Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XII
LA VITA COMUNE

[189] La vita comune è il grande mezzo, la grande grazia che il Signore ci dà per esercitare quotidianamente le virtù, assicurandoci il progresso spirituale e nello stesso tempo preparando il cuore e lo spirito all'apostolato.
Consideriamo: 1) cos'è la vita comune; 2) i vantaggi della vita comune; 3) come si vive in comunità.

1. La vita comune è una vita di famiglia spirituale. In ogni casa i membri della famiglia conducono la vita comune, ma è una vita di famiglia naturale, mentre la vita comune che dovete condurre voi, è la vita di famiglia religiosa. Anch'essa ha la paternità, i figli, i membri, ma non è fondata sul sangue, né sulla carne, bensì sullo spirito: «Beato sei tu, o Simone, perché queste [190] | cose non te le hanno rivelate la carne o il sangue, ma il Padre mio che è nei cieli»1.
Voi non siete unite per parentela naturale, ma per parentela spirituale, quel che vi tiene insieme non è il vincolo del sangue o della carne, ma il desiderio di servire insieme il Signore: «Neque ex voluntate carnis neque ex voluntate viri...»2. Avete una madre la santissima Vergine, un protettore S. Paolo, quindi la vostra famiglia è da Dio. La vostra famiglia rassomiglia alla sacra Famiglia: vi era S. Giuseppe padre putativo, ma non padre vero di Gesù, a cui Gesù stava sottomesso in tutto, vi era la santissima Vergine, vera sposa di S. Giuseppe e vera madre di Gesù, vi era il Santo dei santi soggetto a Giuseppe e a Maria. La sacra Famiglia non era del tutto naturale, era lo spirito, la grazia che la teneva unita, così dovete essere voi.
Era una famiglia creata da Dio, che doveva vivere a Nazaret, appartata dal mondo, unita per motivi soprannaturali per santificarsi e santificare gli altri.
Successivamente nella Chiesa si vennero formando le varie famiglie religiose. Primi i carmelitani2, che erano già uniti insieme
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prima ancor che nascesse il Figlio di Dio. In seguito molti cristiani, trovandosi poco al sicuro nel mondo, ricorsero ai deserti, alle caverne, si costruirono capanne con foglie e paglia pur di vivere lontani dai pericoli e potere attendere al silenzio, alla mortificazione, alla perfezione, alla preghiera. Si ebbero poi nel deserto dell'Africa i [191] | religiosi di S. Antonio, riformati da S. Basilio, da S. Benedetto4, poi da S. Agostino. E infine si vennero formando nel corso dei secoli tutte le varie famiglie religiose.

2. La vita comune è l'unione di più persone che vivono assieme come famiglia religiosa. Che cosa importa la vita comune? Ha dei meriti speciali? Sì. Il religioso - dice S. Bernardo - cade più difficilmente in peccato, perché è più lontano dai pericoli, ed ha tanti mezzi di difesa; quando cade, cade meno gravemente, perché chi prega è più difficile che cada in peccati mortali; si alza più prontamente, mentre nel mondo ci sono delle anime che si ostinano per molto tempo nel peccato; si vive con maggior merito, perché la giornata è ben divisa e sotto una Regola; si muore con più tranquillità, perché l'anima si è consacrata a Dio, non ha cercato che il Signore per anni ed anni, e volete che tema, quando si accosta il gran giorno? Tutti temono un po', ma altro è il timore del peccatore, altro il timore del religioso. In paradiso avrà gloria più grande, un posto più bello, perché ha fatto e osservato i voti. Altri cristiani nel mondo, pure stando buoni, hanno avuto delle soddisfazioni, mentre le anime religiose, sia pure con imperfezioni, hanno negato alla propria carne anche quei piaceri che sarebbero stati leciti in altro stato di vita, si sono date tutte a Dio, hanno vissuto sotto l'ubbidienza in una mortificazione continua. Il purgatorio sarà più [192] | breve, perché la vita comune è già un purgatorio.
L'obbedienza è la via più sicura per giungere alla perfezione e la religiosa continuamente si esercita nell'ubbidienza: l'orario è stabilito, il vestito determinato, il cibo, le occupazioni scelte da chi guida. Nella giornata non vi è un momento che non sia regolato da disposizioni particolari. Qui è il gran merito! Chi obbedisce è sempre sicuro di far la volontà di Dio, mentre chi guida ha doppio conto da rendere: prima se ha fatto bene lui, poi
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se ha insegnato bene agli altri. Chi eseguisce invece ha un solo conto da rendere al Signore.
S. Giovanni Berchmans, in punto di morte, disse che ciò che più lo confortava era di non aver mai volontariamente trasgredito la minima regola, ed egli si era fissato di prendere come massima penitenza la vita comune. Difatti, la vita comune è la più grande penitenza, quella che fa spavento al mondo, il quale dice che le religiose sono in prigione. Sì, sono in prigione, ma sono prigioniere d'amore, mentre nel mondo, quante corde legano le anime rendendole schiave della loro superbia e dei loro sensi!
La vita comune non ha grandi sacrifici ed eroismi, non flagelli, non cilici, ma piccoli sacrifici continui. L'eroismo sta nella costanza e nella perfezione delle piccole cose. S. Francesco d'Assisi quando cambiò vita pensò subito di far penitenza. Avendo condotto vita allegra, si sentì, al richiamo del Signore, così compunto che pianse, [193] | cercò penitenze e iniziò la vita comune dell'ordine francescano.
La vita comune è una gran penitenza: quando una religiosa osserva perfettamente le disposizioni, può esser sicura che tutti i peccati della sua giovinezza sono cancellati, anzi se si prepara bene alla professione, durante il tempo del probandato e noviziato, i voti le restituiscono l'innocenza battesimale; è l'indulgenza più generale che abbia la Chiesa, è quella che si avvicina di più al martirio. La differenza consiste in questo, che il martirio può durare qualche tempo o anche qualche ora, mentre la religiosa si prepara al sacrificio continuo e completo di sé.
Quando una religiosa pratica bene i suoi voti può esser sicura che, anche morendo dopo pochi anni di vita religiosa, i suoi peccati sono tutti perdonati, perché chi tutto si è dato al Signore ha molto amato. La vita religiosa assicura il perdono di tutti i peccati.
Cosa può fare di più una figlia per il Signore, di quel che fa una Figlia di San Paolo, che ha in mano le pratiche più belle per santificarsi: la Visita, la Comunione, la Messa, la meditazione, il Vangelo; e poi l'esercizio dell'apostolato che porta tanto bene alle anime? Oh, quanto è preziosa la vita che fate! Essa è esercizio perfetto dell'amor di Dio e delle anime.

