Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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16. LA FEDE *

La grazia fondamentale che deve chiedere un'anima per acquistare il vero spirito religioso è la fede. Le altre virtù crescono in proporzione di questa: la fede è la prima virtù.
Fermiamoci su un punto della fede che tutti conoscono: C'è un Dio, il quale premia i buoni e castiga i cattivi1. Il credere a questo è sufficiente per salvarsi. Le virtù che dovete chiedere, sotto pena di peccato grave, sono tre: fede, speranza, carità e la prima è la fede. Nessuno può salvarsi se non crede almeno che c'è un Dio giusto. Credere che c'è un Dio, vuol dire credere che Dio ci ha creati, che ci governa, che è l'ultimo nostro fine, colui che dobbiamo amare sopra tutte le cose. «Remunerator: Dio ricompenserà e punirà». La fede dipende da due verità fondamentali: Dio c'è, e premia e castiga.
Dio ci ha creati: un tempo noi non c'eravamo, questo mondo non c'era, Dio ha creato tutto. Tutto ci viene da lui, nulla abbiamo di nostro, noi siamo niente. Di che insuperbirci? Tutto il bene, tutte le cose che abbiamo ci vengono da Dio. Quanti dimenticano questa prima verità e si insuperbiscono! Sei creato da Dio e dunque devi amarlo. Tu che ami chiunque ti fa un piccolo regalo, l'hai già ringraziato Dio dei suoi benefizi? Bisogna essere riconoscenti al Signore. Vi sono alcuni che non sanno perché si ringrazia Dio dopo il pasto; avete già pensato a ringraziare il Signore dei doni che vi ha fatto? Quanti sono ciechi, scemi, quanti sono morti appena nati! Il Signore poteva creare milioni di altri esseri, invece ha voluto creare noi, ci ha amati fin dall'eternità. Iddio ci ha creati: bisogna dimostrargli riconoscenza e amore. Iddio c'è, ci governa, dirige tutto, comanda tutto; bisogna obbedirgli, osservare i suoi comandamenti. Così si ama Dio!
Quando si fanno i peccati, non si ubbidisce a Dio, ma al demonio. Dio mostra la sua volontà nei comandamenti, nei consigli,
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negli avvisi, nelle circostanze. Hai una sorella che non ti va tanto a genio? La volontà di Dio è che la sopporti con pazienza. Più della metà della volontà di Dio si conosce nelle circostanze. Oh, quante volte ci capitano delle cose spiacevoli che invece piacciono a Dio! Per me è lo stesso..., rispondeva invariabilmente una figlia buona, che voleva sempre fare solo la volontà di Dio. Molti credono che Dio c'è, ma non vivono sotto il suo governo, tutto il giorno, non l'amano; fanno come chi recita la lezione di geografia e dice che nell'Africa ci sono i serpenti neri, ma intanto non li teme. Quando si crede solo con la punta dei capelli, non si ha fede, «quella fede che salva»2, diceva S. Paolo. Quando si ha vera fede, si fa bene anche se non si è osservati, si pensa che Dio vede tutto e si sta buoni. Dio esiste e premierà i buoni e castigherà i cattivi. Dio è al principio della vita e ci ha creati, Dio ci assiste nel corso di essa e ci attende alla fine quando con uno sguardo semplice e profondo esaminerà tutta la nostra vita. Terrà conto di tutto il male, anche del più occulto e di tutto il bene, anche del più nascosto. Vi è un occhio che tutto vede, un orecchio che tutto sente, una mano che tutto scrive: è l'occhio, l'orecchio, la mano di Dio. Noi non ricordiamo tutti i nostri pensieri, le nostre parole, ma Dio ricorda tutto.
Vi sono di quelli che non stimano affatto la vita divota, e vi sono di quelle che fanno tanto bene senza che nessuno se ne accorga: quante mortificazioni, quante diligenze, quante giaculatorie, quanti buoni pensieri! Dio nota tutto. Vi era una suora che al mattino si alzava presto a fare quei lavori che sarebbero stati faticosi per le altre, poi ritornava in cella e all'ora della levata usciva con le altre. Nessuno se ne accorgeva, lo si seppe solo dopo la sua morte: fu S. Cunegonda3, regina, che fattasi suora cercava nel monastero tutti i lavori più umilianti.
Una volta, e fu questo un fatto che mi edificò, a tavola si portarono le ciliege. Un fanciullo, che poi in seguito riuscì molto bene in tutto, trovò questa santa astuzia di far passare parte delle ciliege nel piatto del vicino, nessuno se ne accorgeva ed intanto egli si acquistava dei meriti.
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Quanti che fanno una brutta figura su questa terra, faranno una magnifica figura in cielo!
S. Alessio4 era di famiglia ricchissima, un giorno, vestito da pellegrino, fuggì da casa e andò in Palestina e ritornò dopo molti anni da suo padre. Sconosciuto, fu messo in un sottoscala e fu trattato come l'ultimo servitore fino al termine della sua vita. Morì là sotto, e tutto quel bene non andò perduto. Appena la sua anima volò al cielo, una colonna di fuoco scese dal cielo sul suo cadavere, la gente accorse e lo conobbero dal suo nome scritto sul taccuino.
Tutte le altre verità sante si sviluppano da questa: credere che c'è Dio, che ci ha creati, che ci governa, che ci premierà o castigherà. Stiamo attenti: nulla di ciò che pensiamo, diciamo o facciamo andrà perduto, tutto avrà il suo premio o il suo castigo.
Alcuni hanno così poca fede che non stanno bene neppure in chiesa dove c'è Gesù presente col suo corpo sacrosanto che tanto faticò, che soffrì tanto per noi!
Se avessimo fede come un granello di senapa, trasporteremmo i monti. Di fede se ne trova ben poca, meno di quel che si pensa. Ci inganniamo tanto qui sopra: se avessimo fede non saremmo così tiepidi. Perché si ama poco il Signore? Perché manca la fede. Dite bene il Credo. Non pensate a chiedere grazie speciali, la prima grazia da chiedere è la fede, con questa virtù vengono tutte le altre.

