippina, o francese, o giapponese. Gesù Cristo ne ha istituita una sola: la Chiesa universale. Cristo è l’anima, il capo di tutti. Amarla dunque tutti in Cristo.
La Congregazione è universale, estesa a tante nazioni. Amare la nazione dove si è e le suore della nazione amino le italiane. La cattolicità unisce, la nazionalità divide, e ciò che divide non si porti neppure andando in altre nazioni. Noi vediamo solo delle anime da salvare e basta, folle di gente che passano nelle strade...
Questa vita comune portarla ad un senso ancor più largo: volersi bene tra le quattro Famiglie Paoline.
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Naturalmente, ogni Congregazione ama se stessa ed estende alle altre il suo amore. D’altra parte avete le direttive, seguite quelle. Adesso dovrei accennare ai vantaggi e al modo di vivere la vita comune. Ma quante volte siamo in pericolo di rompere i piatti e di moltiplicarli... Gesù prima di andare a morire ha fatto la preghiera che chiamiamo sacerdotale e in questa ripete quattro volte: «…che siano uniti (che si vogliano bene) come io, Padre, e te siamo uniti...»10. Viaggiando nell’Emilia11 una volta abbiamo incontrato un camion rosso con motrice e rimorchio, con la scritta grande: Ut unum sint. Ho chiesto cosa volesse dire quella scritta, e mi fu risposto: Noi italiani dobbiamo andare più d’accordo, anche se ci sono dei comunisti. In comunità, anche se ci sono delle piccole cose, bisogna andare d’accordo. Ora chiediamo a Gesù quattro volte questa grazia dell’unione. Ve la dia proprio Gesù questa grazia e vedrete come sarete più contente, sarete più in pace e vi farete i più bei meriti della vita comune.
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della superiora di altri istituti. Nel libro Gesù Maestro13 è ben spiegato questo: ma non è compreso del tutto. La missione della Maestra in una casa si può paragonare alla missione di Maria. Gesù, Dio, la stessa sapienza, ha voluto mettersi all’ultimo posto e imparare da Maria. Poteva mettersi più in giù il Figlio di Dio? A Betlemme si è messo al posto degli animali e sul Calvario è morto tra due ladroni..., ma in paradiso è il Re degli eletti. Primo nell’umiltà e primo nella gloria. E Gesù, nella sua umiltà volle avere una Maestra, e sono intervenute le tre Persone della santissima Trinità: Padre e Figliuolo e Spirito Santo, per accumulare in lei tutti i doni e formarla. Qui tutti i doveri sono adombrati: la posizione di chi impara e la posizione di chi insegna14. E chi ha fatto e insegnato: «…magnus vocabitur in regno coelorum»15.
Gesù è il tipo, il modello di chi impara: dell’aspirante, della novizia, della professa temporanea. Maria insegnava a Gesù Bambino anche a mettere il cucchiaio in bocca, a mettersi l’abito, a scopare, ad andare alla fontana, a leggere la Bibbia, a pregare... Mettersi bene nell’umiltà, seguire bene Gesù in questa sua condotta verso la Vergine, per crescere ogni giorno in qualche maniera: «Crescebat et confortabatur...»16, e diventava sempre più caro a Dio e agli uomini.
Fino a quando dovrete essere discepole di questa Madre celeste? Fino a quando avrete imparato tutto, quando sarete perfette come Maria! «Perfette come il Padre celeste»17: allora basta! Ecco cosa fare: fare come Gesù che si è messo alla scuola di Maria. Questo è richiesto quando si fa la vestizione e l’ammissione al noviziato18. Alla scuola di Maria, e con quali disposizioni? Disposizioni di umiltà: prendere tutto. Noi siamo molto più ignoranti di
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quel che crediamo, e abbiamo più bisogno di insegnamento di quel che pensiamo, e quando crediamo di sapere qualche cosa siamo giunti al colmo dell’ignoranza. Dobbiamo apprezzare la scuola della Chiesa. Stiamo umili, teniamoci sempre a capo chino. Vi sono anime sedute all’ultimo posto, ma se le sentite parlare sembra che posseggano lo Spirito di Dio. Tenere il posto dell’umiltà quindi, poi buona volontà per apprendere [quanto è insegnato] nelle scuole, nelle conferenze, prediche, confessioni, apostolato. Volere apprendere fino all’«estote perfecti...»19. Sempre chiedere, consigliarsi, sempre riflettere. La nostra massima ignoranza è quando abbiamo la persuasione di sapere. Disposizioni di umiltà e generosità nell’imparare. Noi dobbiamo apprendere tutto perché abbiamo bisogno di tutto. Si sa meno? Si fa meno; se si sa di più, si farà di più, e il Signore ci adopererà per altre cose e per altri uffici. Queste anime esercitano una mirabile missione attorno a sé, una missione larga, perché è il Signore che opera così. Ad esempio, chi pensava, a Maria? Una fanciulla semplice che doveva diventare la Regina, in corrispondenza all’ufficio di Cristo-Re.
S. Teresina visse così nascosta e ora è patrona di tutte le missioni del mondo. Quando un’anima vive nascosta nell’umiltà, è illuminata dallo Spirito Santo e dice cose che non sembrano sublimi, ma sono altissime e semplicissime. Come poteva S. Pietro capire l’ufficio di reggere e governare la Chiesa? Eppure Gesù gli dice: «Ti farò pescatore di uomini...»20. Grande sapienza è la semplicità!
L’ufficio della Maestra è l’ufficio di Maria che insegna al Figlio di Dio. C’è da temere! Come noi sacerdoti che operiamo la transustanziazione
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sull’altare... con le parole della consacrazione. C’è da tremare! Il Signore conceda questa grazia: buone Maestre!
L’ufficio della Maestra si deve prendere con semplicità. Bisogna essere sempre state buone discepole per diventare buone Maestre. Dare tutto: istruire e comandare, dare buon esempio fin dove si può. Dare la preghiera: Tutte le grazie che hai dato a me dalle pure a loro, la vocazione, e la dignità umana. Maria, «umile ed alta»21, compiva i più alti uffici al Tempio, e più tardi inizierà Gesù alla vita pubblica. È stata lei ad iniziare Gesù: sotto i suoi occhi infatti egli fece il primo miracolo, e da quel momento i discepoli credettero in lui22, lo riconobbero Messia. «La mirabile Provvidenza di Dio che guida le cose e tutto dispone suaviter!»23.
Quest’anno chiedere buone Maestre che formino per tutto l’avvenire della Congregazione delle vere Paoline, e che queste Maestre siano assecondate, seguite da quelle che sono discepole in formazione. Questa è una intenzione particolare quando dite: «secondo le intenzioni del Primo Maestro»24. Esse siano sempre più le rappresentanti del Maestro divino, ne abbiamo già, ma devono essere di più. Questo che ho detto non è una cosa secondaria, no. Pensate che Gesù per molto tempo trascurò la turba per formarsi gli Apostoli che dovevano poi guidare gli altri. La formazione delle aspiranti richiede tanta pazienza, mettetelo grosso questo, in corpo 3625, che rimanga bene impresso. Qualche volta avranno bisogno di sgridate. Anche Gesù sgridava: «E non avete testa...»26, ma insieme pregava per loro; era la bontà del suo cuore che lo faceva parlare così.
Offrire pure noi la nostra
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vita per lo spirito e la formazione di coloro che sono stati da noi ammaestrati. [Essere] serene, liete, guardarsi da pensieri alteri, sempre con gli occhi fissi a Maria, come faceva lei rispetto a Gesù. Qualche volta non capiva nemmeno lei..., ma chi vuole insegnare e si fida di Dio, e prega, sarà pratica e farà le cose secondo la volontà di Dio. Tante volte il Signore vuole formare lui le anime e una suora può essere più avanti di quel che noi crediamo, [perché] il cuore, l’intelletto, le virtù, il carattere, le tendenze, le conosce bene il Signore. Con semplicità insegnare. Adesso una bella Salve, Regina affinché le Maestre siano tutte come Maria e le aspiranti e le novizie siano tutte come Gesù. Sempre sentiamoci in formazione, perché siamo realmente in formazione per il cielo, per il bel paradiso.
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1 Ritiro predicato a Manila (Filippine) il 12-13 maggio 1955. Il testo riportasovente puntini di sospensione, le curatrici ritengono che questi indichino concettinon completamente espressi.

