Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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3. S. GIUSTINO APOLOGISTA *

S. Giustino martire1, nato da padre greco, aveva passato i suoi anni giovanili nello studio della letteratura profana, latina e greca. Più tardi si era dato allo studio della filosofia pagana, ma non si trovava contento, insoddisfatto trovava che quei libri gli lasciavano sempre il cuore vuoto. Egli si sentiva portato a cose più alte, perché era d'animo semplice, cercava la verità, ma non aveva mai sentito parlare né di Gesù Cristo né del Vangelo.
Una sera, mentre se ne stava piangente per non essere ancora riuscito a trovare la verità che sola poteva appagare il suo cuore, vide venire innanzi nella stanza un venerando vecchio mai conosciuto. Quel vecchio con tanta bontà e tanto garbo lo istruì, gli fece conoscere Gesù Cristo e il Vangelo, la sapienza eterna di Dio. Mentre il vecchio parlava, Giustino si sentiva illuminato interiormente e confortato. Quel vecchio tornò parecchie volte ad istruirlo, finché egli conobbe bene i principi del Vangelo, lasciò la letteratura pagana, per istruirsi nella dottrina cristiana. Il Breviario di oggi dice: Conosciuto così il Vangelo, da quel giorno, giorno e notte aveva fra le mani i libri della sacra Scrittura, passava le notti nella meditazione di essi e specialmente di S. Paolo e del Vangelo2.
Così nella meditazione della sacra Scrittura si accese il suo cuore di amore di Dio in modo che, con la scienza che già aveva acquistato, passò alla scienza eminente di Gesù Cristo e scrisse molti volumi in difesa della fede, per diffondere, illuminare ed allargare la parola della verità.
Fra i libri scritti sono di grande importanza Le Apologie, ed è per questo che S. Giustino nelle litanie degli scrittori viene subito
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dopo i Dottori, primo degli Apologisti, perché scrisse in difesa del cristianesimo.
Egli difese la sua fede davanti all'imperatore Antonino Pio ed ottenne che fosse mitigata la persecuzione contro i cristiani, concessione che gli costò poi la vita e gli procurò il martirio.
A Roma interrogato sulla fede disse: Noi cristiani crediamo in Dio creatore del cielo e della terra, suo Figlio è Gesù Cristo, annunziato nelle profezie, nato dal popolo ebreo, per la salvezza di tutti gli uomini3.
La Messa di S. Giustino è bellissima. L'Introito dice: Gli iniqui (i filosofi) mi raccontarono delle favole, ma essi non sono (non soddisfano) come la tua legge, o Signore! Ed io ho parlato loro dei tuoi giudizi, o Signore, e non ne avevo rossore (davanti ai romani).
«Beati immaculati in via...»4: Beati i mondi di cuore, essi camminano per le tue vie ed apprendono la tua sapienza, o Signore, perché hanno il cuore innocente, mentre l'animo stravolto e mendace non comprende le leggi di Dio.
L'Oremus parla della stoltezza della croce, perché vuol dire a noi che per la croce, per ottenerne la sapienza, per avere la scienza di Gesù Cristo, noi dobbiamo confessarci ignoranti, poveri, bisognosi di tutto.
Chi si crede qualche cosa se ne va a mani vuote; è come uno che si vanti di avere il portafoglio pieno di biglietti da mille e poi vada dal Signore a dirgli: Dammi un po' di pane da sfamarmi oggi. [Costoro] vedono lontano una spanna e si credono di possedere larghe vedute, di sapere qualche cosa... miseria della scienza umana!
L'epistola è un tratto della prima lettera di S. Paolo ai Corinti, ma serve anche a noi. Conclusione: bisogna che noi stimiamo sempre di più il sapere cristiano che si ricava in primo luogo dal catechismo, dalla Scrittura in secondo luogo e dalla tradizione in terzo luogo. Noi siamo riconoscenti al Signore che ci ha dato il lume della ragione che è una scintilla della sapienza di Dio. Siamo riconoscenti a Dio che ci ha dato il lume della fede, che ci ha fatto nascere in paesi cattolici e ci ha fatti cattolici. Voi avete avuto la grazia non solo di essere istruite nella fede, ma siete
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fortunatissime perché il Signore vi ha chiamate in questa casa benedetta per conoscere non solo il volere di Dio come gli altri cristiani, ma il consiglio di Dio, seguito nel modo più alto. Voi siete chiamate ad intendere i desideri del cuore di Gesù. Siete fortunate voi, che avete quel Tabernacolo aperto e di là sentite l'invito a farvi sempre più vicine, più intime [di Gesù] ed ogni giorno sentite la spinta a far meglio, ad avanzare nella perfezione, ad accogliere i tesori di scienza e di santità che vi vengono dal Tabernacolo.
Imparate ad usare bene della scienza, di questi tesori che vi si offrono continuamente; imparate ad usare bene della mente, non perdete tempo, non sciupate la vostra testa in sciocchezze, tenetela sempre occupata in cose buone, sempre per Dio. In chiesa pensate a pregare bene, a occupare bene la mente nello studio, nell'apostolato, in ricreazione, per pensare a cose sante da dire, e quando [la mente] è libera di pensare a ciò che vuole, pensate a Dio, alla sacra Scrittura, fate come S. Giustino che, una volta conosciuta la fede vera, die et nocte teneva la mente occupata in essa.