3. La vita comune si estende a tutto: all'interno, uniformando le idee, stando a ciò che vien detto, prendendo i giudizi come
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vengono dati. [194] | Nella vita comune, bisogna avere un giudizio unico. Uniformarsi nelle pratiche di pietà senza particolarità alcuna. La vita comune non consiste nel mettersi insieme a tavola, quello si fa anche nel mondo, ma consiste nell'uniformare la mente e il cuore, in modo da avere un unico giudizio e un cuore solo. Uniformatevi in tutto all'indirizzo avuto dalla Congregazione a cui appartenete. Ogni otto giorni bisogna confessarsi; ci sono di quelle che vogliono confessarsi ogni sei giorni, altre ogni dodici giorni, perché a casa facevano così. «Quand'eri giovane ti cingevi da te e andavi dove volevi»5, disse il Maestro a S. Pietro.
Nella comunità è generalmente dato un metodo per l'esame di coscienza, e questo esame vale come tutte le altre pratiche di pietà messe insieme; esso è dato come norma interiore e se una religiosa imparasse tutto, ma non l'esame di coscienza, mancherebbe ad una cosa che è sostanziale nel nostro spirito. L'esame di coscienza bisogna farlo nel modo insegnato, nella Visita e nel tempo prescritto. Io non voglio stare fra le Figlie di San Paolo, mi fanno sempre pregare come vogliono loro; io avevo da recitare centoventi Pater. E lo dirai il Pater, lo dicono anche le Figlie di San Paolo, ma quando è il tempo di dirlo, non al posto delle altre pratiche. Nel tale istituto pregano così... quando ero da quelle suore facevamo così…. Ci sono delle figlie che vogliono sempre paragonare il loro Istituto con altri, e trovano sempre da dire e da proporre. Dice un santo: Le religiose devono con umiltà stimare tutte le [195] | altre congregazioni, ma amare più di tutte quella a cui appartengono. Amatela, state attaccate ad essa; dei consigli ve ne daranno tanti, ma voi state a ciò che vi si dice nella vostra Congregazione. Se volete ascoltar tutti, finirete per non ascoltar nessuno.
Se trovate dei confessori che dicono molto, voi prendete ciò che vi è necessario, l'altro lasciatelo pure; vi consigliassero anche di fare questo o quell'altro bene, lasciate stare, non siete obbligate a farlo voi tutto il bene che c'è da fare nel mondo! Poche, poche parole coi confessori; non chiedete tanti consigli per cose che riguardano l'esterno, la vita della vostra Congregazione, l'andamento della vostra famigliola, l'apostolato: queste
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cose le chiedete alle vostre Maestre. State ritirate più che potete, quando non lo richiede il vostro apostolato. Amate la vostra piccola casa, le sorelle, ritiratevi nella vostra cappellina con Gesù, come faceva la Madonna nella sua casetta di Nazaret. Ritirate e raccolte; la vostra casa sia una piccola casa di Nazaret. Poche parole in propaganda: Quanti anni ha?. Ne ho già tanti!. Di dove è?. Eh, sono dell'Italia!. Ve la caverete ridendo, senza tante spiegazioni inutili. Siate silenziose più che potete.
Per uniformare bene le idee, è necessario far bene il probandato e il noviziato, legger bene le Regole, con semplicità, senza disputare neanche nelle cose piccole. Vi sono delle particolarità che non bisogna trasgredire, se non si vuole che lo [196] | spirito a poco a poco se ne vada. Quando la pianta è scorticata, a poco a poco secca. Certe cose sono semplici e materiali, ma sono come la corteccia dell'albero che conserva il midollo.
In propaganda state a due a due, non separatevi mai; certe cosette sono proprio la custodia che salva il resto. Vi sono di quelle che hanno sempre la mania di fare e dire il contrario, questo non va bene, state alla vita comune interiormente. S. Francesco di Sales dice: Delle opinioni ne hanno tutti; ciascuno ha le sue si sa, ma l'impedimento alla santità è l'esser attaccati a queste opinioni. Finché uno vuol seguire le sue opinioni non fa progresso nell'amor di Dio, resterà sempre attaccato al proprio io e in lui l'amor di Dio non fa breccia. «Sì, sì, - dice S. Gregorio6 - è facile lasciare a casa le proprie robe, le case, i danari, ma come è difficile lasciar l'io».