2 Cf 1Cor 1,12.

3 Originale: di chi è la colpa? Espressione omessa.

4 Cf S. Agostino, Le Confessioni , I, 1: «Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».

5 Probabile riferimento all’Opera delle 2000 Messe Perpetue (sei Messe quotidiane) celebrate ogni anno dai sacerdoti paolini per i Cooperatori e altre personeiscritte vive e defunte. Tale opera, istituita fin dal 1922 presso la Società San Paolo,è stata voluta da Don Alberione come segno di riconoscenza verso tutti coloro che aiutano gli apostolati della Famiglia Paolina.

6 Roberto Bellarmino (1542-1612), gesuita, cardinale, teologo, Dottore della Chiesa. Svolse un ruolo determinante nel Concilio di Trento. Per il catechismo, cf Breviarium Romanum, 13 maggio, II Nocturno, Lectio V.

7 Cf Rm 12,3: «…non voler sapere più del necessario, ma tanto che basti» (Volgata).

8 Il 1951 era stato indicato da Don Alberione come l’anno della carità. A Roma, nei vari locali, erano state collocate delle scritte con i caratteri della carità, secondo 1Cor, cap. 13, quale richiamo alla pratica di questa virtù.

9 Cf 1Cor 13,8: «La carità non avrà mai fine».

10 Cf Gv 17,21.

11 Emilia, regione dell’Italia settentrionale.

13 Lamera Stefano, Gesù Maestro Via, Verità e Vita , Edizioni Paoline, Alba 1949. Cf “Introduzione” di Don Alberione, pp. 7-19.

14 Cf Alberione G., Maria Discepola e Maestra, EAS 1985, pp. 23-26.

15 Cf Mt 5,19: «…sarà considerato grande nel regno dei cieli».

16 Cf Lc 2,40: «…cresceva e si fortificava».

17 Cf Mt 5,48.

18 Cf Rituale della Pia Società Figlie di S. Paolo - Rito da osservarsi per la vestizione, l’ammissione al noviziato e la professione religiosa, Roma 1945, pp. 35-36.

19 «Siate voi dunque perfetti…».

20 Cf Lc 5,10.

21 Cf Alighieri Dante, La divina commedia - Paradiso XXXIII , 2.

22 Gv 2,11.

23 Cf Sap 8,1: «..con soavità».

24 Cf Cuore divino… in Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 17.

25 In linguaggio tipografico significa: in carattere più grande.

26 Cf Mc 7,18.