Pensate a cose sante, non perdete la testa in fantasticherie perché se sciupare il cuore è male, peggio è sciupare la mente. È assai bene dare al mattino il cuore a Dio, ma è ancor meglio dargli subito la testa con pensieri santi, perché il dono più prezioso è l'intelligenza e quindi è l'ossequio anche più gradito. Bisogna imparare di più negli uffici, fosse anche solo quello di piantar carote, ma imparate a farlo bene, perché bisogna adoperare bene la testa, non fare il lavoro con la testa per aria, né solo con il cuore.
Alcuni si lamentano di essere freddi, ma fanno i loro uffici con tutta la mente, con tanta sapienza, e valgono assai più di altri che si limitano a dare sfogo al cuore, ma usano la testa per le loro fantasie.
S. Agostino immerso nella preghiera sembrava una statua, insensibile, ma poi, che pagine venivano fuori da quella mente accesa, che parole per attirare le anime tutte alla vera fede! La mente accendeva il cuore, mentre noi pretendiamo di far tutto con il cuore. Penetriamo le cose della fede! Noi siamo come il cieco nato del Vangelo, siamo nati ciechi e il Signore ci ha illuminati quando siamo giunti all'uso di ragione. Facciamogli ora la preghiera del cieco nato: «Signore, io credo, ma aumenta la
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mia fede!»5. Chiedete fede, fede, fede, ce n'è tanto bisogno! Chiedete prima la fede che l'amore, perché la fede è il fondamento di ogni giustificazione e, morti che siamo, la fede si trasforma in luce di gloria. Se in vita uno ha avuto una piccola6 fede, in paradiso avrà un piccolo lumicino di gloria, cioè una limitata visione beatifica, ed è questa che formerà la nostra gloria; se in vita uno ha avuto una grande fede, si affisserà e penetrerà Dio e ne avrà grande gloria.
Chiedete di imparare molto; in chiesa chiedete [a Gesù] nel Tabernacolo la scienza, impegnatevi nello studio del catechismo, [desiderate] sapere di tutto perché siamo assai ignoranti, ma bisogna anche capire: quanto siamo ignoranti! Voi avrete acquistato la sapienza quando arriverete ad essere persuase che siete degli asinelli con le orecchie lunghe. Preparatevi bene a fare le vostre meditazioni con tutta la mente, a leggere il Vangelo e a penetrarlo, a domandare la scienza al Tabernacolo, ad adoperare bene la testa; mai fantasticherie, esse sono peggiori dei difetti del cuore. Se non sapete fare altro, impegnatevi a cantare le lodi, i salmi, a metterci la testa, ma imparate, imparate, imparate!
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conoscere; 2) perché egli amò Gesù con amore ardentissimo e sensibile e vuole farlo amare da noi. Inoltre S. Giuseppe ebbe l'ufficio di presentare Gesù al mondo insieme alla santa Madonna: vengono i pastori e trovano Gesù bambino con Maria e Giuseppe; vengono i magi e trovano Gesù, Giuseppe, Maria. Gesù è presentato da Giuseppe assieme alla santissima Vergine e [così] Giuseppe con la sua paternità putativa difende la verginità di Maria.
Gesù è presentato al tempio da Maria e da Giuseppe; Gesù esce dai confini della Palestina e Giuseppe è con lui a difenderlo; torna a Nazaret e Giuseppe lo custodisce, e quando a dodici anni sceglie la sua vocazione e dà il primo saggio della sua missione divina, vi sono Maria e Giuseppe. Quelle virtù intime, familiari che Gesù esercitava nella sua casetta di Nazaret, Giuseppe le esercitava con lui. Beatissima sorte di Giuseppe che ha visto crescere sotto i suoi occhi Gesù e lo ha custodito e protetto! I santi dopo la morte hanno la fortuna di abbracciare Gesù, ma Giuseppe fin dalla terra ebbe questa beatissima sorte.
La missione di Giuseppe è di introdurci nell'amore di Gesù. Leggiamo il Vangelo dopo aver pregato S. Giuseppe e ci sarà facilitato lo studio di esso. Egli ci ammetterà alla scuola di Gesù, ci inizierà nel suo amore, ci insegnerà l'imitazione delle sue virtù nascoste ed umili.
«Ite ad Joseph»2, per conoscere, imitare, amare Gesù, per conoscere il Tabernacolo perché l'ombra di Giuseppe si proietta ancora sul Tabernacolo, nella Messa, nella passione di Gesù, nella vita nascosta di Gesù.
Oh, come S. Giuseppe conosceva ed imitava bene il cuore di Gesù! Bisogna andare da lui per ottenere il fervore spirituale.
In questa settimana si deve uccidere il peccato, perché Gesù è morto sulla croce per esso; questa grazia chiediamola anche per intercessione di S. Giuseppe che ci otterrà il calore, il fervore, il vero amor di Dio.
Beati noi, se in questa settimana avremo occasioni in più per esercitare la fedeltà, l'umiltà, la carità, virtù tanto meritorie!
Se avremo la grazia di queste occasioni, chiediamo a S. Giuseppe che ci metta nel cuore un forte istinto per fare tutto per amore di Gesù, per saperlo davvero amare e seguire.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 2 (22,5x30,2), tenuta dal Primo Maestro ad Alba il 14.03.1932. Probabilmente nell'originale c'è uno sbaglio di battitura, il mese è aprile non marzo. Nel testo infatti si dice: “Il breviario di oggi...” riferendosi alla memoria di S. Giustino, che in quegli anni ricorreva il 14 aprile (cf Messalino del 1935).

1 Giustino (II sec.), nato in Palestina, filosofo, apologista. Evangelizzò specialmente le classi colte. Subì il martirio a Roma sotto l'imperatore Marco Aurelio. Sono pervenute due Apologie e Dialogo con Trifone.

2 Cf Breviarium Romanum, 14 aprile, in Mattutino, II Nocturno, Lectio IV.

3 Cf ibid.

4 Cf Sal 119,1.

5 Cf Gv 9,38.

6 Originale: un piccolo lumicino.

2 Cf Gen 41,55: «Andate da Giuseppe».