PICCOLE COSE DA TENER PRESENTI5

N.B. La fede si acquista facendo bene il nostro apostolato, le piccole cose quotidiane alla presenza di Dio, facendosi dar mano in tutto dalla santa Madonna.
La fede si acquista mediante lo studio del catechismo che perciò dobbiamo studiare con grande amore e diligenza, fino a saperlo come il Padre nostro. Recitare il catechismo mentre andiamo in propaganda da un paese all'altro, mentre sbrighiamo
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i piccoli lavori di casa, rendendoci così familiari le verità fondamentali che esso contiene. Avremo [così] idee precise e fede solida.
La fede si acquista pensando spesso che non è questa la nostra dimora stabile, poco conta quindi essere in un luogo o in un altro, la vera dimora è lassù dove ci aspetta la nostra mamma Maria e il nostro padre S. Paolo. Con questo consolante pensiero, le fatiche sono alleggerite, le croci meno pesanti, più consueta la letizia di coloro che hanno fede in un premio bellissimo che li aspetta.
La fede si acquista studiando, amando, praticando il santo Vangelo, portandolo volentieri alle anime. Credere che l'unico modello della nostra vita è il santo Vangelo, credere che Gesù vuole servirsi del santo Vangelo, portato da noi miserabilissimi strumenti, per illuminare e salvare tante e tante anime, darlo volentieri alle famiglie in cui si soffre, sicure che Gesù è il buon samaritano, il medico pietoso che le guarirà, consigliarne la lettura alle anime incerte, tenerlo sempre a portata di mano come aiuto e scudo nei pericoli sia dell'anima che del corpo: questa è fede.
La fede si acquista con Gesù Maestro Verità, Via e Vita che tutti i giorni aspetta che andiamo a trovarlo lì, nel santo Tabernacolo, dove l'amore lo tiene chiuso; la Visita al Santissimo è il focolare della fede, della speranza e della carità. Domine, ut videam!6.
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* Meditazione, in ciclostilato, fogli 2 (21,5x34), tenuta il 17.07.1932 ad [Alba]. Nell'originale non è indicato né l'autore né il luogo e il titolo è: “Meditazione sulla fede”.

1 Cf Eb 11,6.

2 Cf Ef 2,8.

3 Cunegonda di Lussemburgo (980-1033), sposa di Enrico II, vedova e poi monaca.

4 Alessio (IV sec.) nobile romano, laico.

5 Queste note non sembrano del Primo Maestro. Probabilmente sono appunti di una conferenza di Maestra Tecla. Tuttavia, pur non avendo trovato elementi sufficienti per individuare l'autore, si è ritenuto opportuno pubblicarli, come si trovano nel ciclostilato, alla fine della meditazione sulla fede.

6 Cf Lc 18,41: «Signore, che io riabbia la vista».