Seguite tutto ciò che vi si dà come regola o norma; fate delle mortificazioni, prendete ciò che è dato per cibo spirituale a tutte, non create particolarità, leggete davanti al Santissimo le meditazioni che vi si mandano dalla Casa Madre, le circolari, ciò che vi scrivono, prendete tutto ciò che fa per voi, fatene vostro cibo. Non uscite da sole, tenetevi al confessore comune, alle pratiche comuni, non cercate particolarità, che guastano solo lo spirito; siate semplici in tutto.
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La vita comune si estende anche all'esterno. Vivere in comunità esternamente significa vivere in comune quanto a vitto, vestito, alloggio, [197] | ufficio; degli uffici ce ne sono tanti, dei generali e degli speciali: fate in pace ciò che vi si assegna, così vi troverete contente nel presentarvi al Signore, perché potrete dirgli che avete sempre fatto il suo gusto e la sua volontà, secondo che ve l'ha manifestata. Accettate in pace di andare in una casa o in un'altra, con una sorella o con un'altra, perché con una eserciterete forse meglio l'umiltà, con un'altra meglio la pazienza, con un'altra meglio l'apostolato, ecc.
L'orario è una mortificazione continuata. Vi era in una comunità una suora soprannominata: Eccezione. Arrivava sempre tardi, in chiesa si metteva sempre da parte, se le altre stavano avanti, lei doveva mettersi dietro e viceversa, pur di fare il contrario.
Ce n'era un'altra, che se la levata era alle cinque, si alzava alle quattro e mezzo; se la levata era alle quattro e mezzo, si alzava alle cinque e un quarto. Un giorno che la levata era alle cinque, lei si alzò alle quattro e mezzo. Interrogata del motivo rispose: Volevo venire a dirle, che d'ora in avanti voglio proprio stare all'orario comune!.
Non distinguiamoci col fare eccezioni, ma con l'entrare prime in paradiso se possiamo e col pregare che vi entrino tutte le sorelle. L'abito sia in tutte uguale e per le suppellettili tenetevi a ciò che dicono le vostre Maestre, onde possiate santificare tutti i giorni della vostra vita.
Siate persuase che, senza fare eroismi, penitenze speciali che diano nell'occhio, voi nella vita più ordinaria potrete farvi grandi sante. [198] | S. Teresina visse pochi anni in religione e si fece grandi meriti osservando la vita comune in modo non comune, cioè in modo perfetto, come da molte non si fa.
La vita comune richiederà a volte dei sacrifici, perché vi sono dei casi in cui l'anima vi sente ripugnanza, o in cui per lo stato di salute, la vita comune diventa un grande peso, ma sappiate fare per amor di Dio. Se però non si sta bene è obbligo il dirlo, ed è vita comune il prendere tutti i rimedi che i superiori crederanno opportuni.
La vita comune si modelli su quella della sacra Famiglia. Gesù si mantenne in essa trent'anni e così dimostrò di amarla dieci volte più che la vita pubblica, che durò solo tre anni, e in cui
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faceva la volontà del Padre, ma non più sotto l'ubbidienza di Maria e di Giuseppe.
Amate la vita religiosa dieci volte di più della vita di famiglia, perché vi acquisterete meriti dieci volte maggiori. «Voi che avete lasciato tutto per seguirmi, avrete il centuplo e la vita eterna»7.
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1 Cf Mt 16,17.

2 Gv 1,13: «Né da volere di carne, né da volere di uomo».

3 Si allude ad alcuni eremiti che, verso il 1154, facendo riferimento al profeta Elia (cf 1Re 18,20-45) si riunirono sul monte Carmelo (Palestina).

4 Benedetto da Norcia (480-547), iniziatore a Subiaco a Montecassino (Roma) del monachesimo occidentale.

5 Cf Gv 21,18.

6 Gregorio Magno (540-604), romano, Papa dal 590. Padre e Dottore della Chiesa. Regolò il canto liturgico e scrisse molte opere: Liber regulae pastoralis, commenti alla sacra Scrittura tra cui Homeliae quadraginta in Evangelia, e una documentata vita di san Benedetto.

7 Cf Mt 19,29.